CAPITOLO 10 - 10.1 Non è un gioco
"RAGAZZI, DOVE SIETE?", urlò Eiji più forte che poté.
"SIAMO QUI!", gridò Yumiko.
A perdifiato, lui e Watanabe seguirono la voce, ma si bloccarono davanti alla scena che gli si parò di fronte.
"Quelli sono i Dara?", domandò sconcertato Saggezza.
Miu confermò.
"Non riesco a capire che cosa stiano facendo, potevano attaccarci, invece si sono immobilizzati. Sembra quasi che vogliano giocare."
"Non è un gioco", il tono di voce del Dara cambiò drasticamente, tanto da apparire umano prima di tornare graffiante e meccanico. "Gioco. Amuleto. Lui felice. Noi uccidere. Lui felice."
"Felice", cantilenò il Dara a destra, mentre l'altro si limitò a ridere.
Eiji allungò una spada a Miu.
"Siete voi che non ve ne andrete vivi da qui", li minacciò la principessa, puntando l'arma contro i nemici.
Il Dara-capo indicò Taiki, annusando assuefatto l'aria nella sua direzione.
"Coraggio. Tu già fallito. Debole."
Tutti i presenti guardarono sbigottiti l'amico la cui espressione esprimeva la stessa incredulità. La mano di Miu, invece, cominciò a tremare ed Eiji notò che qualcosa aveva fatto breccia nel suo cuore.
"No gioco. Lui felice. Noi tutto. Lui più felice. Bambino", riprese il mostro, che roteò lo sguardo alla propria destra mentre la voce cambiava di nuovo. "Non avrò pietà."
Senza che nessuno avesse il tempo di rendersene conto, il Dara da quel lato si sciolse in ombra e li superò sollevando un vento gelido. Eiji, con il cuore a mille, avrebbe voluto avere il controllo della situazione, ma sembrava tutto troppo complicato per pianificare una strategia efficace in breve tempo. Così si morse il labbro per trattenere la rabbia, almeno all'apparenza doveva mantenere la calma, e cercò di racimolare fiato per parlare.
"Watanabe, torna subito al tempio. Prendi anche Akane se puoi."
Pietà non fece domande, lasciò cadere la spada di legno e si caricò la giovane in spalla, sparendo di corsa.
"Vai con lui", suggerì Yumiko, "potrebbe servire anche il tuo aiuto."
"Non posso... voi, come farete?"
"Ce la caveremo", si intromise Taiki, "fidati di me."
Eiji cedette: sapere il nonno e i ragazzi soli contro un mostro ebbe il sopravvento e Watanabe avrebbe potuto non riuscire a difendere tutti. Slacciata la spada dal fianco la lasciò al migliore amico, mentre lui raccolse l'arma di legno abbandonata da Pietà.
"Ci vediamo dopo."
Imboccata la via di ritorno, dopo una manciata di secondi dalle sue spalle si levò un grido assordante. Saggezza non si voltò, sapeva di dover continuare a correre e di dover credere nei propri compagni. Il freddo intenso, nella frenesia della discesa, gli congelò il viso e una serie di pensieri orribili lo sferzarono con violenza. Scossa la testa per scacciarli, portò entrambe le mani a coprire le orecchie, quasi servisse a non sentirli. Ti prego, ti prego...
Qualche lacrima, come rugiada, si staccò dalle guance del Custode e del suo passaggio, nel buio, restò solo una scia di dorate lucciole.
Sayuri camminava avanti e indietro per la stanza simulando un combattimento e sfoderando una sfilza di buffi effetti sonori.
"Uffa, perché non mi hanno portata con loro? Avrei tirato prima un gancio destro, poi un montante, infine un bel rovescio, in faccia a qualsiasi nemico."
Kalooy al contrario era sconsolato, seduto a terra con le spalle al muro e le ginocchia tra le braccia. Avrebbe voluto essere spensierato quanto l'amica, ma non ci riusciva.
"Come mai quel muso lungo? Non si addice a un principe."
L'anziano Togashi era di fronte a lui con l'aria di chi non si sarebbe accontentato di una risposta di circostanza. A Kalooy quel signore ricordava vagamente Agalei, per quanto la governante lo avrebbe approcciato con l'ansia di chi si aspetta un'orrenda notizia.
