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Capitolo 6

Terza persona pov
(O mio dio da quanto non uso questo pov)
"Quindi, siamo pronti?". Il countryhuman con l'ushanka in testa annuì. I due paesi avevano preparato tutto l'occorrente, gli zaini erano pieni d'acqua e cibo. Avevano trovato varie corde ed una di queste se l'erano legata in vita, in modo tale che, se uno fosse caduto, l'altro l'avrebbe potuto prendere. Il loro obbiettivo era arrivare ai laboratori e si stavano preparando a dire addio a questa casa. Lì, forse, avrebbero trovato qualcosa per creare una cura, almeno avevano una speranza.

America si girò un'ultima volta, ammirando la casa che gli aveva dato riparo fino a quel momento, finche Russia non gli poggiò una mano sulla spalla. America annuì, anche se l'altro non aveva emesso alcun suono, aveva capito cosa volesse dire. Calarono la scala ed entrambi scesero allontanandosi dall'abitazione definitivamente.

Passati un paio di vicoli, America si insospettì, c'era troppo silenzio, nessun rauco suono proveniva dai vicoli circostanti, come se gli zombie fossero spariti." Aspetta un attimo, arrampichiamoci su quel tetto, mi sembra troppo strano che non ci siano zombie". Russia annuì e America si accinse a salire sul tetto di un palazzo, mediante una scala posta al lato, seguito da Russia. Arrivati in cima, entrambi ammirarono la vista, non si vedeva tutta la città ma almeno potevano vedere la loro meta e quanti zombie ci fossero ad ostacolarli.

"Credo dovremo passare ancora per i vicoli evitando la strada principale" disse America rassegnato. Passare per i vicoli significava allungare di un po' il percorso, ma se volevano andare avanti senza finir prede di uno zombie, dovevano adattarsi. Russia, ancora un volta, si limitò solo ad annuire ed entrambi riscesero dal palazzo.

"Signor sono sempre serio, ha deciso di annuire soltanto oggi? Non ha detto una parola da stamattina". Russia si trovò un po' spiazzato dall'improvviso inizio di un discorso da parte di America, ma dopotutto lui era America, se lo sarebbe dovuto aspettare." Sto riflettendo... ieri ero ottimista ma adesso a pensarci bene... per trovare una cura ci vogliono mesi... anni... ma noi quel tempo non lo abbiamo". America abbassò lo sguardo e si fermò, Russia era riuscito a distruggere anche il suo di ottimismo.


" Russia... puoi non farmici pensare?... voglio continuare ad avere una speranza...".

" America so che ci serve una speranza ma questa qui é troppo vana... se dovess-".

" HEY! sei stato tu a dire di non pensare ai se e ai ma quindi, non pensarci, altrimenti ti attribuirò il none di ipocrita per sempre".

America non intendeva far ridere ma il tono arrabbiato con cui l'aveva detto e il silenzio che susseguì porto Russia a sghignazzare fino a portarlo ad una specie di risata." Perché ridi?! SMETTILA... non é divertente". Russia pian piano smise di ridere riprendendo fiato.

Guardò America negli occhi e sorrise sollevato." Ti sei ricordato di quello che ti ho detto ieri sera, e poi il tono in cui l'hai detto, non ho potuto fare a meno di mettermi a ridere". America ricambiò il suo sguardo, non tentando di nascondere il rossore delle sue guance, era troppo ipnotizzato dagli occhi color ambra del suo compagno d'avventura. Le risate che aveva udito, per lui, da quel momento, furono tra le cose più belle ad essere mai esistite. 

Russia si accorse dello sguardo penetrante di America e ingoiò un po' di saliva che si era creata sull'orlo della sua gola per l'imbarazzo." Hey America... credo che dovremo andare avanti non credi?".
Solo allora America tornò in sé, rendendosi conto di tutto il tempo per cui aveva guardato Russia. Mentre parlavano senza che se ne accorgessero si erano fermati e inevitabilmente avevano perso del tempo." Hai ragione procediamo".

Continuarono ad avanzare, percorrendo i vari vicoli, Russia continuava a guardare in avanti mentre America prestava attenzione anche ai vicoli di fianco a loro, da lì, pensò, sarebbe potuto comparire uno zombie.

