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Capitolo 1

«Lee Youjin!», mi sento chiamare dal cancello della mia scuola, la Seoul High School. Mi volto per vedere chi sia e, non appena la vedo, le corro incontro.
«Mina! Mi sei mancata tantissimo» le dico abbracciandola. Lei è Mina, la mia migliore amica fin da piccola. È un po' più bassa di me, magrolina, capelli color cioccolato con una frangetta che lascia intravedere la fronte pallida e guance paffute.
«Devi raccontarmi tutto. Come è andata negli Stati Uniti? Ci sei stata per tutte le vacanze estive* e nemmeno un messaggino», fa una faccia arrabbiata troppo carina, difficile da crederci. Quest'anno la mia famiglia ha deciso di fare una vacanza in America per migliorare il mio inglese così da aggiungere abilità in più nel curriculum per l'università. Vorrebbero che studiassi in America per poter ampliare le mie doti lavorative, ma quello che voglio fare nella vita è la ballerina. Quando ero lì in America, durante il corso di inglese ho conosciuto dei ragazzi che frequentavano una scuola di danza e mi hanno portato con loro alle lezioni, abbiamo ballato insieme e mi sono sentita bene con me stessa, con gli altri. Penso di non essere mai stata così socievole con degli estranei.
«È stato spettacolare. Era tutto come nei film: le spiagge, la sera nei locali, i negozi, ma soprattutto i ragazzi. Dio quanto erano belli, ma anche molto simpatici», poi le racconto del corso e delle lezioni di danza mentre ci cambiamo le scarpe.
«Sì, certo. Ma passiamo alle cose serie. È vero che hanno tanti muscoli? Sei andata in spiaggia con loro? E come-...»
«Chi è che ha più muscoli di me?», spunta all'improvviso Koosung, il nostro migliore amico, un ragazzo più alto di noi, che si vanta sempre di andare in palestra per diventare più grosso quando in realtà è asciutto. La campanella suona:«Mina, sei sempre la solita! E, Koosung, in America i ragazzi hanno più muscoli» dico sfacciata e continuando a ridere.
«Ehi, non mi prendere in giro!» dice Mina mettendo di nuovo il broncio.
«Vedi che in queste due settimane ho sollevato giorno e notte pesi. Ho due spalle giganti!» grida Koosung mostrandoci i risultati ottenuti. Io e Mina ci mettiamo a ridere e, a braccetto, ci incamminiamo verso l'Auditorium.

