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ELEMENTI

~NATHAN~

"Nell'impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità."

Sigmund Freud


Apro gli occhi col cuore in gola, e mi siedo nel letto. Le lenzuola sono fradice di sudore e ho i capelli incollati alla fronte. Do un'occhiata alla sveglia sul comodino: le tre del mattino.
«Cazzo...» sussurro e accendo l'abat-jour.

Rivolgo lo sguardo oltre le mie spalle e trovo le due donne nude nel letto, mentre dormono abbracciate l'una all'altra, ignare di ciò che mi succede.

I loro corpi sembrano fondersi, le loro cosce si accavallano in una stretta. Il seno scoperto della mora è sodo, il capezzolo già turgido, la pancia piatta e più giù il monte di Venere in bella mostra.

Rivolgo la mia attenzione al fondoschiena rotondo e sodo della bionda, che dorme profondamente con la schiena rigida e leggermente incurvata. Non ricordo i loro nomi, e sono sicuro che a loro vada bene così, alla fine dei conti sono donne a prestazione.

Mi allungo per svegliarle con un leggero tocco, palpo il seno della mora, accarezzandola, e stringo appena tra l'indice e il pollice il sassolino scuro. La giovane apre gli occhi assonnati, rilasciando un leggero ansito, e mi sorride languidamente.

Si muove appena, svegliando anche la sua compagna, che si volta verso di me e mi schiaffa in faccia la mercanzia. Ha il seno più prosperoso dell'altra, proprio come piace a me. Si protende appena, stringendo le braccia e mi osserva civettuola.

Fa per mettersi a quattro zampe, incitando la sua compagna a fare lo stesso. Si mettono entrambe sull'attenti, come piccole cucciole addestrate a dovere aspettano un mio cenno per gattonare verso di me e lasciarmi libero accesso ai loro corpi. Rivolgo a entrambe un mezzo sorriso di soddisfazione, fermandole.

«Per questa volta, va bene così, signore».
I loro volti si deformano in un piccolo broncio, ma non emettono fiato.

Conoscono bene le condizioni imposte, già da prima dell'incontro. Attendono il mio ordine per alzarsi, acconsento con un cenno del capo e loro si dirigono verso le poltrone dove hanno lasciato i loro abiti. Con riluttanza iniziano a vestirsi.

Afferro il cellulare sul comodino e invio un messaggio a Brad: 'Accompagna le signore'.
Lui mi risponde immediatamente, bussando alla porta.

«Il mio autista è al vostro disposizione.»
Le accompagno all'uscita e le lascio nelle sue mani, dopo avermi salutato con un bacio umido se ne vanno con lui.

Una volta solo, mi passo le dita tra i capelli, sbuffo e mi avvio verso la cabina armadio.

M'infilo un paio di pantaloni da ginnastica, esco dalla camera, scendo le scale e svolto a sinistra, diretto in palestra.

Una volta lì deposito il cellulare su una panca e osservo il ring in mezzo alla stanza con il sacco da boxe appeso in mezzo, sorretto da enormi catene di ferro, a sinistra ci sono i macchinari e più a destra i pesi con la panca, il cavalluccio per l'equilibrio e i tapis roulant. Inizierò da quelli.

Dopo mezz'ora di cardio, mi stendo sulla panca e mi alleno col bilanciere, alla fine indosso i guanti e comincio a sferrare i primi pugni per scaricare l'adrenalina che ancora non è scemata.

«Merda...» sibilo e scendo dal ring per andare a prendere il cellulare.
Sblocco lo schermo e invio messaggio a Erasmus: Sono già in piedi, non c'è bisogno che passi da me stamattina.

Ho un bisogno immenso di whisky. Abbandono la palestra e raggiungo l'angolo bar nel salotto.

Prendo un bicchiere di cristallo, agguanto dalla parete la bottiglia di Macallan, ne verso un po' e lo bevo tutto d'un fiato. Il sapore speziato di cannella, noce moscata e agrumi, ammorbidito dalla dolcezza del miele, mi scivola lungo l'esofago lasciando una scia di bruciore che mi si deposita nello stomaco. Ne verso altro e lo ingollo altrettanto velocemente, come fosse acqua.

Appoggio i palmi sul marmo del bancone, tendendo i muscoli delle spalle.

Afferro il bicchiere vuoto e lo stringo con forza, il vetro riflette le luci artificiale dei faretti della palestra, qualche goccia di whisky imperla il bordo, nel punto esatto dove vi ho poggiato le labbra.

Mi sforzo per ricordare l'incubo, ma non riesco a trovare nulla. Ogni volta è sempre la stessa storia, e ogni volta non riesco a prendere più sonno.

