★Capitolo 10 L'Incubo di Levina★{Revisionato}✅
Dedicato a scrittoredisogni
Argon entrò nella stanza, Levina sedeva sul letto con gli occhi arrossati dalle lacrime, Argon le si avvicinò e incrociò le braccia al petto, e con un tono serio disse: «Levina, che ti succede? Sei scappata via piangendo. Ho capito, sei preoccupata per la visione annunciata da tua madre?» Si scompigliò i capelli corvini, e con un sorriso replicò:
«In effetti, se saresti in pericolo... Non esiterei a sacrificare la mia vita per te.» Levina lo fulminò con lo sguardo e quasi urlò: «Non voglio che rischi la vita per me! Capisci? Vorrei non averti mai incontrato! Non soffrirei sapendo di perderti!» era furiosa, Argon le si avvicinò e con un gesto lesto la cinse tra le braccia, e le sussurrò all'orecchio:
«Tranquilla, andrà tutto bene. Non piangere. Ok?» La guardò le sorrise, la giovane non riusciva a togliersi dalla mente quell'orribile incubo che la tormentava da giorni.
Era in uno stupendo giardino. Osservava meravigliata la bellezza della natura; i fiori, il ruscello dalle acque cristalline. Si fermò di colpo, e di fronte a sé vide una bara di cristallo, e in questo istante, abbassò lo sguardo e disse: «Argon, perché mi hai lasciata sola? Come farò senza di te? Amore mio, mi manchi!» Si inginocchiò davanti alla bara e pianse, mentre sulla sua schiena apparvero delle candide e soffici ali. Dal coperchio della bara di marmo e cristallo scorse il corpo senza vita di Argon, che sorreggeva tra le mani la spada, e sulle sue labbra vi era un dolce sorriso di pace. Levina era immersa in quei pensieri, il ricordo di quell'incubo la rendevano schiava, la paura di perderlo, si fece strada dentro di sé.
Levina era tra le braccia di Argon, il ragazzo la strinse a sé con delicatezza come per timore che le scomparisse fra le braccia sussurrò: «Ti prego, non startene in silenzio. Dimmi qualsiasi cosa, ma non startene in silenzio!» disse il giovane in tono triste. Levina tornò in sè quando sentì Argon che dolcemente le accarezzò il viso e, con un filo di voce Levina disse: «Scusa, mi dispiace. Ti ho fatto preoccupare... Ero sovrappensiero. Va tutto bene, non preoccuparti». Argon confuso pensò: "Chissà cos'è che turba Levina, vorrei parlarle, dirle cos'è che la turba, ma sicuramente mente. Già lo sta facendo» con un tono serio disse: «Levina, mi nascondi qualcosa, non è vero? Potrei avere l'onore di sapere cos'è che turba la mia piccola Levina?» Le disse con voce soave.
La giovane adorava i modi gentili, la dolcezza di Argon e con un tono serio rispose: «Va bene, è inutile che continui a mentire. Finiresti per ripetermi all'infinito va tutto bene? Non va niente bene, Argon. C'è un sogno… Anzi un incubo, che mi tormenta, nel quale, eri disteso in una bara di cristallo. A occhi chiusi e tra le mani stringevi la tua spada. Eri m-morto. Ho paura che quell'incubo indica il futuro, il tuo tragico destino. Non voglio perderti lo capisci?» Argon sorpreso dal discorso della giovane abbassò lo sguardo, sorrise e infine disse: «Piccola, non devi preoccuparti. Qualunque cosa accada, sarò sempre accanto a te. È una promessa».
La giovane, si asciugò quelle ultime lacrime. Argon le prese la mano e dolcemente fece intrecciare i due mignoli e disse: «Prometto solennemente di restare sempre accanto a te. Qualunque cosa accada!» Levina era sorpresa dal gesto di Argon aveva fatto una promessa. Lo guardò negli occhi vide quel sorriso, quell'espressione da bambino sul volto dell'amato e quella dolcezza, le fece comparire sulle labbra un sorriso sereno.
Il giovane, sorrise e disse: «Visto?! Sono riuscito a farti sorridere!»
Levina non riusciva a non sorridere, davanti alla dolcezza immensa di Argon.
«Grazie, sei un ragazzo speciale» I due si guardarono negli occhi, erano seduti sul letto vicini uno di fronte all'altra, Argon notò che quando era solo con Levina il suo cuore batteva forte, lo rendeva felice e percepiva un calore invaderlo nel petto lì dove c'è il cuore. Con tristezza pensò:
"Che mi succede? E se mi sto innamorando di Levina? N-No! Non sarebbe giusto, siamo amici, e poi Levina ama già un altro e dunque devo rassegnarmi a esserle amico". Levina gli accarezzò il viso disse, «Argon? Che cosa stai pensando?» i loro sguardi si incrociarono, e si creò un'atmosfera romantica. Mentre, i due stavano per scambiarsi un bacio. I loro visi erano molto vicini, pochi centimetri e le loro labbra si sarebbero sfiorate in un casto bacio... Ma purtroppo quell'atmosfera, quel bacio venne interrotto dal bussare alla porta.
Argon e Levina sussultarono e dissero: «Chi è?» Dall'altro lato Alastor rispose: «Scusate il disturbo, ragazzi volevo avvisarvi che la cena è pronta. Venite o si raffredda». Argon e Levina erano imbarazzati per quel bacio interrotto, a tal punto da arrossire e scoppiarono in una risata allegra.
Levina era felice anche se quel bacio era stato interrotto era una prova, che il suo amato provava davvero qualcosa oltre la semplice amicizia. Disse: «Su Argon, andiamo» mentre volse le spalle ad Argon e sorrise, il ragazzo si alzò dal letto e disse: «Andiamo. Alastor, e tua madre ci aspettano» e insieme scesero in soggiorno, e si unirono in sintonia agli altri e cenarono in armonia.
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