Cap. 3
Lunala's POV
Quel Pokèmon era caduto a terra.
Mi ero subito allarmata, e controllai se stava bene.
Ad un certo punto, lo vidi iluminarsi completamente di bianco.
Dopo essermi ripresa dal flash, vidi che del Pokèmon che mi aveva salvato non rimaneva traccia: al suo posto c' era una grossa caccola (che mi arrivava a stento al petto) ciclopica, io non riuscivo a crederci.
Vidi qualcosa avvicinarsi, mi misi in posizione d' attacco, con le ali spiegate per poter sembrare più grossa possibile, e cercando anche di nascondere il Pokèmon.
Ciò che vide mi confuse: erano simili a molti Pokèmon scimmia che avevo visto, ma molto più magri, e quasi senza pelo. (Avevano solo strati di pelle come "copertura", segno che erano dei cacciatori) Avevano intorno al muso delle linee verdi e blu, che si incrociavano e diventavano un tutt' uno (fondendosi in un' unica grande linea) dentro una delle loro zampe. Avevano delle piccole sfere bianche attaccate alle labbra e alle orecchie.
Una delle due creature (forse quella più giovane) si avvicinò a me, ma fu fermata da quella più anziana, blaterando qualcosa in una stranissima lingua, che però comprendevo: "Lascialo prendere a me Umano, non sei ancora pronto per poter prenderti cura di noi Pokèmon" Aveva detto questo la seconda creatura. Quindi era un Pokèmon anche lui! Era di sicuro uno Zoroark, si capiva dalla lunga chioma di capelli raccolta alla fine da un Zaffiro azzurro.
si avvicinò a me e prese il piccolo Pokèmon verde, facendomi poi il segno di seguirmi.
Anche se li avevo appena conosciuti, sentivo una specie di fiducia fra di loro e me.
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Dopo qualche ora, il sole stava già iniziando a tramontare.
Mi stavo innervosendo: quando saremo arrivati alla loro tana?
Dopo poco, arrivammo in un luogo che assomigliava a tutto tranne ad una tana: c' erano semplicemente dei grossi cumuli di fango dove, in ogniuno di essi, c' erano dei buchi ed uno principale più grande, che fungeva da "entrata".
Inoltre, c' era un secondo foro, più grande persino di quello per entrare, dove usciva del fumo.
Vidi che le "tane" erano disposte a cerchio intorno ad un' unico punto, dove c' era un grosso focolare. Sapevo che non ci sarebbe stato nessun' altro incendio.
Avevo sentito parlare di creature che si reggevano con soltanto due zampe, che vivevano anche in gruppi con tantissimi esemplari, che non depongono uova e che avevano la capacità incredibile di saper controllare il fuoco, arma di distruzione, come se fosse una cosa che riuscirebbero a fare tutti.
Io non avevo mai creduto a queste storie, ma adesso mi ritrovavo in un villaggio di quelle creature.
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Il sole era ormai al suo crepuscolo, da lontano si vedeva la Luna.
Io e il falso umano eravamo vicini l' un l' altro, davanti al fuoco.
Il Pokèmon Mutevolpe parlò per primo per cercare di rompere il ghiaccio: "Eri nella foresta quando successe quello?"
Trasalì, solo a ripensare alla mia casa, oramai un cumulo di cenere portato via chissà dove dal vento, non fu una passeggiata da digerire.
Chiesi: "Come ti chiami?". E lui rispose dicendo che si chiamava Black Moon.
Lo guardai confusa, e lui mi spiegò il perchè di questo nome:
quando nacque, lui era completamente diverso dai suoi fratelli e sorelle. Non era come un normale Zorua: era completamente nero, e aveva gli occhi viola. Aveva anche un' aura scura che gli girava intorno, rendendolo molto inquietante, sua madre era preoccupata, visto che dimostrava una grande forza tale da aver ucciso (per sbaglio) una sua sorella mentre giocavano. La preoccupazione si trasformò presto in avversione: gli dava sempre meno da mangiare, stava il meno possibile con lui, e un giorno lo abbandonò.
Black Moon era rimasto solo.
Una notte nera, senza stelle nè luna, mentre giorovagava, trovò un piccolo villaggio attaccato da dei Pokèmon Sciacalli. Si precipitò all' attacco, battendosi valorosamente, ma il gruppo di Pokèmon Sciacalli era superiore sia di forza che di numero. Ma quando stava per finire tutto, gli occhi di Black divennero rosso acceso, e l' aura nera lo avvolse completamente, si stava evolvendo.
Dopo esseresi evoluto, vide che gli Sciacalli erano morti tutti.
E da quel giorno divenne il custode del villaggio e "insegnante" per I giovani umani che stavano per diventare dei cacciatori.
Per potersi trasformare o tornare normale, doveva prendere l' energia vitale delle altre creature.
"W-Wow..." Dissi io alla fine del racconto, non riuscii a crederci.
"Dovresti fare un salto da Zygarde, si dovrebbe svegliare fra poco." Disse lui.
"...Eh?" Dissi, confusa.
"È il nome che gli abbiamo dato, vuol dire "Guardiano" nella... loro lingua." Rispose.
Con un cenno della testa indicò un' altra costruzione: non era fatta di fango, ma di legno. A collegare l' ingresso al terreno c' era una piccola scala, il tetto era fatto di paglia. La costruzione era più lontana dalle altre case, ma abbastanza vicina per creare un' effetto di buio semi totale/controluce davvero bello alla vista.
Scesi dal tronco su cui mi ero seduta, e andai verso quella "casa"
Zygarde's POV
Quando mi risvegliai, ero dentro una specie di casetta di legno, e io ero circondato da un sacco di doni: pietre preziose, bacche, foglie, fiori... un pò di tutto insomma.
