CHAPTER 20 || #should not have ♡ past chapter [ M ]
capitolo smut solo per voi!!!
ovviamente a chi non piace o
interessa il genere non c'è nessunissimo
problema perché indicherò
la parte incriminata con un emoticon
di avvertimento, cosicché possiate
saltare quella parte ed andare avanti
con il capitolo :)
spero che il capitolo vi piaccia
TW: scena esplicita di sesso
౨ৎ ˖ ࣪⊹🌷⊹₊ ⋆୨ৎ
• 5 anni prima •
❝<<Ti sei innamorato di un altro?>>
<<Adesso brucerà un po'>>
Shōyō prese dal tavolo da pranzo un batuffolo di ovatta, ci mise su qualche goccia d'acqua ossigenata prima di passarla leggermente sulle nocche screpolate del marito.
Tobio chiuse gli occhi a causa del bruciore mordendosi l'interno guancia. Shōyō soffiò sulla ferita così da rendere sopportabile il bruciore.
Prese una garza bianca e iniziò ad arrotolarla attorno la mano del marito, la legò stretta in modo che non potesse scivolare via.
Shōyō prese la bottiglia di acqua ossigenata e la posò al suo posto nella casetta di primo soccorso, quella che tenevano sempre in bella vista perché Dalai stava imparando a camminare e spesso cadeva facendosi male.
Tobio gli afferrò un polso con la mano libera dalla fasciatura, lo strattonò leggermente verso di lui. Shōyō aveva lo sguardo basso sulle sue ciabatte verdi, non aveva intenzione di aprire bocca, di dare delle spiegazioni quando Tobio doveva sapere già il perché.
<<Per favore, dimmi perché>>
<<È inutile parlarne. Non l'hai capito fin'ora perché dovresti capirlo adesso?>>
Shōyō sospirò sonoramente e si divincolò dalla presa di suo marito con uno strattone leggero.
Si schiarì la gola e chiuse la cassetta con un gesto secco. La prese per la manica e si diresse verso il bagno patronale, dove l'avrebbe poi riposta al solito posto nell'armadietto di legno di quercia.
L'omega poggiò la cassetta al suo posto.
Si avvicinò al box doccia e aprì l'acqua.
Posò una mano sotto il flusso della doccia cercando di regolare l'acqua ideale per una doccia calda.
Chiuse la porta, non a chiave — da bambino rimase bloccato in una stanza del Ministero dove lavoravano i suoi genitori, da allora aveva paura di restare chiuso a chiave in una qualsiasi stanza. Sospirò debolmente, mentre si sfilava il maglioncino verde che aveva indosso e lo gettava nella cesta degli indumenti sporchi.
Si sfilò gli jeans bianchi, i calzini grigi e i boxer bianchi a strisce blu.
Rabbrividì a causa del freddo ed entrò in doccia una volta accertatosi che la temperatura dell'acqua fosse perfetta.
L'acqua calda creò un piacevole contrasto contro il freddo della sua pelle. I capelli riccioluti gli si afflosciarono davanti gli occhi e, sì, domani doveva assolutamente prendere un appuntamento con il suo parrucchiere, cosicché lui e Dalai potessero finalmente tagliarsi quella zazzera ribelle.
I muscoli iniziarono a rilassarsi sotto il getto d'acqua calda. Sì, quella doccia calda se me la meritava proprio. Persino quel rincoglionito del suo cervello si stava rilassando.
⚠️
Sobbalzò leggermente quando sentì due braccia legarsi attorno la sua vita, il viso di suo marito nascondersi nell'incavo del suo collo.
Shōyō sbuffò sonoramente cercando un modo per allontanarlo da lui ma Tobio gli si strinse maggiormente contro.
No, no no e ancora no.
Non poteva giocare così sporco.
Lui aveva preso una decisione e non sarebbe tornato indietro.
Tobio iniziò a lasciargli baci umidi lungo tutto il collo.
Shōyō deglutì sonoramente, poggiò nuovamente le mani su quelle di suo marito per cercare di nuovo di allontanarlo da lui. Doveva allontanarlo prima che perdesse la ragione e ci finisse a letto.
No, non poteva finire in quel modo.
Non doveva finire come tutte le altre volte.
Tobio lo girò di schiena, spingendolo leggermente contro le piastrelle bianche e nere del box doccia. Posizionò le mani ai lati della testa del marito, abbassando nuovamente la testa nell'incavo del suo collo.