Ogni anno, alla fine delle vacanze invernali ed estive, il nostro preside fa un discorso di buon inizio per augurarci un semestre migliore di quello precedente. Questo è l'ultimo anno delle superiori e potremo scegliere un nuovo club a cui iscriverci per avere dei crediti in più. Ci saranno di nuovo le selezioni per entrare nel club di Musica e, dopo l'esperienza in America, ho capito che quella è la mia strada e la seguirò fino alla fine. Non voglio più reprimere le mie passioni, voglio essere libera di esprimermi nella forma che più amo, la danza. L'unico problema sono loro, il mio tormento, le persone più arroganti, saccenti, che solo perché sono belli tutte le ragazze corrono dietro di loro: i BTS, ragazzi a prova di proiettile. Che presuntuosi! Li detesto, non fanno altro che camminare per i corridoi a testa alta, con quell'aria...
Oh, ecco! Come si dice? Parli del diavolo e spuntano le corna. Nemmeno se li avessi chiamati. All'improvviso nel corridoio principale tutti gli studenti si ammassano sugli armadietti per lasciar loro libero il passaggio: è come se fossimo in un film, in una scena a rallentatore. Le ragazze che li mangiano con gli occhi e schiamazzano tra di loro; i ragazzi con lo sguardo invidioso e di ammirazione nei loro confronti; perfino la bidella si ferma a guardare la scena, forse un po' titubante su ciò che sta avvenendo. E poi ci sono io: affianco Mina li guarda con gli occhi lucidi e Koosung ha un'aria di sfida.
«Che cosa hanno loro più di me? Anch'io sono bello, muscoloso» afferma il mio amico e se ne va in classe infastidito. Mina lo rincorre, li seguo con lo sguardo, ma rimango sola, in mezzo al corridoio. Mi giro per godermi un altro po' la scena, ma, non appena mi volto, li ritrovo a due passi da me e, come se niente fosse, mi passano affianco, schivandomi e squadrandomi dalla testa ai piedi. Mi sento molto osservata, così mi stringo nelle spalle, abbasso lo sguardo per un secondo e, quando lo alzo, i miei occhi incrociano i suoi. Color cioccolato fondente, penetranti e misteriosi, è come se mi sfidasse a tenergli testa; il tempo si è fermato e, infine, eccolo. Un angolo della sua bocca rosata si alza in un ghigno. E via. Scompare insieme agli altri.
Rimango quasi... stupita. Sento il respiro che mi si è bloccato in gola. Gli occhi secchi che iniziano a bruciare. Non mi sono mai imbattuta in loro come oggi, ma dovrò farci l'abitudine se voglio passare la selezione. Questo è ciò che conta di più.
Sento le persone mormorare riguardo a quanto è appena successo. Avverto i loro sguardi su di me e la cosa non mi piace per niente.
La seconda campanella suona e scuote tutti, ricordandoci di andare in classe.
Salgo le scale e mi dirigo verso il primo piano dove c'è la mia classe. Come al solito, sono in ritardo e la professoressa inizia a sbraitare contro di me, ma faccio finta di non ascoltarla e mi siedo al mio posto accanto a Mina.
«Me ne vado un attimo per rincorrere questo idiota e la mia migliore amica viene investita dai BTS. È sempre colpa tua!» dice Mina tirando un pugnetto sulla schiena di Koosung, seduto davanti a lei.
«Ehi, cosa c'entro io? Sei tu che sei venuta da me», la professoressa sbatte la bacchetta sulla lavagna, intimandoci di stare zitti e di seguire la lezione.

Le ore successive passano velocemente e, non appena giunge il momento della ricreazione, mi precipito fuori dalla classe verso la bacheca a piano terra. Finite le scale, volgo lo sguardo verso la segreteria e un mucchio di ragazzine strillano vedendo Namjoon, il leader (hanno perfino una gerarchia, guarda te!) dei BTS, che attacca con lo scotch il foglio per iscriversi all'audizione per il loro club.
Cerco di farmi spazio, ma il solo risultato che riesco ad ottenere è quello di essere spinta e scaraventata a terra.
«Vuoi una mano?», sento una voce maschile. Le grida di quelle ragazzine si placano e i loro occhi, sbalorditi e invidiosi al tempo stesso, sono rivolti tutti verso di me. «Stai bene?», di nuovo quella voce. Alzo lo sguardo di fronte a me e lo vedo. È di nuovo lui, Kim Taehyung.
Mi alzo in fretta e mi sistemo la gonna:«No, grazie. Posso farlo da sola» rispondo impassibile.
Si guarda attorno e si accorge che le altre ragazze lo stanno fissando. Infila le mani nelle tasche della giacca e...cosa?! Alza le sopracciglia e si guarda attorno, circondato da tutte le sue fans. È forse imbarazzo quello che prova?
«Ci vediamo in giro» dice semplicemente e se ne va, raggiungendo gli altri suoi compagni in mensa.
Rimango del tutto sbalordita. Che sfacciato! È solo il suo modo di farsi bello davanti a tutte quelle ragazze. E poi so benissimo cavarmela da sola, non mi serve mica un ragazzo per rialzarmi da una caduta!
«Oh, quanto sei fortunata» mi dice una ragazza, «Sarebbe un sogno parlare con lui. Quanto è figo!», tutte le altre annuiscono alla sua affermazione e, dopo aver scritto il loro nome sul foglio, se ne vanno.
Mi avvicino alla cattedra e tutti gli spazi per firmare sono stati occupati. Lo scriverò sotto, sperando si legga bene.
«Youjin! Finalmente ti sei decisa a provarci», lei è la signorina Yoon, si occupa della segreteria e dell'assistenza agli studenti. È molto dolce e si preoccupa sempre di tutti. È giovane e in questi anni ha capito come sono, dopo tutte le volte che ho provato a firmare questo foglio ma non ce l'ho fatta.
«Speriamo che questa sia la volta buona. Ho un po' di ansia per la selezione» le dico sinceramente.
«Non ti preoccupare. Con fatica e impegno, tutto si può ottenere. Ma ricorda», si avvicina, «Ciò che importa di più è la passione e l'amore che ci metti.» Mi sorride, la ringrazio e continua il suo lavoro immergendosi nei documenti.

