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~Capitolo IV Un'amica in pericolo ~

Dedicato a Writeislife94

Haren

Sono rimasto in silenzio, la brezza del vento mi fa ondeggiare i capelli argentei. Samira mi raggiunge, intravedo la sua espressione preoccupata. «Tutto bene? Haren che cosa ti succede?» Mi chiede tutto d'un fiato.

Io mi volto a guardarla,  con uno sguardo triste. «Sto bene, tranquilla. Kajala è scappata nel bosco, vado a cercarla, tu resta qui, ok?» Samira mi afferra per il braccio e con voce seria replica: «Verrò anch'io con te. Andiamo!» Incredulo la guardo negli occhi, con un tono serio ribatto: «Sei testarda, eh? D'accordo, andiamo, ma stammi vicina!» Samira è felice e segue il ragazzo come un segugio. Ci inoltriamo nella boscaglia. Proseguendo il percorso, è tutto tranquillo.
Ad un tratto si sentono dei versi sinistri; mostri della palude che fuoriescono dal terreno.

«Samira, stammi vicina. Non aver paura!»


Mi volto indietro, Samira è poco distante da me, ma alle spalle della ragazza appare un Demone sul capo ha delle grandi corna, pelle pallida e squamosa.

Samira in un istante viene avvolta da una luce oscura, il corpo della ragazza lentamente è coperto da uno strato di pietra, Samira sta diventando una statua di pietra, davanti ai miei occhi attoniti. Istintivamente  corro verso di lei in lacrime grido: «Samira?!» La giovane ha il corpo quasi completamente pietrificato.

«Ti prego. Aiutami», sussurra la giovane implorante.
 Resto sconvolto; nel vedere Samira diventare una statua di pietra davanti aj miei occhi, mi sento impotente. Non sono riuscito a evitare il suo triste destino.

Avevo incontrato un amica, l'unica persona che era stata gentile con me e l'ho persa per sempre, tramutata in una statua di pietra. Mentre vengo circondato dai mostri della palude, mi lascio cadere in ginocchio e piangendo guardo il viso soave di Samira pietrificato.

In lacrime, e con la rabbia nell'animo, sguaino dal fodero la spada e come una furia elimino tutti i nemici che ho davanti. Il Demone che aveva tramutato Samira in statua di pietra mi guarda sogghignando. «Potresti salvare la ragazza, se mi ucciderai!» Ride in modo malevolo, io per tutta risposta mi scaglio d'impeto verso di lui e la battaglia contro il Demone inizia.

Alimentato dall'odio che provo verso quell'essere con una raffica di fendenti scagliati a velocità elevata, ferisco il Demone. Quest'ultimo passo al contrattacco; usa le magie oscure contro di me indebolendo con l'attacco magico: Shadow Storm un attacco oscuro molto potente. Indebolito dai continui attacchi magici e fisici, ho il corpo ricoperto di ferite, sfinito crollo in ginocchio, stringo  la spada tra le mani, la vista mi si annebbia, sono esausto. Fisso il Demone negli occhi senza timore. «È arrivata la tua Fine!» Urlò a denti stretti, mi alzò in piedi provocando lo stupore del Demone che sgranando gli occhi mi osserva. «Com'è possibile? Non dovresti reggerti in piedi! Sei ridotto male, chi sei?» 

Sulle mie labbra compare un sorriso e con decisione rispondo: «Chi sono? Non lo so, ma so solo che ti ucciderò Maledetto Demone!»

D'istinto balzo in avanti con la spada alzata e con un fendente gli trancio la testa con un colpo netto. 

 Uccido il Demone, che stramazza al suolo, divenendo un ammasso di cenere che  viene spazzato via dal vento.

Mi avvicino a Samira ripongo la spada, osservo il suo corpo pietrificato. Sconcertato abbasso tristemente lo sguardo. 

“È stato tutto inutile? Anche se ho sconfitto quel Demone, Samira è ancora pietrificata, maledizione!” Penso con gli occhi lucidi guardando la ragazza, il corpo pietrificato della giovane viene avvolto da una luce bianca, subito dopo lo strato di pietra si crepa, e Samira cade svenuta tra le mie braccia.

