25. ɪɴ ϙᴜᴀᴛᴛʀᴏ sᴇᴄᴏɴᴅɪ ᴇ ᴍᴇᴢᴢᴏ
❝<<Perché mi stai rompendo il cazzo? Non hai nulla da fare? Che ne so... giocare con la forchetta nella presa della corrente?>>
<<E lasciare il mio dolce e caro maritino da solo a fare i regali di natale? Il mio dolce e caro maritino, la luce dei miei occhi che dopo la campagna mi darà alla luce una bellissima principessina dai capelli rossi e gli occhi blu? Assolutamente no>>
Shōyō sospirò sonoramente ruotando gli occhi al cielo.
Osservò le due scatole di giochi che aveva in mano — nella sinistra, un cesto di costruzioni Lego per una centrale di polizia, nella destra un set di personaggi Lego; nel carrello alla sue spalle — lo stesso carrello che Tobio stava portando svogliatamente, le braccia sul manico e la schiena ricurva — si trovavano diverse scatole di giochi per interno, una casa dei giochi per l'esterno e persino una mini rete da pallavolo con palla in omaggio.
Gettò entrambe le confezioni nel carrello alle sue spalle, e incurante della frecciatina di Tobio proseguì lungo il corridoio.
Erano passati due giorni dalla sfuriata a casa dei suoi genitori.
Suo padre Kotarō non si era fatto sentire. Suo padre Keiji l'aveva chiamato ripetutamente e tutte le volte Shōyō aveva fatto rispondere Dalai o Haruiki. Il problema era Kotarō e non Keiji.
Era la vigilia di natale, e Shōyō non aveva avuto tempo per fare i regali ai bambini. Tra la campagna elettorale e il pensiero fisso nella sua testa di essere stato adottato lo avevano distolto dall'arrivo di babbo natale.
Aveva chiamato un catering per la cena di quella sera.
Oltre ai bambini, sarebbero stati presenti Lev, Morisuke e Masha.
Hitoka, Tsukishima. Shōyō aveva chiesto a Tadashi se volesse unirsi a loro per la cena della vigilia ma l'amico aveva risposto che lui e Tobio sarebbero andati a cena dai suoi genitori.
Oikawa sarebbe ritornato in città, e Shōyō lo aveva invitato a pernottare a casa sua. L'ex-suocero, cioè, il di nuovo suocero, aveva accettato. Shōyō aveva invitato anche Iwaizumi-san, che sapeva avrebbe passato la vigilia da solo. E poi era il primo anno senza i suoi genitori e circondarsi di persone sane sarebbe stato l'ideale per lui e per i bambini. Atsumu aveva deciso di non venire per non rischiare che la stampa lo beccasse e iniziasse a parlare.
Tobio osservava attentamente suo marito, stranamente silenzioso.
Era stato Dalai a dirgli che Shōyō aveva litigato con i suoi genitori, e che nonno Keiji faceva parlare sia lui che Haruiki con il nonno Kotarō facendosi promettere di non dirlo al papà.
Dalai gli aveva poi chiesto che cosa volesse significare adozione, e Tobio aveva tergiversato sull'argomento affermando che era una cosa che succedeva spesso e che presto Shōyō gliene avrebbe parlato. Doveva solo aspettare i suoi tempi.
