Capitolo 21
È arrivato il giorno della partenza. Il tempo passa così velocemente e con Taehyung non ho ancora parlato. Non gli ho risposto più nemmeno al messaggio. Non ce la faccio.
«Youjin, muoviti con quella valigia!» urla mia madre dal soggiorno.
Festeggerò il mio primo Natale in una città che non è la mia, in una casa che non sarà mai la mia, e probabilmente non sarà nemmeno l'ultimo. È il giorno della partenza e non ho ancora finito di preparare la valigia. Apro l'armadio per scegliere quale vestito portare, ne vedo qualcuno e alla fine scelgo un vestitino bordeaux in velluto con le spalle scoperte e le maniche lunghe. Lo sistemo per bene in modo da non stropicciarlo. Ricontrollo tutto quello che ho messo in valigia e dopo di che la chiudo, ormai pronta. La partenza è prevista per questo pomeriggio, ma mia madre ha bellamente deciso di svegliarmi la mattina presto perché sapeva che mi sarei ridotta all'ultimo minuto con la preparazione delle valigie.
«Il programma di questa giornata sarà questo, ascoltami bene» dice mia madre non appena entro in cucina per fare colazione, «Non appena sarà tutto pronto Paul viene a prendermi per sbrigare le ultime scartoffie di lavoro e controllare che il trasferimento nella nuova filiale americana sia pronto», cammina intorno al tavolo elencando tutto ciò che c'è da fare come per ricordarle a se stessa e non a me, «Poi andiamo direttamente in aeroporto, sicuramente non ce la facciamo a tornare a casa per prenderti. Quindi, pranza pure con tuo padre qui a casa. Io e Paul mangeremo qualcosa lì in azienda. Prendi un taxi e fatti portare all'aeroporto. Mi raccomando, non fare tardi o non partiremo più. Ed, infine, prendiamo l'aereo senza riposare sennò chi lo sente il jet lag!»
«Aspetta, come?», è come se tutto ad un tratto mi fossi svegliata.
«Dimmi, Youjin» risponde stizzita appoggiandosi al tavolo.
«Non mangiamo insieme?» chiedo strabuzzando gli occhi.
«No, perché?»
«Niente, è solo che sarebbe stato bello pranzare tutti insieme un'ultima volta.»
«Youjin, sarebbe imbarazzante per tutti. Pranzare con il mio ex marito e il mio nuovo fidanzato? Far venire in questa casa l'uomo con cui creerò una nuova famiglia non mi sembra il caso», una nuova famiglia. La nostra non le piaceva? Ancora non mi sembra vero che i miei genitori abbiano divorziato e con quanta tranquillità prenda la faccenda mia madre. Sta già pensando ad una nuova famiglia, come se rinnegasse la nostra.
Annuisco semplicemente, non voglio iniziare litigi prima ancora di partire.
«Hai qualcos'altro da chiedermi?» chiede mia madre controllando il cellulare e prendendo il cappotto dall'appendiabiti.
«No, ho capito tutto. Dopo pranzo, chiamo il tassista e gli chiedo di portarmi in aeroporto.»
«Sì, brava. Fatti trovare pronta, non avremo tempo da perdere!» esclama prima di chiudere la porta d'ingresso.
Da quando hanno divorziato, mio padre ha incominciato a dormire in camera degli ospiti. Dice che quella stanza ha troppi ricordi belli per essere rovinati. Quando è stremato dal lavoro oppure esce con i suoi colleghi e si ubriaca pensando alla mamma, si addormenta perfino sul divano. Cammino nel corridoio e mi affaccio nella camera degli ospiti dove mio padre sta ancora dormendo sotto le coperte. Dopo il divorzio gli sono uscite delle rughe alla fine degli occhi, quelle che chiamano zampe di gallina.
«Youjin, perché mi guardi in quel modo?» mugugna mio padre facendomi sussultare.
«Oh, papà. Non pensavo fossi sveglio», si stiracchia e si mette a sedere, «Ti porto la colazione a letto?», mio padre mi guarda con sguardo assorto e poi annuisce.
