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Capitolo 20

Dopo aver salutato la signora Yong, raggiungo la segreteria dove ad aspettarmi c'è la signorina Yoon. Sventola il mio cellulare in aria rimproverandomi con lo sguardo:«Youjin, cosa hai combinato perché possa essere accaduto?», mi porge il cellulare e glielo prendo inchinandomi.
«Grazie, signorina Yoon», lo schermo è pieno di notifiche, «Ho letto un messaggio.»
«Stai più attenta la prossima volta o spegni il cellulare. Non ha smesso di vibrare nemmeno per un attimo!» esclama ritornando al suo lavoro.

M'incammino verso casa e nel mentre leggo i messaggi. Innumerevoli messaggi sul gruppo del club di Musica in cui parlano di dovermi sostituire se non torno alle prove. Sospiro combattuta.
«Sono tornata» esclamo chiudendo la porta d'ingresso alle mie spalle. Noto i miei genitori parlare tra di loro civilmente in soggiorno e, dopo il divorzio e le ultime liti che hanno avuto, sembra tutto molto strano.
«Youjin!», mia madre mi saluta dal divano, «Vieni, siediti qui accanto a me», mi fa cenno di accomodarmi. Appendo il cappotto all'appendiabiti e lascio le scarpe e lo zaino sul pavimento dell'ingresso. Mi avvicino a lei e mia madre mi guarda con uno strano sorriso.
«Dimmi, mamma» le chiedo guardando confusa mio padre seduto sulla poltrona.
«Ho pensato molto a quello che il giudice ha deciso e forse non ho reagito benissimo alla notizia», osserva le sue mani giocherellando con gli anelli, «Vorrei proporti una tregua. Io e tuo padre ne abbiamo parlato in queste settimane e penso che siamo arrivati ad un giusto accordo.»
Mi sistemo meglio sul divano per ascoltare meglio quello che vuole dirmi:«Cosa intendi dire con tregua, mamma?» le chiedo assottigliando gli occhi.
«So benissimo che il giudice ha deciso di dare la tua tutela a papà, ma vorrei che venissi a festeggiare il Natale con me e Paul in America e magari vedere se c'è un college o un'accademia in cui poter studiare quello che più ti piace», mia madre trattiene il respiro, come se facesse strano anche a lei ciò che ha appena detto. Infatti, spalanco gli occhi stupita per la proposta così fuori dai suoi schemi.
Mio padre, osservando la mia espressione, scoppia a ridere:«Amore, non c'è bisogno che ci guardi in questo modo. Io e tua madre ci siamo confrontati sulla questione e abbiamo deciso che, se lei – dice indicando mia madre – vuole che ti trasferisca in America con lei, devi essere tu a decidere come continuare i tuoi studi. Ci sono molti college validi in cui insegnano Musica o delle accademie di danza, magari puoi sentire anche i tuoi amici con cui sei stata quest'estate» esclama mio padre con un grande sorriso stampato in faccia.
Mi hanno colta letteralmente alla sprovvista, non mi sarei mai immaginata che mia madre accettasse una cosa del genere. E, infatti, continua a guardarmi con un sorriso non molto soddisfatto. So che aveva altri piani per la mia vita. Poi, all'improvviso mi ritorna in mente la sera in discoteca e:«Va bene.»
Mia madre mi guarda con gli occhi spalancati:«Come Youjin?»
«Verrò in America con te e cercherò un'accademia lì» dico con un mezzo sorriso.
«Sei sicura?» mi chiede mio padre, capendo che qualcosa non va.
La mia mente non fa altro che ritornare a quello stesso episodio:«Sì, ne sono certa.»
Mia madre scatta in piedi:«Bene, mi fa piacere che hai preso questa decisione», mi fissa, ma subito distoglie lo sguardo non appena sentiamo un cellulare vibrare.