Continuando a guardarsi attorno, l'attenzione di America fu catturata da un vicolo cieco dove, per terra, giaceva qualcosa, forse un pezzo di stoffa, candido come la neve. America era talmente attratto che si avviò verso l'oggetto senza dire nulla al suo compagno e senza che quest'ultimo se ne accorgesse. Russia , infatti, si rese conto che il paese a strisce non era più accanto a lui solo quando sentì la corda tendersi. Sbuffò per questo improvviso e ulteriore fermata, correndo nel luogo dove si era fermato America che, nel frattempo, si era chinato per raccogliere la causa della sua distrazione.

:"America andiamo... abbiamo perso già fin troppo tempo". Russia sentiva il respiro di America farsi più pesante e, odiava ammetterlo, anche lui aveva iniziato a provare curiosità."Russia..." America si alzò lentamente e girandosi mostrò al partner quello che per lui, in realtà,  non era nulla d'importante.

" Pensavo che fosse qualcosa di più importante è non una semplice sciarpa... scusa".

Russia guardò con uno sguardo pieno di terrore, la sciarpa bianca con un motivo rosso.

:" La sciarpa di Bielorussia...".

Russia pov
Volevo distogliere lo sguardo ma non ci riuscì, alla vista della sciarpa di mia sorella, il sangue mi si gelò nelle vene e con lui anche il tempo sembrò quasi fermarsi. Mi girava la testa, sentivo come un forte squillo nelle mie orecchie e, nonostante questo, non riuscivo a spostare i miei occhi, ero come ipnotizzato." Russia mi senti? Stai bene? Perché stai piangendo... Russia... RUSSIA".
Sentivo America parlarmi ma le parole arrivavano quasi senza suono alle mie orecchie, percepivo che delle lacrime cariche di dolore stavano sgorgando dai miei occhi, che continuavano a fissare quella maledetta sciarpa.

"RUSSIA RIPRENDITI".

Improvvisamente, un dolore fortissimo sulla mia guancia riuscì a farmi distogliere lo sguardo e a ritornare in me. America mi aveva dato uno schiaffo e potevo sentire il dolore del colpo che mi era stato inflitto con molta violenza. Quando riaprii gli occhi però, notai che anche America stava piangendo e sul suo volto si vedeva la paura che, pochi secondi prima, aveva preso possesso anche di me.

"MI SENTI?" urlò piangendo America. Era affannato, tremava e la colpa era solo mia. Lentamente annuì e lui sembro calmarsi leggermente rilassando le spalle." Che cosa ti è preso?! Mi hai fatto prendere un infarto! Improvvisamente hai iniziato a piangere
e-e i tuoi occhi erano terrorizzati, respiravi con affanno ed i-io... non sapevo che cosa fare...". Lui chiuse gli occhi e lasciò le ultime lacrime scendere dal suo viso ed io non potei farci nulla, il mio sguardo si riposò sulla sciarpa e quella sensazione di terrore mi pervase di nuovo.

"No... non è morta... no... non può essere...". Usai le mani per mantenermi la testa mente mi inginocchiavo per terra, spaventato e indifeso, non volendo accettare ciò che pareva ormai evidente."RUSSIA NO... NON DI NUOVO... CALMATI" questa volta le urla e i pianti di America arrivarono normalmente alle mie orecchie." Non é vero... non è morta...". Stavo impazzendo, non ce la facevo più, volevo che quella sensazione smettesse ma ormai mi sentivo come in una bufera, la testa sembrava poter scoppiare definitivamente e poi... la pace.

Delle braccia si attorcigliarono dietro il mio collo e il peso, a causa anche dallo slancio che America si era dato, mi fece barcollare facendomi sedere a terra." RUSSIA... PER FAVORE... TORNA IN TE... NON SO COSA FARE... t-ti prego... t-ti scongiuro..."
Stranamente provai uno strana sensazione, piacevole, anzi, rilassante. Non sentii più lo squillo nelle mie orecchie, la testa aveva smesso di girare così velocemente e tutto questo smise con un suo semplice abbraccio.

Adesso lo sentivo chiaramente singhiozzare nella cavità tra il mio collo e la spalla, potevo vedere il suo corpo andare su e giù a causa dei singhiozzi affannati che non gli davano tempo di prendere abbastanza aria. Era in quello stato di disperazione a causa mia e io non potevo fare altro che ricambiare il favore. Con una mano sulla sua schiena, lo strinsi il più vicino possibile a me mentre, l'altra, la poggiavo sulla sua nuca, accarezzandolo come avevo fatto per due volte. Era la terza volta, da quando ci eravamo ritrovati, che un semplice abbraccio poteva migliorare il nostro umore, sembrava quasi un rimedio contro qualsiasi emozione negativa esistesse.

