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Capitolo 5~ Il Cambiamento di Heric~{Revisionato}✅

Arrossii imbarazzato dal contatto fisico di Ellison, che mi teneva per mano. «È successo qualcosa, vero? Liam, dimmelo! Santo cielo. Come ti sei ferito? È stato Heric vero? Vi ho visti che parlavate, poi mi sono distratta a parlare con Katrine, e quando ho rivolto lo sguardo dalla vostra parte, ho visto quella scena. Heric, ti ha spinto. È ovvio, vicino a te c'era solo lui, i tuoi compagni erano nei spogliatoi!», disse tutto d'un fiato ansiosa.

Restai in silenzio, non volevo vederla litigare con il fidanzato. «Eccoci in infermeria», dissi per sciogliere la tensione.

Entrammo, era una stanza ampia, lettini divisi con tende bianche, armadio contenente farmaci, e kit di pronto soccorso.

 «Ehm c'è nessuno?», chiesi ma non ebbi nessuna risposta.

«L'infermiera, non c'è adesso da bravo siediti qui, adesso me ne occupo io», disse Ellison e non ebbi altra scelta, mi accomodai sul lettino. 

Ellison era intenta a frugare nei cassetti in cerca di ovatta, disinfettante e qualche benda.

Trovò il disinfettante, l'ovatta e invece delle bende trovò dei cerotti. «Ecco l'occorrente», disse con un sorriso.

Mi si avvicinò e mi prese la mano. «Stringi i denti, ti avverto, brucerà», affermò dispiaciuta, sorrisi mentre lei era intenta a disinfettare la ferita alla mano.

 La guardavo con dolcezza, morivo dentro dal desiderio di baciarla e di confessare i miei sentimenti. Consapevole che lei amava Heric, preferivo nascondere il mio amore nel profondo del cuore. 

 «Ho quasi finito, Ecco qui. Va meglio?», disse mentre mi aveva applicato un cerotto sul taglio al palmo della mano. 

Senza rendermene conto i nostri sguardi si incrociarono, per un istante che sembrò un’eternità.

Notai che Ellison, in quell'istante restò a fissarmi in silenzio.  Ero a disagio, interruppi quel momento magico d'intesa. «Grazie! Ti voglio bene», dissi sorridendo.

Morivo dal desiderio di abbracciarla, sentirla stretta a me. 

Istintivamente la cinsi tra le braccia, il cuore mi batteva forte e con voce tremante. «Ecco io, volevo dirti una cosa importante. Ehm tu, cioè cosa proverai se un giorno dovessi sparire per sempre? Cosa faresti, mi dimenticheresti vero? Già mi dimenticherai un giorno. Perché per te io non conto niente!», dissi con un nodo in gola. 

Notai l'espressione confusa di Ellison, sembrava sconvolta dal mio discorso. Probabilmente venne tentata dal colpirmi con uno schiaffo. «Sei impazzito?!  Che hai? Cosa c'è che ti turba? Come puoi dire quelle cose orribili? Che mi dimenticherò di te? Che ti salta in mente? Voglio una spiegazione, adesso!», affermò infuriata.  

La sua mano che prima stava per colpirmi e diventare uno schiaffo, si poggiò sulla mia guancia e divenne una dolce carezza. 

La guardai con gli occhi lucidi. «Ecco io, non so che mi succede, mi sento tanto solo. Mi mancano le giornate trascorse insieme. È così difficile, da spiegarti ciò che vorrei dirti realmente. Mi dispiace, scusa, ti sto facendo preoccupare per niente! Scusami!» e detto ciò mi staccai da quel lungo abbraccio. Ellison, non riusciva a capire quanto stavo soffrendo atrocemente per amore. L'amavo.

Non volevo intromettermi tra lei e Heric, e così mi accontentavo di esserle accanto come amico.