Vado in cucina, apro l'anta del mobiletto sotto il microonde e prendo il vassoio per la colazione. Vi sistemo sopra una ciotola di riso, una zuppa bollente di tofu e due kimbap* che ho preparato ieri. Prendo le bacchette dal cassetto e le appoggio sul tovagliolo. Con molta attenzione e facendo in modo che niente cada dal vassoio, vado nella camera dove mi aspetta mio padre e mi aiuta a sistemarlo sul letto, davanti a lui.
«Grazie, Youjin. Deve essere squisito e molto abbondante soprattutto», scoppiamo a ridere e mi siedo di fianco a lui sistemando il cuscino dietro la schiena.
«Dimmi se ti piacciono i kimbap. Li ho fatti io stessa ieri» dico tutta orgogliosa.
«Come mai questa voglia di cucinare? È stato quel ragazzo? Com'è che si chiama...»
«Taehyung» lo precedo.
«Kim Taehyung, ecco. È lui che ti ha fatto venir voglia di cucinare?», sogghigna mangiando la zuppa rumorosamente. Scuoto la testa e osservo assorta nei miei pensieri i due kimbap sul vassoio.
«Tua madre non mi ha mai portato la colazione a letto», addenta un pezzo di tofu e si volta verso di me. Il suo sguardo è triste, ma all'improvviso s'illumina:«Per fortuna ho una figlia premurosa.»
I miei occhi si inumidiscono, le sue parole mi commuovono. Posso immaginare il dolore che prova a causa di qualcuno che gli ha portato via la donna che amava e a causa di qualcuno che non provava gli stessi sentimenti, talmente forti come li provava lui. Lo lascio finire la colazione e vado in bagno per lavarmi e cambiarmi.
Non appena esco dalla doccia il mio cellulare inizia a vibrare ad intermittenza. Sono dei messaggi. Sospiro, sblocco il cellulare e li leggo uno ad uno. Il primo è quello di Hoseok.
Hoseok
Youjin, come stai? Grandi notizie!
Mi hanno preso in quell'accademia di cui ti ho parlato.
Studierò in una delle migliori scuole di danza degli Stati Uniti.
Sono contenta che alla fine lo abbiano preso. Si vedeva quando desiderasse entrarvi e ci è riuscito. Non avevo dubbi: è un ballerino eccezionale. Il messaggio continua.
Ti rivogliamo con noi, Youjin.
Sospiro. Mi mancano molto.
Il messaggio seguente è di Jungkook.
Jungkook
Spero che tu stia facendo la scelta giusta per te.
Mandami qualche foto di Los Angeles.
Taeri mi ha detto che vi siete parlate, perché non hai chiarito anche con Taehyung?
Ed, infine, quello di Taeri.
Taeri
Youjin, fai buon viaggio e divertiti.
Ti voglio bene, è sempre stato così.
All'improvviso ricevo un altro messaggio che non mi sarei aspettata. È da parte di Namjoon.
Namjoon
Come rappresentante del club di Musica, ti scrivo per dirti di ritornare alle prove, di dividere la tua vita privata dal tuo sogno. Devi continuare. Abbiamo un saggio da preparare e mostrare davanti a tutta la scuola e al preside.
Come amico, ti consiglio di parlare con Taehyung. State male entrambi, lo vediamo. Vi amate, quindi perché stare male in questo modo?
Come fa ad essere così certo che ci amiamo? Amo davvero Taehyung? E lui prova lo stesso per me?
Blocco il cellulare e lo lascio sul lavandino. Vado in camera e mi cambio.
Saluto mio padre che mi ha aiutato a portare giù la valigia. Gliela porge al tassista che la sistema nel portabagagli. L'uomo sale nel taxi ed io mi avvicino a mio padre per salutarlo:«Tesoro, fai buon viaggio e goditi queste vacanze» dice abbracciandomi. Lo stringo forte e dopodiché aspetta che salga sul taxi.
«Youjin!», una voce familiare mi chiama prima che io possa aprire la portiera.
Mi volto verso di essa:«Jin!» esclamo stupita di vederlo, «Che ci fai qui?»
«Sto andando a casa di Jungkook», mi saluta abbracciandomi, «Stai partendo?»
«Sì, vado a Los Angeles da mia madre» gli dico stringendomi nel cappotto.
«Jungkook, mi ha raccontato tutto. Quindi, hai deciso?» mi chiede alzando un sopracciglio con l'aria dispiaciuta per chiedermi conferma ed io annuisco, «Non festeggerai il compleanno di Taehyung e Taeri insieme a noi?»
