Capitolo 19
Il giorno dopo ho cercato in tutti i modi possibili di evitare tutti quanti, Taehyung, Taeri e i ragazzi compresi. Sono arrivata a scuola più in ritardo del solito cosicché non potessi incontrare nessuno per i corridoi, beccandomi un rimprovero dal professore d'Inglese. È stato stranamente gentile: gira voce che si sia finalmente dichiarato alla professoressa di Matematica e qualcuno li ha visti cenare insieme in un ristorante molto elegante. Da allora è come se fosse una persona diversa.
«Signorina Lee, le ho sempre detto che non deve arrivare in ritardo durante le mie ore» disse con voce leggermente alterata quando entrai in classe e senza distogliere lo sguardo dalla lavagna su cui stava scrivendo.
«Mi scusi, professore. Ho avuto dei problemi ieri sera e questa mattina non ho sentito la sveglia» esclamai inchinandomi.
«Ora si sieda e segua la lezione. Non ha tempo da perdere», lo guardai sorpresa. Non mi aspettavo questa risposta da lui. Così mi andai a sedere al mio posto sotto gli occhi sbalorditi dei miei compagni che subito iniziarono a vociferare sulla relazione dei due professori. Il signor Jung sbattè le mani sulla scrivania e urlò:«Basta parlare o vi mando tutti dal preside», non era cambiato affatto, il suo era stato solo uno sbalzo d'umore.
Non sono andata in mensa, ma ho mangiato di nascosto nell'aula di Arte, dove Mina va a frequentare il club, e i miei amici mi hanno fatto compagnia.
«Lo sai che evitandoli non concludi niente, vero?» disse Koosung masticando il panino che gli aveva preparato Mina.
«Koosung ha ragione. Devi parlare con loro, o almeno con Taeri. Avranno avuto delle giuste motivazioni per avertelo tenuto nascosto» disse la mia amica puntandomi le bacchette di metallo contro, «Forse è legato alla storia dei loro genitori. Non deve essere stato semplice per loro vivere tutta quella situazioni ad un'età così giovane. Inoltre, prima di conoscerti non l'avevo mai vista in compagnia di qualcuno», mise in bocca del riso, «Ora che mi ci fai pensare, ricordo che una volta l'ho vista in mensa mangiare da sola che si guardava attorno. Sembrava triste ed impaurita», non riuscii ad immaginarmi Taeri così, lei che è una ragazza sempre allegra.
«Non me la sento di parlarle. Ieri è stato un incubo e non solo per aver scoperto chi è la sorella di Taehyung» mi chiesi come fosse finita la rissa, se si fosse fatto male o se stesse bene.
Ho cercato di andare subito dritta in classe senza girare per i corridoi o cercando di evitare i posti in cui avrei potuto incontrarli, fin quando non arrivò il momento dei club.
Cammino velocemente nel corridoio della mia classe, voglio andarmene da questa scuola. Non presto attenzione a chi mi sta intorno e vado a sbattere contro qualcuno.
«Youjin», la voce di Taeri irrompe nelle mie orecchie obbligandomi a fermarmi. Mi giro verso di lei e il sorriso che aveva stampato sul viso scompare vedendo i miei occhi lucidi. Sapevo di non essere ancora pronta ad affrontarla:«Youjin, cosa è successo?», si avvicina a me, ma mi allontano immediatamente e Taeri diventa confusa.
«Davvero mi chiedi cosa sia successo?», assottiglio gli occhi.
La mora sbatte repentinamente le palpebre:«Non ricordo niente di quello che è successo ieri sera. Jungkook ed io abbiamo bevuto un po' prima di venire in disco-...»
«Tu e Taehyung siete fratelli, vero?» la interrompo bruscamente. Voglio saperlo da lei, voglio sapere perché non me lo hanno detto prima.
«Youjin, c-cosa stai dicendo?» balbetta Taeri colta di sorpresa.
«Dimmelo, Taeri. Siete fratelli tu e Taehyung?», la guardo supplichevole. Gli occhi si riempiono sempre più di lacrime e inizio a vedere sfocato.
«Sì, Taehyung è mio fratello» risponde secca, come se fosse stufa di dovermelo nascondere. La guardo intensamente, chiudo gli occhi per non vederla. La sento sospirare e avvicinarsi a me, ma di nuovo mi allontano.
«Perché me lo avete tenuto nascosto? Non vi fidate di me? Ho fatto qualcosa di sbagliato per cui non me lo avete detto?» inizio a fare domande a raffica in preda alla disperazione.
«No, Youjin. Non è affatto come la pensi tu» tenta di parlare Taeri.
«Lo sa perfino Misun. È stata lei a dirmelo e non voi. I-io-...»
«Youjin», la mia amica mi prende per un polso cercando di calmarmi, ma senza riuscirci.