«Porca puttana!» Scaravento il bicchiere contro il muro e mi porto i capelli sudati all'indietro, mentre il bip del telefono annuncia l'arrivo di un messaggio.

Erasmus: Buongiorno Nathan, temevo che fossi già sveglio. Va bene, come desideri.

Non faccio in tempo ad abbandonarlo sul bancone che uno squillo assordante rimbomba nel salotto deserto, illuminando il display: Luke.

Trascinò il dito sulla cornetta verde e lo poggio all'orecchio.
«Nottata di merda?» chiede il mio migliore amico.

Resto muto per un paio di secondi. «Cosa ci fai sveglio alle quattro del mattino, Luke?»
«Ah, niente sono al club con Dylan ed Erasmus. Mi ha appena detto che eri sveglio, quindi ho pensato bene di telefonarti». Il mio amico ridacchia dall'altra parte. «Dobbiamo andare a vedere il carico per i russi, anche se sono sicuro che i ragazzi abbiano fatto un buon lavoro».
«Ne sono sicuro». sospiro.
«Sicuro che non vuoi farlo quando torni a New York?»
«No, non so quanto rimarrò qui. Preferisco farlo ora. In più gli accordi erano chiari».

Dopo un breve silenzio, Luke attacca dicendo: «Ho un buon affare per le mani. Prima di andare in ufficio vieni a trovarmi in centro, sono sicuro che ciò che ti mostrerò ti farà elettrizzare, o almeno lo spero», ridacchia ancora.

Alzò gli occhi al cielo. «Un altro dei tuoi soliti acquisti, Luke?» rido appena.

«Tu raggiugimi, così poi ne discutiamo.»
Sbuffo e annuisco, ma il mio amico non può vedermi, in compenso mi ha sentito forte e chiaro. «Va bene».
«Bene, allora ti lascio ai tuoi pensieri. Ci vediamo dopo.»

Vago per casa, incapace di riprendere sonno. Tutto mi ricorda i miei genitori: gli affreschi che mia madre adorava; la biblioteca ricolma di manoscritti antichi che mio padre leggeva ogni sera; il grande pianoforte a coda nell'atrio, accanto alle statue classiche. Sono tredici anni che nessuno lo usa più.

Tutti questi ricordi mi stanno riducendo l'anima a brandelli.

Salgo le scale e apro la porta scorrevole che dà sul cortile, il giardino illuminato dai lampioni si estende per ettari, abbellito dai labirinti vegetali di agrifoglio giapponese ben modellati, a cui si alternano sculture e fontane.
Pullula del frinire dei grilli dopo la pioggia.

Una leggera brezza mi lambisce la pelle, provocandomi piccoli brividi su spalle e braccia, estraggo una sigaretta dal pacchetto che avevo infilato in tasca, l'accendo e ispiro a lungo.

I miei uomini sono sparsi in piccoli gruppi da tre nei punti strategici e tengono sotto controllo il perimetro. Espiro, spengo il mozzicone nel posacenere sul tavolo da giardino e rientro.

Faccio una doccia veloce, mi vesto e inizio a controllare i bilanci.
La porta del mio studio si apre dopo un leggere bussare, Flora mi invita a spostarmi nella sala da pranzo dove ha sistemato la colazione.

La consumo in silenzio, continuando a lavorare dall'I-pad che mi sono portato appresso, e finito di revisionare numeri e contratti mi avvio verso l'uscita.

«Buongiorno, signor Bailey», il mio autista è in piedi nell'atrio. Mi squadra con gli occhi scuri e la solita espressione austera, la pelle lucida del suo cranio riflette le luci del lampadario.

«Buongiorno, Brad.»
«Programmi per la mattina, signore?»
«Andiamo da Luke, in centro, prima di andare in azienda.»
«Perfetto, signore», fa un cenno con la testa e mi precede fuori.

Saluto le altre guardie del corpo che attendono con le macchine già pronte e monto sulla Rolls-Royce, Brad richiude la portiera. I miei uomini si infilano in altre due coupé e ci seguono fuori dai cancelli della villa.

Respiro a fondo un paio di volte, allentando la cravatta prima di togliermela. Estraggo una sigaretta dal pacchetto di sigarette e me la rigiro tra le dita.

Il traffico ingombrante delle strade di Bologna rallenta l'andatura del veicolo, e le strade sono tutte bagnate a causa della pioggia abbondante di ieri sera.

Dopo una buona mezz'ora, il mio autista raggiunge le vie del centro, gli alberi alti e robusti nascondono i palazzi colorati. Quando il mio autista svolta oltre la porta di mattoni rossi, è il segnale che sto raggiungendo il mio amico.