«Ehi! Torniamo dagli altri, o ci crederanno per dispersi!», accennai in imbarazzo. E così insieme tornammo in cortile. intanto indossavo il completino da calcio, raggiunsi i miei compagni in campo. L'allenatore mi rimproverò per il ritardo.

«Liam, presto, devi svolgere gli esercizi di riscaldamento, inizieremo tra poco la partita d'allenamento!» accennò in tono serio.

Sorrisi e insieme ai miei compagni, iniziai gli esercizi. Mi sentivo osservato, e notai Ellison che mi osservava con curiosità seduta sulla panchina, che attendeva trepidante l'inizio della partita.

Insieme ai miei compagni di squadra eseguimmo gli esercizi di riscaldamento, ero felice. 

Rayan notò involontariamente il cerotto sulla mia mano:

«Che ti sei fatto alla mano? Prima non avevi questo cerotto! Che ti sei fatto, forza, fammi vedere!», accennò serio.

Lo guardai negli occhi, mi grattai la nuca in imbarazzo. «Niente, è solo un graffio, tutto qui sto bene amico. Tranquillo! Ehm guarda il mister ci sta richiamando! La partita inizierà tra poco», accennai con un sorriso sbarazzino.

Rayan a malincuore lasciò quel argomento e insieme a me raggiungemmo il mister con gli altri membri della squadra. «Ragazzi. Squadra A e B pronti?» chiese il Mister.

«Sì, mister!» rispondemmo grintosi. 

E la partita iniziò. 

Ero pressato, strettamente da Heric. «Mi hai umiliato, stamattina. Oggi la pagherai!» disse sogghignando.

Con un guizzo di agilità, mi liberai dal pressing di Heric. Che fu costretto a starmi dietro.

 Avanzai a destra, e con dribbling perfetti, riuscii a evitare gli avversari, con un cross perfetto verso l'area di rigore avversaria diretto a Rayan, quest'ultimo segnò un goal strepitoso. Con un sorriso gli corsi incontro abbracciandolo. «Congratulazioni, bellissimo goal, evviva siamo 1-0!»

«Cross perfetto! Congratulazioni, amico!», accennò pimpante.

Heric dentro di sé bruciava di rabbia, mi fissava ostile. «Maledizione! Siamo in svantaggio! Tutta colpa di quell'antipatico di Liam. Ti farò rimpiangere quel sorriso!»

Heric voleva vendicarsi di me. Nel secondo tempo della partita. Il risultato era 2-0 per la nostra squadra. 

Heric non accettava la sconfitta, nei tempi finali della partita mi raggiunse alle spalle. Correvo verso l'area di rigore, Heric mi fermò con un gesto scorretto.

Infilò il piede di prepotenza, tra le mie gambe; mi colpì di proposito sulla caviglia con un calcio. Senza rendermene conto mi trovai disteso sul manto erboso del campo, mi doleva la caviglia, gemevo dal dolore. 

L'arbitro fischiò il fallo scorretto di Heric, alzai lo sguardo verso la persona che mi era accanto. Vide il ghigno soddisfatto di Heric, che in tono ironico: «Oh! Che bella botta! Ti sei fatto male amico? Scusami!» disse derisorio.

Invece di aiutarmi, mi voltò le spalle. Rayan gli lanciò sguardi infuocati, Heric  venne rimproverato dal mister. «Che cavolo combini?! Un gesto del genere non me lo aspettavo da te! Liam è un tuo compagno, non avversario! È un gioco questo non una guerra! Se fosse stara una partita ufficiale ti avrebbero espulso! Spero che Liam non si sia infortunato gravemente, povero ragazzo. Devi andare a chiedergli scusa! Ora!», ruggì infuriato.

Ero in piedi, incapace di camminare da solo, il colpo alla caviglia mi provocava dolore. Strinsi i denti. Ma non piangevo per il dolore forte che provavo, Rayan mi aiutava con un braccio intorno la schiena, con lo sguardo basso. «Heric mi odia, perché? Cosa gli ho fatto?» chiesi rammaricato.