«Jin, noi non stiamo insieme e, poi, ho già preso questo impegno con la mia famiglia.»
«Youjin, sai benissimo che siete fatti l'uno per l'altra», Jin mi guarda negli occhi con la fronte crucciata, «Non puoi lasciarlo andare così.»
«Mi ha mentito!» esclamo innervosita, «E non parlo di una bugia piccola: non mi ha detto che Taeri è sua sorella», sento i miei occhi diventare sempre più lucidi.
«E, allora spiegami, perché Taeri l'hai perdonata subito? Dopotutto è lei che non voleva farlo sapere» mi ringhia contro Jin.
«Ho ascoltato la sua storia e ho capito che deve essere stata dura per lei quello che ha passato.»
«E per Taehyung? Secondo te, non è stata dura anche per lui? Voleva soltanto proteggerla, Youjin!», Jin mi fissa con gli occhi pieni di ira. È normale che prenda le parti dell'amico. Vedendomi in difficoltà nel rispondergli, scuote la testa e saluta mio padre, che stava parlando con il tassista per assicurarsi che sia una brava persona:«Arrivederci, signor Lee» esclama inchinandosi davanti a lui il quale, colto di sorpresa, lo saluta con un gesto della mano.
Entro nel taxi:«Aeroporto di Incheon, per favore», saluto un'ultima volta mio padre e il tassista s'incammina verso la destinazione indicatagli.
«Mamma, sono quasi arrivata. Dove ci vediamo?» le chiedo non appena mi risponde alla chiamata.
«Io e Paul siamo davanti alle porte del check-in. Ti aspettiamo qui, sbrigati!» urla mia madre dall'altro capo della linea. Chiudo la chiamata nel momento in cui arrivo davanti all'ingresso dell'aeroporto. Il tassista si ferma e mi apre gentilmente la portiera.
«Youjin, non andare!», non appena scendo dal taxi per avviarmi verso le porte scorrevoli dell'aeroporto, sento la voce di Taehyung e il suo passo veloce verso di me. Non gli do retta e ringrazio il tassista per avermi preso la valigia. Dopo avergli dato i soldi, Taehyung mi afferra per il polso facendomi girare verso di lui. Mi guarda negli occhi e continua:«Youjin, ascoltami.»
Sfilo il polso dalla sua presa sentendo già il volto andare in fiamme. Continuo a camminare davanti a me, non posso perdere il volo, ma Taehyung mi ostacola di nuovo il passaggio.
Mi prende per mano:«Scusami, ho sbagliato. Ho capito che non posso stare senza di te. Mi manchi. Ti prego, non andartene», il suo sguardo penetra nel mio come se volesse leggere i miei pensieri, «Agiti il mio cuore. Mi fai diventare matto senza alcuna ragione.»
«Smettila!» gli urlo contro sul punto di piangere, «Ti stai solo prendendo gioco di me», sento che le mie guance stanno andando in fiamme.
Taehyung si avvicina a me, sento il suo profumo inebriarmi:«Non scappare da me. Stringimi a te, ti prego» mormora Taehyung con voce roca intrecciando le dita con le mie, ma le sfilo dalla sua presa, anche se dentro di me non vorrei.
«Cos'è che vuoi veramente da me, Taehyung? Ti ho visto con Misun la scorsa volta. Vedo che ci hai messo poco a trovare un'altra persona.»
«Non è così come pensi, Youjin. Lasciami spiegare», mi sfiora la fronte con le labbra e il mio cuore inizia a battere velocemente, «Il mio cuore è legato al tuo. Anche se ti comporti come se nulla fosse, anche se mi ignori o ti comporti freddamente, non riesco a fare a meno di te, non riesco a farti uscire dalla mia testa», senza accorgermene inizio a piangere di nascosto, «Voglio essere il tuo ragazzo e, se è necessario, correrò da te così che i miei sentimenti possano raggiungerti.»
«Kim Taehyung» sussurro guardandolo negli occhi, «Hai travolto e stravolto la mia vita.»
Gli accarezzo una guancia. Appoggia delicatamente la sua mano sulla mia e chiude gli occhi, come per trattenere questo momento. Sembra che il tempo si sia fermato.
