Capitolo 3-
America pov
Alla frase "dobbiamo parlare" deglutii.
Russia si girò e mi guardò dritto negli occhi.
"Che cosa é successo? Perché tutti sono diventati una specie di mutanti?". Io non dissi una parola, continuai a guardarlo non sapendo cosa rispondere, in fin dei conti non avevo neanche io le risposte. Senza che me ne accorgessi i miei occhi si riempirono di lacrime, cominciai a tremare ma allo stesso tempo trovai le parole e la forza per parlare.
" C'era una bambina... sul palazzo... aveva i capelli castani, una felpa bordeaux e una sciarpa giallina... aveva in mano un baratolo con una strana nebbiolina verde dentro..."
L'espressione di Russia mi faceva intendere che non stava capendo quindi continuai con il racconto.
"L'ha lanciato al centro della piazza... d-dove c'erano tutti gli altri paesi raggruppati... il barattolo si é rotto e quella nebbia si é espansa... ricoprendo tutto e... t-t-tutti i paesi ne sono stati avvolti..."
La sua espressione si trasformò in una preoccupata.
"So solo che sono svenuto e quando mi sono risvegliato... tutti erano diventati una specie di zombie... sono scappato e ho trovato questo appartamento per nascondermi..."
" Sono uscito ogni giorno p-per trovare dei sopravvissuti... m-ma non ho mai... trovato nessuno... almeno finché... non ho t-trovato te... io... i-io non so niente... ero spaventato e-e... no-".
Non riuscivo più a parlare ormai, al solo ricordo di quel pomeriggio che sarebbe dovuto essere come tutti gli altri.
Abbassai lo sguardo e portai le mani sul mio volto bagnato dalle lacrime. Potevo sentire lo sguardo di Russia puntato su di me, ma in quel momento non potevo che fregarmene altamente di lui e di cosa stesse pensando.
Continuai a piangere finché una mano non si posò sulla mia spalla e quasi mi fece sobbalzare. Mi girai di scatto e lui mi avvolse con le sue braccia, intrappolandomi in un abbraccio stretto e caldo.
Tra le sue braccia mi lasciai andare, non era mai successo prima d'ora, non mi ero mai fidato di nessun paese a tal punto da fare questa scenata e mostrare le mie debolezze, a parte la mia famiglia ovviamente, la situazione doveva essere davvero disastrosa.
Russia portò anche una mano dietro la mia testa e comincio ad accarezzarmi, lentamente, dandomi una sensazione di sicurezza. Ne avevo bisogno, finalmente una faccia amica, qualcuno con cui poter parlare e fidarsi, qualcuno di vivo...
Dopo un minutino, Russia si accasciò sul divano portandomi sul suo petto. Io appoggiai la testa tra il suo collo e la spalla e chiusi gli occhi.
" Sei freddo..." disse Russia toccandomi la fronte. Io per tutta risposta annuii e rimasi in silenzio." Perché non sei diventato uno zombie come gli altri... voglio dire... tu sembri solo uno zombie ma puoi ancora comunicare... é strano...".
Sentii le mie guance riscaldarsi un po', non potevo di certo dirglielo." Io me ne stavo andando e non sono stato avvolto dalla nube, ho solo inalato alcuni di quegli strani gas verdi, forse é per questo...".
La verità e che stavo cercando Russia, mio padre non aveva il diritto di insultarlo e di ricordargli di Soviet. Quando l'ho visto correre via con le lacrime agli occhi, ho pensato di chiedergli scusa. Potrebbe sembrare strano visto che io più di tutti dovrei odiare Russia... ma oramai non ci riesco più.
Più lo guardo e più capisco che é così freddo per ciò che gli é accaduto in passato, per la mancanza d'affetto che non ha più ricevuto da suo padre... non oso neanche immagine come ci si deve sentire nel vedere la tua famiglia sgretolarsi.
So che lui mi odia essendo io una delle cause principali della rovina della sua famiglia e non lo biasimo, ma... non é che lui mi piaccia. Ho detto che non lo odio, ma lui non mi piace comunque, l'unico motivo per cui mi stavo andando a scusare era solo perché ho provato empatia. FINE...
Allora perché neanche io sono d'accordo con quello che sto dicendo? É questa la motivazione per cui lo stavo cercando... allora perché mi sento così strano?... come se stessi mentendo a me stesso?...
" Nessuno é scampato a questa epidemia giusto... non hai visto nessuno dei miei fratelli, vero?".
La sua voce mi destò dai miei stupidi pensieri che mi stavano solo confondendo le idee, di sicuro questo non era il tempo di mettersi a pensare.
Lo guardai in faccia, sollevando leggermente la mia testa per osservarlo meglio. Era preoccupato e come non esserlo, doveva tenerci molto alla sua famiglia anche se la maggior parte lo ha abbandonato. Russia arrossì e giro la testa .
