Bianco neve e rosso sangue
Era il 30 dicembre del 2019, stavamo mangiando un hamburger vicino alla Tokyo Tower, il nostro obiettivo per dare, agli umani, uno sconvolgente e bell'inizio dell'anno 2020.
Per noi, il nuovo decennio, doveva iniziare in modo scoppiettante, ma non immaginavo così esplosivo.
Studiammo la zona, però Hayato era il più concentrato di tutti. Kurama, Ibuki e Hamano studiavano su come dovevano disporre le bombe, mentre io dovevo trovare, per bene, un punto di sicurezza per non rimetterci la pelle.
Ne trovai uno a 5 chilometri dalla Tokyo Tower, un tetto di un negozio, raggiungibile, facilmente, in cinque minuti. Presi il telefono e feci una chiamata di gruppo, per avvertire del posto, nascondendomi accuratamente in un vicolo cieco:
« Ragazzi, ho trovato un punto in cui si può stare sicuri, si trova sul tetto del negozio “Mandrake”. Da lì, p-potremmo vedere per bene quello che potrebbe succedere. Da qui, partiranno una serie di bombe, le quali causeranno un black out anche alla torre. Qui, le bombe dentro essa, dovranno farla crollare e così possiamo concludere. Potremmo mettere delle bombe anche nelle vie adiacenti, così causiamo molte più vittime e faremo capire al mondo chi siamo. »
« Sei un grande, Hayami, sai sempre quello che devi fare! » esclamò Ibuki, permettendo agli altri di complimentarsi con me.
Mi commossi, ma non dovevo in quel momento, era tempo di ritornare al centro di Tokyo, per poi ritornare a casa mia, dove delle bombe, mai utilizzate, erano pronte per essere artefici dell'attentato.
Durante il cammino, però, ci fu il problema del piazzamento delle bombe, ma il nostro “Occhi di Falco”, seppe dare una buona risposta:
« Le mettiamo sotto la strada, nelle fogne, così faremo un black out completo della città e poi, pochi secondi dopo la mezzanotte, la torre crollerà completamente, provocando fuoco e morte dei presenti. »
« C-Cavolo Hayato-san, tu sei troppo intelligente. » dissi, elogiandolo, e lui mi fece un occhiolino, come per dire “gran parte del lavoro l'hai fatto tu, non l'ho fatto io.”.
« Ragazzi, la scorsa volta sono intervenuti questi due per l'uccisione di Minamisawa, ora tocca a noi tre il compito delle fogne, mentre a loro spetta il compito più facile: mettere le bombe nei posti in cui non ci siano le telecamere di sicurezza, e non ce ne sono tante in quella torre. » disse Kurama, facendo il capo, ma in quel momento ci serviva il suo entusiasmo per superare quell'attimo di paura e di ansia che si era venuto a creare.
« Dai che ce la facciamo! » urlò Hamano.
« Sì! »
***
31 dicembre 2019, ultimo dell'anno, ore 15:30.
Io ed Hayato avevamo gli zaini addosso, con dentro le bombe cariche di plutonio ed uranio, rubate da una centrale nucleare nel nord del Giappone.
Ero teso, ma il mio compagno era sempre presente e mi faceva certe battute per tranquillizzarmi, riuscendoci ogni volta.
Conoscevamo bene l'islandese ed avevamo i documenti per non farci riconoscere, quindi filava tutto per il verso giusto.
Davanti la torre, andammo incontro ad un poliziotto, che ci chiese i documenti, però facevamo finta di non capire, visto che, in quel momento, dovevamo essere dei buoni attori.
« Ehm, scusate signori, volete salire nella Tokyo Tower? » disse lui, ma io facevo finta di non capire, guardando Matatagi, che faceva finta di essere buono per parlare con il poliziotto.
« S-Sì, polizia, noi voliamo salire. » così faceva finta di sembrare uno straniero.
« Potete darmi i vostri documenti? » chiese, quando il mio amico si girò verso di me e mi disse queste parole:
« Krakov, frá skjöl lögga. ʿˡʾ » mi disse.
Facendo così, diedi subito i documenti, insieme ad Hayato:
« Quindi siete Krakov e Teisk Vonnas? Siete fratelli? »
« S-Sì! »
« Perfetto, entrate pure. »
Dopo questo controllo, entrammo senza problemi nella Tokyo Tower, notando alcuni posti senza nessuna telecamera di sicurezza.
Mettemmo accuratamente le bombe, collegate tutte quante da un cavo, che poteva permettere un'esplosione molto più grande di quella prevista.
Poco dopo, andammo a vedere il panorama, per un'ultima volta in quel posto, in un punto di osservazione, in modo un po' romantico, abbracciando Hayato, ma eravamo amici e non potevo fare idiozie.
« Quanto sei bravo rispetto a me. » dissi, ma lui mi fece un cenno negativo.
« No, sei molto intelligente anche tu, siamo tutti quanti in un rapporto di parità! » mi disse, facendomi commuovere.
Ero una persona molto fragile e tutti conoscevano il mio modo di essere e di fare, quindi ero capito molto bene da tutti.
Uscimmo dopo un'ora, notando che gli altri erano già fuori.
Avevano finito il loro lavoro da tempo, quindi eravamo pronti per la strage che avrebbe coinvolto la capitale del Giappone.
***
31 dicembre, ore 23:59.
Stavamo nel punto di sicurezza, le fogne delle vie adiacenti erano tutte piene delle bombe, innescate da Kurama, Ibuki ed Hamano, la Tokyo Tower era pronta per crollare, toccava solo il momento dello spettacolo.
Arrivò la mezzanotte, le bombe erano partite, si innalzò una colonna di fumo dalle vie adiacenti, arrivando velocemente alla torre, scatenando urli e boati sovraumani.
Molte persone morirono quella notte, la città rimase sotto il suolo, l'elettricità era scomparsa.
C'era solo sangue, corpi, polvere, fumo, ossa umane.
La torre non esisteva più.
Lo spettacolo era finito, ma ci era piaciuto per quanto poco fosse durato.
Non me ne pentii, per pura stranezza.
Ero fiero del mio lavoro, la mia domanda dell'esistenza non me la ponevo più.
Ora volevo solo sangue, volevo assaporarlo come i miei compagni.
Con i fuochi d'artificio che restavano e che rimanevano inesplosi, formammo subito una scritta continua, che significava la nostra presenza:
Djöfla koma snjór, snjór ber blóð ʿ²ʾ
Glossario:
(1): “Krakov, dai i documenti al poliziotto” in islandese
(2): “I demoni portano la neve, la neve porta il sangue” in islandese
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