Decide finalmente di guardarmi. Ho ancora la mano sul suo viso, come se non volessi lasciarlo. Ha serrato la mascella. I suoi occhi sono lucidi e questo rende tutto più difficile. Devo farlo, non posso sopportare quello che è accaduto. Abbasso lo sguardo e, senza dire niente, entro nell'aeroporto. Ho un volo per l'America che mi attende.
Raggiungo finalmente mia madre e Paul al check-in.
«Youjin, perché ci hai messo tanto ad arrivare?» mi chiede mia madre irritata.
«H-ho avuto un contrattempo» le rispondo ripensando a Taehyung. Mi asciugo col dorso della mano le lacrime che hanno bagnato il mio viso.
«Are you okay, Youjin?» mi chiede inaspettatamente Paul, vedendomi così. Annuisco rivolgendogli un debole sorriso e mi accarezza la testa come farebbe un genitore con sua figlia. Mia madre, invece, si guarda attorno senza accorgersi di nulla: non vede l'ora di partire e di lasciare il paese.
«Dai, sbrighiamoci ad entrare e fare tutti i controlli», prende sotto braccio il suo fidanzato e s'incamminano verso i controlli. Li seguo camminando dietro di loro con il viso basso. Mi volto verso le porte da cui sono entrata come se sperassi di rivedere Taehyung, ma non succede.
Youjin, smettila di pensare a lui. Ti ha fatto soffrire, devi dimenticarlo, mi ammonisce la mia coscienza. Sarà dura dimenticare tutto quello che c'è stato.
«Si avvisano i gentili passeggeri che il volo 13JN13 partirà a breve», l'altoparlante all'interno dell'aeroporto ci avvisa che è giunto il momento di lasciare Seoul.
Ci incamminiamo verso il controllore dei biglietti. La fila è lunga e sono tutti emozionati di partire per le vacanze di Natale. Alcuni bambini giocano per terra o si rincorrono nella sala mentre le loro madri li riprendono per farli calmare:«Ya, Byeongmin!» urla una donna sulla quarantina esausta, «Vieni subito qua o quest'anno Babbo Natale non ti porta alcun regalo», a quelle parole il bambino si ferma all'improvviso e guarda la madre con degli occhioni da cerbiatto. Sul punto di piangere tira su col naso e rimane al fianco della madre finché non sale sull'aereo.
«Signorina, il biglietto», una dolce voce femminile mi distoglie dal guardare quella scena.
«Youjin, muoviti. Mostra il biglietto alla signorina» mi ammonisce mia madre dandomi una gomitata e sorridendo alla hostess in maniera falsa.
«Mi scusi», faccio come mi ha chiesto e ci dirigiamo verso l'aereo.
Paul mi aiuta a sistemare la valigia nella cappelliera sopra i nostri posti e mi siedo a quello vicino al finestrino, seguita da mia madre e dal suo fidanzato.
«Buongiorno, questo è il comandante che vi parla», tutti i passeggeri sono saliti sull'aereo e manca poco alla partenza, «Vi preghiamo di spegnere i cellulari e tutti i vostri apparecchi elettronici. Buon viaggio», immediatamente si sente rumore di persone che escono fuori tablet e smartphone per metterli in modalità aereo.
Prendo il mio cellulare dalla tasca del cappotto. Sullo schermo non vi è alcuna notifica se non un messaggio di Taeri che mi augura di fare buon viaggio. Di Taehyung nessuna notizia.
Fisso l'apparecchio nelle mie mani per un po' finché:«Youjin, smettila di guardare il cellulare e fa come ti ha detto il comandante. Non vuoi mica che ci capiti qualcosa?!», nonostante mia madre abbia viaggiato spesso per lavoro e che, quindi, abbia preso l'aereo molte volte, ha sempre questa fobia che possa accadere qualcosa, una turbolenza o qualsiasi altro incidente.
Di ritorno dalle vacanze estive, ci fu una leggera turbolenza prima di atterrare all'aeroporto di Incheon e mia madre si spaventò a tal punto che gli venne un attacco di panico. Mio padre e le hostess del volo cercarono di tranquillizzarla facendola respirare attraverso una busta di carta e, non appena mettemmo piede sulla terra ferma, mia madre continuava a dire:«Me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa! Lo sapevo!» e così per tutto il giorno.