Raggiungo i miei amici in giardino, dove li vedo seduti sulla panchina sotto il salice piangente.
«Dove sei stata?» mi chiede Koosung mentre mangia il suo sandwich al tacchino.
«Parteciperò alla selezione per entrare nel club di Musica» gli rispondo.
Per poco il mio amico non si soffoca col suo stesso cibo:«Hai intenzione di diventare come quelle ragazzine lecca-culo?»
«Certo che no! Mi interessa poco e niente di loro. Voglio solo ballare, tutto qui» gli rispondo immediatamente.
«Come puoi pensare una cosa del genere di Youjin, Koosung?» mi difende Mina tirandogli un pugno sul braccio.
«L'unico problema è che non so dove fare le prove. Se lo scoprissero i miei, mi metterebbero in punizione per tutta la vita», i miei genitori sono stati sempre contro questa mia passione. Un artista è solo qualcuno a cui non piace lavorare, perché quello che fa può essere solo un hobby che distoglie l'attenzione dalle cose importanti della vita: fare soldi per una vita migliore, così mi dicono sempre.
Per me la danza, invece, non è un semplice passatempo, ma passione, forza liberatrice. È un mondo fantastico dove posso essere chi sono veramente.
«Nel mio palazzo c'è un piccolo locale vuoto. Se vuoi, posso chiedere se te lo prestano per una settimana» dice Mina mangiando il suo yogurt ai frutti di bosco.
I miei occhi subito si illuminano:«Grazie, grazie, grazie! Come farei senza di te», l'abbraccio forte e subito suona la campanella.

Rientriamo nella struttura. Mina mi strattona per la manica dell'uniforme e tutta eccitata:«Youjin, guarda! Sono proprio loro. Mio Dio, cosa farei per stare del tempo con loro» dice mordendosi il labbro inferiore. Noto Koosung infastidito, quest'anno più del solito. Non ci faccio molto caso e mantengo lo sguardo fisso davanti a me.
Improvvisamente, sento un urletto provenire dalla mia amica; mi giro e viene sbattuta da un ragazzo sull'armadietto dietro di lei. Le stringe il polso e le si avvicina maliziosamente.
Mi dirigo con passo svelto verso di lei e subito lo noto. Sì, quel ghigno. È lo stesso.
«Che cazzo fai?» gli urlo contro, togliendo dalla sua morsa Mina. Lentamente sposta lo sguardo dalla mia amica terrorizzata e lo pone su di me. Ciocche di capelli castano scuro ricadono sulla sua fronte.
Lo guardo dritto negli occhi. Non posso dargliela vinta. Si avvicina, spingendomi così verso lo stesso armadietto di prima. Sento il suo respiro sulle mie labbra. Mi alza il mento con l'indice, con un movimento quasi disinvolto.
Non posso e con tutta la forza che ho lo spingo lontano da me, facendolo cadere per terra.
Si rialza immediatamente, si aggiusta la giacca. Mi fissa. Ha uno sguardo diverso da quello di qualche ora fa, più adirato, quasi feroce.
«Dai, Tae. Lasciala perdere. È solo una ragazzina!», si avvicina un ragazzo. È lui che sembra un bambino, penso. È un po' più muscoloso di Taehyung, capelli neri come la pece, mossi e occhi altrettanto scuri. Lo prende per la manica e, notando anche lui il suo sguardo inferocito, gli dà una pacca sulla schiena e gli cinge le spalle, «Andiamo, ragazzi.»
Li guardo accigliata. E dovrei convivere con loro per tutto il semestre?! Non ce la posso fare. Si gira un'ultima volta verso di me. Mi squadra, raddrizza la schiena e con sguardo alto se ne va insieme agli altri, sogghignando.
«Stai bene?» chiedo a Mina. Mi giro verso i miei amici e sembrano quasi pietrificati. I loro sguardi attoniti su di me:«Che avete? Perché queste facce?»
«Sei stata... grandiosa!» esulta Koosung, «Che forza! Hai visto la sua faccia?!», si mette a ridere. Sarà stata una scena esilarante, a quanto pare. Mina è ancora scioccata, ma subito le vengono gli occhi a cuoricino:«M-ma avete visto anche voi, vero?», i suoi occhi si spostano dai miei a quelli di Koosung repentinamente, «Youjin, sei così fortunata! Lui era praticamente a due centimetri da te.»
«Vorrei che mi stesse solo alla larga. E, poi, tu come stai?» le richiedo per cambiare discorso.
«Ah, se fossi stata al tuo posto, mi sarei sentita meglio!» dice andandosene in classe, come se stesse fluttuando.