«È il mio» esclama mio padre per poi leggere il messaggio che ricevuto, «Ora, scusatemi, ma devo ritornare a lavoro», stringe la mano a mia madre prima di andare via. Sembrano così distanti, come se fossero due semplici colleghi di lavoro. Tutti gli anni passati insieme sono svaniti in un attimo. Come è possibile che accada una cosa del genere?
«Youjin, vado anch'io. Paul mi sta aspettando» dice mia madre accarezzandomi un braccio, «Sono contenta della decisione che hai preso», un debole sorriso scompare immediatamente. A volte mi chiedo perché mi voglia così tanto insieme a lei essendo poi così fredda con me. Apre la porta d'ingresso per poi uscire e mi ritrovo sola.
«Andrò in America» mormoro tra me e me, «Inizierò una nuova vita in America», vado in camera, accendo il computer e inizio a cercare qualche accademia di danza.
All'improvviso il cellulare, che ho appoggiato sulla scrivania, vibra. Mi alzo dal letto e vedo chi è. Sono dei messaggi di Mina e Koosung. Il mio cuore batte all'impazzata. Forse speravo in qualcun altro, penso. Mi hanno chiesto se stasera volessi uscire con loro per andare a mangiare in un pub. Accetto l'invito e spengo il cellulare. Inizio a prepararmi e mi vesto carina. Chissà come sarà uscire con loro due ora che stanno ufficialmente insieme, penso.

Non appena sono pronta, prendo le chiavi ed esco di casa. Mina mi ha inviato l'indirizzo del pub, prendo la metro per non fare troppa strada a piedi da sola e, non appena mi ritrovo davanti, bei ricordi riaffiorano nella mia mente. È lo stesso locale del mio primo appuntamento con Taehyung. Sospiro e una nuvoletta di vapore caldo si crea davanti al mio viso. Entro nel pub e un cameriere mi viene incontro:«Buonasera, signorina. Ha prenotato?»
«Buonasera. Sono con dei miei amici», mi guardo intorno e vedo Mina e Koosung agitare una mano verso la mia direzione, «Eccoli, sono loro» dico indicandoli con un gran sorriso.
«Prego, si accomodi», lo ringrazio per la gentilezza e raggiungo i miei amici.
«Youjin, finalmente sei arrivata!», Mina si alza e mi abbraccia.
«Per fortuna perché la tua amica stava già incominciando a lamentarsi» esclama Koosung salutandomi, «Ho tanta fame! Mi mangerei un bue intero! Perché non prendiamo intanto qualcosa?» la imita con una voce stridula e Mina incrocia le braccia sotto al seno facendo la finta offesa mentre mi sbellico dalle risate.
«Ah, volevi mangiare senza di me, eh?!» esclamo dandole un buffetto sul braccio.
«Mea culpa», alza le mani, «Ma ora ordiniamo!»

Mentre ci incamminiamo verso casa, decido di comunicare loro la notizia:«Vuoi davvero trasferirti in America?» mi chiede Mina con voce triste, «E che ne sarà di noi?», mi guarda con gli occhi lucidi.
«Noi staremo sempre insieme. Possiamo sempre fare le videochiamate e saremo sempre in contatto» la conforto.
«Youjin, sai benissimo che non sarà la stessa cosa!» esclama con voce stridula.
«Mina, calmati» la ammonisce Koosung, «Come mai hai deciso di andare via?» mi chiede prendendo sottobraccio la sua ragazza.
«Non riesco a sopportare quello che è successo. Non mi capacito che mi abbiamo mentito su... quello» dico guardando di fronte a me.
«Ma non sai perché hanno deciso di fare in questo modo. Dovresti dar loro la possibilità di dirti tutta la verità.»
«Non ce la faccio, Koosung. Solamente sentire il suo nome, mi mette i brividi. È come se non li abbia mai conosciuti veramente, mi sento presa in giro.»
«E noi che c'entriamo in tutto questo?» piagnucola Mina.
Mi volto verso di lei e vederla così mi rattrista:«Mina, non fare così!», l'abbraccio forte, «Ho bisogno di staccare da questa città e questa vita. Non ho detto che non tornerò più. Magari vivere lì in America mi farà schifo e tornerò correndo da te» esclamo sorridente e Mina mi guarda con occhi speranzosi.
