★Capitolo 3 - Alessa - Verità Nascoste-
Intanto un’ora prima del risveglio di Evan... Nei pressi della centrale Nucleare ore 7:40 PM.
Sono sconvolta dalla terribile catastrofe che è appena accaduta a Detroit. C'è stata un’esplosione alla Centrale Nucleare, sono insieme ai miei colleghi per indagare sulle cause dell'incidente. Faccio parte della squadra speciale di polizia.
Il paesaggio circostante è ridotto in una vasta area di desolazione. Ci siamo muniti di maschera antigas per difenderci dalle scorie radioattive. Avanzando con i miei colleghi ciò che appare davanti ai nostri occhi è una scena terribile: un gruppo di militari, che con i loro M4 sparano contro creature mostruose e aggressive.
L'inferno è sceso sulla terra. Jason un mio collega dai capelli rossi e occhi verdi, mi afferra per un braccio.
«Alessa stai bene? È terribile, ma dobbiamo provare a entrare lì dentro e scoprire cosa diamine è successo! Quelle persone sembrano impazzite, forse è causato dalle radiazioni dell'esplosione, dobbiamo indagare. Forza, andiamo!» Mi trascina con sé, e sono costretta a seguirlo. Dietro di me il mio collega James: biondo e occhi azzurri, mi scorta. Così proseguendo entriamo all'interno dell'imponente struttura.
È tutto distrutto, sembra che da un momento all'altro crollasse tutto. Mi guardo intorno e tra tanta distruzione noto qualcosa di intatto: delle telecamere, siamo nella parte non danneggiata della struttura.
I monitor delle telecamere mostrano un video che aveva registrato qualcosa. Dall'entrata, hanno fatto irruzione quattro individui: muniti di tuta protettiva e maschere antigas e armati fino ai denti irruppero nella grande sala. Seminando morte e distruzione tra i lavoratori.
Uno di quegli individui sorregge nella mano dell'esplosivo C4.
Mentre nell'altra, una misteriosa fiala, che lascia cadere a terra, dalla quale è fuoriuscita un gas di colore verdastro.
I quattro individui scappano, facendo esplodere parte della struttura.
Nel vedere quelle immagini, incredula comprendo che l'incidente non è stato causato da un errore umano come si ipotizzava, ma purtroppo si tratta invece di un atto volontario. Per quale motivo hanno provocato quell'incidente? Mi chiedo, mentre ricordo subito quella fiala con il gas dal colore verdastro, che hanno distrutto facendo così spargere ovunque quella misteriosa sostanza.
C'è un altro video, nel quale con mio orrore e quello dei miei colleghi assistiamo a un evento incredibile: le persone uccise da quegli individui, iniziano a muoversi come colti da crisi epilettiche, si alzano in piedi e il loro aspetto è mutato: hanno la pelle cadaverica e gli occhi rossi. I loro volti sono deformi, con orrore noto che alcuni hanno la pelle corrosa, che lascia intravedere il tessuto osseo.
Quegli esseri aggrediscono una squadra di vigili del fuoco che sono accorsi per spegnere l'incendio. Sgranando gli occhi.
«È un attacco terroristico. Quel gas è probabilmente un virus batteriologico. Oddio è terribile! Tutte quelle persone, e se il virus si espande in tutta la città? Non oso immaginarlo!» Proferisco con fermezza e le lacrime agli occhi.
Insieme ai miei colleghi usciamo da quella struttura fatiscente. Il pallido sole è nascosto dietro a un cumulo di nuvole grigie. C'è in atto il tramonto, e il mio umore è uguale al cielo plumbeo, colmo di tristezza. In un istante dal cielo compaiono degli elicotteri che sorvolano dall'alto la zona. La nostra squadra di recupero ci raggiunge, ma in un attimo si scatena il pandemonio: orde di non quelle creature ci aggrediscono e vedo morire davanti ai miei occhi i membri della mia squadra.
James e Jason, i miei migliori amici, vengono aggrediti. Assisto impotente alla loro morte. Purtroppo, non sono riuscita a fare nulla per salvarli. Dal panico prendo a sparare alla cieca, mirando al torace dei mostri, nel mentre corro verso la nostra auto. Una Jeep nera, salgo a bordo, e con il cuore a mille e gli occhi offuscati dalle lacrime metto in moto e parto sfrecciando sull'asfalto.