"Non è niente", rispose senza convinzione.
"Se non è niente, allora è qualcosa", proseguì il nonno invitandolo a confidarsi.
"È sempre così. Nessuno mi prende in considerazione, non hanno pensato neanche per un secondo che potessi aiutarli. Tanto lo so che sono solo un ragazzino e che di tutte le Virtù io sono quella inutile", le parole diventarono un sussurro e gli occhi si gonfiarono di lacrime.
"Non mi dirai che ti vergogni di quello che sei?"
Kalooy alzò gli occhi e scosse forte la testa.
"No, mai. Non intendevo questo. Sono onorato, sono fiero, però..."
"Però tu non sei come gli altri!"
Pietà strinse forte le gambe a sé. Non capiva perché stesse confessando tutte quelle cose a un perfetto sconosciuto.
"Non ho quello che hanno loro."
"Spiegati meglio, che cosa avrebbero loro che tu non hai?"
"La forza."
Il nonno portò la mano al mento per poi unirla all'altra dietro la schiena. Dondolandosi sui piedi, fece qualche verso di accondiscendenza verso se stesso.
"Secondo il mio modesto parere, ed è raro che in fatto di opinioni io lo sia, la tua Virtù è la più difficile da controllare. La sua forza non la puoi vedere, perché non risiede in un paio di braccia muscolose."
Kalooy lo osservò inginocchiarsi e appoggiargli una mano sul cuore.
"È qui dentro che si concentra. Serve una forza fuori dal comune per donare se stessi, figuriamoci farlo quando ciò che lo richiede appare ingiusto. Ti troverai a dover compiere molte scelte che si riveleranno pesanti come macigni, ragazzo mio. E non avrai seconde occasioni. Ricordati, dovrai contare su tutta l'energia che hai qui, non su quella di un bel bicipite."
Kalooy non sapeva cosa dire, nessuno gli aveva mai parlato in quel modo. Il signor Togashi si rialzò allungando la mano per aiutarlo a sollevarsi.
"Ciò che conta ora è che sei rimasto per proteggermi. Se tu avessi voluto saresti potuto andare via, invece hai scelto di stare con noi. E io so che sono più al sicuro con voi due che con un intero esercito a disposizione."
Asciugate le lacrime, Kalooy accettò l'invito. Non sapeva se quel discorso fosse stato solo un tentativo per rincuorarlo, ma era riuscito nell'intento.
Il nonno decise di andare a preparare del tè, asserendo che forse i ragazzi ne avrebbero avuto bisogno quando sarebbero tornati, ma passando accanto alla parete, e prima di superare la porta, fece qualche passo indietro.
Sayuri lo raggiunse: l'ombra che si era formata sul muro era bizzarra, non apparteneva a nessuno dei presenti e si muoveva ondeggiando.
La ragazza allungò la mano per toccarla.
"Che cavolo è?"
Kalooy piombò alle sue spalle e trascinò via sia lei che il nonno.
"Dara...", bisbigliò.
Un braccio e poi l'altro: aggrappate al muro due mani spinsero in fuori una testa male attaccata a un busto deforme. Sogghignando, il mostro sussurrò un'unica, limpida, parola.
"Bambino."
Il rumore dei passi di Eiji si disperse in fretta e Yumiko strinse più forte il bastone, pronta al combattimento. Ripassò a memoria ciò che Heiko le aveva insegnato e fece qualche movimento per testare l'equilibrio e la robustezza della propria arma improvvisata.
Il Dara-capo lasciò fuoriuscire dalla bocca una lunga lingua grinzosa con cui si leccò il volto.
"No... Prendi quello."
Il compagno al suo fianco emise un grido tanto forte che costrinse i ragazzi a coprirsi le orecchie. Come il Dara precedente si sciolse in ombra, scattando per superare gli avversari, ma Yumiko lo colpì, costringendolo a riapparire.
Fu questione di un istante: il capo caricò Taiki e Miu atterrandoli, e loro schivarono i colpi successivi rotolando ai lati opposti. Giustizia fronteggiò il secondo Dara che serpeggiò per non essere colpito, usando le braccia come fruste per tenerla lontana.