La giornata è finita e la professoressa ci raccomanda di studiare. Usciamo dal cancello principale. Per fortuna c'è ancora luce e una lieve brezza estiva. Strano, a Seoul c'è solo tanta umidità.
«Vi va di prendere un gelato?» propongo ai miei due amici, stanchi morti.
«Tra un po' ci sono gli incontri per entrare nei club. Comunicheranno tutte le informazioni necessarie ad iscriversi» afferma Mina, «Anzi, penso che abbiamo solo cinque minuti di libertà prima di tornare dentro.»
«I ragazzi di Atletica mi stanno aspettando. Ci vediamo dopo» dice Koosung scappando in palestra.
«Non l'ho mai visto così preso da uno sport» dico sorridendo.
«Vorrà fare sicuramente colpo su qualcuna» dice Mina alzando le sopracciglia, «Vado anche io, ci sentiamo più tardi.»
Alzo lo sguardo verso il cielo per godere un po' di quell'aria inusuale per Seoul.
«Ah!» dice Mina prima di rientrare a scuola, «Se succede qualcosa con quel tipo, Kim Taehyung, voglio saperlo!», fa un sorriso malizioso e la vedo correre per il corridoio.
Cosa potrebbe mai succedere con un tizio sfacciato, arrogante e... puttaniere come lui, penso. Perché ha mai fatto una cosa del genere alla mia amica? Non riesco a spiegarmelo.

