Set fire to the rain (I)
I am the day, I am the dawn,
I am the darkness comin' on,
And I am once, I am twice,
I am the whole, I'm just a slice.
Some call me gone, some call me here,
None are wrong, none are near.
I am right now, I am back then
I will return, don't ask me when.
(Joe Pug)
Non aveva mai provato niente di simile. Per lui fu come aprire gli occhi la prima volta.
Le fondamenta dei nostri palazzi sono come le fondamenta della nostra nazione: molto più forti dell'uranio. Se ogni donna e ogni uomo di Britannia, se ogni soldato e ogni madre realizzeranno di poter lavorare per la patria – una patria libera, fiera, unita – allora capiranno che la testata F.L.E.I.J.A. non è stata altro che la manifestazione di un volere divino, che ci rende fratelli e ci migliora.
L'Onnipotente pone montagne a intralciare la strada dei figli.
Senza tutta la parentesi del Geass, Schneizel non si sarebbe mai reso conto che ciò che amava di più del regnare erano i discorsi alla nazione. Gli erano mancati. In fondo era un sentimentale: avrebbe rinunciato a qualsiasi altro potere pur di avere per sempre quegli occhi spalancati fissi solo su di lui, nell'attesa delle sue parole di miele.
Era così dolce, la propaganda... specialmente quando riusciva a insinuarsi come un coltello nella carne degli uomini. Benché fossero in piedi, li piegava alla sua mercé come schiavi che non desideravano altro che un suo orgasmo. E poi ne volevano di più, sempre di più, in ginocchio con la bocca aperta davanti alle televisioni e ai giornali.
Dio rischiarerà il cammino di Britannia.
Alla fine della torbida, piacevole nebbia che aveva invaso i suoi sensi mentre il Geass gli veniva rimosso, Schneizel vide Jeremiah in piedi davanti a lui, quasi sull'attenti, una luce azzurra che s'irradiava da un'iride per poi svanire nella penombra della stanza. Li riconoscevi subito, i militari: non perdevano un'occasione per tenere il culo stretto.
Schneizel gli sorrise fin quando gli angoli della bocca cominciarono a bruciargli. Aveva voglia di gettarsi ai suoi piedi e baciargli le mani: com'era meraviglioso, il figlio che aveva generato!
«Quindi?»
Il tono secco di Orange lo riportò alla realtà. Schneizel smise di nuotare nelle sensazioni che il Geass Canceler gli aveva suscitato e inarcò le sopracciglia bionde.
«Mh?»
«Ha funzionato?» replicò Jeremiah, facendo ricadere la palpebra della sua maschera sull'occhio.
Il principe scoppiò a ridere. Prestò l'orecchio all'ambiente, e notò che la musica era cessata. A breve sarebbe iniziato il discorso di Zero e lui avrebbe dovuto essere al suo fianco.
«Che vuoi che ti dica?» gli domandò, allargando le braccia come un magnanimo padrone di casa. «Hai davanti a te l'uomo nuovo di Britannia!»
«Voglio che tu mi dica che manterrai la promessa».
Schneizel annuì. I suoi occhi chiari, velati dalle ciglia, assunsero una punta di malizia.
«Tu hai fatto la tua parte. Adesso Anya dovrà fare la sua».
Orange e la ragazza si scambiarono uno sguardo che il principe non avrebbe potuto decifrare nemmeno provandoci. Qualcosa di intimo, che solo chi è legato da un affetto profondo può comprendere. Era quella la loro debolezza: affondane uno e anche l'altra colerà a picco.
«Vedi di non fare scherzi,» concluse Orange. Prese l'amica per il polso sottile, con decisione, e girò i tacchi trascinandola con sé. «Non avevo nessuna intenzione di farti questo favore: che tu viva o che tu muoia, schiacciato dagli stessi giochi di potere che vuoi condurre, a me non fa nessuna differenza. Penso solo che Zero sia peggio di te. Fermalo e cancella definitivamente il nostro passato. Un solo passo falso e ci avrai dall'altra parte del campo di battaglia: non ti dobbiamo fedeltà».
«Fedeltà!» proruppe Schneizel. Anya voltò la testa e gli lanciò un'occhiata di traverso, il volto inespressivo come quando combatteva sul Mordred. «Che parola desueta! Non state in pensiero: non mi interessa tradirvi, ma solo fermare Suzaku e il suo... disperato anelito al potere. Oh, mi piacerebbe così tanto poter mostrare a Lelouch quanto male ha scelto i propri alleati!»
