4.8
In questi giorni Lailla e Jungkook trascorrevano tempo ristretto, per il semplice motivo che egli doveva escogitare piani per prepararsi sempre al peggio, mentre Lailla stava studiando per essere all'altezza di una buona sovrana. Dopo che avranno vinto la guerra, lei e Jungkook sarebbero stati due personaggi importanti che porteranno il popolo alla prospera.
Era dura per una giovane donna come lei, non aveva mai ricevuto della buona etichetta, ma era sicura di poter imparare, dopotutto tantissime vite erano tra le sue mani e non poteva permettersi la morte di nessuno.
Fissava i vari documenti del regno, ma aveva visto fin troppe parole in questi fogli bianchi con inchiostro nero.
«Vuole fare una pausa? Non si forzi troppo. Se non capite, possiamo chiedere l'aiuto al principe.» si intromise Jangmi vedendola molto stanca in questi giorni. Si era rinchiusa per giorni nella stanza per studiare.
«Non posso sempre distrubarlo. Anche lui è molto impegnato e di certo non posso stare a far nulla per il nostro popolo.» replicò decisa. Riprese i fogli e ricominciò a leggerli, nonostante non riusciva a capirci molto.
Jangmi non disse più nulla, sarebbe stato di troppe parole. Si dspiaceva solo che si stanchasse in questo stato solo per proteggere il loro amatissimo regno.
«Sono sicura che vinceremo e poi potremo andare nel prato fiorito che mi aveva portato Jungkook. Forse un giorno anche assieme con il nostro bimbo.» sorrise desiderosa senza staccarsi gli occhi dai documenti.
Jangmi capì il suo desiderio e la lasciò continuare, stando accanto a lei.
«Signorina Lailla? Vi posso disturbare?» era la voce della signora Kwan. Era alla porta che aspettava un permesso da parte di Lailla per poter entrare.
«Entrate pure.» aveva riconosciuto la serva della regina Aera.
La signora entrò nella stanza facendo un inchino con grazia per poi fare un dolce sorriso alla signorina.
«Scusate il mio disturbo. Volevo solo aiutarvi.» affermò la donna.
«Aiutarmi?»
«So che vi state impegnando a studiare i documenti al riguardo del regno. Se avete delle parti che non capite, potete chiedere personalmente a me. Sarebbe un onore.» mise una mano al petto per mostrargli la pura voglia di aiutarla.
«Davvero potete, signora Kwan?» avvertì una luce raggiungerla. Sarebbe stato di grande aiuto! Ne avrebbe approfittato più che volentieri tale aiuto.
«Sono stata affianco alla regina per anni. Conosco i documenti a occhi chiusi. La regina, prima di lasciarci, mi aveva specificatamente detto di aiutarvi per tutto il necessario. Sarò sempre a vostra disposizione.» sorrise.
Lailla e Jangmi si guardarono un'attimo per poi guardare nuovamente la signora Kwan con sorpresa.
«Quindi....voi siete già a conoscenza di tutto?» si azzardò a chiedere per curiosità.
«Sì, signorina Lailla. Mi prenderò cura di voi e del vostro bambino ancora in grembo. Nessuno lo verrà a sapere dalla mia bocca.» rispose facendo un piccolo sorriso.
Non sapeva come ringraziare la madre defunta del suo onorevole marito. Anche dopo il suo addio, stava continuando a proteggerla.
Sentiva dietro le spalle due mani calde: una era la mano della regina e l'altra era di sua madre.
Era come se fossero diventati due spiriti rimasti nel mondo reale per proteggere qualcosa.
Quel qualcosa era Rhee Lailla.
«Grazie, signora Kwan. Vorrei tanto ringraziare la regina Aera di persona....» fece un sorriso amaro, ma la sentiva veramente vicina a lei.
«Sono ormai anziana. Quando arriverà la mia ora. Raggiungerò la regina e la ringrazierò da parte vostra, se vi può aiutare.» replicò la signora Kwan.
«Non dite così! Sono sicura che ha già sentito i miei ringraziamenti.» replicò.
La signora Kwan si fidava di questa giovane ragazza. Sarebbe stata una bravissima padrona di questo palazzo. Poteva fidarsi delle decisioni della sua amatissima regina Aera.
Lailla fece sedere la fece sedere davanti a lei per domandare i suoi dubbi sui documenti che erano sparsi in giro per il tavolo.
«Ho letto varie cose. Non sono molto allenata in queste campo, ma farò del mio meglio per imparare. Una delle parti che ci sono sui documenti che mi ha interessato è quello sulla parte del villaggio affianco al nostro regno, dove tanti soldati vengono da lì.» indicò il documento interessato.
La signora Kwan lesse il documento e capì subito del suo contenuto.
«Ho capito cosa intendete. Sul documento è chiaro presente che sono un villaggio assolutamente normale, che tecnicamente non fa parte del nostro regno. Anzi, più precisamente ne facevano parte.» spiegò.
