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2•8

Lailla era con Jungkook davanti al cimitero della sua amatissima madre. Pregava che sarebbe andata nel paradiso.

«Andiamo Lailla.» mise un braccio nei suoi fianchi come se lei potesse cadere in un momento all'altro.

«Potrebbe non fare così? Sembro che non neanche camminare.» si lamentò lei e gli tolse il braccio.

«Hai ragione per questa volta. Sembri pimpante come prima. Mi sento più tranquillo.» sorriso molto più tranquillo vedendola sorridere e sgarbata come sempre.

«Non ce neanche da chiederselo. Guarda che io non sono una qualunque.» incrociò le braccia molto fiera di se stessa.

«Hai già pensato che cognome nuovo vorresti? Potresti scegliere quella di tua madre.»

«Ti sembrerà strano, ma non ho mai saputo il nome di mia madre. Non parliamo del cognome poi.»

«Ah sì? Sennò provo a cercare qualcosa negli archivi. Così potrai sapere il nome completo di tua madre e avere il suo cognome.» propose Jungkook ottimista.

«Davvero potete?» chiese con occhi luccicosi.

Annuì sicuro di sé poi guardò la pietra che dovrebbe essere incisa il nome, ma non c'era inciso niente.

«Adesso capisco perché non c'è l'incisione del nome di tua madre.» accarezzò delicatamente la pietra.

«Sì, hai indovinato. Adesso voglio ritornare al palazzo per riposare.» Lailla si diresse verso la carrozza, mentre il principe era ancora davanti alla tomba seppolta.

«Non preoccupatevi, signora. Mi prenderò cura io di vostra figlia.» sussurrò.

Si alzò un po' il venticello, è proprio sopra la pietra cadde un fiore rosa, come se avesse ricevuto una risposta dall'al di là.

Sorrise e prese il fiorellino.

«Grazie di credermi...»

«Aspettami, Lailla!» le corse dietro.

«Siete troppo lento, principe.» lo prendeva in giro.

Jungkook aspettava il suo affidabile braccio destro nel suo solito ufficio.

«Mi avete chiamato, principe?» si inchinò Taehyung.

«Ho una missione da affidarti, Taehyung. Vorrei che mi trovi il cognome e il nome originale della madre di Lailla. È importante.» disse molto fiducioso su Taehyung, era sicurissimo che uno ingamba come lui lo avrebbe trovato in poco tempo.

«Sembrate tenerci assai alla signorina Lailla. Ne sono veramente felice, principe.»

«Mi piace vederla felice.» sorrise ripensando al sorriso contagioso della giovane fanciulla.

«Domani la famiglia Shin verrà decapitata.» disse poi Taehyung.

«Grazie di avermelo ricordato. Vorrei che Lailla stesse tranquilla nel palazzo senza partecipare alla loro decapitazione. Non sono scenari gradevoli per una donna.» era assai preoccupata per lei e la voleva proteggere a tutti costi come promesso.

Jimin era immerso tra libri e scartoffie per tutto l'ufficio. Ultimamente era indaffarato e ci sono stati delle piccoli voci sul suo conto con Shin Yuan, pur non essendo più sua moglie.
Questa questione gli aveva sporcato il nome, ciò gli dava un motivo in più per detestare quella donna che tanto odiava.

«Perché le donne sono così insopportabili?» si massaggiò le tempie.

Con quasi timidezza prese la maniglia di uno scaffale e prese il ritratto che aveva fatto a Lailla senza volerlo.

Guardò nuovamente il sorriso dipinto sul papiro e si immerse tra i  suoi pensieri.

«Se l'impero della famiglia Jeon finesse, tu saresti disposta a stare con me?» chiese al ritratto ma ovviamente non c'era una risposta alla su domanda.

Distolse lo sguardo dal ritratto e rise divertito dalle sue azioni.

«Che diamine sto facendo? Sto parlando con un foglio.»

Rimise il papiro in una delle cassette con gelosia e si rimise a pensare ciò che era importante per lui.

«Devo vincere e ottenere il trono di mio diritto. Mia madre è solo morta per colpa di Gongchan! Io SONO il primo principe.» uscì nuovamente un'espressione malvagia.

Era una bella giornata per starsene fuori, ma Lailla non ne poteva più di stare nel palazzo.

Vero che il territorio del palazzo è grande quanto un paese, ma era pure sempre chiuso dall'altra parte del mondo.

«Vorrei tanto uscire fuori, Jangmi!!! Non ne posso più. Non so che cosa fare qui.» continuava a lamentarsi senza fine.

«Non so cosa consigliarle per passare il tempo. Non vi piace giocare il janggi e non vi piace ricamare.» sospirò la piccola servetta.

«Scherzi spero!? Sono super noiosi!   —sbuffò senza provare entusiasmo sui consigli di Jangmi—   Mi è venuto un colpo di fulmine!!! Ma se andiamo nel campo dove si allenano i soldati!? Voglio provare gli archi!» gli occhi cominciarono a luccicare di entusiasmo.

«Non è un colpo di genio, Lailla! Noi non possiamo reccarci lì. Siamo delle donne, non possiamo toccare le armi dei soldati.» negò Jangmi assai impaurita alle sue idee.

