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Per molti l'idea della morte è sinonimo di paura o comunque un concetto che non dovrebbe mai essere preso in esame, mai davvero protagonista della mente eppure io convivono con la sua idea sempre fissa e presente nella mente.

Non desidero certamente che questa mi prenda, non è questo il motivo per cui ho sempre ben fisso in testa che questa esiste ma perché vivendo costantemente schiacciata fra la paura di me stessa e la terribile gelida solitudine che mi brucia la pelle ho capito che prima o poi arriverà e che bisogna vivere.

Questo pensiero mi ha aiutata?

No, ha solo reso la consapevolezza di sprecare il mio tempo più pesante, le mie ansie più angoscianti, il mio continuo, eccessivo, soffocante pensare più scuro ed oppressivo ma mi rende abbastanza decisa da fare qualcosa, se non per me per altri.

Ma lo odio, odio ogni cosa ora.

Un nuovo sentimento si è aggiunto al terrore di me stessa, allo statico gelo della solitudine mescolata ad un pungente dolore, si è aggiunto l'odio scuro e nero a rendere più sottile la gabbia che rinchiude ciò che più temo.

Ho pensato fin troppo di sovente nell'ultimo periodo di odiare, solitamente per me il tempo scorreva fin troppo celere fra le mie dita senza che io avessi la possibilità di afferrarlo in una continua successione di eventi che ero incapace di controllare mentre ora tutto scorre fin troppo lentamente, è straziante.

È come essere seduta in un luogo oscuro dove nessuno può giungere ad osservare ininterrottamente una vecchia pellicola bruciare per ore ed ore senza voler intervenire, senza provare altro che disinteresse nonostante a bruciare siano tutte le mie speranze di stare bene, un giorno.

Più il sole corre veloce nel cielo, più volte vedo il sole albeggiante sorgere più il respiro si accorcia, più il cuore rallenta, meno la mia percezione delle cose funziona atrofizzando , scrivendo mi sono appena resa conto che il giorno nel quale mi sarà tolto ogni briciolo di me e di umanità non sembra essere troppo lontano, questo mi angoscia.

Ho chiesto dei cambiamenti, dei miglioramenti, ho fatto del mio meglio perché questo avvenisse ma le cose sono fisse nella loro staticità, lisce nella loro monotonia e questo ha succhiato via tutta la mia voglia di adoperarmi in funzione di benessere, del mio o di quello di qualsiasi altro.

È come un circolo vizioso che non si spezzerà, non fino a quando smetterà di essere alimentato dalla tenute e oscura fiamma della vita.

Dunque ho perso ogni interesse nel tentativo di emersione, di liberarmi di quei pesi eccessivamente pesanti che mi stanno facendo procedere con velocità nel soffocante abisso che è la mia vita, non ho il desiderio di liberare me stessa, non quando so che nulla cambierà, che non c'è utilità alla mia presenza, che non c'è nulla per me.

E sono qui che soffoco ancora, sono qui che muoio sempre più ogni giorno ma nessuno vuole notarlo, sono qui che vorrei piangere ma annego perché le persone che vorrei lo notassero sono troppo prese da loro stesse, da dei problemi che non sono tali ma che loro rendono tali e che non vogliono superare.

Io sono qui seduta sull'incudine, annoiata, privata di tutto aspettando semplicemente che il martello mi colpisca perché so che prima o poi quella macchia scura che si sta liberando mi soffocherà e sarò orribile ma non sarò più quello che sono ora, chissà, è quello che si prova prima di cambiare personalità, prima di morire e lasciare il posto ad altri?

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