Sussultò inizialmente, ma poi si rilassò man mano che continuavo a stringerlo a me. Il suo fiato, dopo un bel po' di minuti passati in quella posizione, si stabilizzò e finalmente trovammo entrambi la forza per guardarci negli occhi. I suoi occhi erano tutti rossi ed il suo viso emanava tristezza, dolore, ma anche sollievo. Aveva ancora qualche lacrima che, imperterrita, scorreva lungo le sue guance e che io, prontamente, asciugai con il mio police.

"Che cosa ti è preso?... ti ho visto tremare e... e-e piangere... non sapevo cosa fare... se perdessi te... perderei tutto ciò che mi è rimasto".

Io sospirai in risposta, capivo la sua preoccupazione, era normale, d'altronde, in quel momento, eravamo rimasti solo io e lui.

"Scusami America... non ho saputo controllarmi... il fatto é che... quella sciarpa-". Mi bloccai un secondo senza continuare, strizzando gli occhi al solo pensiero. Dovetti combattere contro me stesso per non riguardare la sciarpa. Dopo aver preso altri profondi respiri e aver lasciato precipitare qualche lacrima, ricomincia.

:" Apparteneva a mia sorella... Bielorussia".

Vidi i suoi occhi spalancarsi e la sua bocca aprirsi per poi richiudersi subito." Oddio, mi dispiace tanto, io non... non volevo che tu ti ricor- ma sai cosa?, lei potrebbe essere anche ancora viva" disse America con un sorriso imbarazzato sul viso.
:" Questa non significa nulla" aggiunse sventolandomi la sciarpa in faccia. Doveva aver notato il mio sguardo spaventato e, per questo, nascose la sciarpa dietro la sua schiena.

"Ops... comunque il mio punto vale... Bielorussia potrebbe aver semplicemente perso la sciarpa... potrebbe essere qui in giro e magari più avanti la ritroveremo... forse... ci serve solo più ottimismo e speranza...".

Io abbastai lo sguardo, era impossibile. Mi stavo ancora riprendendo dallo shock per aver visto Ucraina in quello stato, non volevo avere false speranze quando le possibilità che almeno Bielorussia si fosse salvata erano soltanto del 2%. America però ci aveva provato, aveva cercato di tirarmi su il morale e di darmi speranza, non potevo non ringraziarlo e mostrare quanto fosse importante per me almeno il tentativo.

"Grazie America... per aver provato ad alleggerire la mia disperazione... non voglio avere false speranza so... s-so che non è più come era prima ma... grazie mille... chissà cosa farei se non ci fossi tu".

Detto questo, poggiai la mano che si trovava dietro la testa di America sulla sua guancia. Lui arrossì e continuò a guardarmi con gli occhi spalancati. Anch'io arrossii, sentivo entrambe le guance, sia le mie sia quelle di America, riscaldarsi. Quegli occhi blu... come si poteva non restare ad ammirarli per ore e come si faceva a non restarne incantati. America abbozzò un sorriso imbarazzato, forse, anche a causa del mio lungo sguardo penetrante. Ricambiai il sorriso e alzai entrambi i nostri corpi, continuando a tenere America stratto a me.

Ci guardammo per un'altro pò, finendo, nell'imbarazzo più totale, per lasciarci, deviando al lato la nostra attenzione.

"Dovremmo ripartire non credi?" Io annuii ed entrambi avanzammo, io con un dubbio:

Perché reagisco in quel modo così strano quando penso, guardò e sono vicino ad America? Perché ho così tante emozioni in questi momenti?

Forse troverò le risposte andando avanti e, oltre a questi dubbi, cominciava ad affermarsi una probabile certezza che stava ammazzando il mio ottimismo e la mia determinazione:

I miei fratelli, così come tutto il resto dei paesi, forse, non li avrei mai più rivisti o curati.

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Sono felice di essere tornata con un capitolo abbastanza lungo, spero non sia troppo pesante, confusionario e scritto male.
Mi dispiace di aver abbandonato questo libro per così tanto tempo, spero che questo sia un ritorno a lungo termine.

Credo anche che mettere un titolo per ogni capitolo se mi va.

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