Rayan strinse i denti furioso, mi fece sedere sulla panchina. «Spero non sia nulla di grave. Vediamo un po' fammi vedere!», accennò con freddezza, notai dal suo sguardo che detestava Heric.

Scoprii il calzino, entrambi vedemmo la caviglia gonfia e arrossata.

«Guarda cosa ti ha fatto?! Quel bastardo la pagherà lo giuro. Tu resta qui!», era furioso.

Scossi il capo.  «Rayan, resta qui. Non fare sciocchezze! Ehi, torna qui! Rayan. Fermati!», gridai con la voce tremante.

Ma il ragazzo non mi sentiva era furioso, raggiunse Heric e lo strattonò.

«Sei un Lurido bastardo! Come hai osato? Gli volevi spezzare la gamba? Ti Auguro che ti possa infortunare, ti odio!», sputò in direzione di Heric che rideva. «Ma guarda, sei intervenuto tu in suo aiuto! Liam è un  rammollito, non ha il coraggio di affrontarmi, e per paura manda te!», disse il biondo in modo sarcastico. 

Rayan fremeva dentro dal desiderio di alzargli le mani addosso e si creò una folla.

Temevo che tra i due potesse esplodere una lite, li raggiunsi a fatica, i due che intanto stavano per azzuffarsi, si fermarono poiché mi intromisi per sedare la rissa, con le braccia divaricate.  «Ehi, Ehi! Ragazzi! Smettetela! Siete impazziti? Finitela adesso! Siete amici. Fate la pace stringetevi la mano!» sorrisi, Rayan e Heric si guardarono negli occhi. 

«Ecco bravi, così si fa siete amici. E non dovete litigare ok?!», dissi schietto. 

Rayan volse lo sguardo verso di me notai il suo sguardo sorpreso. «Cosa ci fai qui?» chiese serio.

Rayan e Heric abbassarono lo sguardo, videro la mia caviglia bendata, Heric in quell'istante si pentì di quel gesto stupido. Era geloso di me. Con un tono di voce serio. «Ti fa male? Mi dispiace, scusami» accennò con  sguardo basso. Rayan lo interruppe con un tono freddo. «Certo che gli fa male! Volevi spezzargli la gamba eh?! Maledetto!» digrignò i denti.

 «Volete smetterla di farvi la guerra?! Cavolo! Mi fa male la caviglia, ma lo staff medico ha detto, che non è un infortunio grave. Per tre quattro giorni dovrò saltare gli allenamenti. L'importante è che non dovrò restare fermo per mesi, mi hanno consigliato di non sforzare molto la caviglia», mentre scherzoso feci una linguaccia a Heric. 

Il quale notai dalla sua espressione che era dispiaciuto nel vedermi sofferente, si pentì di avermi procurato quel infortunio. Con lo sguardo basso. «Scusami» accennò in tono triste. Sorpreso dalle parole del ragazzo sorrisi.

«Scuse accettate», risposi e pensai, sembra davvero dispiaciuto e pentito di avermi fatto male. In fondo credo che non sia un cattivo ragazzo! Mi è simpatico, Chissà forse potremmo diventare amici.

Heric senza dir nulla si allontanò dal gruppo con lo sguardo basso. Guardai Rayan. «Ma che ti era preso? Sembravi un toro inferocito! Volevi picchiare Heric? È pur sempre uno del gruppo. Vedrai amico, cambierà sono certo, ho intuito nei suoi occhi che era veramente dispiaciuto», dissi con un sorriso sincero. 

«Speriamo bene, come va con la caviglia?» replicò lui con un’espressione seria.

Sorrisi e mi lasciai sfuggire un gemito  per una fitta di dolore. «Va bene, mi fa meno male. Sto bene, ma adesso vorrei riposare un po'. Mi accompagni?», chiesi mentre il mio amico con il cenno del capo rispose:  «Certo! Andiamo» e così mi accompagnò nella nostra camera.