A un tratto, un bagliore in mezzo a quel corpo si rifletté negli occhi di Yumiko: sembrava un'ampolla contenente del liquido. Con una sferzata del bastone dal basso, lei allontanò i lunghi arti e sfruttando lo sbilanciamento dell'avversario tentò di raggiungere la sfera.
Il Dara si lanciò spaventato dalla parte opposta e si nascose tra due alberi.
"VIAAAAA", urlò minaccioso l'altro mostro.
Stavolta l'Ombra fuggì, aiutata dal buio ripiombato sullo scontro a causa delle nuvole.
Yumiko si vide rivolgere un ghigno di disprezzo dal capo e, per quanto le facesse piacere aver trovato il loro punto debole, forse da questo momento sarebbero stati più in pericolo che mai. Taiki e Miu riprovarono un assalto combinato, ma vennero scaraventati a terra.
"No gioco", tuonò il Dara a Yumiko che si stava avvicinando.
"Hai ragione, non è un gioco. Ma tranquillo, finirà in fretta."
Il mostro fremette e ringhiò, ma lei non fece una piega: sarebbe andata fino in fondo.
Come ho potuto lasciare solo Kalooy?
Watanabe non smetteva di rimproverarsi. Nonostante Akane, svenuta a peso morto, non fosse di grande aiuto, sapeva che doveva continuare a correre, per quanto il fiato scarseggiasse e il cuore battesse all'impazzata. Sospettò che non mancasse molto, eppure non avrebbe saputo dire di preciso quanta strada avessero percorso in salita e, con l'ansia a comprimere il petto, gli sembrò di impiegarci un'eternità.
Un rumore di foglie alle spalle lo allarmò. Si guardò in giro, non sembrava esserci nulla, ma all'improvviso una morsa tra il polpaccio e la caviglia gli fece perdere l'equilibrio e un bruciore insopportabile accompagnò la stretta.
Con un movimento repentino riuscì a proteggere Akane da una rovinosa caduta, finendo schiena a terra con lei tra le braccia. Il dolore era pungente come mille aghi piantati nella carne, e dalla ferita si levò del fumo che si aggregò in un punto preciso, a pochi centimetri dalla sua gamba. Una risatina accompagnò l'apparizione di un Dara che si erse arcuato sopra di lui. Watanabe si guardò intorno e tentò di capire come salvare Akane mentre l'Ombra si incurvava sempre più verso il suo viso.
Poi un rumore spostò l'attenzione del nemico, che non ebbe il tempo di proteggersi dalla spallata che lo sbalzò lontano.
"Che cosa credi di fare, eh? Ragazzi, state bene?", domandò Eiji.
Watanabe provò ad alzarsi e controllare la propria gamba.
"Sì, almeno credo. Che ci fai qui?"
"Di sopra abbiamo pensato che in due avremmo fatto più in fretta. Evidentemente anche loro."
I Custodi osservarono il mostro contorcersi in una danza scoordinata.
"Se ce la fai, raggiungi i ragazzi e il nonno. Con lui me la vedo io."
Watanabe osservò Eiji lanciarsi all'attacco: il mostro si dissolse e ricomparve un paio di volte, ridacchiando divertito, finché l'avversario non riuscì a colpirlo. A quel punto lamenti infastiditi e rabbiosi vibrarono tra gli alberi e gli percossero il corpo.
"Devi andare, non pensare a me. Mi inventerò qualcosa."
Watanabe si riprese. Le fitte al piede erano tremende, però non poteva, e non voleva, arrendersi. Raccolta Akane la rimise in spalla.
"Eiji, fa' attenzione."
Resistendo al dolore, corse più in fretta che poté. Devo farcela.
"AHI! Quanto brucia?!"
Sayuri si osservò le nocche arrossate e contuse. Il contatto con quella specie di ammasso fumoso non era affatto come se l'era immaginato; inoltre i pugni non sembravano ferirlo, ma almeno lo avevano rallentato e lei e gli altri erano riusciti a raggiungere il cortile. Per prima cosa metterò al sicuro Kalooy e il nonno e poi... ecco, non lo so, farò qualcosa.