Dopo un pò, arrivò la Pokèmon che avevo salvato durante quell' incendio, e si accomodò per terra, aspettando una mia risposta.
Visto che non succedeva nulla, la piccolina chiese: "Questo è il tuo vero aspetto?"
Rimasi zitto, non sapendo cosa dire: l' unica forma che conoscevo era quella al 10°/○, e rimasi anche sorpreso nell' accorgermi di essere tornato normale.
Stavo per rispondere, quando arrivò un ragazzo dai lunghissimi capelli, raccolti da un cerchietto azzurro che disse: "Sbrigatevi, fra poco c' è la festa della nostra Tribù."
Mi vide e disse: "Bensvegliato Zygarde. Se non vi dispiace..." e se ne andò.
"Z... Zygarde...?" Chiesi confuso.
"È il tuo nome adesso." Rispose la Pokèmon
Ci fu un pò di silenzio fra di noi, e la piccolina disse "Comunque, il mio nome è Lunala."
Subito dopo, sentimmo dei tamburi suonare, e uscimmo da lì. Lo spettacolo era incredibile: c' era un' altro incendio, ma molto meno grande di quello della foresta, e sembrava tutto sotto controllo. C' erano un sacco di esseri che stavano su due zampe, che danzavano davanti alle fiamme, lanciando piume e foglie.
Gli esseri indossavano delle maschere tribali, pieni di segni e linee blu/verdi.
Ai tamburi si unirono piatti, flauti, "maracas"... era uno spettacolo.
In alto c' era un cielo completamente nero, con una grandissima Luna.
Vidi Lunala che stava fissando il cielo scuro, e notai che si stava illuminando completamente di azzurro. Tutti guardarono in alto, e videro che il cielo si stava illuminando di stelle e di colori incredibili...
Alla fine, l' intensa luce azzurra di Lunala scomparì. Tutti quanti si tolsero le maschere e guardarono in alto, in tal modo da poter assaporare ancor di più lo spettacolo alla quale stavano assistendo tutti.
Ad un certo punto, arrivò all' improvviso un bambino, che gridava come un pazzo: "Wahanaku na gnittè! Whanaku na gnittè!"
Lunala mi tradusse dicendo: "Ci stanno attaccando! Ci stanno attaccando!"
Tutti entrarono nel panico più totale: i bambini e le donne correvano dentro le loro case per nascondersi, i ragazzi e gli uomini prendevano da terra le prime cose che trovavano, iniziando a costruire disperati delle armi.
Nella confusione generale, il ragazzo di prima prese per il collo un bambino senza una gamba, gli disse qualcosa all' orecchio e lo uccise con un violentissimo pugno alla gola.
Dopo ciò, si trasformò in una creatura nel complesso simile agli umani (si chiamavano così quelle creature), ma con tratti più affusolati, e con un' aura nera come la pece che gli girava attorno.
Arrivarono gli invasori: avevano una spessissima corazza che li copriva quasi tutto il loro corpo, come armi avevano delle sciabole sottili e ricurve, ricoperte di sangue secco.
Fu un massacro: Gente che piangeva, corpi stesi a terra in posizioni innaturali, teste e braccia ammucchiate dappertutto. Un' incubo dal vivo.
Lo Zoroark si batteva ferocemente contro gli altri uomini, e quando fu messo alle strette, ci gridò: "Scappate!"
Scappammo via, senza guardarci indietro. Ma evidentemente uno degli invasori ci aveva visto, e corse verso di noi.
Ci nascondemmo dentro una nicchia sotterranea, arrivò l' uomo che cercava di prenderci per ucciderci.
Scattò di nuovo qualcosa in me, divenne tutto bianco per un' istante e dell' invasore c' era solo una sua mano.
La nicchia si era chiusa completamente, eccetto una piccola fessura che dava all' esterno, dove potevamo vedere il massacro. Notai che avevo chiuso (e tagliato la mano) con delle radici. Com' era possibile?
Guardai Lunala, e vedevo che anche lei era confusa quanto me.
Rimanendo nascosti, speravo che quel Zoroark si salvasse...
Black Moon' s POV
Quando il bambino urlò quelle parole, scoppiò il Caos.
Tutti si stavano nascondendo o prepararsi all' offensiva. Era uno spettacolo orribile...
Mentre tutti davano di matto, notai un bambino che non riusciva a scappare, era senza una gamba.
Non me la sentivo di sfruttare la sua vita, solo per un bisogno, ma almeno avrei fermato la sua sofferenza prima, così non avrebbe visto ciò che sarebbe accaduto dopo agli altri...
Lo presi per la testa, e gli sussurrai: "Devo prenderti la vita piccolo, ti prego perdonami...", la frase che dico sempre a qualcuno (o qualcosa) prima di ucciderlo.
Gli diedi un fortissimo pugno alla gola, in modo da rompere più arterie. Sputò tantissimo sangue. Inutile dire che morì quasi subito.
La sua energia vitale passò nelle mie vene e alla testa, in tal modo da usarla per trasformarmi.
Presi la mia forma originale, e iniziai a combattere contro quei invasori.
Dopo un pò, ne avevo decimati molti di quei pazzi.
Testa e braccia si erano ammucchiati dappertutto, a causa delle lotte e dei decapitamenti.
Stavo per esaurire le forze, e quando mi accerchiarono, gridai ai due Pokèmon: "Scappate!"
E scapparono, prima imprietriti dalla paura.
Sapevo che erano dei Leggendari, ma entrambi erano come dei cuccioli, inconsapevoli della loro forza.
Un' invasore mi puntò alla gola, riuscii a vedere un lembo di quel bellissimo cielo.
Sentii qualcosa di freddo al collo, poi non vidi più nulla.
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