2.2
Il principe Jimin ritornò nella sua dimora stanco, aveva intenzione di riposare nel suo ufficio, ma ancor prima che riuscisse ad avvicinarsi al suo ufficio arrivò un'altro problema noioso.
«Jimin!» Yuan con gli occhi rossi si avvicinò a egli.
Quest'ultimo sospirò stanco delle sue chiacchiere.
«Mi va bene tutto! Ma pretendo almeno una spiegazione!» affermò lei con il cuore infranto per quello che era successo prima nella stanza di Lailla.
«Per cosa?» chiese freddo.
«Perché hai aiutato Lailla? Perché l'hai protetta? Ci sarà un motivo, no? A te ti piace, vero? Sennò perché l'avresti difesa!» strinse i pugni dalla rabbia.
«Hai già fatto ben quattro domande. Mi hai già stancata. Non meriti nessuna spiegazione dal sottoscritto.» non voleva neanche perdere il tempo prezioso per darle una spiegazione, per lui non c'era nessuna spiegazione. Voleva aiutarla e basta, dopotutto anche a lui non piaceva Shin Yuan, era talmente fastidiosa.
«Ciò mi fai capire che provi interesse, Jimin!» scese una lacrima.
«Non osare chiamarmi per nome! Chi ti ha dato il permesso?! Te l'avrò detto un sacco di volte, ma continui sempre fare di testa tua. Lo sai che sono il principe?! I miei sono ORDINI!»
«Perché continui a respingermi in questo modo? IO TI AMO!» lo prese per il vestito e si inginocchiò con le lacrime ormai colme.
«Ma tu per me sei NESSUNO! Te lo fichi in quella testolina?! Adesso vattene nella tua stanza e stattene buona!» si avviò nell'ufficio senza voltarsi per dare la possibilità ad ella di dire altro.
«VEDRAI!» urlò infine Yuan ormai con gli occhi rossi.
Il principe non le diede retta, voleva solo startene da solo e in pace senza nessuno a rompergli il silenzio.
Si sedette comodamente davanti alla sua scrivania cominciando a rilassarsi, ma quando vide il pennello appoggiato sull'inchiostro ebbe un'idea strana.
Prese un grande foglio e cominciò a disegnarci qualcosa.
Non solo era noto come il principe più diabolico e freddo del regno, ma era anche un bravissimo disegnatore. Fin da piccolo provava assai interesse verso la pittura e la scrittura. Erano i stessi hobby della sua defunta madre.
Era talmente concentrato che non ebbe idea di quanto tempo fosse passato, solo quando lo finì, appoggiò il pennello e guardò per bene il disegno: era un ritratto di una persona, e quella persona era proprio la vivacissima Lailla.
«Diamine! Perché ho disegnato quella zanzara?» mise una mano sulla faccia e sorrise ironicamente per quello che aveva fatto. Si sentiva strano e un po' all'imbarazzo, cioè aveva fatto un ritratto proprio all'unica donna che avesse mai avuto coraggio di dargli una sberla.
Era intento a strappare il foglio in due, ma non aveva quel coraggio.
Si mise ad osservare il viso raggiante del ritratto. Sembrava che fosse più raggiante del solito in questo ritratto, se solo potesse sorridere così a lui...
Arrotolò il foglio e lo nascose tra le scartoffie che si trovavano nelle cassette.
•
Jungkook entrò nella stanza di Lailla senza bussare. Si avvicinò a lei con preoccupazione.
La fanciulla era ormai in piedi, con poche forze ma sveglia.
«Ho sentito dire che Shin Youra si è permessa di toccarti!» affermò arrabbiato, ma prima guardò le sue ferite in più che si erano aggiunte.
«Si è permessa di ferirti in questo modo?! Stanne sicura che la esilierò con la sua famiglia Shin!» ormai era fuori controllo, voleva solo prenderli e mandarli via dalla vita di Lailla.
«No! La prego di non fare questo.» la fermò quasi pregandolo.
«Non puoi lasciarli andare come sempre, Lailla! Sono crudeli e pietosi!» questa volta desiderava che ella non la fermasse.
«Avete ragione, ma non voglio vedere morti o esilio. So che sembro debole, ma non c'è l'ha faccio.» cominciò a sentirsi male per essere debole di cuore, ma era un fatto che non riusciva cambiare in sè.
Da ciò, l'uomo aveva capito che non poteva fare solo di testa sua, doveva anche vedere il volere di Lailla.
«Tu non sei mai debole. Sei fortissima.» Jungkook regalò a lei un sorriso raggiante per consolarla al meglio, ma era troppo raggiante per essere il solito lui, ciò fece arrossire le guance della ragazza.
«G-grazie....» voleva tanto abbracciarlo e caderci sopra come una piuma leggiadra.
«C'è una persona che è venuta qui per vederti.» fece entrare la madre di Lailla.
La madre era felicissima di rivedere un'altra volta la sua preziosa figlia, ma era tra le lacrime avendo saputo che era stata ferita dagli Shin per ben due volte. Aveva saputo tutto dal principe ereditario.
«Piccola mia.» la abbracciò come la prima volta che si erano incontrati dopo secoli.
Era tanto affranta per lei. Non voleva vederla in quello stato terribile.
Il principe Jungkook lasciò madre e figlia da soli, così potevano chiacchierano tranquillamente senza preoccuparsi di avere intorno dei sconosciuti.
Si sedettero all'aperto e la madre cominciò a sentirsi in colpa.
«So che tutto questo è solo per colpa mia. Mi sento talmente dispiaciuta. Vorrei solo che avessero preso di mira solo ed esclusivamente me.»
Lailla era consapevole di ciò che stava sentendo sua madre, ma la voleva rassegnare. Era ancora giovane e poteva sopportare.
Prese la mano ruvida della madre in segno di consolazione.
«Non sono così debole, madre. Sto benone come vedi. E poi sei ti avessero ferita mi sarei sentita tanto ma tanto male, quindi non dire più una sciocchezza del genere.» sorrise come il suo solito.
«Sono felice di vederti sorridere, ma so che fanno le male.» accarezzò dolcemente delle ferite che aveva sulla sua faccia. Voleva che tutto passasse come per magia.
«Sto bene. Davvero, madre.» continuò a rassicurala.
«Non farti mettere i piedi in testa da nessuno, tesoro. Adesso c'è il principe Jungkook al tuo fianco. Sono sicura che ti proteggerà. È veramente un bravissimo ragazzo.» disse la madre stando tranquilla sapendo che c'era il giovane principe al suo fianco, ma queste parole mettevano molto imbarazzo a sua figlia.
«Ehm....b-Bhe credo di sì. È-è bravo quando vuole.» balbettò arrossita,
«Si vede che ci tiene molto a te, figlia mia. Invece tu?» la madre la prese per mano mentre chiedeva con gli occhi incuriositi.
«M-madre, ti prego.....È imbarazzante! N-non lo so...» guardò altrove per sentirsi meno in imbarazzo sotto lo sguardo della donna.
Quest'ultima aveva visto qualcosa che non aveva mai visto.
«Il "non lo so" in tanti casi la risposta è sempre positiva. Non si sa cos'è questo nuovo sentimento che si prova, è normale. Stai crescendo, tesoro mio.» in punto bianco l'abbracciò felice.
Era solo l'inizio di una nuova storia tra i giovani.
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