Mi incammino verso l'Auditorium e sulla porta vedo un cartellone con su scritto Fighting!. Che inventiva, ragazzi.
Entro e vedo un mucchio di ragazzine eccitate in piena fase ormonale che parlottano fra di loro prima che i rappresentanti facciano il loro ingresso.
Scendo le scale e trovo un posto libero in terza fila, dove mi siedo.
«Ciao» mi fa la ragazza seduta a fianco a me, «Sono Kim Taeri, piacere di conoscerti.»
«Lee Youjin» le dico sorridendo.
«Cosa ti porta in questo club?» mi chiede mentre il mormorio inizia ad aumentare.
«La danza, ovvio» le rispondo, forse in maniera un po' acida.
«Davvero? Non per vedere tutti i giorni le faccine splendide di questi ragazzi?», mi guarda con un sopracciglio alzato, ma noto spuntare un leggero sorriso ironico.
«Penso che questo sia l'obiettivo di tutte le altre ragazze qui presenti» le dico ridendo. Si guarda attorno e si mette a ridere anche lei. Ha una bella risata, risuona in tutto l'Auditorium attirando gli sguardi di qualcuna.
«Mi piaci. Potremmo fare grandi cose io e te in questo club», sembra molto più matura della sua età, soprattutto per il suo modo di fare e di parlare. Sembra una ragazza che ha vissuto tanto. L'ho appena conosciuta, eppure mi sta già simpatica. Le sorrido, ma l'interferenza penetrante del microfono appena acceso interrompe la nostra conversazione.
Il mormorio di sottofondo è taciuto e sono tutti intenti ad osservare, o meglio, spogliare con lo sguardo, i sette membri seduti sul piccolo palco.
Namjoon si alza in piedi:«Prova, prova», dà dei leggeri colpi sul microfono. Si schiarisce la voce e inizia il suo discorso:«Buongiorno, ragazze e ragazzi. Quest'oggi faremo una breve introduzione del nostro club e di come si svolgerà la prova di selezione. Avrete una settimana di tempo per creare, provare e mostrarci una coreografia. Inoltre, come ben saprete, verrà selezionato un solo candidato che potrà poi effettivamente far parte della squadra» afferma sorridendo. Spegne il microfono e lo poggia sul grande tavolo dell'Auditorium. Si siede sulla poltrona ed intervengono alcuni degli altri membri per spiegare meglio in cosa consiste il club e cosa si andrà a fare effettivamente.
«In più faremo una sorta di saggio finale per mostrare alla scuola il duro lavoro impiegato. Ringrazio il preside per averci offerto questa enorme possibilità» dice Taehyung unendo le mani ed inchinandosi verso il preside appena entrato. Che lecca-culo, penso.
Spegne il microfono, ritorna a sedersi sulla poltrona e si mette a scherzare con Jungkook. Quest'ultimo si accorge dei miei occhi su di loro. Dà una gomitata all'amico, indicandogli la mia direzione con il mento. Taehyung volta lo sguardo verso di me e mi fulmina. Lo guardo accigliata finché non vengo riportata alla realtà da Taeri:«Hai avuto per caso dei trascorsi con quel Taehyung?»
«Che cosa?», giro la testa verso di lei.
«Hai avuto una storia con quel ragazzo?», mi guarda con occhi maliziosi.
«Certo che no. È così arrogante» le dico immediatamente. Io con quello là?! Mai.
«Sarà. Ora fuggiamo da qui e usciamo. Vuoi andare a farti un giro?» mi chiede alzandosi in piedi.
Le faccio spazio per passare e la seguo:«Mi dispiace, non posso. I miei amici mi stanno aspettando fuori.»
«Okay, non ti preoccupare. Ma la prossima volta sarai mia» dice sorridendo e puntandomi un dito addosso. «Questo, comunque, è il mio numero. Potremmo creare una coreografia insieme e mostrarla loro. Li lasceremo senza fiato.»
«Ma potranno prendere solo una persona. Come facciamo?» le dico confusa.
«Allora, sarà una sfida fra me e te. Danziamo insieme e, se saremo chiamate per la selezione, prenderanno la migliore», mi porge una mano e un po' titubante, lo ammetto, gliela stringo con una forte stretta che sancisce questo nostro patto.

Tutti escono dalla scuola e al cancello esterno vedo Mina e Koosung.
«Come è andata?» mi chiedono all'unisono.
«Bene, hanno detto tutte cose che già sapevo» rispondo mentre ci avviamo verso casa.
Mi lasciano davanti al portone e Koosung va ad accompagnare Mina a casa sua:«Appena posso, ti faccio sapere per quel locale» mi grida dall'altra parte della strada. Annuisco e li saluto.
Prendo le chiavi dallo zaino, apro la porta e vado in camera. I miei genitori non sono ancora tornati da lavoro: sono i manager di una grande azienda qui a Seoul e sono sempre impegnati in meeting, colloqui, cene di lavoro, e spesso mi ritrovo sola.
Mi svesto, preparo un bagno caldo e aggiungo quantità industriali di sapone all'iris, una delle mie fragranze preferite. Accendo due candele per fare atmosfera e, non appena l'acqua raggiunge la giusta temperatura e si formano le bolle, ci scivolo lentamente. Metto la musica e mi rilasso.
«Spero di passare l'audizione» dico sottovoce, «Nel caso riuscissi, dovrò sopportare quei sette arroganti. Spero che Taehyung non mi renda la vita difficile.»
Chiudo gli occhi e mi faccio trasportare dalla melodia della canzone appena iniziata.

Vengo risvegliata dalla vibrazione del cellulare che interrompe la musica. È una chiamata. Taeri.

* L'anno scolastico in Corea è strutturato in questo modo: si divide in due semestri, marzo-metà luglio e agosto-metà febbraio con due settimane di vacanze tra ogni semestre.

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