Mi distesi sul letto, mi sfilai le scarpe, la caviglia destra era più sgonfia ma doleva ancora.

 «Come va? Ti fa male ancora, eh?»  chiese rammaricato.

 «Tranquillo, vedrai guarirò presto. Non preoccuparti è una contusione, passerà!»

Il mio amico era risollevato nel comprendere che le condizioni del mio infortunio non era grave, ero stanco e mi addormentai sereno disteso sul letto, con indosso ancora il completino da calcio. 

La finestra era aperta, tra il dormiveglia sentii il mio amico che mi coprì con un plaid e mi sussurrò: «Riposa amico che sei stanco si vede»

 Intanto stavo facendo uno strano sogno. Sentivo una voce maschile che mi chiamava, era la voce di mio padre. sfortunatamente non avevo mai ricevuto l'amore paterno. Infatti, poco dopo la mia nascita, purtroppo i miei genitori si separarono.

Mi svegliai di soprassalto, ansioso e con gli occhi lucidi.

«Papà?», sussurrai ancora assonnato mentre mi guardai intorno confuso. 

Rayan che studiava seduto davanti alla scrivania, nell'udire che chiamavo mio padre nel sonno, e che mi ero svegliato agitato, chiuse il libro. Mi guardò con uno sguardo triste. «Che hai? Ti agitavi nel sonno e non facevi che chiamare tuo padre! Tutto bene?» chiese ansioso. 

Abbassai tristemente lo sguardo. «Ho sognato mio padre che mi chiamava. Sai, non ho mai ricevuto il suo affetto. Mio padre e mia madre divorziarono quando non ero ancora nato. Non so nemmeno il suo nome, non conosco niente di lui. Vorrei tanto conoscerlo e chiedergli se mi vuole bene»

 Rayan divenne triste nel comprendere che io non avevo mai conosciuto mio padre. D'istinto mi gettò le braccia al collo. «Certo che tuo padre ti vuole bene, sei suo figlio, no? Spero di cuore che un giorno lo incontrerai!»  accennò con un sorriso sincero.

Ero commosso, e rincuorato dal suo affetto.

«Grazie. Sei un vero amico. Ti voglio bene. Stavi studiando? Oh, accidenti devo studiare anche io!» mi grattai la nuca.

«Intanto che tu studi.  Preparo la cena, ti va una bistecca alla piastra e insalata?» 

 «Grazie amico, sei gentile.»

Lo vidi che si avviò in cucina per preparare la cena.

Intanto mi accomodai davanti alla scrivania e iniziai a studiare: Aritmetica, Inglese, francese. Finii di studiare riposi i libri nello zaino, e sgranchendo le braccia. «Ah! Che stanchezza. Ho un certo languorino», dissi con sincerità.

Percepii lo stomaco brontolare, un po' claudicante raggiunsi il mio amico in soggiorno. «Ho finito di studiare. Oh! Accidenti la cena è pronta!» Rayan sorrise. «Dai siediti», mi disse e mi indicò di sedermi di fronte a lui.

Felice mi sedetti di fronte a Rayan e cenammo mentre seguivamo un telefilm: Supernatural. «Adesso, vai a riposare. Che sei stanco, si vede non hai dormito nemmeno mezz'ora. Ti raggiungo dopo» disse mentre sparecchiava la tavola. 

 «Già, amico, puoi dirlo forte! Sono così stanco che tra poco mi addormento qui! Allora buonanotte, io vado», risposi in tono scherzoso. 

Mi allontanai ed entrai nella nostra camera, mi distesi sul letto.  

Pensai, Buonanotte mamma, ti voglio bene. Papà, chissà dove sarai adesso? Chissà se mi starai pensando? Se ti mancherò un po'? Ovunque sarai sappi che ti voglio tanto bene, e con questi pensieri mi addormentai. 

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