Spengo il cellulare e lo infilo di nuovo nella tasca del cappotto.
L'aereo inizia a muoversi e mia madre stringe forte la mano di Paul. Il cielo sta già iniziando ad imbrunire e dal finestrino riesco a vedere le luci della città prima che scompaiano coperte dalle nuvole. Chissà cosa sta facendo Taehyung, penso. Stringo forte gli occhi maledicendomi per il fatto di pensare ancora a lui. Sospiro. Queste saranno le undici ore più lunghe della mia vita.
«Youjin», una voce interrompe il mio profondo sonno, ma non gli do retta, «Youjin!» continua a chiamarmi, «Youjin, dobbiamo andare. Gli altri ci stanno aspettando!», riconosco immediatamente la sua voce. Quanto mi è mancata, penso. Apro lentamente gli occhi, una luce bianca mi abbaglia e mi obbliga a proteggere la vista con una mano. Cerco di mettere a fuoco e rivedo i suoi occhi. Non ricordavo fossero così belli. Senza accorgermene gioco con i suoi capelli scuri e lo abbraccio forte. Ho bisogno di sentire il suo corpo vicino al mio. Più lo avvicino a me, però, più il suo corpo sembra rarefatto. Non riesco a sentire il calore che emana, alcuna vibrazione, il battito del suo cuore. E in un solo attimo il corpo di Taehyung diventa polvere che vola via da me.
«Youjin?», è una voce diversa, femminile, «Youjin, prenditi cura del piccolo Taehyung», la voce della signora Yong viene da lontano, ma non riesco a capire da quale direzione.
«Youjin», Taehyung mi abbraccia da dietro e mille emozioni mi travolgono, quasi non riesco a respirare, «Non mi lasciare solo», mi volto di scatto verso di lui.
Il suo sguardo è vuoto, gli prendo il viso tra le mani, ma all'improvviso mi prende per le spalle e inizia a scuotermi:«Taehyung-ah!», chiudo forte gli occhi finché non la smette, ma quando li riapro niente è più come prima.
«Youjin! Smettila di muoverti così tanto e fare rumore o sveglierai tutti gli altri passeggeri» mi ammonisce mia madre. Mi rendo conto di essere ancora sull'aereo e che quello di prima era solo un sogno. Mi guardo intorno e la gente sta ancora dormendo. Per fortuna non ho gridato anche nella realtà, penso. Mia madre si rimette la mascherina sugli occhi per dormire ancora un po'. Sospiro frustrata e mi passo una mano sulla guancia. Osservo il dorso ed è umido. Ho pianto? Guardo fuori dal finestrino e il cielo è dipinto di celeste e giallo, un debole sole spunta timido dalle nuvole che circondano l'aereo e non fanno vedere l'oceano sottostante.
Lo schermo sul sedile davanti al mio indica la traiettoria che è già stata fatta e mi avverte che mancano poche ore all'atterraggio. Non appena alzo un po' di più lo sguardo, noto una faccetta tra i due sedili anteriori guardarmi con dei grandi occhi. Anche se è solo un bambino, mi mette molto a disagio e gli faccio cenno con la mano di girarsi dall'altro lato e dormire. E, quando si accorge che stavo parlando con lui, spalanca ancora di più gli occhi e si rimette seduto composto.
Ritorno a guardare fuori dal finestrino, infilo le cuffiette nelle orecchie e la prima canzone che parte è Where the sea sleeps dei Day6, il viso di Taehyung compare di nuovo nella mia mente.
Dopo qualche ora atterriamo in aeroporto, prendiamo le vostre valigie e usciamo nel parcheggio dove ci aspetta una macchina da cui esce un uomo sulla quarantina. Paul vi si avvicina e lo saluta con una pacca sulla spalla e un sorriso a trentadue denti. Devono essere molto intimi per salutarsi in questo modo, penso stupita.
«Youjin, lui è William, un amico di Paul e un nostro collega di lavoro. Fa parte delle risorse umane e magari, chissà, se gli fai una buona impressione, quando ti laureerai potrai fare un colloquio con lui per entrare nell'azienda» mi dice mia madre guardando quell'uomo con un sorriso e salutandolo con una stretta di mano.
«Nice to meet you. My name is William and you are Yesoo's** daughter, aren't you?», si presenta l'uomo porgendomi una mano.