«Allora, spero che non ti troverai bene!» urla alzando un dito in aria in maniera infantile.
Koosung la spintona scherzosamente:«Non fare l'egoista!» l'ammonisce di nuovo, «Youjin, non sono d'accordo con la decisione che hai preso, ma se ti farà bene, spero che in questo modo riuscirai a superarlo», mi rivolge un sorriso. Lo abbraccio amichevolmente mentre Mina incrocia le braccia sotto al seno corrucciando la fronte e scoppiamo a ridere.

Passare il tempo con i miei amici mi ha fatto dimenticare per un po' Taehyung e tutto quello che è accaduto, nonostante ci trovassimo in quello stesso pub. Mi è sembrato di ritornare indietro, quando eravamo solo noi, l'imbattibile trio, così ci chiamava Koosung.
«Youjin, stai bene?» mi chiede Mina mentre infilo la chiave nel portone.
«Sì» rispondo semplicemente.
«Vuoi che rimanga a dormire con te?»
«No, non ti preoccupare», noto Koosung infilare le mani nelle tasche dei jeans, come se fosse impaziente di combinare qualcosa, «Penso che il tuo amato abbia altri progetti per voi due», ci voltiamo verso di lui contemporaneamente e vedendo la sua espressione agitata e combattuta ridacchiamo tra di noi.
«Per qualsiasi cosa, chiamami», mi accarezza un braccio e va via insieme a Koosung che mi saluta con un sorriso furbo.
Ora il problema, però, sorge quando mi ritrovo in camera da sola, o meglio, assieme ai miei maledetti pensieri. In queste settimane ho avuto più volte la tentazione di scrivergli, ma poi mi ritrovo il suo messaggio: se decidi di non vederci più, lo capisco. Voglio davvero non vederlo più? Mi ritorna in mente la sera alla Seoul Tower e istintivamente prendo il mio diario. Quando sono tornata a casa quella notte, avevo disegnato un cuore viola. Lo trovo e senza volerlo qualche lacrima bagna la pagina. Tento di asciugarle, ma invano. Escono sempre più copiose. Scaravento il diario per terra e mi butto sul letto in un pianto disperato finché non mi addormento.

Durante le lezioni non riesco a prestare attenzione, ignoro gli ammonimenti dei professori e ogni vano tentativo di Mina di farmi tornare in me. Al contrario non smetto di guardare fuori dalla finestra, seguire il percorso della neve che cade dalle alte nuvole bianche sparse nel cielo grigio e appoggiarsi morbida sul prato della scuola. All'improvviso, destandomi dai miei mille pensieri, suona la campanella dell'ora di pranzo. Mina mi prende a braccetto e Koosung mano nella mano, e insieme ci dirigiamo in mensa. Ci sediamo in un tavolo libero, purtroppo non molto distante da quello di Taehyung. Per tutto il tempo cerco di non guardare nella loro direzione, ma la brama di rivedere di nuovo il suo viso è troppo forte. Mi volto verso il loro tavolo e noto immediatamente Taeri infilzare controvoglia con le bacchette il kimchi nella ciotolina sul suo vassoio. Ha un'espressione perennemente assente, quasi malinconica, assorta nei suoi pensieri. Subito davanti a lei c'è Taehyung, ha le sopracciglia crucciate e, mentre mangia, osserva incessantemente la sorella di fronte a sé. Non riesco a smettere di guardarlo, mi mancano le sue labbra, mi mancano i suoi occhi scherzosi, mi manca il suo sorriso. Dov'è finito?, penso. E nel frattempo che ritornano in mente quei bei momenti insieme, mi accorgo che Taehyung si è voltato verso di me. I suoi occhi sono così penetranti, mi ricordano la festa a casa loro. Noto solo ora che sono diversi, uno con una doppia palpebra e l'altra senza. Son così belli, ma subito distolgo lo sguardo. Mangio frettolosamente le ultime cose rimaste e ripongo il vassoio nel carrello vicino alla cassa. Vado per andarmene, ma qualcosa o, meglio, qualcuno mi afferra per il polso. Mi volto verso di lui e riconosco immediatamente i capelli corvini. È Jungkook.