«Ma andiamo, Jangmi! Anche noi donne siamo forti. Se vogliamo possiamo anche noi combattere come fanno loro.» era molto fiduciosa di ciò che diceva.

«Vi prego profondamente di non andarci.»

Sapete come era fatta Lailla, non avrebbe mai ascoltato le parole di Jangmi per nessun motivo al mondo.
La prese direttamente per mano e la trscinò a forze nel campo di addestramento.

Videro subito un generale di 40 anni circa che allenava un gruppo di giovani soldati con severità.

«Sembra severo quel generale. Adesso che lo guardo bene, era presente nella riunione alla sala del trono.» affermò Lailla.

«Non ce bisogno neanche di chiederselo. Nella riunione c'erano presenti tutti i personaggi reali, compreso i generali, coloro che difendono la nostra patria.» spiegò Jangmi.

«Capito!»

«Ovviamente il più forte è il vostro principe. Lui è il vero comandate di tutto l'esercito del palazzo.»

«L-lui non è il mio principe, Jangmi. Gli uomini come lui devono per forza essere forti, sennò non sono degni di essere chiamati tali.» era troppo orgogliosa per ammettere che fosse forte dopotutto il principe ereditario.

Jangmi sorrise maliziosamente.

Lailla si avvicinò nella parte vuota del campo dove si tiravano le frecce nei obiettivi fatti di paglia.
Prese tra i tanti archi che c'erano e anche le frecce.

«Sono più grandi e leggermente più pesanti del previsto.» si stupì toccano la corda.

Prese la mira e sfrecciò la prima freccia, ma non andò a colpire il bersaglio, andò direttamente fuori dalla traiettoria.

«Aish! Non colpisce.» provò altre volte, ma non andavano dove voleva.

«Dovresti prima di tutto metterti nella posizione coretta, zanzara.» la voce fredda di Jimin si mise in mezzo.

«I miei omaggi, principe Jimin.» Jangmi si inchinò educatamente stando attendo a non sbagliare davanti al principe più spietato del reame.

Jimin non diede alla servetta e conituò a giudire Lailla.

«Non mi sembra che le donne siano ammesse a giocare con l'arco e le frecce.» disse ironicamente.

«Sei sempre quello che sottovaluta le donne, cognato.» sbuffò continuando a tirare altre frecce.

«Potresti smetterla di chiamarmi cognato!? È insopportabile!»

«Solo quando tu smetterai di chiamarmi zanzara, cognato.» sorrise vincente.

«Stai minacciando al sottoscritto?» la guardò quasi minaccioso.

«Sei tu che vuoi che la smetta con questo cognato. Non io. Quindi ho tutto il diritto di minacciati.» fece un broncio quasi carino.

«Bene. Allora patto concordato. Non ti chiamerò più zanzara e tu non azzardarti mai più con quel nomignolo!» sembra quasi di essere diventati bambini.

Lailla sorrise soddisfatta.

«Bene! Però come ti posso chiamare?» chiese innocentemente.

Jimin quasi quasi fu timido.

«Bhe...mi va bene anche Jimin.» rispose facendo la solita faccia.

«Oh bene, Jimin. Ma non è meglio se ti chiamo principe Jimin come fanno tutti? Non vorrei ritrovarmi senza testa.» rabbrividì al solo pensiero.

«Fai come ti pare. Non ti taglio la testa. Invece......bhe....tu? Come ti posso chiamare al posto di zanzara?»

«Mi va benissimo Lailla. Basta che non sia zanzara!»

«Lailla?   —non aveva mai chiamato una donna per nome, gli suonava leggermente strano—   Non sei tanto brava con l'arco. Si tiene così l'arco.» di sua spontanea volontà, senza accorgersi, si mise dietro attaccat a Lailla prendendo entrambe le mani, facendola impugnare l'arco nel modo corretto.
Lailla era molto presa dai suoi insegnamenti. Guardava con cura come si mettevano i piedi e le mani.


«Devi guardare la punta della freccia e il bersaglio che vuoi mirare. La freccia va dove segue il tuo cuore.» con queste ultime parole fecero scoccare la freccia e per magia colpì dritto al bersaglio.

Lailla con felicità e sorpresa si mise a urlare di gioia e a saltare per tutto il campo.

«Hai visto, Jangmi?! Ha colpito diritto il punto!» fece saltare insieme anche Jangmi.

Jimin la guardava dettagliatamente e fece un sorriso quasi invisibile.

«Grazie, principe Jimin! Sei stato gentilissimo.»

"Gentile? A me? Non mi si addice, ma detto da lei è qualcosa di diverso."

«Non ce di che, Lailla. Sei dotata infondo. Ci vediamo in giro.» mise le mani dietro la schiena con eleganza e se andò senza rivoltare.

«Il principe Jimin non sembra dopotutto così malvagio come dicono.» sussurò Jangmi, guai se lo sentisse.

«Io lo trovo simpatico, anche se è sempre così serio.» Lailla continuava ad allenarsi alle frecce e sentiva che stava migliorando dopo gli insegnamenti da parte del primo principe.

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