«Yes, my name is Youjin. Nice to meet you, too» esclamo imbarazzata inchinandomi. William ritira la mano e ridacchiando entra in macchina. Paul si siede sul sedile anteriore, mentre io e mia madre ci sediamo nei posti dietro. Iniziano a parlare del viaggio e di lavoro, così mi estraneo come sono solita fare. Guardo fuori dal finestrino e mi ritornano in mente i bei momenti passati qui con i ragazzi che ho conosciuto. Devo chiamarli, penso felice.
Dopo qualche ora, finalmente arriviamo a casa di Paul. William parcheggia l'auto davanti ad un palazzo:«Here we are!», mia madre mi fa cenno di scendere dall'auto.
Vado per prendere la mia valigia dal portabagagli, ma Paul mi precede:«Don't worry, Youjin», mi rivolge un sorriso sincero. Non deve essere così male, penso.
Mia madre mi fa strada, lasciando indietro i due uomini intenti a scaricare la macchina. Chissà quanto tempo ha passato in questa casa. Prende le chiavi dalla borsa e apre la porta. Si muove con molta tranquillità, come se avesse sempre vissuto qui con Paul.
La casa è arredata in modo moderno, ma con qualche tocco di antico, come i lampadari o il tavolino affianco al divano. In soggiorno c'è un bellissimo camino bianco con sopra delle foto e un quadro. Mi stravacco sul divano sistemando meglio il cuscino dietro la schiena, ma mia madre subito mi ammonisce:«Youjin, siediti composta. Non farti vedere così da Paul e William», mi fa cenno con le mani mentre mi guarda male.
«Ma non devo fare come se fossi a casa mia?» la prendo in giro cercando di farla ridere, ma l'unica risposta che ottengo è lei che rotea gli occhi infastidita mentre si prepara una tisana.
Dopo essersi tolta il cappotto all'entrata, si è diretta in cucina dove da un cassetto ha tirato fuori un pentolino. Lo ha riempito d'acqua e messo su un fornello per portarla a bollore. Poi da un altro cassetto ha preso delle bustine, non so che gusto. Mentre aspetta che sia pronta, mi raggiunge in soggiorno dove si pianta di fronte a me:«Alzati, ti mostro la tua stanza.»
Faccio come mi ha detto e mi mostra anche il resto della casa. La camera dove dormirò, ovvero quella degli ospiti, si trova proprio di fianco a quella dove dormiranno mia madre e Paul. Non è molto grande, ma abbastanza da contenere un letto matrimoniale. Sopra di esso vi sono sistemati mille cuscini, color ocra, blu notte o verde bosco. In un angolo della stanza vi è un bellissimo specchio con una cornice in oro dove sicuramente farò delle foto.
Il campanello suona e mia madre corre ad aprire ai due con le valigie. La raggiungo e li aiuto prendendo la mia e andando a sistemarla in quella che sarà la mia futura camera. Mi fa strano pensare di trasferirmi qui e forse non ho ancora realizzato in pieno la situazione. Mi siedo sul letto e guardo fuori dalla finestra. Dà sul vialetto costellato di piccoli alberi. Il cielo è sereno e il sole picchia sull'asfalto. È così strano pensare che in questo momento a Seoul si congela e qui a Los Angeles sembra estate. Le persone vanno in giro con i pantaloncini e al massimo una felpa. Spero di essermi ricordata di mettere qualche cosa di più leggero in valigia.
«Youjin», ritorno alla realtà grazie alla voce di mia madre. Mi volto di scatto verso di lei, è appoggiata allo stipite della porta:«Se sei stanca per il viaggio, riposati un po'. William è andato via, io e Paul andiamo a fare delle compere e poi torniamo per pranzare insieme. Per te va bene rimanere a casa da sola?», annuisco. Sarò anche in una città nuova, ma sono abituata a stare sola. Mi sorride, forse le piace l'idea che mi trasferirò qui con lei. Ma io sono certa di quello che sto facendo?
Nel pomeriggio decido di avvisare Shawn che sono arrivata a Los Angeles e che trascorrerò qualche giorno qui. Magari mi può aiutare a trovare una buona accademia di danza.
