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Non è possibile sapere dell'esistenza dei demoni

Odiamo le persone, non possiamo farle vivere ancora, ma allora perché esistiamo? Perché facciamo del male? Perché... siamo dei demoni assetati di sangue... perché... vogliamo la nostra superiorità sugli umani.

***

La solita giornata di scuola, noiosa ed assolutamente fastidiosa per un demone come me.
Non potevo restare ancora lì per altri minuti, però era obbligatorio e non avevo la possibilità di scappare.
Ero al terzo anno di liceo linguistico, che risiedeva non lontano dalla Tokyo Tower, la torre più alta della città e, per i cittadini, punto più importante delle telecomunicazioni.
Centinaia di persone si riunivano lì, tra qualche giorno, per il Capodanno, annunciando l'arrivo del 2020, il secondo decennio del ventunesimo secolo.
Era il 22 dicembre del 2019, l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie: giorni di festa perfetti per compiere una strage, che avrebbe sconvolto tutto il mondo in quell'inutile festa dell'ultimo dell'anno precedente, e il primo dell'anno successivo.
« Hayami Tsurumasa! Non dormire in classe! Abbiamo capito che questi giorni sono stancanti, ma porta rispetto per noi professori e per noi alunni! » mi richiamò la professoressa, scatenandomi uno spavento, visto che ero molto stanco, ma non per i giorni di scuola, ma dai progetti continui che facevo con il mio compagno di banco: Hayato Matatagi.
« M-Mi scusi prof, sono stato sveglio tutta la notte e... » però, a lei non servivano giustifiche, perché non se ne fregava di nulla.
« Non mi frega delle tue giustifiche, l'unica cosa che devi fare è studiare! Anche se prendi sempre dieci alle interrogazioni e ai compiti, devi studiare lo stesso! »
« Mi scusi p-prof. » dissi, alzandomi in piedi e facendo un inchino, ma tutti gli altri compagni di classe, escluso Hayato, iniziarono a ridere.
Lui prese il sopravvento, si alzò in piedi, e disse queste testuali parole:
« Se voi ridete per una cavolata simile, allora siete pieni di problemi mentali, quindi zitti e ascoltate la lezione, che con i vostri voti non vi avvicinate neanche un minimo a me e al mio compagno di banco. » così, tutti si stettero zitti ed io lo guardai con occhi quasi lacrimanti di commozione, che si potevano ben vedere dai grossi occhiali che avevo.
Lui mi diede un leggero abbraccio con un braccio, sentivo l'anello dei demoni sulla mia pelle, che avevo anche io per distinguermi da tutti gli umani, però, la mano era coperta da un guanto rosso, come il sangue, poi si mise a sussurrare queste parole:
« Hey, non te la prendere, non hanno un'intelligenza come la nostra questi poveri umani, vero? Noi non siamo come loro, perché noi siamo dei demoni. » e quello che pensavo, era che nessuno ci avesse sentito, ma mi sbagliavo.
Un nostro compagno, davanti a noi, aveva sentito tutto, ma non lo fece notare.
Io sospettavo abbastanza sul suo conto, però sapevo che lui, come tutti gli altri, non avesse la voglia di telefonare qualcuno, non sarebbe mai uscito, era come un nerd dei giorni nostri, ma qualche volta diventava peggio.
« H-Hayato-san, ci avrà sentito lui? » chiesi, scrivendo tutto su un foglio, poi lui fece un cenno di sì e mi scrisse:
Dobbiamo ucciderlo, è nome della nostra fede demoniaca...

***

Il nostro gruppo risiedeva a casa mia, non potevamo farci scoprire da delle persone, quindi, visto che ero un tipo tranquillo e fragile, per loro, vivevamo tutti nella mia dimora, molto grande, con molto spazio per tutti.
« Mh, allora quello che sa tutto ora è il caro Atsushi Minamisawa eh? Non ci basta che andare a casa sua, di nascosto, ed ucciderlo. » disse sicuro Kurama Norihito, un altro membro della banda, insieme ad Hamano Kaiji e Ibuki Munemasa.
« La fai facile, come farai ad entrare in casa di qualcuno? » chiese Ibuki.
« Uno di noi deve entrarci di notte, dalla finestra, visto che in questi giorni fa molto caldo e, di sicuro, lui la terrà aperta, così, uno di noi si arrampica e, con un colpo di pistola, lo ammazzeremo! » disse intelligentemente Hamano, ma i dubbi, sulla persona che lo doveva ammazzare, c'erano, e non pochi.
« La volta scorsa è toccata ad Hayato, quindi dovrebbe farlo Hayami. » spiegò Norihito.
« Sì, vero, però non credo che gli piacerebbe stare da solo. » ribatté Hayato, proponendosi, poi, per aiutarmi.
« H-Hayato-san, ma così ti tocca fare il doppio lavoro! » esclamai, ma al mio compagno di banco fedele, non fregava, faceva di tutto per aiutarmi, in qualunque modo.
« Beh, intanto progettiamo questo omicidio, così ci appropriamo del loro bellissimo sangue prima della fine dell'anno. » disse Matatagi, molto sicuro di sé e così iniziammo ad organizzare quell'assassinio.

***

27 dicembre 2019, ore 23:50.

Minamisawa stava ancora a letto, quando io e Matatagi eravamo alle prese con l'arrampicarsi dell'entrata.
Il cancello era molto alto, ma, tranquillamente, riuscimmo a superarlo, anche con le tattiche di parkour che Hayato conosceva ed applicava in un modo perfetto.
Entrammo nel giardino, la stanza di Minamisawa si trovava al primo piano, quindi dovevamo, per forza, salire su un albero ed entrare dal balcone.
Per fortuna, ce la facemmo, con molto silenzio, e poi entrammo dalla porta del balcone.
La stanza era ampia, buia, ma i nostri occhi rossi ci permettevano di vedere le cose al buio, tra cui il corpo della nostra preda.
Ci avvicinammo, con la pistola, ma ero io quello che doveva spararlo.
Esitai un attimo, ma poi mi decisi e gli puntai la pistola alla testa.
Uno sparo, vidi quel sangue scuro uscirgli dalla testa, però non c'era più tempo, dovevo scappare all'istante.
Hayato era già fuori e mi feci aiutare come potevo.
Per fortuna, nessuno ci notò, e scappammo: la corsa più dolorosa della mia esistenza, però, mi chiedevo ancora quella cosa...


Why We Exist?

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