«Possiamo parlare?» mi chiede mormorando. Il suo sguardo sembra preoccupato, così annuisco:«Vieni, seguimi», continua a mantenermi per il polso e, prima di uscire dalla mensa, mi volto di nuovo verso il loro tavolo e vedo Taehyung guardarci accigliato e seguirci con lo sguardo.

Ci sediamo sulle scale che portano in palestra:«Perché non stai più venendo alle prove, Youjin?» mi chiede immediatamente senza alcun giro di parole.
«Davvero me lo stai chiedendo, Jungkook?» rispondo forse in modo un po' troppo acido.
«La storia di Taehyung e Taeri non deve interferire con il club. Stai rallentando le prove», si gira verso di me e mi guarda negli occhi, «Voglio essere sincero con te, Youjin. Tutti noi sapevamo che erano fratelli e, se non te lo abbiamo detto, non è perché non ci fidavamo di te, ma non era compito nostro dirtelo. Però, non sono qui per parlare di loro», sospira e poi riprende, «Sappiamo benissimo entrambi quanto questo club sia importante per te e non puoi buttare all'aria quest'opportunità. Se sei stata scelta, è perché hai talento.»
«Da quel che ricordo avevate scelto Taeri e poi Taehyung ha fatto entrare anche me» lo interrompo bruscamente.
«Siete entrambe molto brave e lo sai bene. Avevamo il limite di scegliere solo una persona, ma per te Taehyung ha fatto un'eccezione. Gliel'hai mai chiesto il motivo?» e la sua domanda scuoto la testa in segno di negazione, «Smettila di fuggire in questo modo, insegui il tuo sogno. Ci saranno sempre persone che ti faranno soffrire in futuro, anche persone a te vicine», si bagna le labbra secche mentre continuo ad ascoltarlo attentamente, «Taehyung e Taeri hanno avuto i loro motivi per averti tenuto nascosto il fatto di essere fratelli. In questi mesi tu stessa hai potuto vedere quanto siano riservati, so che Taehyung ti ha detto di suo padre e di sua madre», spalanco gli occhi sorpresa, «Me lo ha detto lui e lo sapevamo solo noi sei. Ti ha portato nella casa sull'albero: sai da quanto tempo non ci andiamo tutti insieme?», Jungkook prende le mie mani nelle sue vedendomi agitata e sul punto di scoppiare in lacrime, «Youjin, non devi allontanarti dalle persone a cui vuoi bene e che te ne vogliono. Taehyung e Taeri, ma anche tutti noi, te ne vogliamo molto», mi sorride incoraggiandomi, ma abbasso lo sguardo non appena avverto una lacrima bagnarmi il viso, «Non sono delle persone false o meschine, tutto quello che fanno proviene dal loro cuore. Anche se a volte Taehyung non mostra i suoi sentimenti, sappi che è sempre stato sincero. Il fatto di averti nascosto di essere fratelli non cambia minimamente quello che siete diventati ora. Se ti avesse detto fin dall'inizio che Taeri era sua sorella, non lo avresti più amato?»
Alzo immediatamente il capo, la sua domanda mi lascia sorpresa:«Come fai a saperlo?»
Jungkook sorride ridacchiando:«Come faccio a sapere che lo ami? Te lo si legge in faccia, Youjin. E anche Taehyung prova lo stesso per te», subito mi copro il viso con le mani per nascondere tutte le lacrime che sto versando, «Sai perché tengo molto a quei due?»
«N-no, perché?» chiedo singhiozzando.
«Loro sono per me la mia seconda famiglia. Quando ero in ospedale, sai perché i miei genitori non sono venuti?» mi chiede rabbuiandosi.
«Ricordo che Taeri mi aveva detto che non potevano venire, o qualcosa del genere.»