Shawn è un ragazzo che ho conosciuto durante le vacanze estive e siamo diventati amici fin da subito. È lui che mi ha portato per la prima volta alle lezioni della signorina Smith e mi ha insegnato qualche passo di danza. È stato sempre molto gentile e simpatico con me, mi ha fatto visitare la città e mi ha fatto conoscere i suoi amici. La cosa che più adoro di lui, però, sono i suoi capelli, neri come la poce, folti e mossi. Ricordo che, quando si stendeva su di me, glieli giocavo in continuazione. Poi si lamentava per il fatto che glieli facessi cadere e scoppiavamo a ridere.
Me
Indovina chi starà per qualche giorno a L.A.?Gli scrivo aggiungendo la faccina da angelo.
La risposta arriva quasi immediata.
Shawn
Guarda chi si risente!
Non vedo l'ora di rivederti, Youjin.
Spontaneamente spunta un sorriso sul mio viso quando leggo il suo messaggio.
Me
Dove mi porti?
Shawn
Una passeggiata sul molo di Santa Monica?
E poi ti compro un churro.
Dice inviando la faccina con l'occhiolino. Sa come corrompermi.
Me
Ci sto!
Shawn
Mandami la tua posizione.
Contenta di fare di nuovo un giro sulla mia piccolina?
Si riferisce alla sua adorata Cadillac Eldorado che suo nonno gli ha regalato. Ovviamente rossa e sempre lucente. Le darà la cera ogni qualvolta che non è alle prove a ballare.
Gli scrivo che non aspettavo altro e che lo attendo con ansia, prendendolo in giro.
Lancio il cellulare sul letto facendolo rimbalzare. Apro la valigia e scelgo cosa mettermi. Le temperature sono decisamente più alte rispetto a quelle di Seoul in questo periodo dell'anno. Tiro fuori un vestito molto semplice color panna e vi indosso una felpa verde militare al di sopra per non sentire freddo.
Scendo le scale del palazzo e, non appena apro il portone, vedo Shawn appoggiato con le braccia incrociate sulla sua auto che guarda la strada alla sua sinistra. Poi osserva la sua auto e avrà notato una macchiolina sul lato del cruscotto perché va subito a pulirla con la manica della maxi felpa che indossa. Chiudo il portone alle mie spalle, ma non si accorge di niente finché non mi schiarisco la voce. Si volta verso di me e spalanca gli occhi, poi sul suo viso compare un sorriso enorme che va da un orecchio all'altro. Mi corre incontro ed io faccio lo stesso. Mi prende in braccio e mi fa volteggiare:«Youjin, sembra essere passata un'eternità da quando te ne sei andata» esclama mettendomi per terra. Mi guarda da capo a piedi e si passa una mano tra la folta chioma:«Sono felicissimo di rivederti.»
«Anch'io, Shawn», rimaniamo impalati a fissarci, «Beh, che aspettiamo ad andare?!» esclamo un po' in imbarazzo.
«O-oh, sì, certo. Andiamo», ci avviciniamo alla sua macchina e mi apre la portiera, «Madame» dice facendomi ridere. Entra anche lui in auto e tira fuori un disco con su scritto Estate 2020:«Ho masterizzato tutte le canzoni che abbiamo ascoltato quando sei arrivata qui», sgrano gli occhi felicemente sorpresa, gli prendo il disco dalle mani e lo inserisco nel lettore cd. La musica parte e ci avviamo anche noi in direzione Santa Monica.
«Sapevo che ti saresti addormentata!» esclama Shawn ridendo mentre scende dall'auto dopo aver parcheggiato vicino al molo.
«Ehi, sono appena arrivata da un viaggio di undici ore e il mio sonno non è stato dei più tranquilli» mi giustifico alzando le mani innocentemente, ma subito mi ritorna in mente il sogno che ho fatto su Taehyung, il suo dolce viso, e improvvisamente sento una morsa allo stomaco.
«Hai fatto un incubo o ti sei sentita male?» mi chiede preoccupato mettendosi al mio fianco.
«Diciamo entrambi. Penso di aver spaventato anche un bambino» e alle mie parole Shawn scoppia a ridere senza più smettere.
«Allora, come mai ti trovi di nuovo qui a Los Angeles? È solo per Natale?» chiede mentre camminiamo. I gabbiani volano sopra di noi e il loro suono riecheggia per tutta la spiaggia.
