★Capitolo 5 Verso la città Inidantium★{Revisionato}✅
Argon Levina e Alastor giunsero alla città dei pirati, era sera inoltrata. La nave ormeggiò al porto. Dalla prua di una nave di pirati: la Queen Elisabeth II, un pirata osservava la nave della marina, ormeggiare verso il porto.
Argon, Levina e Alastor scesero dalla nave che era ferma al molo. Argon sorrise, esclamò: «Che stanchezza! Ragazzi. Andiamo a cenare in una taverna resteremo per questa notte, domani mattina riprenderemo il viaggio!» Erano stanchi e proseguirono verso la taverna che si stagliava poco distante da loro: la taverna del Capitano Achab.
«Entriamo lì, quella è la taverna del Capitano Achab. Lo rivedremo tra poco», sussurrò Argon e così entrarono nella taverna.
La grande sala era affollata, c'erano gruppi di pirati che brilli canticchiava: «La nave partirà noi viaggeremo, in luoghi nuovi esploreremo, in cerca di nuovi tesori... Noi andremo! Urrà!» Seguirono dei brindisi con boccali di birra.
Argon dallo schiamazzo sottovoce: «Ragazzi, accidenti. Quanta gente, quello è Achab e laggiù c'è Irisa! Andiamo a salutarli», il gruppo si fece spazio tra la folla, raggiunse Achab e Irisa seguito da Levina e Alastor.
Argon sorridendo disse: «Capitano Achab, Irisa ci si rivede». Irisa e Achab nel rivederlo, sorpresi risposero: «Chi si rivede! Argon, Levina, e Alastor. Ragazzi che ci fate qui? Benvenuti nella nostra locanda! Accomodatevi vi porterò la cena!»
Argon e gli altri risposero: «Siamo diretti alla città Inidantium, per una missione. Grazie, resteremo qui per questa notte. Domani mattina ripartiremo»,
Detto ciò il giovane insieme a Levina e suo fratello si accomodarono a un tavolo.
Argon tra uno sbadiglio e l'altro: «Che stanchezza eh! Dopo cena ci vuole una bella dormita ristoratrice. Levina, domani giungeremo nella tua città. Chissà cosa accadrà, troveremo guerrieri oscuri che ci ostacoleranno? Dovremo stare allerta».
L'arrivo di Irisa con le porzioni di bistecca di vitello e insalate, verdure miste grigliate e boccali di sidro di mele, interruppe Argon che nel vederla che aveva poggiato le porzioni sul tavolo: «Grazie», sussurrò seguito da Levina e Alastor che ringraziarono Irisa salutandola con sorrisi. Irisa prima di andarsene accennò: «Buon appetito, ragazzi», e li lasciò da soli.
I tre ragazzi cenarono in armonia.
Levina scorse nello sguardo di Argon molta tristezza, e il ragazzo era diventato triste e silenzioso, al tal punto da smettere di consumare quella succulenta cena.
Levina con lo sguardo basso pensò: ''Povero Argon, è così triste, sta soffrendo per la perdita di Selene. Come posso rincuorarlo? Mi fa male dentro vederlo in questo stato, aveva sempre quel dolce sorriso sulle labbra, sorrideva sempre, invece adesso, i suoi sorrisi sono così tristi". Argon adagiò le posate sul piatto disse: «Scusate, vado a pagare il conto, continuate a cenare io ho finito.» Alastor e Levina volsero lo sguardo verso il piatto di Argon: la bistecca era semi intatta mancava solo un pezzetto. Argon aveva solo assaggiato la pietanza.
Alastor e Levina si lanciarono brevi sguardi. Argon si allontanò verso il bancone ove Irisa riceveva le ordinazioni e si occupava del pagamento. Alastor con un tono serio:
«Levina, ascoltami. Ti inviai la lettera di proposito. Argon sta soffrendo molto per la morte di Selene. Ma penso che tu sia l'unica a riuscire a ridonargli il sorriso. In effetti siete molto simili caratterialmente. Ti chiedo un favore cerca di restargli accanto, forse con il tuo affetto Argon potrebbe ritornare il ragazzo spensierato di un tempo?! Ne sono certo, sento che tra di voi c'è un forte legame». Levina arrossì e pensò: "Io e Argon, siamo molto simili caratterialmente, tra di noi c'è un forte legame che ci unisce? Beh, siamo amici ovvio", rispose: « Voglio molto bene a Argon, e farò di tutto per aiutarlo a superare questo dolore».