"Cosa hai da guardare?!". Non mi ero accorto di essere rimasto a guardarlo per così tanto tempo, ed anche la posizione in cui eravamo non era delle migliori.
Io ero seduto in braccio a Russia che aveva le braccia attorno alla mia vita, mentre io avevo le mie attorno al suo collo.
Le mie guance divennero ancora più calde di prima. " s-scusa... non me ne ero accorto... comunque no... non ho visto nessuno dei tuoi fratelli... con la pelle grigia e alcuni pezzi di carne mancanti oramai é difficile distinguere gli altri paesi...".
Lui annuì e abbassò lo sguardo, ovviamente rammaricato da questa notizia.
Il silenzio che si era creato venne interrotto di nuovo dal brontolio dello stomaco di Russia.
Lui cercò di nasconderlo abbracciandosi lo stomaco e questo mi fece ridacchiare, era così carino. Mi alzai e mi diressi verso la cucina facendogli cenno di seguirmi.
Una volta in cucina presi delle bottiglie d'acqua e ne versai il contenuto in una pentola. Non volevo usare l'acqua del rubinetto per paura che fosse contaminata." Puoi prendermi quella pasta che si trova in quello scaffale?"." Ok".
Russia mi porto degli spaghetti ed una volta che l'acqua cominciò a bollire, presi 250 grammi di spaghetti e li misi a cuocere.
" Dovremmo accontentarci della pasta in bianco, va bene?". Russia stava per rispondermi quando un'altro brontolio lo interruppe, questa volta bello forte. Lui imbarazzato annuì ed io cominciai a ridere.
" Non vergognarti, anch'io morirei di fame dopo due giorni di digiuno". Russia mi guardò scioccato, forse non aveva capito che stavo scherzando." Aspetta... quanti giorni sono passati dalla riunione?!".
Io ci pensai su e feci due calcoli." Quasi due giorni e poi é sera adesso". Russia si mise una mano in fronte e sospiro con un'espressione incredula." Sono svenuto per due giorni?!". Io annuì non capendo cosa ci fosse di male.
" Hey, guarda che anch'io sverrei se mi fosse caduto un palazzo in testa"." Si ma gli altri paesi non potranno resistere in questo stato per sempre, dovranno decomporsi e mori-... aspetta... come facevi a sapere che non ero sl centro della piazza?".
" Em... perché... non seiiiiii... diventato uno zombie... ecco perché!".
Lui sembrò soddisfatto e non fece altre domande per mia grande fortuna." Comunque hai ragione, ogni giorno peggiorano, si decomporranno presto secondo me... anche il mio corpo sta cominciando a marcire, anche se più lentamente rispetto agli altri".
" Secondo te quanto tempo ti resta?". Io gli sorrisi, ma un sorriso carico di tristezza e rancore." Hai paura di rimanere da solo?". Mi aspettavo che Russia mi avrebbe risposto male e mi avrebbe insultato, invece... ha annuito.
Io abbassai lo sguardo e sorrisi fra me e me
"Qualcuno si importa di me" pensai. "Credo comunque meno di una settimana per gli altri, credo cinque giorni, per quanto riguarda me sento ancora il mio corpo ma ho comunque paura".
Dopo questa triste conclusione a cui entrambi eravamo arrivati, cadde un silenzio sconfortante, entrambi avevamo perso le persone a cui tenevamo ed eravamo legati di più.
La pasta nel frattempo era diventata al dente, la feci anche assaggiare a Russia per capire se era cotta al punto giusto.
Italia mi aveva dato lezioni di cucina perché a detta sua, gli si spezzava il cuore ogni volta che vedeva come cucinavo la pasta.
Io sospirai, niente sarebbe più stato come prima. Misi la pasta in due piatti e la mangiammo nel più totale silenzio.
Questa epidemia ci aveva cambiato molto, io odiavo il silenzio e se fossi stato in me avrei già cercato di avviare una conversazione, ma non ne avevo neanche la forza.
Una volta finito lavammo i piatti e andammo nella camera da letto che come in tutte le fanfiction aveva solo un letto.
" Ma scusa di chi é questa casa? E poi non ci sono dei vestiti puliti?". Io di tutta risposta indicai una foto sul comodino che ritraeva un paese con tre strisce: una blu, una gialla e una rossa con delle ali da pipistrello.
" Romania..." sussurrò lui guardando meglio la foto." Già quindi se vuoi vestirti da donna e sembrare gay sei libero di farlo... io non ti giudicherò".
Iniziai a ridere al solo pensiero di Russia con indosso una gonna mentre lui di tutta risposta prese una coperta e andò sul divano. Almeno non ero più solo.
———————————————————————
Meno male, sono riuscita a superare le 1500 parole, mi stavo preoccupando, non mi piacciono i capitoli troppo brevi.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro