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★Capitolo 14 Una difficile Separazione★{Revisionato}✅

I cinque eroi giunsero alla città di Brhandal erano nella piazza centrale, era mattina, e il sole risplendeva nel cielo azzurro sgombro di nuvole. Brhandal era una stupenda città in stile medievale.

Argon con un sorriso disse: «Eccoci finalmente, siamo arrivati a Brandhal! Sapete questa città è nota per una leggenda. Si narra che nel tempio laggiù ci sia uno Spirito Guardiano! Ma nessuno è riuscito a liberarlo dal sigillo d'invocazione» enunciò il giovane con entusiasmo. Levina osservò con curiosità il tempio enorme che si stagliava in lontananza. Pensò: "Uno spirito guardiano in quel tempio. Chissà chi sarà questo Guardiano."
Desiderava entrare in quel tempio e cercare di risvegliare il Guardiano che era sigillato all'interno.

«Argon andiamo a visitare il tempio? Vorrei vederlo all'interno!» disse con uno sguardo curioso, Argon sorrise e con dolcezza rispose: «Va bene, piccola ci andremo. In effetti anche io sono curioso di visitare quel tempio. Perché non facciamo una cosa? Adesso faremo una pausa, e poi visiteremo il tempio, vi va?»
Tutti insieme risposero: «Va benissimo. Faremo la pausa, e poi al tempio!»
C'erano i mercanti che vendevano la loro merce. E così fecero una pausa; curiosando tra le bancarelle della fiera dei mercanti, comprarono del cibo; si sedettero sulle panchine della piazza. Consumarono dei pancake alla cioccolata e sorseggiarono del succo d'arancia.

Levina sedeva sulla panchina accanto ad Argon.
Si avvicinò un po' più a lui e sorrise pensò: "Adoro starti accanto."
Il giovane guardava sereno il paesaggio circostante, le arcate della piazza centrale, le stradine e le botteghe mentre, Levina sorrise, Argon accennò: «Ragazzi guardate laggiù, cos'è quella luce che proviene dal tempio?»
Tutti increduli risposero: «Che strano, cosa sarà quella luce? Andiamo a vedere?»
«Non so ma ho un pessimo presentimento. Spero di sbagliare. Andiamo.» disse Argon deciso e così i cinque giovani avanzarono verso il Tempio.

Salirono la scalinata  in marmo bianco che conduceva al tempio e si stagliava un ponte di pietra. Sotto al quale si scorgeva una immensa distesa azzurra il mare.

Argon d'improvviso avvicinò le mani alle tempie: «Che mi succede? Sento un rumore assordante!» mormorò afflitto.

Levina che era vicina a lui chiese: «Stai bene? Che hai?»
D'improvviso il giovane divenne inquieto: «Attenti, ragazzi. Guardate lassù!»
Videro degli strani fasci di luce di colore nero che squarciavano il cielo azzurro, sembravano saette oscure.

Argon allarmato sgranò gli occhi dallo stupore: «Sono fulmini oscuri! Che sta succedendo laggiù?» ma non finì di dire la frase che d'improvviso una scossa di terremoto violenta si abbattè sulla città.

Argon barcollò: «Il terremoto? Attenti!» non riuscì a terminare la frase che il pavimento del ponte sotto i suoi piedi, per le continue scosse franò proprio sotto di lui. Si trovò inghiottito da una falla e stava per precipitare nel vuoto.

Restò aggrappato con una mano a una roccia, era sospeso nel vuoto: «Accidenti! C'è mancato poco!»
Levina, Alastor Helen, e Hector urlarono: «Argon?!!» Levina in lacrime afferrò la mano del ragazzo, che disse:
«Ehi! Piccola, lasciami andare o cadrai anche tu»
Una parte del ponte dove erano i due ragazzi crollò separandoli dal gruppo.

Levina con le lacrime agli occhi urlò: «Argon, non ti lascerò cadere!» aveva bisogno di un aiuto per aiutare il ragazzo e trascinarlo verso la salvezza.

Argon con un sorriso disse: «Devi lasciarmi andare, non puoi salvarmi!» ribattè impetuoso.

Levina sentiva sempre più la mano del giovane scivolarle dalla presa, strinse i denti e urlò: «Non ti lascerò cadere! Resisti!» Alastor con un balzo riuscì a raggiungere l'altra sponda del ponte.

Argon guardò verso il precipizio, sorrise mentre guardò Levina negli occhi, con dolcezza: «Sto cadendo ormai» mormorò mentre la mano del giovane, scivolò dalla sua presa. Levina lo vide precipitare nel vuoto. Sconvolta e con lo sguardo perso nel vuoto, lanciò un grido di dolore: «Argon!!! No! Perché?!! » e con le lacrime a gli occhi udì un suono sordo, Argon precipitò in mare.

La giovane affranta si sentiva colpevole di non essere riuscita a salvarlo,
Si alzò a fatica distrutta all'idea di aver perso per sempre il suo Argon. Venne raggiunta dagli altri tutti erano distrutti dall'accaduto.

Restarono in silenzio a fissare quella falla che aveva risucchiato con sè il loro amico Argon.
Alastor con un tono freddo: «Maledizione! Perché ho accettato che venisse con me in questa assurda missione?! L'ho perso per sempre! Argon!!» e distrutto dal dolore si lasciò cadere in ginocchio pianse, ripensando ai momenti trascorsi con suo fratello.
Sentiva un vuoto dentro di sè.

Levina con un tono triste sussurrò: «Argon, non mi hai lasciata sola vero?» il suo amato Argon era precipitato nel vuoto da quell'altezza era impossibile che si salvasse.

Tutti erano distrutti ormai rassegnati che avevano perso il loro Argon il loro amico, il loro Leader.

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