"Bambino", ripeteva senza sosta il Dara inseguitore.
"Kalooy, se dovesse succedermi qualcosa, promettimi che porterai in salvo il nonno", disse Sayuri nervosa, ormai in prossimità della fontana.
"Non me ne vado senza di te, lo proteggeremo insieme", rispose il principe che si posizionò con la spada di legno a difesa del signor Togashi.
Sayuri annuì, si strappò le maniche del pigiama e le usò per fasciare le mani. Di colpo, la solita ragazzina vispa e chiassosa assunse un atteggiamento diverso: era sul ring con l'avversario e l'obiettivo era vincere.
"Allora dovrò chiuderla al secondo round."
Si mise in posizione e fece qualche saltello sul posto, mentre il Dara, immobile sulle mani, osservava la scena.
"Io sono la grande Ima Sayuri e non mi farò battere da una nullità."
L'Ombra, ergendosi sul busto traballante, ghignò e lei partì all'attacco. Dopo diversi colpi, parate e schivate, un pugno le arrivò in pieno volto, ma fu l'unico modo per andare a propria volta a segno e far perdere l'equilibrio al mostro. Da quello scambio, il Dara non sembrò più avere voglia di lottare e con furia si abbatté sulla giovane, che lo contrastò resistendo all'assalto. Ma, all'improvviso, il mostro svanì.
"SAYURI, ATTENTA!", urlarono in coro il nonno e Kalooy.
Con un balzo, Sayuri si spostò e cadde a terra. Nell'alzare lo sguardo vide il Dara, rivolto verso Kalooy, trascinarsi con le braccia per afferrarlo.
"Bambino."
Miu cercò di rialzarsi dopo che, per l'ennesima volta, era stata respinta. Non era stanca ma dolorante, il braccio le dava problemi e il resto dei lividi le martellavano le zone interessate.
La spada di legno era rotta e bruciacchiata da quella specie di acido che il mostro emetteva dal corpo.
Controllate le condizioni di Taiki, altrettanto malconcio, constatò che la sua lama resisteva, così si trascinò per afferrarla. Nel tornare con lo sguardo al combattimento vide Yumiko intervenire per aiutarli assistendo, purtroppo, alla sua sconfitta.
Il Dara con un brusco movimento le strappò il ramo dalle mani e la sollevò per un braccio. Yumiko cercò invano di colpirlo, ma venne scaraventata contro un albero ad alcuni metri di distanza.
"YUMIKO!", urlò Miu, tanto da sentire la gola bruciare.
L'impatto fu durissimo e la ragazza, dopo essersi accasciata, non si mosse più. La principessa avrebbe voluto raggiungerla, ma cadde in ginocchio paralizzata da un terrore che non aveva mai provato prima.
"Non è un gioco. Non è un gioco", ripeteva senza sosta il mostro avvicinandosi a lei e Taiki.
"Ci penso io", farfugliò lui che crollò svenuto subito dopo.
Miu non sapeva davvero che cosa fare: iniziò a sperare che finisse tutto in fretta e avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma anche in questo caso ebbe troppa paura per farlo. Consapevole di non avere scampo, sentì la vista offuscarsi e calde lacrime iniziare a rigarle le guance.
"EHI, TESTA VUOTA. Ti ho detto che il tuo avversario sono io."
Sayuri corse il più veloce possibile verso Kalooy, ma il Dara emise un urlo terrificante e tornò ombra per ricomparire sotto di lei. Afferrata per gli avambracci, Sayuri si dimenò finché il dolore non fu troppo da contenere e iniziò a gridare disperata, sentendosi andare a fuoco.
Kalooy provò a colpire il mostro alla schiena con tutta la forza che aveva, ma era inutile.
"S-scappate, fo-fontana...", riuscì a dire la piccola mentre i sensi la abbandonavano.
Un crack le rimbombò in testa e quel rumore accompagnò la sua lenta discesa fino a terra. Tutto intorno si formò una nuvola nera che diradandosi le fece intravedere una figura china su di lei.
"Bravo, Kalooy, sei fortis-."
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