«Come!? Almeno una centinaia di soldati saranno appartenenti a quel povero villaggio! Perché non ne fanno parte?? Combattono con noi e automaticamente ne fa di loro di questo Regno.»
«Non agitatevi troppo, signorina Lailla. Fate attenzione alla vostra gravidanza.
Comunque sia, è così. È tutto ciò che ce scritto sui documenti.»
«Non ha senso!»
«La verità che prima non esisteva questo villaggio. Vivevano insieme con noi come tutti, ma tempo fa alcuni si presero una strana malattia e perciò li cacciarono via con forza per paura di prendersela.
In quel villaggio tanti morirono per la misteriosa malattia. Per questo, non abbiamo coraggio di farli rientrare nel nostro regno.
La regina stessa era stata al contrario di questa crudeltà verso di loro. Il principe Jungkook li aiutò a sopravvivere. Tanti di loro entrarono a far parte dell'esercito per proteggere la loro casa e grazie all'aiuto del principe riuscirono a tenere nascosto le loro identità.» spiegò pazientemente l'anziana serva.
Non poteva credere a tale crudeltà nei confronti degli eroi! I loro figli erano entrati nell'esercito e non ritoranarono più a casa, solo per proteggere il popolo che li hanno cacciati via. Perché?
«È malvagità pura! Quella gente lì hanno perso famiglie, solo per proteggere questo Regno stesso che li hanno cacciati via! È ingiusto! È giunta anche l'ora che la porta del Regno Jeon apra per farli ritornare a casa.» sbatté la mano sopra i documenti esposti sul tavolo.
La signora Kwan rabbrividì a tale idea. Aveva paura che accaddesse qualcosa alla povera Lailla. E soprattutto andrebbe contro i funzionari del regno!
I funzionari erano i consiglieri dell'imperatore. Tante decisioni dovevano avere il loro consenso per procedere. Difatti cacciare via dal Regno quella povera gente che supplicava aiuto era stato deciso dai consiglieri e il re non potè che attuare tale crudeltà per il bene del suo popolo.
«Ciò significherebbe andare contro i consiglieri del maestà. Il maestà stesso non sarebbe gioioso di sapere la vostra idea. È pericoloso!» replicò la donna supplicandola di lasciare stare.
«Quella povera gente non ha colpe! Io e il principe abbiamo portato dei servi e medici al villaggio, nessuno di loro si è preso qualche strana malattia che affermate! È vero chi ci è stato una peste tempo fa nel villaggio, ma era per colpa nostra! Perché li abbiamo cacciati via senza dargli niente da mangiare, lavare e vestire! Cosa ci aspettavamo?! Delle rose e fiori?» fu arrabbiata dall'ingiustizia.
«Però-!» voleva comunque insistere a persuadere la giovane futura regina, ma fu bloccata dal rientro del principe Jungkook.
«Io sono d'accordo con mia moglie.» varcò la porta con un sorriso di protezione alla sua amata. Si avvicinò al tavolo e si mise in piedi dietro sua moglie per concordare l'idea.
«Ma mio principe....» si preoccupò l'anziana serva, avendo paura di non riuscire a compiere l'ultimo desiderio della sua povera regina defunta: proteggere Rhee Lailla, la futura regina.
«Capisco la vostra preoccupazione, signora Kwan. State proteggendo mia moglie come desiderava mia madre prima di lasciarci, ma ci sono io. Io sono il principe ereditario, nessuno può toccarla sotto i miei occhi.
È anche ora che facciano ritorno quella povera gente. Farò tutto ciò che vuole la mia bellissima moglie.» prese la manina di Lailla e lasciò un bacio a stampo.
Arrossì a quel tocco. Era talmente cavalersco e fascinoso, non poteva non smettete di guardare i lineamenti perfetti del suo uomo.
«Ma vostro padre si infurierà...andrerebbe contro il volere dei consiglieri.»
«Non ha importanza. Ciò che è giusto è giusto. Nessuno di loro ha qualche strana malattia. Adesso, con la contribuzione di mia moglie e di alcuni servi del palazzo, il loro villaggio è finalmente in vita. Ma non cambia il fatto che sono stati cacciati personalmente da noi senza pietà! Anche loro hanno orgoglio.» replicò il principe, continuando a sostenere il suo di punto di vista e quella di Lailla.
La signora Kwan, a questo punto, rinunciò l'idea di convicerli.
Sospirò.
«È inutile che continuo. Ma per lo meno la regina sarà contenta di vedervi aiutare quella povera gente. È sempre stato, per la regina, uno dei più grandi desideri farli ritornare al Regno. Sono sicura che riuscirete a realizzarlo questo sogno.» abbassò il capo, immaginandosi il sorriso felice della sua regina ormai defunta.
«Vi prometto che farò del mio meglio.» affermò, Lailla, fiduciosa.
