★Capitolo 16 Un Bacio Al Chiaro di Luna★{Revisionato}✅
Levina con amarezza strinse tra le dita il medaglione ancestrale che le scendeva sulla pelle rossa dei seni, pensò: "Se solo riuscivo a impedire che precipitavi nel vuoto, adesso saresti qui accanto a me". Mentre era immersa in questi pensieri, si sporse alla riva della sorgente bagnando i piedi nudi dall'acqua fuoriuscirono dei cristalli di ghiaccio, incredula e meravigliata da quel fenomeno.
«Che succede?» Sussurrò, mentre sgranò gli occhi dallo stupore appena udì una voce maschile alle sue spalle sussurrarle «Eccoti Finalmente ti ho ritrovata».
Si voltò indietro, e per sua gioia si trovò Argon di fronte, era senza armatura; solo con i pantaloni neri attillati.
Con le lacrime agli occhi la giovane disse, «Argon, s-sei proprio tu? Non sei un allucinazione, sei reale vero?» sussurrò con un groppo in gola.
Il giovane era proprio lì di fronte a lei, la guardava sorridendo, con dolcezza disse: «E chi sarei se no? Certo che sono io, vieni qui mi sei mancata tanto sai?»
Levina non credeva ai suoi occhi, le parve un bellissimo sogno, voltò le spalle ad Argon. E con tristezza pensò: "Non può essere Argon è solo un allucinazione! Lui non tornerà devi rassegnarti!" Si trovò tra le braccia del ragazzo.
Il giovane la stringeva a sè, in un dolce abbraccio era alle spalle di Levina. Sussurrò: «Piccola? Che hai? Perché non mi abbracci? Ho creduto di non rivederti più di perdere te, mio fratello e gli altri. Quando precipitavo ho temuto davvero di non rivederti. È stato orribile». Levina piangeva dalla gioia di aver ritrovato Argon era vivo.
Con gli occhi lucidi disse: «È stato orribile, ho temuto di averti perso! Vederti precipitare dal ponte! Mi ha sconvolta! » Argon sentiva che la ragazza tra le sue braccia fremeva, sussurrò: «Hey! Piccola, adesso basta lacrime. Sono qui accanto a te. Perché non mi guardi negli occhi? Ti prego voltati, voglio guardarti negli occhi». Disse ansioso.
Levina con ancora le lacrime agli occhi, si voltò lentamente verso Argon e restò ammaliata dalla bellezza del giovane: i suoi capelli neri, erano lucidati dal riflesso della luna, e i profondi occhi azzurri, riflettevano una luce, erano stupendi come piccoli diamanti. Con un sorriso timido la giovane disse: «Argon, ecco io. Volevo dirti che io ehm.. Io ti».
Si bloccò non riusciva a proferire alcuna parola, Argon con dolcezza la strinse più a sè, poi con un dolce gesto della mano le sfiorò il viso. Levina notò che il giovane era a torso nudo. Sorrise e pensò: "Quanto è bello! Ha un fisico da urlo". Era ammaliata dalla bellezza del ragazzo. I due si guardarono negli occhi con intesa, e con dolcezza si scambiarono un casto bacio, pieno di passione sotto un cielo stellato, al chiaro di luna. I due sorrisero. Levina pensò: "Oh! Mio dio, mi ha baciata? S-Sto sognando? O è successo davvero? Sarà un sogno! Vi prego non svegliatemi!"
A ridestarla da quello stato di trance fu la voce dolce e sensuale di Argon che disse: «Piccola, ehm scusami non dovevo baciarti.. Siamo amici non dovevo innamorarmi di te. Ti amo. L'ho capito, ma purtroppo il mio è un amore non corrisposto. Il tuo cuore appartiene già ad un altro. Non c'è spazio per me nel tuo cuore, non fa niente. Ti sarò sempre accanto come amico».
Le ultime frasi erano dette con tristezza. Amava Levina, ma era convinto che lei amasse un altro ragazzo e non lui. Era lì fermo a stringerla tra le braccia con nel cuore un tumulto di emozioni; la gioia del bacio, e l'amarezza al pensiero di essere rifiutato.
Levina si voltò verso di lui, gli sfiorò le guance e con un tono serio disse: «Come puoi pensare che nel mio cuore, non ci sia posto per te? Argon i-io, ti amo. Capisci? Tu sei il primo ragazzo che ho amato che mi ha fatto battere forte il cuore! Dal primo istante in cui c'incontrammo. Ti amo! » E lo baciò sussurrandogli: «Ho sempre desiderato questo momento». Il giovane sorrise e dentro di sè sentì mille emozioni invaderlo: «Sono così felice, credevo amassi un altro. Invece ero io il ragazzo che ami. Non so cosa dire, sono così felice!» sussurrò con il batticuore.
Si guardarono negli occhi, sorrisero. Si presero per mano
e si incamminarono. Argon incuriosito: «Piccola, ehm dove sono gli altri? Vorrei parlargli». Levina sorrise rispose: «Lì in quella locanda. È tardi, staranno dormendo tutti, andiamo a dormire». Entrarono nella locanda.
Levina disse: «Ecco, questa è la tua camera. Argon. Posso dormire con te?» Argon arrossendo rispose: «Va bene» E così si addormentarono nel letto sotto le coperte teneramente abbracciati.
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