Volto lo sguardo a sinistra e guardo le persone camminare sotto i portici, alcuni si voltano a guardare la mia macchina , i clacson delle automobili mi otturano le orecchie nonostante siano attutiti dell'abitacolo.

I vetri oscurati e la pioggia rendono la luce più fosca e gli edifici ingrigiti, l'ambiente esterno più triste. Con le nuvole nere che coprono il cielo, sembrano le quattro del pomeriggio.

Brad svolta a destra, i portici si stagliano su entrambi i lati, e
dopo un semaforo, una buca mi fa scuotere da una parte all'altra.
«Merda!»

Oggi la mia giornata è iniziata veramente male.

L'auto si ferma nei pressi di un palazzo antico dai colori rosso scuro. Scendo e Luke, tutto sorridente, si fionda verso di me. Il leggero vento gli scompiglia la chioma, distruggendo la sua pettinatura, dei boccoli dorati gli cadono sulla fronte, nascondendo i suoi occhi verde bosco.

I tratti spigolosi e la barba appena spuntata rendono i suoi tratti più marcati, ma ammorbiditi dal sorriso a trentadue denti che sta sfoggiando. Il completo di Tom Ford bagnato dalla pioggia sottolinea la sua statura.

«Nate!»
«Illuminami», sollevo la manica della giacca, l'orologio segna le sette e trenta del mattino, «Hai venti minuti».
«Ne avevamo già parlato, come sai in centro stanno cercando di vendere quel palazzo, e sai a cosa sto mirando. Possiamo mettere a nuovo gli interni per ciò che ci può servire...»
«Luke, mi sono già espresso in merito a questa decisione. Lo sai che se non fosse stato per la nonna, non avrei neanche messo più piede in questo posto».

«Lo so, Nate, ma non puoi negare che ci serve una base. E per i nostri affari è un ottimo punto strategico.»
I suoi occhi verde smeraldo dimostrano tutto l'entusiasmo che sprigiona, nonostante la postura sicura dalle spalle dritte che ha messo su.

Sospiro, già stufo dalla sua intraprendenza, e decido di accontentarlo, per ora. «Va bene ci penserò. Perché so che quando ti impunti vuol dire che è un buon affare. Ma, non contarci troppo, okay? E, in fondo, gli affari qui possono giovarmi ben poco».

Il biondo alza gli occhi al cielo e mi porge una cartella grigia, quasi stufo del mio tergiversare «Perfetto, tieni».
Guardo di nuovo l'orologio. «Ora devo andare, ci sentiamo più tardi».
«A più tardi.»

Il mio amico sale sulla sua Ferrari rossa, mi fa l'occhiolino e sparisce facendo ruggire i cavalli.
Sorrido a mezza bocca e scuoto la testa.

Prima o poi lo ucciderò se continuerà ad avere sempre la meglio.

Salgo in macchina anch'io e Brad guida verso la mia azienda. Il palazzo dai vetri rinfrangenti mi si staglia di fronte in tutta la sua magnificenza. In alto, la scritta grigia Bailey Corp in caratteri cubitali attira la mia attenzione.

È cominciato tutto da questo posto. Io esisto grazie a questo posto.

Sfiliamo davanti al parco per le pause dei dipendenti e Brad ferma l'auto poco prima dei parcheggi sotterranei. Un nodo mi graffia la gola, deglutisco per scacciare la sensazione di disagio e smonto.

Aggiusto le maniche della camicia e della giacca di seta. Rialzo la testa e mi vengono in mente le parole di mia madre: 'Un giorno camminerai da solo, Nathan. Segui le orme di tuo padre, ma ascolta sempre il tuo istinto. Non c'è niente di più sacro della famiglia. Rammentalo nei momenti più bui.'

"Papà, hai lavorato tutte le notti per poi non vedere l'alba. Senza di te, non sarei qui", anche se non sono sicuro che i miei genitori sarebbero fieri della persona che sono diventato.

Una voce leggera come un soffio di vento mi riscuote. Mi volto per scoprire di chi si tratta.

Spazio Autrice

Ricominciamo questo viaggio, di nuovo insieme. Sarà faticoso, e di certo lungo la strada scoprirete tutte le novità che ho introdotto. Molti di voi lo hanno già letto, spero che tanti altri prendano in considerazione l'idea di dare una possibilità a Nathan e Anna.

Un grazie speciale va alla persona più intelligente, più brava, più bella e più paziente. La mia EDITOR unica nel suo genere @ConsueloRogue

Con affetto, godetevi questa storia

Kappa_07

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