Guardò il suo amato che stringeva la sua mano, dandole una forte sicurezza. Si guardarono negli occhi e sorrisero.
«Grazie, Jungkook....»
«Era tra le cose che volevo fare da tanto, come mia madre. Non devi ringraziarmi. Sono tuo marito. È come tale, una tua parole è solo un desiderio che deve diventare realtà.» aiutare la sua donna, per egli, era una cosa ovvia da fare! Avrebbe raccolto anche la Luna se era necessario.
Lailla appoggiò l'altra mano libera sulla sua pancia, per dire al bimbo che aveva un padre da esserne orgogliosi.
•
Park Jimin, si trovava nel palazzo del Regno Kim, come aveva tutto panificato fin dall'inizio.
Era nel giardino con un fuoco accesso, in mano aveva il ritratto della donna che voleva tanto possedere.
Guardò il bel viso sorridente di Lailla dipinta sul foglio.
Era il suo solito pensiero: se solo potesse sorridere anche a me come in questo dipinto creato personalmente da me.
Ma è impossibile! Lei mi odia, io lo so.
Ripensò la prima volta che l'aveva vista sola soletta in quel bosco. Voleva scappare via, ma lui l'aveva riportata al palazzo. Iniziò a chiamarlo cognato e lui cominciò a chiamarla zanzara, perché parlava troppo.
Ricevette la prima sberla da lei.
Toccò istintivamente la guancia. Era una sberla forte, ma non gli aveva fatto male, anzi in qualche modo era stupito e compiaciuto dal suo coraggio.
Era la prima volta, dopo la morte della sua amata madre, che provasse dei sentimenti umani.
Purtroppo, aveva respinto l'unica persona che non lo odiava con le sue stesse mani.
Quel giorno dove era stato accecato dalla vendetta e cominciò a dirle cose da pazzoide. Era ossessionato dalla vendetta e nel possederla. Ciò aveva solo rafforzato l'odio che provava per Jeon Jungkook!
A solo pensare di tutte le cose che possedeva, gli veniva una rabbia! Aveva il trono, aveva la donna che lui voleva, aveva il popolo che lo amava, AVEVA TUTTO!
Lui, invece, era il primo genito, ma non aveva nulla di nulla.
È per colpa di quel regno, sua madre è morta! È morta solo perché aveva incontrato Gongchan e si era immersa nel lago dell'amore. Quanto odio che provava.
«Non hai coraggio di bruciare il ritratto che hai personalmente disegnato, onorevole principe Park?» sbucò dietro le sue spalle la principessa Hee-Young.
Jimin non si era girato per vedere chi era, già dai passi e dalla voce poteva sapere benissimo chi fosse.
«Se non riuscirò ad ottenere ciò che voglio con le buone, allora userò le maniere cattive.» sorrise maliziosamente, avvicinò il ritratto a una delle lingue del fuoco, il ritratto pian piano fu inghiottito dal fuoco feroce, fino a rimare un piccolo pezzo, il fuoco era diventato piccolo, ma lentamente brucerà anche l'ultimo pezzo rimanente.
Jimin lo prese tra le dita e guardò la piccola fiamma pian piano bruciare. Fece un'altro sorriso non rassicurante, immaginandosi il Regno Jeon inghiottito da questa stessa fiamma.
Il Regno che tanto odiava era quel pezzo di carta e il fuoco era lui stesso.
Quando la fiamma stava quasi per bruciare l'ultimo pezzettino rimanente, Jimin lo avvolse con la mano. Sentiva la piccola fiammella bruciargli la mano, ma non era doloroso quanto il suo odio.
Sciolse la mano e caddero delle ceneri del ritratto, ormai non esistente.
Hee-Young si spaventò a quella visione. Non era un uomo normale, era un pazzo assettato di vendetta.
Adesso, sapeva che doveva stare attenta.
Quando aveva avvolto tra le dita il pezzo del ritratto ancora in fiamme e lui non si era lamentato per il dolore, era rimasta scioccata e impaurita.
Continuava a fissare le ceneri del ritratto che pian piano venivano portati via col vento.
«Devo ritornare al Regno Jeon. Devo uccidere quel bastardo di imperatore prima di conquistare la sua patria. Farò provare un grande dolore al mio caro fratellino.» affermò deciso.
«Perché fare tutti questi casini? Sei appena uscito dal Regno e vuoi ritornare? È pericoloso, ti uccideranno.» si preoccupò di perdere un grande collaboratore.
«A me basta che fai la tua parte, principessa mia. Per il resto non devi ficcarti il naso. Quindi FAI CIÒ CHE DEVI e stai lontana DA CIÒ CHE VOGLIO IO!» replicò minaccioso senza neanche degnarle di uno sguardo, era sempre girato di spalle.
Era un uomo dall'aspetto veramente fascinoso, ma chi se lo poteva aspettare che fosse un diavolo.
Le gambe della principessa tremarono a quel tono di voce bassa e minacciosa. Era impazzito!
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