«Beh, la realtà è un po' diversa. Non potevano venire perché non ci sono più. Sono orfano, i miei genitori sono morti in un incidente stradale prima che io iniziassi le superiori», sospira nuovamente.
«Jungkook, mi dispiace. Non lo sapevo», gli prendo le mani e il corvino mostra un piccolo sorriso.
«Taehyung si trovava a casa mia quel giorno» continua, «Il telefono di casa squillò e ricevetti la notizia. L'autista di un camion era sotto l'effetto di droga e sbandò sulla strada andando a finire sulla corsia dei miei genitori. In quel frontale persero la vita entrambi, sul colpo. Non ebbi nemmeno il tempo di dir loro che li amavamo o semplicemente dar loro un abbraccio» dice tirando su col naso, «Fu allora che decidemmo di trasferirci a Seoul, in un appartamento tutto nostro. Sono la mia seconda famiglia. Cercavamo di confortarci a vicenda, ma, mentre io e Taeri cercavamo un modo per andare avanti, Taehyung stava imboccando una strada diversa. Incominciò a fumare, se ne stava da solo tutte le notti nella casa sull'albero, incominciò a frequentare quella Misun che non fece altro che peggiorare la situazione», mi ribolle il sangue quando sento il suo nome, «Ma da quando sei arrivata tu, Youjin, è ritornato il Taehyung di prima», con gli occhi lucidi Jungkook mi accarezza una guancia, «Ti prego, Youjin. Torna da noi. Manchi a tutti, i ragazzi ti rivogliono vedere ballare, a Taeri manca la sua unica amica e a Taehyung manchi tu», alle sue ultime parole scoppio in lacrime e Jungkook mi abbraccia forte stringendomi al suo petto.
La campanella suona per avvertirci dell'inizio delle lezioni. Il corvino lascia andare la presa e prendo un grosso respiro. Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano:«Jungkook», mi guarda speranzoso, «Non ce la faccio a dimenticare», scatto in piedi e il corvino mi segue, «Parto per l'America» sbotto seria.
«Come?», mi guarda confuso Jungkook.
«Passerò il Natale in America e cercherò un college di Musica dove studiare l'anno prossimo.»
«Youjin, non puoi-...» cerca di avvicinarsi a me, ma mi allontano d'istinto.
«Non posso fare finta di niente. Ho bisogno di cambiare aria.»
«Youjin, ti prego. Non fare così», si avvicina nuovamente, ma mi allontano di più.
«Jungkook!» esclamo irritata, «Non insistere, per favore.»
Sospira frustrato:«Quindi, non ci sarai per il loro compleanno?»
Spalanco gli occhi:«Il compleanno di Taehyung e Taeri?»
«Sì, è il 30 dicembre. Con i ragazzi avevo pensato di far loro una festa a sorpresa e portarli alla casa sull'albero», infila le mani nelle tasche dei pantaloni, «Sarebbe bello se ci fossi anche tu.»
«Jungkook, io-...»
«Okay, ho capito, Youjin. Non insisto. Però, ricordatelo», lo guardo per un po' prima che se ne vada via lasciandomi sola sulle scale.

Esco dalla scuola insieme ai miei amici: oggi non ci sarà alcun club, decisione del preside.
«Youjin, oggi Koosung mi porta a cenare fuori. Vuoi venire con noi?» mi chiede Mina raggiante camminando a braccetto col suo ragazzo.
«Ragazzi, per questa volta passo. Sono indietro con i compiti e devo impegnarmi per alzare la media» dico assottigliando le labbra e mettendo le mani nelle tasche del cappotto.
«Sicura? Se è per noi, non devi crearti alcun problema» esclama Koosung tranquillizzandomi.
«Non preoccupatevi, devo studiare e non posso rimandare.»
Scherziamo e ridiamo finché non usciamo dal portone della scuola. Saluto i miei amici che si allontanano mano nella mano e scambiandosi un bacio affettuoso, mentre la mia attenzione viene subito rapita da due persone appoggiate al muro dell'edificio.