Sospirò sonoramente; lo sguardo rivolto alla sua destra. Gli scaffali colmi di giochi per alpha e omega, per bambini e bambine. Tobio ricordava ancora il primo natale di Dalai, l'ansia di prendere in tempo tutto quello che desiderava, la soddisfazione di vedere il loro bambino sorridere entusiasta all'apertura dei regali. Poi la vide e pensò che fosse perfetta. <<Shōyō? Che ne dici di questa per Haruiki?>>
Shōyō spostò l'attenzione dalle macchinine telecomandate al marito ed inarcò un sopracciglio curioso. <<Haruiki ha chiesto di tutto tranne che questo>>
<<Sono certo che gli piacerà tantissimo>>
<<Secondo me te la lancia contro>>
<<Vuoi scommettere?>>
<<Okay, sì, ci sto>>
• • • x •
<<Papà? Che ci fai qui?>>
Oikawa si trovava sullo stipite della porta di casa Bokuto; una mano sul fianco e un'altra sulla porta d'ingresso in legno di quercia. Le sopracciglia aggrottate e l'espressione di chi presto gli avrebbe lanciato una ciabatta in faccia in 0,01 secondi. <<Che ci faccio io qui? Che cosa non ci fai tu qui? È la vigilia e dovresti stare con Dalai... e con me, brutto figlio ingrato. Sono sei mesi che non mi vedi? E cosa vengo a sapere? Che passerai il natale lontano dalla famiglia>>
Tobio ruotò gli occhi al cielo spostando lo sguardo su suo marito, che sorrideva cordiale al suocero; le mani impegnate a reggere le enormi buste colme di giocattoli e un ricciolo aranciato caduto dinanzi gli occhi. <<L'hai invitato tu? — Shōyō annuì con diversi cenni della testa. — E perché? Non poteva starsene in Argentina?>>
<<Eh??? Ragazzaccio ingrato tu sei completamente disereda->>
<<Torū-san i bambini sono in casa?>>
<<No, no chibi-chan. Quel zoticone di Hajime li ha portati sulla pista di pattinaggio. Gli avevo consigliato di portarli al cinema o al centro commerciale, perlomeno avrebbe potuto spendere tutti quei soldi che guadagna. Ma lo sa che i soldi non può portarseli nella tomba? E poi si è presentato qui con un maglione orrendo indosso e->>
Tobio sospirò pesantemente; quando quei due litigavano e divorziavano finiva sempre in un modo: rabbia repressa, litigate dall'avvocato, sesso sfrenato ad un matrimonio (l'ultimo era stato il suo) e poi nuovo matrimonio. E di nuovo, da punto e da capo, dopo circa tre anni e mezzo. <<Papà>>
<<Tu non parlare proprio. Tu sei proprio come lui>>
Shōyō ridacchiò per poi entrare in casa facendosi spazio tra il marito e il suocero. Poggiò le buste accanto il divano ed andò in cucina per un bicchiere d'acqua. Il tutto sempre chiedendo con educazione il permesso ad Oikawa di poter passare e così evitarsi anche lui la strigliata del secolo. Quando aveva sposato Tobio era stato inesorabilmente adottato da Oikawa.
Oikawa osservò ogni movimento del suo genero preferito (ma non lo avrebbe mai ammesso neppure sotto tortura), prima di voltarsi verso il figlio e fargli una paternale assurda, ovviamente senza prima avergli lasciato uno scappellotto dietro la testa. Il fatto era che, sì, era contento che suo figlio avesse abbandonato il pensiero masochista di poter ritornare con Shōyō e che quindi si fosse rifatto una vita ma, cazzo Tobio!, proprio con il migliore amico del marito doveva intrecciare una relazione? E poi, davvero non avrebbe passato il natale a casa con il figlio? Ma quanto poteva essere rincoglionito?
Tobio inarcò un sopracciglio dinanzi a tutto quello. Da quando a suo padre piaceva Shōyō? Fino alla nascita di Dalai lo aveva letteralmente odiato, addirittura aveva fatto di tutto per impedire il matrimonio. Ma poi era nato il bambino e la sua attenzione si era concentrata su Dalai e sul fare il nonno moderno e giovane a tempo pieno. Quindi... da quando quei due erano così uniti? E perché erano così spaventosi?
<<Da quand'è che ti piace Shōyō?>>
<<Da quand'è che a te non piace più?>>
<<Stiamo davvero avendo questa conversazione, papà?>>
Oikawa sospirò stizzito. <<Tobio, ascoltami bene perché non lo ripeterò ancora. Questa sera ti voglio con il culo seduto accanto a me e con la testa china a mangiare tutto quel ben di dio che ha speso Shōyō. Voglio che passi un natale decente con quel povero cucciolo di Dalai. Non te lo meriti tu, non se lo merita Shōyō ma se lo merita il bambino. Fategli passare un cazzo di natale con tutta la sua cazzo di famiglia: con il nonno brontolone, con il nonno sexy, i due papà, il fratellino e gli amici. Non mettere mai da parte tuo figlio, te l'ho ripetuto molte volte quando tu e Shōyō divorziato e te lo ripeto per l'ultima volta qui e ora. Non mettere mai da parte tuo figlio. Che poi sei pure coglione perché sai che ci metto quattro secondi e mezzo a metterti Dalai contro>>
<<Il nonno brontolone non sei tu?>>
<<Quattro secondi e mezzo, Tobio. Giuro>>
Sì, era fottuto!
Se non avesse come gli diceva, davvero gli avrebbe messo il figlio contro.
Stupido Shōyō. Stupido suo padre. Stupido complotto per affossarlo.
• • • x •
<<PAPI SONO TORNATO. HO FATTO IL BRAVO BIMBOOOO>>
Haruiki entrò in cucina con il fiatone e le guance rosse.
