CHAPTER 10 || #yes, come on, there's
❝<<Prendiamo le medicine squaletto?>>
<<Nooooo>>
<<Ma come no? E come starai bene se non prendi le medicine che ti ha dato il dottore?>>
<<Dopo. Quando il sole dice ciao ciao>>
<<Quando non c'è più il sole?>>
<<Tì>>
Haruiki scrollò le spalle e abbassò la testa su un cuscino del divano.
La televisione stava trasmettendo un cartone animato di uno squalo e una iena che litigavano per una sirena; Shōyō non ci stava capendo molto ma solo che la iena voleva mangiarsi la sirena e lo squalo voleva invece difenderla, salvandola costantemente.
Il bambino indossava il suo pigiamino a forma di squaletto color verde pastello. Shōyō indossava lo stesso pigiama color azzurro pastello, aveva il cappuccio alzato sulla testa e una ciotola di pop corn coperti da cioccolato fuso tra le mani; sul tavolino in vetro davanti il divano si trovavano due cioccolate calde e una ciotola piena di dolciumi.
Shōyō poggiò la ciotola sul tavolino per poi sedersi sul divano, si voltò a guardare il figlio prendendolo dai fianchi e portandoselo in grembo. Haruiki rise incassando la testa nelle spalle, mentre Shōyō continuava a sorridere e a baciarlo nell'incavo del collo. <<Devi prendere tante medicine ha detto il dottore>>
Haruiki scosse la testa con diversi cenni. <<Nooooo>>
Shōyō gli lasciò un altro bacio sulla testa, prima di prendere il telecomando e decidere di collegare la sua smart tv ad un programma che trasmetteva cartoni animati h24, questi potevano essere scelti anche mediante catalogo. Haruiki aggrottò le sopracciglia voltandosi a guardare il papà — perché il suo papà aveva deciso di cambiargli il cartone animato? <<Adesso papà ti fa vedere un bellissimo cartone animato. Quando Dalai era piccolo piccolo come te lo guardavamo tutti i giorni>>
<<Ci sono gli squali?>>
<<Oh!, ci sono tantissimi squali>>
<<Allora va bene. Dalai quando torna?>>
<<Tra un po'. Vogliamo aspettare lui?>>
<<Tì. Lo vediamo tutti insieme>>
<<Vogliamo andare a preparare una cioccolata calda anche per lui?>>
Haruiki annuì con diversi cenni della testa.
Shōyō gli sorrise dolcemente e lo prese in braccio portandolo in cucina.
Fece sedere il bambino sul banco da lavoro accanto il fornello, gli lasciò un bacio sulla punta del naso e prese tutto l'occorrente per preparare una terza cioccolata calda. Prese un bollitore e aprì una bustina di cacao in polvere, la diede al bambino che subito la versò nel bollitore. Shōyō riempì poi un bicchiere di latte e lo diede al bambino, lo prese in braccio e lo avvicinò al bollitore sul fornello; Haruiki versò il latte e iniziò a girare con il mestolo che gli aveva dato il papà.
Shōyō era vissuto in un ambiente familiare sano.
I suoi genitori erano sempre a lavoro, soprattutto a causa del ruolo che ricoprivano, ma riuscivano comunque a bilanciare il tutto con la massima precisione... più o meno: tornavano in tempo per metterlo a letto e dargli il bacio della buonanotte, quando papà Keiji restava a casa lo aiutava a fare i compiti, giocavano insieme e preparavano il pranzo e la cena. Papà Kōtarō lo accompagnava a scuola tutti i giorni, andava a vedere i suoi saggi di pianoforte e le sue gare di dibattito politico.
Shōyō aveva deciso di avere una famiglia quanto più simile possibile alla sua. All'inizio non era stato facile, anzi era stato difficile.
Ma alla fine ce l'aveva fatta. Ci era riuscito, più o meno.
Dalai e Haruiki si amavano, erano sempre insieme — giocavano, Dalai a volte aiutava Haruiki a scrivere e leggere qualche kanji, coloravano e disegnavano insieme; bisticciavano come tutti i fratelli normali ma Haruiki vedeva in Dalai un eroe, una figura da stimare e da copiare in tutto e per tutto. Era carino quando cercava di fare tutto quello che faceva il fratello maggiore.
<<PAPÀ, HARUIKI. SONO A CASA>>
Dalai corse in cucina, dove la luce era accesa.
Si fermò sulla soglia della porta inclinando leggermente la testa verso destra, inarcò un sopracciglio passando lo sguardo prima su suo fratello e poi su suo padre e viceversa.