Mi volto verso di loro incuriosita, ma avrei voluto non essere lì in quel momento.
Noto immediatamente quei fastidiosissimi capelli rossi di Misun: si sta attorcigliando una ciocca di capelli attorno alle dita mentre mastica rumorosamente una gomma. Il suo viso viene coperto dal fumo che tenta di scacciare con la mano e ridacchiano, come quando due persone ricordano nostalgicamente un momento felice del passato vissuto insieme. Quel fumo proviene dalla sigaretta del ragazzo che è in piedi davanti a lei. Quanto vorrei che non fossi tu, Taehyung, penso. Il mio cuore si spezza in mille pezzetti. Mi accorgo che Taehyung diventa subito serio e inizia a parlare con Misun, ma non riesco a capire quello che si stanno dicendo. La rossa rotea gli occhi annoiata, ma, non appena si accorge del mio sguardo su di loro, spunta un ghigno perfido sul suo viso.
Me la vuoi far pagare ancora, vero?, penso innervosendomi, Non ti è bastato che ci siamo già allontanati?
Misun si stacca dal muro e si avvicina pericolosamente a Taehyung che la osserva confuso senza fare niente. Rimane fermo davanti a lei, le braccia stese lungo il corpo e la sigaretta ancora in mano che si consuma in fretta a causa della brezza invernale. Taehyung la osserva dall'alto mentre la vipera si avvicina sempre di più al suo viso e il moro sogghigna di nuovo aspirando dell'altro fumo dalla sigaretta e buttandolo fuori girandosi dall'altro lato.
«Smettila di fare così» l'ammonisce con un ghigno alzando il tono della voce.
«Sennò che succede?», ridacchia Misun ed io stringo forte gli occhi come per dimenticare quella scena. Come può Taehyung farmi una cosa del genere? Dopo tutto quello che è successo... sei proprio un bastardo, penso. Di Misun non posso dire niente perché già sapevo fosse così stronza, soprattutto dopo quello che ha combinato.
«Youjin!» mi sento chiamare e mi volto immediatamente verso quella direzione. Taeri cammina verso di me, ma non voglio parlarle. Non ora. Noto Misun sogghignare divertita, si appoggia di nuovo al muro e riprende ad attorcigliare la stessa ciocca di capelli quando lo sguardo confuso di Taehyung si sposta da lei, guardando prima la sorella e poi me. I miei occhi iniziano a pulsare per le lacrime che tento di non far uscire. Mi osserva incessantemente come se volesse capire come mi sentissi, ma lo sa già benissimo. La rossa, intanto, vedendomi così, ride compiaciuta:«Ops!» riesco a leggere il suo labiale. Taehyung si gira verso di lei innervosito e getta violentemente la sigaretta per terra per poi dirle qualcosa, ma non riesco a capire. Le loro figure sono per me come ovattate, in una bolla lontana da me.
«Youjin», Taeri è vicina a me, ma non le do retta e corro via da quel posto urtandole una spalla.

Arrivo nel vicolo buio vicino casa mia. Mi accascio per terra e inizio a piangere tutte le lacrime che ho trattenuto. Il mio corpo inizia a tremare e singhiozzo rumorosamente come fanno i bambini:«Taehyung, mi hai già dimenticata?» mormoro tra me e me, «Tra tutte le persone che potevano rimpiazzarmi perché hai scelto proprio lei?»
«Youjin!», scatto sorpresa in piedi con la faccia gonfia per il pianto. Vedo Taeri appoggiarsi sulle ginocchia affaticata mentre riprende fiato. È corsa fin qui per parlarmi?, penso.
«Taeri, c-che ci fai qui?» le chiedo con la voce rotta.
«Sei scappata via e mi sono preoccupata per te», si avvicina a me, «Mi sono accorta solo dopo la causa per cui lo hai fatto», appoggia le mani sulle mie spalle prima di abbracciarmi stretta a sé.