«Ti reputavo la mia migliore amica, mi fidavo di te.»
«Ed è lo stesso per me, Youjin. Devi credermi. Se Taehyung ed io non telo abbiamo detto, è perché ormai ci avevamo fatto l'abitudine. Siamo entrati in questa scuola senza dire niente a nessuno, solo gli altri ne erano a conoscenza», anche gli occhi di Taeri diventano lucidi, forse non si aspettava una reazione del genere.
«E perché nasconderlo? Dopo tutto quello che abbiamo passato, io davvero non capisco», Taeri rimane in silenzio abbassando lo sguardo. Il tempo sembra fermarsi. Non proferisce alcuna parola, così decido di andarmene via da lì.
«Youjin» sento la voce rotta di Taeri mentre mi allontano, «Mi dispiace» e una lacrima mi riga la guancia.
Esco dal cancello della scuola e ad aspettarmi fuori vedo Taehyung. Non appena mi vede, getta per terra la sigaretta che stava fumando. Ha ripreso a fumare?, penso mentre distolgo lo sguardo da lui e m'incammino verso casa.
«Youjin» esclama camminando verso di me, «Youjin, aspetta», mi prende per un polso per farmi voltare verso di lui.
«È così?» sbotto infuriata e delusa.
«Youjin, fammi spiegare», sfilo il polso dalle sue mani bruscamente.
«È così?» ripeto guardandolo negli occhi.
«Sì», fa male sentirlo dire da lui perché io lo amo veramente. È stata la prima persona che ho mai amato nella mia vita e la prima che mi ha spezzato il cuore.
Taehyung mi guarda triste e mi stringe forte a sé. Cerco di respingerlo via tirandogli dei pugni sul petto, ma ogni mio sforzo è vano. Scoppio in lacrime e non posso fare a meno di sentirmi bene tra le sue braccia, ma provare queste emozioni per lui, in questo momento, mi fa stare solo peggio.
«Devo andare», Taehyung mi lascia andare e sento il mio cuore frantumarsi sempre più.
Rientro a casa e la luce della cucina è accesa. Mi sento la testa così pesante che non saluto nemmeno. Vado dritta in camera mia chiudendo la porta alle mie spalle. Il tempo di stendermi sul letto che la voce di mia madre si fa sentire per tutta casa:«Youjin, vieni subito in cucina», entro nella stanza e seduti attorno al tavolo ci sono lei e Paul immerso in alcuni documenti di lavoro.
«Dimmi, mamma» mormoro stanca prendendo una sedia per sedermi.
«Non ti sedere, rimani in piedi», la sua richiesta mi lascia confusa, «Ho chiamato la scuola per sapere come stessi andando.»
«Non ti sei mai preoccupata di chiamare la scuola.»
«Non m'interrompere» risponde secca, «Ho parlato con la signora Yoon, mi pare, ed era entusiasta quando le ho chiesto di te.»
«Non sei contenta?» le chiedo sarcastica.
«Non prenderti gioco di me, signorina» dice puntandomi un dito contro, «Sono rimasta molto sorpresa quando ho scoperto che mia figlia mi ha mentito», alle sue parole deglutisco nervosamente.
«Cosa intendi dire?»
«Non sei iscritta al club di Matematica Avanzata, bensì quello di Musica. Ti sei divertita a Los Angeles con quegli artisti di strada alle nostre spalle, vero?», spalanco gli occhi. Non ci posso credere che sappia tutto.
«Mamma, posso spiegarti-...»
«Non mi spiegherai un bel niente, ora farai quello che dico io. Incomincia a fare le valigie perché vieni a vivere con me in America e scordati dei tuoi amici e del tuo stupido hobby, entrerai in azienda con me», scatta in piedi mia madre sbattendo una mano sulla superficie in legno, ma proprio in quel momento entra in cucina mio padre sbattendo dei documenti sul tavolo.
«Non farai un bel niente, cara. Il giudice ha deciso di dare a me l'affidamento di nostra figlia», mia madre lo guarda confusa e infastidita al tempo stesso.
«Come ha potuto affidarti Youjin?» esclama sfogliando i fogli stampati.
«Sono appena tornato dal mio avvocato e mi ha dato il responso finale del giudice. Dovresti cambiare avvocato se ancora non te lo ha comunicato il tuo» risponde lanciandogli una frecciatina. Mia madre prende il cellulare dalla tasca del tailleur e scorre le notifiche sullo schermo. Prende il cappotto dall'attaccapanni ed esce da casa.
Quando la porta d'ingresso sbatte, Paul, ignaro di tutto, sobbalza:«What happened?»
«I think you'd better go» gli intima mio padre indicandogli l'uscita.
Mi lascio andare sulla sedia e inizio a leggere quei documenti, cercando di capirci qualcosa.
