★Capitolo 6 - Eric - Corsa contro il tempo★
Un ora dopo...
Sono in auto con mia moglie, i miei genitori e mio figlio. Evan mio fratello, è rimasto indietro.
Quel maledetto zombie, lo ha morso al braccio. Evan ha salvato mio figlio rischiando la vita pur di proteggere tutti noi.
Mi sento tremendamente impotente, non avendo potuto evitare che venisse contagiato dal morso di quella creatura mostruosa. Probabilmente l'ho perso, non lo avrei più rivisto.
È ormai destinato a morire, o a trasformarsi in uno zombie.
Guido sull'autostrada ormai deserta. Il sole sta facendo capolino. È l'alba di un nuovo giorno, il cielo è azzurro e sgombro di nuvole.
«Dobbiamo fare una sosta, c'è bisogno di carburante. Manca ancora molto per raggiungere la nostra meta», mi asciugo gli occhi amareggiato al pensiero di Evan, del suo destino.
C'è una stazione di benzina dove faccio rifornimento.
Alla nostra destra c'è un Autogrill desolato.
Ho impresso nella mente la drammatica scena di mio fratello che veniva morso dal non morto. Quest'ultimo aveva gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca, metà volto sfigurato, era uno spettacolo raccapricciante.
Non riesco a togliermi Evan dalla mente, non so se stesse bene, o se nel peggiore dei casi fosse morto? Se fosse divenuto come gli altri non morti?
Quei terribili pensieri mi assalgono la mente. Mentre massaggio le tempie, afflitto da una fastidiosa emicrania.
«Papà cos'è laggiù?» Brian mi indica una Jeep dei militari che avanzano nella nostra direzione.
Appena vedo quella Jeep istintivamente scendo dall'auto. Nel frattempo anche i militari fanno la medesima cosa. Sono sprovvisti di maschere antigas dunque significa che le radiazioni non sono giunte fino a dove siamo.
Un militare: biondo e occhi azzurri sorride. «Siete solo voi? Avete visto qualche altro sopravvissuto? Qualcuno di voi è infetto?»
Scuoto la testa e con sguardo basso. «In città ci sono due persone, mio fratello Evan e Alessa. Purtroppo mio fratello è stato morso da un non morto. Probabilmente credo che sia divenuto uno di loro...» Affermo con le lacrime agli occhi.
Il giovane militare mi guarda, sgranando gli occhi, assumendo un'espressione incredula. «Evan? Tuo fratello è stato contagiato dal morso di un non morto? È terribile, mi dispiace davvero tanto. Era il nostro miglior tiratore scelto, una grave perdita. Un uomo valoroso», sospira afflitto.
«Ci dispiace per la sorte di Evan. Venite vi condurremo al nostro accampamento della caserma» dice serio.
Abbraccio mia moglie, mio figlio, e i miei genitori. Da un lato sono felice perché siamo scortati dall'esercito che ci avrebbe condotto verso la salvezza, ma sentivo un vuoto enorme dentro di me, consapevole che quel vuoto interiore che percepisco fosse la perdita di mio fratello.
Con sguardo fisso sulla strada seguo la Jeep dei militari, che ci scorta fino a Lansing. Sono trascorse due ore di viaggio dall'ultima volta che abbiamo visto Evan. Quest'ultimo, è sempre nei miei pensieri. Desidero ricevere sue notizie che fosse vivo.
Ma cosa sto pensando? A quest'ora Evan sarà un non morto. È ovvio, come poteva salvarsi se è stato contagiato…
Maledizione! Penso con amarezza. Il viaggio è abbastanza lungo.
Sospiro e appena vedo la caserma e l'accampamento per i civili sorrido a malincuore penso Siamo salvi. Evan vorrei che anche tu fossi qui con noi in salvo... Devo essere realista. Non ti rivedrò più. Se solo fossi riuscito a evitare che Brian aprisse la porta. Quel non morto non ti avrebbe morso! Non riesco a togliermi Evan dalla mente, spero che non fosse morto e che fosse in salvo.
I militari ci accolgono, e ci assegnano delle case container. Siamo in salvo. Mentre vedo i sorrisi dei bambini, che tornano a giocare spensierati. Ossero il cielo sta per imbrunire.
Uno stormo di pipistrelli vola nel cielo notturno. La caserma, è un'enorme struttura circondata da alte mura e con recinzioni di filo spinato sui bordi collegate dall'alto voltaggio. Ipotizzo che in caso di un'invasione di non morti fossimo al sicuro.
Alle mie spalle avverto la voce roca di un uomo che mi fa trasalire e tornare alla realtà. «Benvenuti nel nostro accampamento. Spero che il vostro soggiorno sia di vostro gradimento, egregio sig. Eric Wilson, mi presento sono il colonnello John, piacere di conoscerti», dice stringendomi la mano.
«Ho una notizia importante da rivelarle. Pochi minuti fa abbiamo ricevuto un SOS un messaggio vocale. È probabile che appartenga a suo fratello Evan, venga con me le farò ascoltare il messaggio!» Asserisce con fermezza.
Rimango lì per un attimo in silenzio a fissare l'uomo, che mi è di fronte. Sono completamente impreparato a un evento del genere. Mio fratello è ancora vivo! Com'è possibile? Ho assistito con i miei occhi al drammatico istante in cui era stato contagiato da quel morso. Non riesco a crederci è reale? E se fosse solo un vecchio messaggio di aiuto? Non so più cosa fare.
Sono confuso, ciò che voglio è solo riavere indietro mio fratello. Mi asciugo gli occhi lucidi, sono sul punto di piangere, ma non voglio che mio figlio mi veda piangere. Brian mi ha raggiunto. «Papà ho sentito che i militari hanno ricevuto un messaggio dallo zio Evan. È ancora vivo vero? Tornerà da noi?» Mi dice con sguardo da cucciolo.
«Sì tesoro, è possibile che sia ancora vivo. Piccolo resta con la mamma e i nonni», ribatto scompigliandogli i capelli in modo affettuoso. Brian mi abbraccia. «Ti voglio bene papà. I militari salveranno lo zio vero? Loro sono eroi e anche lo zio Evan è uno di loro. Mi ha salvato la vita da quel mostro!» Dice ingenuamente.
Il colonnello John con un sorriso accarezza il viso di mio figlio. «Piccolo, ascoltami: tuo zio è un eroe. Andremo a salvarlo. Abbi fiducia in noi», vedo mio figlio che annuisce.
«Sì, devo essere ottimista, salverete lo zio Evan. E tornerete da noi tutti sani e salvi!» ribatte con un sorriso vivace.
Sorrido, mentre lo vedo che corre in braccio a sua madre che mi sorride.
«Ecco il messaggio, purtroppo l'audio presenta delle interferenze. Sei pronto all'ascolto?» Guardo John negli occhi e annuisco.
«Sono pronto!» Dico convinto.
John mi sorride, mentre sfila dal taschino della giacca il suo smartphone e inizia a trafficare sullo schermo.
«Ecco ascolta bene!» E subito dopo apre la cartella del messaggio vocale.
«Qualcuno è in ascolto? Sono Evan Wilson. Siamo rifugiati a Merygrove College. Con me c'è un'altra persona una ragazza, Alessa. Ascoltate è importante: sono stato morso da un non morto due ore fa. Abbiamo bisogno di aiuto. Siamo barricati in un'aula con i non morti alle calcagna. Oh! No stanno arrivando!» Si sentono interferenze e numerosi spari di armi da fuoco e il messaggio si interruppe.
Stringendo i pugni, contraggo la mascella.
«Era Evan è vivo! Dobbiamo salvarlo!» Enuncio con fermezza.
John mi poggia la mano sulla spalla.
«Ti aiuterò a salvare tuo fratello e la ragazza. Preparati ti assegnerò una squadra di supporto. Mi raccomando siate prudenti!» E con un tono ansioso, gli stringo la mano e dopo averlo ringraziato e salutato mi reco al nostro container.
Entro all'interno e mio figlio riposa sul letto con sua madre, faccio cenno ai miei genitori di seguirmi fuori per parlargli in privato e spiegargli la situazione.
Usciti fuori dal container, spiego tutto ai miei genitori. I quali con gli occhi lucidi, mi abbracciano. Augurandoci buona fortuna.
Dopo le raccomandazioni li saluto e deciso, salgo a bordo della mia auto e vengo scortato da una squadra di militari.
Evan stiamo arrivando resisti. Spero di arrivare in tempo, che non sia troppo tardi, penso.
Ho scritto un biglietto per mio figlio e mia moglie spiegando dove mi sono diretto.
Così iniziamo una corsa contro il tempo per salvare Evan e Alessa. Sperando ardentemente di raggiungerli in tempo.
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