Scoppio di nuovo in lacrime mentre la stringo forte:«Perché, Taeri? Perché?»
Mi accarezza la nuca:«Youjin, non c'è niente tra di loro. Credimi.»
«Devo crederti, Taeri?», la allontano da me spingendola via, «Davvero mi dici che ti devo credere dopo tutto quello che è successo?», mi metto le mani nei capelli per poi voltarmi dall'altra parte.
«Youjin, non è come credi. Lasciami spiegare», si piazza di fronte a me per non farmi camminare.
«Spiegami, allora» esclamo frustrata, «Perché mi avete tenuto nascosto il fatto che tu e Taehyung siate fratelli?», incrocio le braccia al petto.
«Non fare così, Youjin. Non attaccarmi in questo modo se non sai le ragioni per cui ho deciso di farlo», mi guarda con la fronte corrucciata.
Abbasso la testa e respiro profondamente per calmarmi. Aver visto Taehyung e Misun insieme mi ha spezzato il cuore:«Sì, hai ragione scusami.»
«Ti va di fare una passeggiata?» mi chiede speranzosa.
Sembra sia passata un'eternità dall'ultima volta che siamo state insieme. Questo suo riavvicinamento improvviso mi prende alla sprovvista e sento un calore nel corpo. Mi ritornano in mente tutti i momenti che abbiamo passato insieme, a partire dalla preparazione per la selezione, quando tutto è iniziato, fino alla sera in discoteca quando ho scoperto che è la sorella di Taehyung.
Mi rabbuio un po', ma scuoto la testa per scacciare i pensieri:«S-sì, va bene.»

Arriviamo nel giardino condominiale dove Jungkook ha perso i sensi e ci sediamo sotto al gazebo.
«Mi dispiace se ho cercato di evitarvi in ogni modo» sbotto d'impulso.
«Hai avuto le tue buone ragioni, Youjin. Non devi scusarti» mormora con lo sguardo basso, «Anzi, quella che dovrebbe farlo sono proprio io.»
«Perché me lo avete tenuto nascosto?»
«Era diventata un'abitudine. Avevo paura che, se mai mi avessero preso nel club di Musica, tutta la scuola avrebbe pensato che la loro scelta non fosse imparziale. Sono la sorella di Taehyung, uno di quelli che ha creato il club di Musica. Era ovvio che scegliessero lei, queste sarebbero state le parole che avrei sentito per tutto il tempo. Non volevo metterli in cattiva luce e tanto meno sentirmi dire parole alle spalle.»
«Non ti avrei mai giudicata per questo. Quindi, perché me lo hai tenuto nascosto?»
«Non ho mai avuto delle amiche. Tu sei stata l'unica che io abbia mai avuto nella mia vita e non volevo allontanarti da me» esclama in lacrime e vederla in questo stato mi fa male, «Mio padre era un uomo crudele. Non era in grado di avere una famiglia, era perennemente ubriaco fradicio. Tornava dal suo solito bar maleodorante e, quando aveva la giornata storta o capitava qualcosa di futile che non gli andava a genio, picchiava mia madre e, quando non era soddisfatto, incominciava a picchiare anche me. Nessuno voleva fare amicizia con una bambina piena di lividi, pensavano vivessi in mezzo alla strada o chissà che altro», Taeri non smette di piangere mentre parla. Si copre il viso con le mani ed io l'abbraccio a me.
«Taeri, mi dispiace tanto. I-io non avrei mai pensato niente del genere» cerco di dire singhiozzando.