Shōyō chiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, perché doveva sempre fare così?
Perché non poteva accettare un rifiuto e basta?
<<Tobio->>
Gemette rumorosamente quando Tobio prese a baciarlo sul petto per poi scendere sempre più giù, una scia di baci umidi che erano partiti dal collo ed erano arrivati al suo pube — Shōyō aveva l'abitudine di depilarsi perché mal sopportava la peluria e così aveva convinto Tobio a fare lo stesso.
Tobio risalì nuovamente verso il collo, questa volta trasformando i baci in una leccata, che fece gemere oscenamente l'omega.
Shōyō si voltò a guardare suo marito, il fiato corto e la bocca aperta ed intenta a prendere grossi respiri. Tobio lo stava osservando con la bocca aperta, prendeva grossi respiri e aveva i capelli appiccicati davanti gli occhi.
Shōyō lo amava, lo amava follemente.
Era andato contro la sua famiglia per lui.
Aveva litigato con suo padre, era andato via di casa per una settimana con un borsone su una spalla, suo figlio in grembo e una coperta sotto braccio. Tobio era partito per il torneo di pallavolo e Shōyō era andato a dormire sotto un ponte per due notti per poi chiedere aiuto a Tadashi.
Se non lo avesse mai amato.
Tutto quello non lo avrebbe mai fatto.
Ma quella storia, la loro storia, non avrebbe funzionato. Non più.
Suo padre aveva sempre avuto ragione. Su tutto.
Bokuto lo aveva avvertito prima che lo accompagnasse all'altare a pronunciare il fatidico sì, gli aveva detto di non sposarlo e che avrebbero trovato una soluzione per il bambino.
Ma lui aveva voluto fare di testa sua come sempre, non aveva voluto ascoltarlo e si era detto deciso a volerlo sposare.
Era andato per la sua strada. E quelli erano stati i due anni più belli della sua vita... ma Tobio non rientrava nel suo calendario di vita, non più ormai.
Lo amava, lo avrebbe sempre amato.
Tobio lo aveva fatto sentire vivo quando tutti gli altri lo avevano fatto sentire morto, vuoto dentro.
Tobio gli aveva donato Dalai, l'amore della loro vita.
E di questo gliene sarebbe stato per sempre grato.
Ma non avrebbe più funzionato.
Non sarebbero durati un giorno in più.
Sarebbe dovuto uscire da quella doccia.
Avrebbe dovuto rivestirsi, prendere tutte le sue cose e andare a dormire a casa dei suoi genitori con Dalai fino alla fine del divorzio.
Non avrebbe dovuto attirarlo a lui.
Non avrebbe dovuto baciarlo fino a perdere il respiro.
Non avrebbe dovuto intrecciare la sua lingua con quella del marito.
Non avrebbe dovuto.
Non avrebbe dovuto.
Non avrebbe dovuto.
Non. Avrebbe. Dovuto.
Ma lo aveva fatto comunque.
Tobio gli afferrò le natiche spingendolo maggiormente contro di lui. Shōyō squittì sorpreso, nel mentre che legava le sue braccia attorno il suo collo. Tobio passò i palmi delle mani dal sedere sodo del marito alle sue cosce e con una leggera spinta fece in modo che Shōyō legasse le gambe attorno il suo inguine.
L'acqua cadeva sulle loro teste, la schiena di Shōyō era ancora pressata contro il muro del box doccia. Gli mancava l'aria, e non riusciva a capire se fosse per il bacio che si stavano scambiando in quel momento o per la possibile reazione che Tobio avrebbe avuto da lì a poco — quella scopata non avrebbe cambiato la sua idea e la sua decisione.
Tobio si staccò dal bacio, un rivolo di saliva che li univa ancora l'uno all'altro. L'alpha poggiò la fronte su quella dell'omega, respirandogli sulla bocca; la fasciatura bagnata mostrava le nocche screpolate e rosse. Tobio sussurrò e Shōyō rabbrividì. <<Dimmi che questo non è un addio>>
Shōyō lo guardò attentamente. Come se stesse soppesando per davvero se rendere quella scopata un addio o un riappacificamento.
Aveva gli occhi lucidi e Tobio non seppe se per l'acqua che continuava a cadere su di loro... o se perché stesse piangendo.
Shōyō si inumidì le labbra, non rispose a quella domanda ma si sporse in avanti e lo baciò ancora e ancora e ancora.