Si interruppe e si lisciò le pieghe della giacca, poi rigirò tra le dita un bottone. «Ma questo non potrà mai darsi, nemmeno per il re».
Anya rimase a fissarlo ancora per qualche istante prima di distogliere lo sguardo. C'era quella domanda silenziosa che aleggiava nell'aria, ancora una volta.
Come possono esistere cose davvero importanti, se quando moriremo tutto perderà di significato?
La lampada tonda che pendeva dal soffitto illuminava la stanza con la sua luce calda. Un moscerino si schiantava più e più volte sul bulbo, cercando un sollievo a chissà quale dolore.
La vita, se la guardiamo con la lente eterna della morte, è davvero una parentesi deludente.
«E sia,» disse Orange prima di varcare la porta, «sei libero».
Come lo siamo noi, concluse nella mente. La dolorosa stilettata che il dubbio gli inflisse nel petto quando guardò Anya fu qualcosa che non volle ammettere nemmeno a se stesso.
Non farmi tornare sul Frame, gli aveva detto, non farmi tornare in guerra.
E lui glielo aveva promesso.
Ci sarebbe mai stato riposo – ci sarebbero mai state delle arance – per un vecchio eroe?
Eroe, si disse, che definizione pomposa per un ammasso di ferraglia che si ricorda che cos'è un cuore.
*
Nel cuore di Schneizel c'era una certa malinconia, quel non so che di mancante, mentre attraversava la sala dei ricevimenti, un passo dopo l'altro sul pavimento tirato a lucido. Le note in tre tempi dell'orchestra non risuonavano più, e il chiacchiericcio degli invitati andava sempre più scemando man mano che passavano i secondi e lui si avvicinava a Nunnally sul trono.
Fece vagare lo sguardo per la stanza; percorse con desiderio i corpi dei più giovani, nella speranza di trovare quello di Lloyd, ma non lo vide.
Poco male, pensò, dirigendo lo sguardo verso l'alto. Avrebbe facilmente trovato a fine serata una donna che moriva dalla voglia di farsi sbattere da un nobile. E lui era il principe imperiale, nonostante quel termine non significasse più niente. Titolo onorario.
La nostalgia sopravvive ai regimi, la nostalgia ci sotterrerà tutti.
Sopra la testa di Nunnally c'era uno schermo su cui era fissa l'immagine della nuova bandiera di Britannia. In centro alla croce rossa su sfondo blu, un leone calpestava il serpente che aveva appena sconfitto. Con gli artigli sfoderati, stringeva l'atomo e lo tirava tanto forte da spezzarlo.
«Miei amati cittadini,» esordì la voce gentile dell'imperatrice, e tutto tacque. La ragazza raddrizzò la schiena sul trono, e la sua cascata di capelli castani oscillò. Nonostante il suo abito fosse generosamente ornato da nastri, non riusciva a nascondere del tutto quanto il suo corpo fosse gracile. «Miei amati amici. Vi ringrazio per essere presenti al mio ricevimento».
Kallen, occultata dal suo dispositivo in quella stanza che cominciava a puzzare di chiuso, sentì una fitta al petto e si strinse gli avambracci. Tremava. Per quello che aveva sentito e per quella voce, così pura da far sembrare opaco il cristallo. La mascella le si era paralizzata, non riusciva a chiudere del tutto la bocca.
Ascoltava. Gli altoparlanti di Villa Ariete erano stati sistemati così bene che il discorso di Nunnally poteva essere sentito anche dai cessi.
«Anche quest'anno abbiamo reso grazie a quell'uomo...» si interruppe e unì le mani in grembo, resistendo all'impulso di stringere la stoffa del vestito per trovare il coraggio di continuare, come faceva da bambina. «A quel fratello che il mondo ha corrotto, e a cui noi stessi – mondo che lui ha reso buono – abbiamo concesso l'ultimo riposo».
Nunnally l'aveva tenuto tra le braccia, Lelouch, mentre stava morendo. Si era accorta di piangere solo quando aveva sentito le lacrime che le scorrevano lungo le guance e le entravano in bocca. Gli aveva urlato, implorandolo di aprire gli occhi, senza rendersi conto di quanto fosse perversamente ironica quella richiesta.
Da quando lei aveva aperto gli occhi, aveva desiderato più e più volte di ricadere nel buio.
«E oggi Zero ha un annuncio da fare alla nazione. Un bilancio. E anche un progetto per il futuro».