«Mi trasferirò qui con mia madre», Shawn si ferma improvvisamente, mi volto verso di lui e ha gli occhi spalancati per lo stupore.
«C-cosa?» deglutisce, «Ti trasferirai qui a Los Angeles?» domanda per conferma. Annuisco sorridendo e il mio amico urla entusiasta attirando gli sguardi delle persone lì vicine:«E perché?»
«I miei genitori hanno divorziato.»
«Oh, mi dispiace», il suo entusiasmo viene rimpiazzato dal dispiacere.
«E allontanarmi da Seoul mi farà soltanto bene», la voce mi trema nel dire queste parole. Shawn mi osserva con un sopracciglio alzato capendo che c'è qualcosa che non va.
«Youjin» mormora avvicinandosi a me, «C'è qualcosa che non va?», alla sua domanda i miei occhi iniziano a bruciare. Abbasso lo sguardo per non far fuoriuscire le lacrime.
«Penso sia arrivato il momento di un churro» dico guardandolo con gli occhi lucidi. Assottiglia le labbra per poi cingermi le spalle e camminare verso il chioschetto.
«Ti hanno nascosto che erano fratelli?» ripete sconcertato.
«Già» mormoro addentando l'ultimo morso del mio churro. Cerco di togliere lo zucchero dalle mie mani, ma invano. Shawn mi porge un fazzoletto e lo ringrazio con un sorriso.
Il riccio si gratta il capo cercando di capire la situazione:«Sono dei pazzi. Come hanno potuto farti questo?», vedendo che le sue parole non mi aiutano, mi prende una mano, «Sei qui per dimenticarlo, vero?», lo guardo negli occhi e annuisco semplicemente. Continua a fissarmi per poi mordere il suo churro:«Tu lo amavi?» mi chiede con la bocca piena.
Lo amavo? O lo amo ancora?, penso. Il mio cuore sa la risposta, ma la mia testa vorrebbe che non fosse quella.
«Basta parlare di Taehyung. Ora voglio godermi il pomeriggio qui con te» esclamo cercando di eliminare ogni traccia di tristezza. Gli mostro un sorriso sincero e scatta in piedi anche lui. Mi prende per mano e corriamo lungo il molo. Mi sporgo dalla ringhiera in legno, il sole si riflette sull'acqua accecandomi la vista. Una leggera brezza ci scompiglia i capelli e scoppiamo a ridere non appena vediamo come ci ha ridotti.
Camminiamo sulla spiaggia fino ad arrivare a Venice Beach. La sabbia è morbida sotto i miei piedi nudi. Il tramonto tinge di arancione il cielo.
«Quando mi porti dalla signorina Smith? Voglio rivederti ballare» dico sorridendo.
«Youjin, non c'è bisogno che aspetti», fa partire una canzone qualsiasi dal suo cellulare e inizia a ballare. Dopo un po' lo seguo anch'io e ci mettiamo a ballare insieme in mezzo alla spiaggia come dei cretini. Ci buttiamo per terra ridendo. Mi volto verso di lui e cerco di togliergli la sabbia dai suoi bellissimi ricci. Osserva i miei gesti con attenzione.
«Mi è mancato tutto questo, questa spensieratezza...» mormoro sorridendo.
«Anche a me sei mancata molto», avverto una strana atmosfera calare tra noi due. Shawn si alza in piedi all'improvviso:«Andiamo, ti riporto a casa o si farà tardi», si gratta il capo a disagio. Poi mi porge una mano, l'afferro e mi aiuta ad alzarmi. Ci scambiamo un sorriso imbarazzato e ci incamminiamo verso la sua macchina.
Shawn parcheggia sotto il palazzo di Paul:«Spero di rivederti presto» mormora con un dolce sorriso. Lo guardo sorridendogli anch'io.
Mi sporgo verso di lui e appoggio delicatamente le mie labbra sulla sua guancia:«Grazie, Shawn», scendo dall'auto e mi saluta sventolando la mano. Cosa è questa sensazione che provo?
* Anche noto come sushi coreano, a base di riso e verdure a cui si può aggiungere carne o pesce, il tutto avvolto dall'alga nori. La tradizione vuole che venga preparato dalle mamme e portato dai loro figli come merenda per una gita fuori casa o un picnic.
** Yesoo è il nome della madre di Youjin.
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