Il maglioncino rosso al di fuori dei jeans scuri, il cappello rosso con il pon pon blu che gli stava cadendo quasi dalla testa, un guanto sì e un altro no. Il piumino imbottito sbottonato.
Shōyō poggiò al centro della tavola una zuppiera in porcellana bianco, prima di abbassarsi sui talloni e stringere fortemente a lui il suo squaletto speciale. Haruiki alzò la testa verso il padre e strofinò il suo nasino freddo contro quello caldo del padre per poi nascondersi nell'incavo del suo collo.
<<Ti sei divertito con Hajime-san?>>
Haruiki annuì con diversi cenni della testa. <<Sono caduto solo due volte — indicò il numero corrispondente con la manina senza guanto. Shōyō gli aveva insegnato a contare una volta nel suo ufficio quando aveva poco lavoro e Haruiki si annoiava a morte. — Dadi cinque ma non si è fatto la bua>>
Dalai entrò in cucina mano nella mano con il nonno.
Anche lui corse ad abbracciare Shōyō, e a strofinare il suo naso con quello del papà. Ormai quella tradizione non l'avrebbero cambiata per nulla al mondo, potevano crescere e diventare adolescenti ma Shōyō avrebbe lo stesso preteso il suo nasino-nasino.
E poi entrambi i bambini iniziarono a raccontare al padre ciò che avevano fatto quel pomeriggio. Gli iniziarono a parlare delle bancarelle illuminate a festa, dell'enorme albero di natale che nonno Kotarō aveva fatto installare per l'occasione, delle luminarie, della neve e della pista di pattinaggio.
Iwaizumi li osservava sorridente con le braccia legate al petto e un sorriso dolce stampato in viso.
Oikawa lo raggiunse e osservò la scena — un sorriso dolce disegnato in viso e il ricordo delle vigilie di natale passate, dove Tobio era piccolo e gestibile e tutto era bello e felice.
Shōyō sorrise e baciò entrambi i bambini sulla testa; avevano i capelli umidi di freddo, un po' bagnati alla base. Entrambi rabbrividirono e Dalai addirittura starnutì. E no, no, no. Un malanno proprio no. <<Adesso andiamo a fare un bellissimo bagnetto caldo, che ne dite? Ci andiamo a fare bellissimi tutti e tre, anche perché ho chiamato gli ospiti e presto saranno tutti qui, e vogliamo facci trovare tutti sfatti? Assolutamente no>>
Haruiki annuì con diversi cenni della testa.
Lo stesso fece Dalai. Era strano.
Shōyō sapeva che era per Tobio. Dalai amava passare le vacanze di natale con Tobio — il giorno prima gli aveva chiesto se il papà avrebbe passato la vigilia con loro, considerato anche la loro situazione attuale, ma Shōyō aveva negato. Dalai aveva annuito e aveva ripreso a leggere il suo libro.
Voleva piangere.
Ma era un bambino grande lui.
Shōyō si schiarì la gola, si alzò e prese in braccio il suo piccolo squaletto, che subito poggiò la testa sulla spalla del papà. Un ditino in bocca e lo sguardo rivolto a suo fratello. Shōyō porse poi a Dalai la mano, che il bambino afferrò subito e strinse con altrettanta rapidità. <<Dobbiamo farci belli anche perché tra poco arriva Tobio e->>
<<Papà verrà qui? Davvero?>>
Shōyō annuì.
E Dalai fu incredibilmente più felice e molto più sollevato.
Shōyō sorrise sollevato nel vedere suo figlio finalmente felice dopo tanto tempo.
Haruiki inclinò leggermente la testa di lato voltandosi a guardare suo padre, le sopracciglia sottili aggrottate e il naso arricciato.
<<E il mio papà? Anche lui verrà?>>
Shōyō aveva chiamato Atsumu dopo aver impacchettato tutti i regali.
Gli aveva chiesto se potesse partecipare alla cena di quella sera; erano invitati anche i suoi genitori, suo fratello e Kiyoomi.
Lo aveva rassicurato sulla questione stampa perché Tobio sarebbe stato presente, e avrebbero potuto spiegare il tutto con una cena diplomatica, dopotutto erano amici. Gli aveva chiesto se poteva farlo per il bene di Haruiki, che Haruiki sentiva molto la sua mancanza.
Atsumu aveva accettato subito. Per Haruiki questo e altro.
<<Certo, amore. Papà cenerà con noi>>
<<Siiiiiì>>❞
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