E Tobio capì.
Quello era fottutamente un addio.
Quello era un cazzo di addio.
Shōyō lo stava lasciando con una scopata.
Una misera, puerile scopata. E perdipiù il giorno del suo fottuto compleanno.
Tobio aveva tutta la rabbia che non era riuscito a sfogare quando c'era Dalai accumulata sulla bocca dello stomaco.
Gli stava risalendo in gola, una bile amara bloccata nel bel mezzo della gola. Voleva vomitare.
Lo stava odiando.
In quel fottuto momento lo stava odiando così dannatamente tanto.
Entrò in lui con un gesto secco. Shōyō trattenne il respiro.
Tobio si allontanò dal bacio e nascose la testa nell'incavo del collo di Shōyō, che iniziò a gemere oscenamente ad ogni spinta buttando la testa contro la parete alle sue spalle e stringendo forte le gambe attorno l'inguine di Kageyama.
Shōyō gli strinse le mani sulle spalle. <<To- — un gemito. — Tobio, per favore. Mi sta facendo male tutto questo>>
Tobio diminuì le spinte. Anche se non capiva.
A Shōyō piaceva farlo così.
Non si era mai lamentato.
Kageyama si voltò a guardarlo, cercare di capire cosa stesse pensando.
Shōyō aveva gli occhi chiusi, il labbro inferiore torturato dai denti.
Le guance rosse e le mani che continuavano a stringere le sue spalle.
Non gli stava piacendo. Quel rapporto, quell'ultima scopata, a Shōyō non stava affatto piacendo.
<<S-sto per venire>>
Tobio aumentò le spinte e Shōyō riprese a gemere oscenamente.
Adesso sì, che gli stava piacendo.
Tobio si morse la lingua per tutto il tempo, per non gemere.
Shōyō invece non si pose mai il problema durante tutto il rapporto — Dalai e i suoi nonni sarebbero tornati solo a pomeriggio inoltrato, così come i suoi genitori. Shōyō aveva organizzato una cena di famiglia per festeggiare il compleanno di Tobio, e prima di andare a recuperare Dalai da casa dei nonni Shōyō era passato in pasticceria per comprare una torta e delle candeline al marito.
Non vennero insieme. E questo sorprese entrambi.
Loro venivano sempre insieme. Questione di secondi.
Tobio venne dopo altre tre spinte ben assestate.
Ripresero fiato. Tobio poggiò la fronte contro il muro davanti a lui, Shōyō aprì gli occhi e si voltò a guardarlo. Gli lasciò un bacio sui capelli bagnati.
⚠️
౨ৎ ˖ ࣪⊹🌷⊹₊ ⋆୨ৎ
Tobio si recò in camera da letto mentre con un asciugamano si frizzava i capelli bagnati. Shōyō era uscito prima di lui dalla doccia, si era vestito e si era messo ai fornelli per essere pronto all'arrivo degli ospiti.
Come sempre gli aveva preparato sul letto il completo adatto a presenziare a cena con i coniugi Bokuto. Che grandissima cazzata! Ruotò gli occhi al cielo, aprì l'armadio con un cipiglio nervoso in viso e prese la prima tuta che trovò sotto mano — grigia e consumata. Shōyō voleva lasciarlo? E lui gliel'avrebbe fatta pagare tutta.
Si voltò verso il comodino, e lì lo vide.
Un piccolo pacchetto bianco infiocchettato con del nastro blu.
Proveniva da una gioielleria, era troppo piccolo e delicato per provenire da qualche altro tipo di negozio. Accanto una busta bianca con all'interno — quasi sicuramente — una lettera, o nel peggiore dei casi una lettera dall'avvocato divorzista.
Tobio era tentato, tentato di leggere tutte le stronzate che gli aveva scritto quel coglione del cazzo di suo marito.
Shōyō aveva questa strana abitudine di accompagnare ogni regalo che faceva con una lettera, lo aveva sempre fatto anche con lui — quando erano ancora all'inizio della loro frequentazione.
Ma Tobio non fece nulla.
Non aprì il pacchetto. Non lesse la lettera.
Neppure quando ritornò a vivere con i suoi genitori.
Neppure dopo il divorzio. Non la lesse mai.❞
buon Tobio day a tutti!!!
vi voglio bene tanto tanto
bene, grazie infinite per tutto il
supporto. Siete fenomenali <3
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