«Taehyung era solo un bambino. Cosa poteva fare contro un uomo della sua stazza?» sospira profondamente come per allontanare la tristezza di questo momento, «Arrivò il giorno in cui nostra madre non ce la fece più e morì. Il suo corpo era gracile e i pugni, i calci o gli schiaffi di mio padre erano troppo forti per lei. Fu spintonata talmente forte che sbattè la testa allo spigolo del tavolo in cucina. C'era così tanto sangue che tutti raggelammo, non doveva fare quella fine. Non se lo meritava» quasi grida disperata sulla mia spalla e le lacrime escono imperterrite, «Quell'uomo era un codardo e scappò di casa lasciandoci da soli. Taehyung chiamò la polizia e, quando lo trovarono ubriaco steso in un angolo della strada, lo presero e lo sbatterono in carcere. Per non andare in orfanotrofio, essendo minorenni, decidemmo di prendere l'emancipazione e ci trasferimmo a Seoul», non riesco a dire o fare niente se non continuare ad ascoltare Taeri, «Taehyung c'è sempre stato per me, ma volevo riuscire a cavarmela da sola per una volta nella mia vita. E così gli ho chiesto di non dire in giro che eravamo fratelli. Se mi fosse successo qualcosa, me la sarei vista da sola. Quando ho visto che mi parlavi e che finalmente avevo un'amica, ho cercato di allontanare il mio passato per creare un nuovo presente, diverso e migliore. Youjin, non volevo mentirti.»
«Taeri», sono senza parole, «Ora ho capito perché lo avete fatto», mi volto verso di lei e le sorrido calorosamente, «Ora dobbiamo prometterci una cosa» le dico alzando il mignolo.
«C-cosa?» chiede lei con la voce rotta.
«Dobbiamo dirci sempre la verità e non dobbiamo piangere più», ridiamo con le labbra tremanti e Taeri afferra il mio mignolo col suo.
«Lo prometto!» e mi stringe in un caldo abbraccio.

«Cosa farai per Natale?» mi chiede mentre l'accompagno a casa.
«Parto per l'America insieme a mia madre e Paul.»
«Ti hanno affidato a lei, quindi?» mi chiede bloccandosi rattristita.
«No, il giudice ha dato la tutela a mio padre» le comunico e Taeri tutta sorridente mi salta al collo abbracciandomi.
«Non devi più farmi scherzi del genere!» esclama dandomi un buffetto sul braccio, «E perché vai in America?»
«Mia madre vuole che passi il Natale lì con loro, per farmi ambientare quando andrò a studiare lì.»
«Studiare lì?» mi chiede confusa.
«Sì, ho deciso di andare via da Seoul per un po'.»
«Youjin-...», mi prende una mano.
«Mi dispiace, Taeri», abbasso lo sguardo sfilandole la mano, «Ho capito il motivo per cui me lo avete tenuto nascosto, ma non ce la faccio.»
«Ma-...»
«Non riesco a guardare Taehyung in faccia. Ogni volta mi ritorna in mente quella sera in discoteca. Ha preso a pugni un ragazzo e avrò sempre Misun in mezzo» le dico guardandomi attorno.
«Non devi preoccuparti di Misun.»
«Come fai ad esserne così certa? Te lo ha detto lui?»
«No, non parla più con nessuno» mormora Taeri abbassando lo sguardo, «È tutto il tempo fuori casa, non sappiamo dove vada o cosa faccia», sentire questo di Taehyung mi fa spezzare il cuore, ma subito la mia mente inizia a farsi mille film mentali. Magari sta trovando conforto tra le braccia, o meglio le gambe, di Misun.
Intanto arriviamo sotto il loro palazzo che guardo a lungo e una scarica di brividi percorre tutta la mia schiena al ricordo di quello che vi ho passato e che non capiterà più.
«Youjin», Taeri cattura la mia attenzione, «Vuoi davvero andare via?»
«Sì, ho già preso la mia decisione definitiva.»
«Va bene», guarda per terra, «Se ti renderà felice, lo capisco», alza il capo e i suoi occhi sono tristi, così come il mio cuore. È una ferita troppo grande che non si può rimarginare in poco tempo.
«Mi dispiace, Taeri, ma devo dimenticare tuo fratello. Pensavo di star creando con lui qualcosa, ma forse era solo nella mia mente» sospiro frustrata, «Ora vado» la saluto e aspetto che entri nel portone. Mi allontano da quella casa e osservo da lontano il loro terrazzo.
Addio, Taehyung.

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