Haruiki continuava a girare la cioccolata mentre Shōyō controllava che non facesse qualche guaio dei suoi. Quel bambino era imprevedibile.
<<Che cosa fate?>>
Shōyō si voltò verso il figlio primogenito sorridendogli dolcemente. <<Amore mio, sei tornato — Dalai annuì facendo un passo avanti. — Com'è andata a scuola? Dibattito politico?>> Riportò lo sguardo sul figlio minore, che dopo aver salutato Dalai con <<ciaoooo>> ritornò a guardare e girare la cioccolata. Ah!, che lavoraccio!
<<Tutto bene. Dibattito politico ce l'ho il lunedì, oggi è venerdì. Che cosa state facendo?>>
<<Io e Haruiki abbiamo organizzato un pomeriggio a vedere i cartoni animati e a mangiare tanta cioccolata e caramelle. Stavamo aspettando te, quindi se vai a mettere il tuo pigiama-squalo potrai unirti a noi — Shōyō si voltò a guardarlo sorridente, gli ammiccò per poi riportare lo sguardo sul figlio minore. Se si distraeva troppo Haruiki avrebbe sicuramente combinato qualche guaio. Era una certezza, quella. Una costante della sua vita. — Se non metti il pigiama non sei accetto nel nostro club super esclusivo>>
<<IO CIOCCOLATAAAA>>
<<Ah, sì. Haruiki ti sta preparando la cioccolata calda>>
Dalai alzò entrambe le sopracciglia. Sorrise entusiasta.
Certo!, certo che avrebbe indossato il suo pigiama-squalo.
Annuì con diversi cenni della testa per poi saettare sulle scale e correre in camera sua per cambiarsi.
Shōyō gli urlò di non correre perché si sarebbe potuto far male.
Haruiki si voltò a guardare il padre sorridente. Affermò che quella sarebbe stata la cioccolata migliore del mondo.
౨ৎ ˖ ࣪⊹🌷⊹₊ ⋆୨ৎ
Tobio e Atsumu ritornarono a casa nello stesso momento.
Essendo Shōyō non ancora stato annunciato come possibile successore di suo padre, non era ancora sotto i riflettori e quindi Atsumu poteva ancora dormire in casa sua.
Miya aveva la cravatta nera allentata e la giacca marrone aperta; Tobio aveva la faccia stanca e il camice ancora indosso — era così stanco che non aveva avuto neppure la forza di andarsi a cambiare nello spogliatoio assieme a tutti gli altri suoi colleghi. Voleva solo tornare a casa e dormire, dormire e dormire ancora.
Fu Atsumu ad aprire la porta.
E fu lo stesso Atsumu ad entrare per primo.
Entrambi si fermarono sulla soglia della porta del soggiorno.
Il caminetto era acceso, il fuoco scoppiettava. Noodles dormiva ai piedi del divano con il suo giocattolino stretto tra le zampette pelose.
La televisione stava trasmettendo il cartone animato di uno squalo e un pesce giallo-blu che parlottavano allegramente in un garage sottomarino.
Sul tavolino in vetro si trovava una ciotola vuota sporca di cioccolato, tre tazze sporche e tante, tantissime cartacce di dolciumi. Lo zainetto di Dalai lasciato a terra accanto il mobile in legno bianco del salotto.
Shōyō dormiva sul divano; il cappuccio di uno squalo alzato sulla testa, la gamba destra che stringeva un cuscino contro l'altra gamba.
Dalai dormiva dietro di lui — il mento sulla testa del padre e una gamba a cingergli il fianco. Anche lui aveva il cappuccio di uno squalo alzato sulla testa. Haruiki dormiva accoccolato tra le braccia del padre; il cappuccio alzato sulla testa e uno squalo di pezza stretto in una manina.
Atsumu si schiarì la gola e si grattò la nuca stanco; si voltò a guardare il suo rivale sospirando ormai arreso dalla vita — la vita lo stava schiacciando e lui glielo stava facendo fare perché era troppo pigro per mettersi lì a fare casini e a sindacare sulla pessima organizzazione. Era troppo stanco per un richiamo della clientela. <<E se ordinassi due pizze piccanti? Ti va'?>>
Tobio annuì con un cenno della testa — non era tanto brutta come idea, a volte anche quel troglodita del cazzo se ne usciva fuori con idee geniali. <<Prendo due bottiglie di birra e andiamo in camera mia a vedere la partita degli Adlers contro quella dei Black Jackals?>>
<<Sì, dai, ci sta>>
<<Perfetto>>❞
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