«Sei contenta?» mi chiede mio padre. Lo guardo negli occhi e scoppio a piangere:«Oh piccina mia, non pensavo avresti reagito in questo modo.»
«Ti voglio bene, papà» riesco a dire singhiozzando.
«Anch'io, tesoro. L'importante è che tu sia felice» tenta di asciugarmi il viso, ma non smetto di piangere perché sono felice di rimanere a Seoul, ma non tanto quanto avrei voluto, «Mi dispiace che in tutti questi anni io e la mamma non ti abbiamo permesso di coltivare una passione. Amavo così tanto tua madre che volevo fare di tutto per renderla felice, per far sì che le cose andassero come lei desiderava, ma non mi sono accorto di rendere infelice te – mio padre mi guarda dall'alto mentre mi abbraccia – e anche me. Scusami.»
«Papà, non devi scusarti di niente. Sono felice che ora sai tutto, mi dispiace avervi nascosto questo lato di me, ma dovevo farlo, era la mia ultima occasione» dico tra i singhiozzi e mi stringe più forte. Dopo quello che è successo voglio rimanere davvero a Seoul?
♪
Sono giorni, o forse settimane, che non vado più alle prove, che non vedo più i ragazzi, che non parlo più con Taeri. Spesso hanno provato a chiamarmi, ma non ho mai risposto.
«Youjin, ieri mi ha chiamato di nuovo Taeri per sapere come stessi e Hoseok vuole che ritorni a provare con loro» mi sussurra Mina dal suo banco affianco al mio cercando di non fare troppo rumore. Non le rispondo. Ogni volta che il viso di Taehyung e Taeri compare nella mia mente ripenso a tutto quello che è successo. A volte mi capita di pensare a quella foto che vidi dopo la festa a casa loro. Quella foto strappata da un lato, mi piacerebbe sapere chi fosse.
A riportarmi nella realtà è il mio cellulare vibrare nella tasca. Sullo schermo compare un messaggio da parte di Taehyung che fino ad ora non si è fatto mai sentire.
Taehyung
Youjin, so che sei arrabbiata con me.
Se decidi di non vederci più, lo capisco, ma dammi modo di spiegare.
Non appena finisco di leggere il messaggio, i miei occhi diventano lucidi. Io voglio rivederlo ancora, voglio rivedere il suo adorabile sorriso quadrato, voglio sentirmi protetta tra le sue braccia, ma non riesco a guardarlo in faccia.
«Signorina Lee», la professoressa si avvicina al mio banco e mi sfila il cellulare dalle mani.
«Mi scusi, professoressa. Era una questione di famiglia» tento di inventare una scusa, ma inutilmente.
La professoressa osserva il messaggio sullo schermo, infrangendo ogni forma di privacy:«Non credo che sia una questione familiare. Quindi, le sequestro il cellulare e potrà riaverlo solo dopo aver aiutato la signora Yong in biblioteca», sbuffo per la punizione ricevuta. La signora Yong è una vecchia donna che sarebbe dovuta andare in pensione molto tempo fa, ma il preside la considera come parte integrante della scuola e le ha concesso di prendersi cura della biblioteca scolastica.
Grazie Taehyung, penso rimuginando sul suo messaggio.
Saluto i miei amici e mi incammino verso la biblioteca. Si trova in un'ala della scuola isolata, dove non va mai nessuno. Ormai con la tecnologia a portata di mano nessuno prende in prestito alcun libro. La signora Yong si è sempre lamentata di ciò, ha cercato in ogni modo di avvicinare i ragazzi ai libri, ma non ci è mai riuscita. Apro la porta, ma all'interno è tutto buio. Una flebile luce al neon illumina la stanza, ma i mobili scuri rendo tutto più cupo.
Della signora Yong non vedo nemmeno l'ombra, così decido di chiamarla:«Signora Yong, sono Lee Youjin, mi hanno mandata per aiutarla», nessuno mi risponde e cala il silenzio, «Signora Yong?» la chiamo nuovamente muovendomi tra gli scaffali, «Signora Yong!»
«Mi scusi, chi è questa bella giovinotta?», sussulto per lo spavento quando alle mie spalle spunta dal nulla la bibliotecaria.
«B-buonasera, signora Yong. Sono Lee Youjin, sono stata mandata per aiutarla» esclamo agitata inchinandomi profondamente.
«Oh, sì sì. La signorina Yoon mi aveva avvisata di una giovinotta in punizione» dice con voce tremante agitando un dito in aria. Cammina lentamente verso altri scaffali mentre aspetto che mi dia i compiti da fare. Passa qualche minuto, ma la signora Yong non dice niente.
Così decido di seguirla:«Signora Yong, come posso aiutarla?»
«Oh, giusto. Me ne ero dimenticata!», s'incammina verso un piccolo stanzino in fondo alla stanza, «Qui c'è tutto il materiale per pulire gli scaffali. Mi raccomando usa la cera per il legno, deve essere lucidissimo!» esclama scomparendo nel buio della biblioteca.
Quella donna è strana, penso. Apro la porta dello stanzino e prendo uno spolverino, una pezza e la cera. Inizio a spolverare gli scaffali vicini, la polvere mi fa bruciare un po' gli occhi e... e... eccì! Tiro su col naso e riprendo le mie mansioni.
«Signora Yong, ho finito di pulire gli scaffali. Posso fare altro?», mi avvicino verso la vecchietta intenta a riporre dei libri su un carrellino.
«Capiti giusto a pennello, giovinotta!», questo nomignolo mi fa sorridere, «Puoi sistemare questi libri? Con la vecchiaia la mia schiena incomincia a fare cric croc. Ahia ahia, la mia povera schiena!» esclama la signora Yong massaggiandosela e andandosi a sedere su una poltroncina.
Prendo gli ultimi libri che erano rimasti sul tavolo e li metto sul carrellino.
Inizio a sistemarli in base alla categoria, i pochi libri che vengono letti sono quelli di Letteratura Inglese, come William Shakespeare, James Joyce o Virginia Woolf. Sotto tutti questi libri trovo dei vecchi annuari, risalgono agli anni dei miei genitori. Lo sfoglio e trovo le loro foto dell'ultimo anno: quando ero piccola, chiedevo sempre loro come si fossero conosciuti e mio padre mi raccontava di quando si nascondevano in biblioteca per stare un po' di tempo in più insieme, di quando la mamma gli preparava il pranzo e lo mangiavano insieme nel terrazzo della scuola. Mi ritorna in mente di quando raggiunsi lì Taehyung dopo che il professore d'Inglese mi cacciò dalla classe per essere arrivata in ritardo. Continuo a sfogliare l'annuario e trovo la foto di un uomo il cui volto è uguale a quello di Taehyung, forse un po' più spigoloso. Il cognome è lo stesso e di fianco a lui la foto di una donna sorridente. Sembra dolce e gentile, ha gli stessi occhi di Taeri.
«Devono essere i loro genitori» mormoro sottovoce tra me e me.
«I signorini Kim erano una coppia deliziosa», la signora Yong mi fa sobbalzare nuovamente sbucando dietro le mie spalle, «Soprattutto lei: amava leggere e ogni giorno veniva a farmi visita per aiutarmi a sistemare oppure per discutere riguardo le sue nuove letture. Il signorino Kim era un giovanotto silenzioso e riservato, non amava molto parlare. Non sono mai riuscita ad inquadrarlo bene, ma la signorina mi diceva sempre di amarlo tanto.»
«Ha continuato ad avere contatti con loro?» le chiedo mentre mi sfila l'annuario dalle mani.
«Dopo il diploma, la signorina Kim decise di scrivermi delle lettere. Le piaceva molto e un giorno ricevetti la notizia che portava in grembo un bambino», sorride come una nonna che parla dei propri nipoti, «Oh accidentaccio! Erano due gemelli, sì due gemelli» esclama agitando un dito davanti al viso, «Si sono fatti proprio belli, la ragazza mi ricorda molto la madre.»
«Quindi, lei li conosce?»
«Non molto. Quando si sono sposati e hanno avuto dei figli, i signorini Kim si sono trasferiti in periferia, lontano dalla città, e la signorina Kim mi scrisse di rado finché non smise. Non ebbi più nessuna notizia da lei né dal marito», la signora Yong sospira frustata, «Ora che mi ci fai pensare la signorina Kim non mi parlava mai del marito, nemmeno una virgola.»
«D'allora non li ha più sentiti?» le chiedo.
«L'ultima notizia che ho della signorina Kim è stato il suo necrologio», tira su col naso commossa, «Era proprio una brava ragazza, troppo giovane per morire.»
«Sa la causa della sua morte?» e la signora Yong scuote la testa in segno di negazione.
Sospira nuovamente e chiude l'annuario:«Questo lo metto a posto io, giovinotta. Può andare anche a casa, hai fatto un ottimo lavoro», lo ripone in uno scaffale qui vicino.
«La ringrazio per la chiacchierata, signora Yong», la saluto inchinandomi.
«Grazie a te, giovinotta. Ricordami il tuo nome?» mi chiede assottigliando gli occhi.
«Youjin, Lee Youjin.» le rispondo con un sorriso.
«Youjin, prenditi cura del piccolo Taehyung», mi sorride calorosamente accarezzandomi una guancia ed io rimango sorpresa per le sue parole, «E grazie a te! Era da molto tempo che questa vecchia bacucca non parlava con una giovinotta» esclama per poi scomparire tra gli scaffali al buio. Dovrei seguire il consiglio della signora Yong?
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