Lo schermo alle sue spalle brillò di luce bianca, mostrando il simbolo nero del Geass – il segnale delle comunicazioni ufficiali – al posto della bandiera. Un conto alla rovescia partiva da trenta minuti.
Schenizel, in piedi dietro al trono, ghignò in modo quasi bonario quando notò le espressioni sbigottite di alcuni dei presenti.
«Dov'è Zero?»
«Una trasmissione? Credevo che sarebbe stato presente!»
Le trasmissioni dal centro di potere di Britannia avevano il potere di scuotere il mondo intero pressoché in diretta.
Mentre Kallen, chiusa nello stanzino, si rosicchiava le unghie fino all'osso e si chiedeva cosa cazzo stava succedendo, i tacchi dei magnati delle telecomunicazioni correvano da un lato all'altro di uffici infuocati dallo squillo dei telefoni. Bestemmie e domande che sarebbero rimaste senza una risposta – perché non hanno avvisato prima? – salivano in direzione dei soffitti.
Manda in onda, svelto! Manda in onda!
«Buona mattina, Francia! Qui è la vostra Milly con un'edizione speciale del Petit Boullettin». Nonostante l'avessero lanciata sotto ai riflettori nell'istante in cui era arrivata in studio, il lavoro di giornalista le imponeva di essere sempre impeccabile. «Abbiamo appena ricevuto la notizia di un annuncio di Zero in mondovisione! È stato- oh!»
Milly sussultò e si portò una mano al petto quando il simbolo del Geass scomparve dallo schermo a fianco a lei per venire sostituito dalla maschera scura di Zero.
«Cittadini di Britannia,» esordì la sua voce. Riecheggiava dappertutto, dal vasto salone di Villa Ariete sino al più piccolo nervo di chiunque si sentisse parte di quella nazione. «Oggi ricorre il quinto anno di pace, di fratellanza tra tutti i popoli uniti sotto la nostra bandiera. Nessuno di noi è più la pedina di una partita a scacchi: dopo la caduta di Lelouch vi Britannia, il nostro Paese non ha fatto altro che fiorire. Pertanto, voglio che questo mio discorso di oggi sia un messaggio di pace e un invito alla collaborazione».
Nella sala di Villa Ariete, Anya serrò le labbra e strizzò gli occhi, nel tentativo di capire dove si trovasse Zero in quel momento. Lo sfondo dietro di lui mostrava solo un albero della vecchia famiglia imperiale. Accanto a ogni nome, c'era un piccolo ritratto. Al posto di quello di Lelouch, il segno circolare di una bruciatura.
«Le recenti sommosse nello Stato di Corea sono il segnale di uno scontento ancora vivo nella popolazione, perciò a nome di tutta Britannia io vi chiedo: sedetevi al nostro tavolo per trattare. Non siamo più la nazione di Charles e Lelouch, non siamo più la tirannia degli Imperatori. La nostra reazione alla minaccia è il dialogo. Da oggi l'ex Area 11, Giappone, per la sicurezza dei suoi cittadini riceverà più fondi per lo Sviluppo Tecnologico, in modo da favorire quel progresso che ci mantiene tutti uniti».
Lloyd, pensò Rakshata, stringendo i denti fino a sentirli scricchiolare. Cercava il collega ovunque, con lo sguardo, ma sembrava perso tra la folla. Lloyd, dove sei? Vieni a spiegarmi cosa sta succedendo!
«Dichiaro da ora attivo il programma R nella capitale e in Giappone. Sarà seguito a Tokyo dal generale Sazama Tadashi. Invito lo Stato di Russia e la Federazione Cinese a un vertice diplomatico».
Anya perse l'interesse in ogni altra cosa e sgranò gli occhi. Alla cieca, agitò al suo fianco una mano fino a quando non strinse la manica di Orange.
«Jerry,» disse in un soffio, «lo stronzo aveva ragione».
Suzaku era impazzito. Far passare il programma R per un'azione diplomatica?
L'unica speranza che le rimaneva era Schneizel. Sperava che, come in un film, si sarebbe fatto avanti e avrebbe interrotto le comunicazioni. Ma si limitava a stare fermo, con gli occhi celesti che abbracciavano tutta la sala.
«Ancora una cosa! I nostri cuori sono ancora addolorati per la perdita della principessa Cornelia, donna forte e nobile, uccisa in un vile attentato poco più di un mese fa. Mi duole affermare che non abbiamo nuove piste, ma io, Zero in persona, sto facendo di tutto per trovare il colpevole...»
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