 Le scosto una ciocca di capelli corvini dal viso. «Samira, mi senti vero? Svegliati adesso». Biascico ansioso.

Samira emette un flebile gemito, riapre gli occhi e si trova tra le mie braccia e con gli occhi colmi di lacrime, sorridendo esclamo: «Che gioia, stai bene! Samira, ecco io, ho temuto di perderti! Quando quel demone ti aveva pietrificata io…» Non riesco a finire la frase, Samira mi ha abbracciato. 

Samira 

Accarezzo dolcemente i suoi capelli argentei gli sussurro: «Tranquillo, Haren, va tutto bene. È tutto finito, sto bene grazie a te». Sento il corpo di Haren che freme tra le mie braccia.  «Che hai? Ma tu stai tremando? Haren stai bene?» Il giovane con lo sguardo basso risponde, «Sto bene, non è niente tranquilla». Si alzò in piedi, mi aiuta a rialzarmi. Kajala torna da noi, il giovane sorridendo la guarda, «Ciao Kajala, bentornata», mentre gioca felice con la pantera che si rotola sul terreno, si lascia accarezzare. 
«Haren, grazie di cuore per avermi salvata». Il giovane smette di giocare con Kajala, e diventa serio. Guardandomi diritto negli occhi, scrolla le spalle, e infine risponde: «Non ho fatto niente di speciale, non potevo lasciarti in quello stato, abbandonarti al tuo destino. Siamo amici no? E gli amici si aiutano a vicenda!»
Quelle parole dette con affetto mi fanno commuovere, finisco per arrossire. «Certo, siamo amici». 

Sorrido, ma quello stesso sorriso si spegne all'improvviso. Intravedo lo sguardo di Haren perdersi nel vuoto, si avvicina le mani alle tempie.

«Cosa mi sta succedendo?» Sussurra mentre in un istante crolla tra le mie braccia  privo di sensi. 

«Haren? Mio dio! Apri gli occhi!» Grido sconvolta.

Il ragazzo è svenuto, non dava segni di reazione. Samira con gli occhi lucidi accarezzò dolcemente il viso del ragazzo, pianse mentre singhiozzando disse, «Perché adesso che mi avevi salvata, che eri felice svieni tra le mie braccia? Cosa ti è successo? Ti risveglierai vero?» Sono in ansia per le condizioni del giovane, con le lacrime agli occhi cerco di svegliarlo. «Haren, apri gli occhi. Ti prego», il giovane continua a dormire. Emette una lieve reazione:  un gemito, muove le palpebre e lentamente apre gli occhi. «Cosa mi è successo? Dove sono? Ciao Samira, ehm perché piangi?» Chiede confuso, e preoccupato.

 Sono felice di rivederlo sveglio, che sta bene. Lo guardo facendo il broncio. «Mi hai spaventata sai? Stupido!» Gli tiro un  ceffone sulla guancia, Haren abbassa lo sguardo come un bambino rimproverato da sua madre, sorride in modo amaro. «Scusa, mi dispiace, non volevo farti preoccupare, io...» 

Haren

Samira mi interrompe e mi stringe a sé tra le braccia. «Smettila di scusarti,  l'importante è che tu stai bene! Per me questo è l'importante», sono in imbarazzo, i nostri visi sono molto vicini. I loro nasi si sfiorano,  inconsciamente siamo attratti l'uno dall'altra, stiamo per scambiarci un dolce bacio. Ma veniamo interrotti dall'arrivo di una giovane: bionda, occhi azzurri, incappucciata. «Ciao Samira, ci si rivede sorellina. Ehm, e chi è questo bel ragazzo?» Alludendo a me che imbarazzato mi sfioro i capelli argentei con un movimento impacciato. «Ehm, io sono Haren», rispondo. «Piacere mio, mi presento sono Astrid». Mi stringe  la mano, io le porgo la mia, stringendole la mano, in modo amichevole. «Piacere di conoscerti» i loro sguardi si incrociano e in questo istante  sussulto, nel riconoscere in Astrid la ragazza che avevo predetto nella visione in cui mi pugnala al petto.

 

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