Argon intanto: «Irisa quant'è il conto?» chiese con un flebile sorriso la giovane, con un sorriso rispose: «100 monete d'oro compreso le camere. Ah! Argon volevo chiederti, perché Selene non è con voi?» Il giovane, appena udì il nome di Selene, aveva poggiato il denaro sul bancone, abbassò lo sguardo e con un filo di voce rispose: «Selene? Lei non è con noi... Perché non c'è più. Selene è morta due anni fa », sussurrò con un filo di voce.
Irisa restò sconvolta nel venire a conoscenza che Argon aveva perso per sempre sua moglie. Con gli occhi lucidi afferrò la mano del giovane: «Mi dispiace tanto, Argon. Condoglianze», lo abbracciò e baciò sulla guancia, Il ragazzo con un gesto istintivo accennò: «Grazie, vado dagli altri», Irisa si rattristò nel vedere il giovane che le voltava le spalle, e che aveva intravisto negli occhi di quest'ultimo un'immensa tristezza.
Argon raggiunse il gruppo: «Bene, ho prenotato due stanze con letti singoli. Va bene?» Levina e Alastor risposero, «Va benissimo».
Irisa li raggiunse: «Ragazzi, vi mostrerò le vostre camere. Seguitemi», e così li condusse nelle loro camere. Argon condivideva la stanza con Alastor, mentre Levina alloggiava nella stanza accanto.
Argon sussurrò: «Buona notte, Levina. A domani», le schioccò un bacio sulla guancia, La giovane, arrossì timidamente rispose: «Buona notte Argon, notte Alastor. A domani», e si ritirò nella sua stanza e richiuse la porta dietro di sé.
I due ragazzi nell'altra stanza erano distesi sui letti.
Argon fissava il soffitto, con le braccia divaricate sotto il capo disse: «Alastor, sei sveglio?» Sussurrò in un tono dolce.
Il giovane annuì, con un tono serio, «Si, Argon. Vuoi parlare un po'?» Il ragazzo, con un filo di voce rispose: «Si... Sai, a cosa penso? A Selene. Le avventure che affrontammo insieme, a quando ci sposammo e… Quando morì tra le mie braccia. Non ce la faccio a dimenticarla, ad andare avanti. Ho ancora davanti a gli occhi, il suo corpo freddo come il ghiaccio, quando le accarezzai il viso. Come posso andare avanti?! Mi manca tanto! Come vorrei che lei fosse ancora qui con noi, per stringerla a me, baciarla; sfiorarle il viso, i suoi capelli che tanto amavo toccare. Invece lei non c'è più», smise di parlare, aveva un groppo in gola, le lacrime gli offuscavano la vista.
Alastor detestava vedere suo fratello soffrire, vederlo piangere in quel modo, in silenzio. Si alzò dal letto e raggiunse il letto su cui era disteso Argon, disse: «Fratellino, sfogati, piangi, grida, ti farà sentire meglio», lo accolse tra le sue braccia, Argon tra le lacrime e i singhiozzi stanco del viaggio, e della sofferenza interiore si addormentò, sereno tra le braccia di suo fratello maggiore. L'affetto di Alastor riuscì a donare al ragazzo un po' di serenità.
Il giovane dormiva teneramente tra le braccia del fratello, quest'ultimo gli accarezzò dolcemente i capelli. Sussurrò: «Dormi bene, fratellino. Ti voglio bene», distese delicatamente suo fratello, sul letto con il capo poggiato sul cuscino, lo guardò dormire. Sorrise e strinse un pugno e pensò: "Quanto soffro a vederti così affranto. Spero riuscirai a ritornare a sorridere sereno. Mi manca la tua vivacità. Levina ti ama, lo capii il giorno del tuo Matrimonio con Selene. Sorrideva felice per te, ma dentro i suoi occhi si leggeva tristezza, spero scoprirai che cosa senti realmente per lei, perché credo mio caro fratellino, che in fondo provi qualcosa molto di più dell'amicizia nei suoi confronti. Devi solo ascoltare il tuo cuore, dormi bene. Buona notte sogni d'oro", il ragazzo stanco, si addormentò disteso nel letto sotto le coperte.
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