Mi sono allontanata da quel luogo di morte e distruzione. Sperando, che il virus non fosse arrivato in città, ma purtroppo mi sbagliavo, poiché appena entrai in città, mezz'ora dopo quest'ultima è deserta, con le lacrime agli occhi fermo l'auto nei pressi dell'ospedale Henry Ford ho bisogno di vedere una persona sperando ardentemente che fosse in salvo.
Con cautela entro nell'edificio. L'ospedale è in uno stato di totale abbandono: i corridoi sono deserti, c'è uno strano e inquietante silenzio. Comprendo che probabilmente, non sono sola e che ci siano in giro quelle creature mostruose.
Così con la pistola in pugno, avanzo nei corridoi bui. Ed entro nella camera numero 15. Al primo piano, e lì, c'è colui che un anno fa mi salvò da un aggressione di un malvivente.
Lui è lì disteso in quella sorte di camera iperbarica immobile, dal vetro posso osservarlo a occhi chiusi. I capelli corvini gli incorniciano il volto. La sua carnagione chiara. Mi sono soffermata a osservarlo: il suo volto è ben proporzionato, le sopracciglia sottili, ha un taglio di capelli alla militare: corti dietro e un po’ lunghi davanti, con ciocche che gli ricadono ai lati della fronte. Gli zigomi pronunciati e tonici, le labbra carnose e rosee, che desidero baciare.
Mi avvicino con gli occhi lucidi. Quanto sei bello, vorrei rivedere il tuo sorriso, i tuoi occhi azzurri splendere. Mi manchi Evan, sei importante per me. Vorrei solo che aprissi gli occhi, e che ti svegliassi da questo lungo sonno!
Il rumore di passi di qualcuno o qualcosa mi fanno trasalire.
Provengono dal corridoio. Dalla porta avverto dei versi sinistri, comprendo che non sono al sicuro e che devo lasciare questo luogo.
«Mi dispiace, devo andare. Stanno arrivando. Buona fortuna Evan!» E, con la pistola tra le mani, esco dalla stanza, chiudo la porta in fretta sbattendola.
Evitando e uccidendo alcuni di quegli esseri nel corridoio, a malincuore lascio l'ospedale. Salendo in auto riparto e vedo una Chevrolet incustodita alla mia destra. Mentre due sagome indistinte, che si avvicinano, li vedo dallo specchietto retrovisore quei mostri dalle sembianze umane, sono lì che avanzano lenti rantolando.
Accelerando sono costretta a fuggire dall'ospedale e da Evan. Quel virus ha tramutato persone innocenti in quei mostri affamati di carne umana, devo scoprire chi è l'artefice di tutto questa orribile scia di morte e distruzione. Prometto a me stessa che avrei scoperto il colpevole e di fargli pagare per tutto il male che aveva causato.
Cerco una via di fuga da quella città fantasma, la luna è pallida nel cielo notturno dal quale iniziano a cadere i primi fiocchi di neve, sfrecciando sull'asfalto umido e scivoloso, proseguo evitando alcuni non morti in mezzo alla strada. Ho paura, sono completamente sola e in una situazione critica.
Il panico prende il sopravvento su di me, purtroppo perdo il controllo dell'auto e impattando contro un muro di un’ abitazione, l'airbag e la cintura di sicurezza mi salvano la vita.
Ancora frastornata dall'urto violento, ma illesa. Sfortunatamente l'auto si è danneggiata e non riesco a riavviare il motore.
Dannazione! Penso e lanciando imprecazioni batto un pugno sul volante, scendo dalla vettura e all'esterno nevica, la città appare desolata: oltre me non c'è nessun sopravvissuto. Mi incammino guardandomi intorno e il mio cuore inizia ad accelerare.
Quando avverto dei versi sovrumani, un gruppo di non morti che mi inseguono e sono anche a corto di munizioni.
Corro alla cieca cercando una via di fuga purtroppo mi trovo in un vicolo cieco. I non morti si avvicinano sempre più minacciosi, sono in trappola con le spalle al muro non ho via di scampo, ormai è la fine.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro