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CAPITOLO 1 - 1.1 Taiki

La sveglia suonò un po' prima del solito per impedire al giovane abbozzolato tra le lenzuola di arrivare in ritardo al test di matematica ma, invece di alzarsi, Taiki Kikuchi si concesse ancora cinque, innocenti minuti. Accortosi che erano diventati dieci, recuperò i pezzi stropicciati della divisa, sparsi alla rinfusa per tutta la stanza, e si lanciò in bagno per cambiarsi.

Perso altro tempo prezioso ad annodare la cravatta, afferrò lo zaino, in cui infilò distrattamente i libri, e si precipitò giù per le scale, guidato dall'aroma di caffè che si stava diffondendo per l'abitazione.

Sbucato in cucina, con le mani a domare i capelli arruffati, sorrise al padre in vestaglia.

"Ciao, papà, dormito bene?", domandò riempiendo una generosa ciotola di riso.

L'altro alzò gli occhi dal giornale e appoggiò sul tavolo la tazza che stava sorseggiando. 

"Come sempre. Tu, invece, hai fatto le ore piccole?"

"Un pochino! Volevo capire i passaggi di un'operazione, poi mi sono arreso. Spero che Eiji arrivi in anticipo così potò cheere a ui di agliut..."

"Se lo conosco bene, a quest'ora sarà già in classe. A proposito, ti ho preparato il pranzo."

"Wow, grazie, ma non dovevi disturbarti. Ormai ho diciassette anni, so badare a me stesso."

Il signor Kikuchi indicò l'orologio a parete.

"Abbastanza grande per badare a te stesso...?"

"Cavoli, è tardissimo, devo scappare!"

Finito di sistemarsi, balzò all'ingresso e, sedutosi a terra per infilare i rollerblade, sentì la sedia a rotelle del padre arrivargli alle spalle.

"Se proprio non vuoi che ti cucini il pranzo, lascia almeno che ti stiri i vestiti. Per caso, tu e quella camicia avete litigato? E, se fossi in te, troverei del tempo libero per sistemare quella chioma."

Taiki si bloccò, punto nell'orgoglio.

"Di' un po': negli ultimi quarant'anni ti sei guardato allo specchio? Questi", disse indicando i ciuffi castani che sbucavano dal casco, "sono il segno distintivo della famiglia Kikuchi di cui, si dà il caso, vado fiero."

Alzandosi, fece al padre una matura linguaccia e, senza lasciargli il tempo di ribattere, cambiò argomento.

"Ricordati che stasera tornerò tardi: il signor Fujita mi ha chiesto di fermarmi un po' di più al lavoro. Tu che cosa farai?"

"Dovrò rivedere un paio di articoli per il giornale di domani. Mmh, se tornerai tardi, vorrà dire che il bagnetto dovrò preparartelo dopo cena."

Taiki, arrossito d'imbarazzo, batté i pattini a terra e finto di controllarne la stabilità aprì la porta per fuggire. Il padre però, con un colpo di tosse simulato, attirò la sua attenzione costringendolo a fermarsi; con un sorrisino malizioso, fece dondolare vistosamente il sacchetto del pranzo.

◾◾◾

Aprile era ormai proiettato nella sua seconda metà e il tiepido sole primaverile cominciava a scaldare la pelle e a risvegliare la cittadina di Arida di profumi e colori allegri.

Taiki raggiunse in un baleno la pista ciclabile che fiancheggiava la spiaggia, sfrecciando accanto alla strada principale costellata di negozi e abitazioni adagiati sul colle verdeggiante. Guardando il mare calmo, la sua mente cominciò al contrario ad agitarsi: più si avvicinava alla meta, più si faceva nitido l'incubo del test di matematica di cui erano stati avvisati solo il giorno prima. Il suo migliore amico, Eiji, si era reso disponibile ad aiutarlo con il ripasso, così il pomeriggio precedente si erano fermati in biblioteca, ma il risultato era stato pessimo. Per spronarlo, gli aveva anche detto che l'attuale color lime dei capelli gli piaceva troppo e non intendeva cambiarlo, perciò avrebbe dovuto impegnarsi.

Questo significa che ha scommesso sulla mia sufficienza. Se mi sta dando fiducia, dovrò assicurarmi di ricambiarla, rimuginò Taiki, immaginando che l'amico, com'era ormai abitudine, non si fosse fatto scappare l'ennesima occasione di sfidare la sorte. Di solito faceva il possibile per perdere, in modo che, come punizione, il vincitore potesse scegliere il nuovo colore di cui avrebbe tinto il suo famosissimo ciuffo.

Arrivato nel frattempo davanti alla scuola, il primo incontro fu proprio con l'amabile professoressa di matematica. Se Taiki non avesse saputo che aveva poco più di quarant'anni, Hashimoto gli sarebbe sembrata una donna di sessanta: fisico minuto, capelli bruni raccolti in uno chignon senza una ciocca fuori posto, mento pronunciato rivolto all'insù e occhi pungenti dietro un paio di occhiali con lenti sottili. Scambiato uno sguardo che gli congelò anche l'anima, Taiki balbettò un saluto confuso e le cedette il passo.

Fermo per cambiarsi di fronte al proprio armadietto, notò arrivare dal parcheggio delle biciclette un'altra persona conosciuta, con i capelli castani lunghi fino alle spalle, una piccola treccina sul lato destro e un portamento alquanto solenne per una diciassettenne: era Miu, la compagna di classe più schiva e taciturna in cui si fosse mai imbattuto.

L'anno precedente avrebbe voluto conoscerla meglio, ma non aveva ottenuto grandi risultati perché si era sempre tenuta in disparte. Era convinto che ci fosse qualcosa che la rendeva triste e, anche se non si trattava di affari suoi, sentiva di voler trovare un modo per far sorridere quegli occhi verdi e malinconici.

"Ciao, Miu. Bella giornata, eh?"

"Buongiorno, Kikuchi", rispose con un tono privo di ogni sentimento passandogli accanto.

Taiki sospirò scuotendo il capo, ripose tutto nell'armadietto e superata Miu corse in classe: in quel momento aveva un altro problema da risolvere.

Di fronte all'aula sentì delle risate e quando si affacciò alla soglia Eiji, accanto a un gruppetto di compagni, lo esortò ad avvicinarsi. I due si scambiarono il loro saluto segreto, mentre gli altri rimasero ad ascoltare ipnotizzati le gesta rievocate da quel mattatore di Ono Kawanari.

"È stata una battaglia impegnativa, ma alla fine ho salvato la bella Cometa Fire che mi ha giurato amore eterno. Quindi, amici miei, tenetevi liberi per le nostre nozze. Sempre che quel principe alieno da strapazzo non si metta in mezzo. Ma io non ho paura e combatterò fino alla morte per proteggere la mia adorata."

I presenti scoppiarono a ridere e il ragazzo si aggiustò infastidito gli occhiali tondi sul naso, e il perfetto caschetto di capelli corvini lievemente scombinato dalla concitazione del racconto.

"Ma, Kawanari, è un personaggio di fantasia!", esclamò Eiji con le lacrime agli occhi.

"Il vero amore non conosce limiti. So che lei mi ama e io l'ho scelta come mia futura sposa. Non come te, che non riesci a deciderti e fai soffrire tutte le nostre compagne", ribattè l'altro sempre più stizzito, indicando un gruppetto di ragazze poco distante che distolsero lo sguardo non appena Eiji prestò loro attenzione.

"Secondo me non ti fa bene stare tante ore attaccato al computer", lo incalzò l'amico, imitando qualcuno con le rotelle fuori posto.

Kawanari però, che voleva avere l'ultima parola, prese dal banco dell'avversario un paio di libri che vi erano appoggiati.

"Tzè, molto meglio l'avventura a questa... robaccia."

"Si dà il caso, scodella, che questa robaccia sarà nel programma di quest'anno, e dovrai studiarla anche tu se non vorrai farti superare ancora una volta da Miu agli esami di fine trimestre. Scommettiamo su chi di voi avrà la media più alta?", ammiccò verso Taiki.

Sconfitto, il povero Kawanari lasciò cadere i libri e si sedette con la testa di lato per chiudere l'argomento.

Nel frattempo alcuni saluti calorosi accolsero la capoclasse, Tamura Akane, che ricambiò in tutta fretta il benvenuto e si diresse verso i tre amici. Secondo Taiki e Kawanari, poteva essere definita la versione femminile di Eiji: entrambi estroversi, simpatici e bravi negli sport, erano senza azzardi due degli studenti più popolari dell'intero istituto. Akane, inoltre, già l'anno precedente, in prima, si era aggiudicata il titolo di reginetta della scuola, battendo di diversi voti le avversarie più grandi.

Dopotutto, il fisico da modella, i lunghi capelli neri, gli occhi dolci e sorridenti, uniti a un carattere affabile, non passavano inosservati e molti sognavano di avere un appuntamento con lei che, al contrario, si sarebbe accontentata di ottenerne uno soltanto...

"Ciao, Taiki, che bello vederti. Ciao anche a voi, ragazzi", cinguettò con un sorriso smagliante.

"Ciao, Aka-."

Purtroppo, la campanella non permise a Taiki di concludere nemmeno il saluto che la giovane dovette raggiungere contrariata il proprio banco.

"In piedi", ordinò a voce alta per richiamare tutti all'ordine e permettere alla famigerata insegnante di matematica di fare la propria comparsa.

Taiki si maledì all'istante per non aver chiesto le ultime delucidazioni a Eiji e, a questo punto, poteva solo sperare di non trovare proprio quei passaggi nel test. Salutati gli studenti e finito l'appello, Hashimoto consegnò loro i fogli.

Non so nemmeno da che parte iniziare, pensò Taiki che girò sottosopra la scheda per tre o quattro volte prima di appoggiarla sul banco. Se non altro, si sentì rassicurato nel vedere che molti erano nella stessa situazione. Eiji, Kawanari e Miu, invece, si stavano dando da fare tranquilli e concentrati come al solito.

D'accordo, provò a farsi coraggio, devo almeno tentare!

◾◾◾

Finita la scuola, Taiki ed Eji camminavano in cortile verso il cancello d'uscita, ognuno con il proprio test in mano, senza badare agli altri studenti che li superavano di corsa per allontanarsi il prima possibile dall'edificio.

D'un tratto, Eiji rubò il foglio all'amico e lo osservò con un'espressione confusa.

"Devo proprio dirtelo, Taiki, qui ti serve un miracolo. Ehi, Miu, che ne diresti di dare qualche ripetizione a questo asino?", propose inaspettatamente alla ragazza che avanzava a poca distanza da loro.

Non era certo questo il modo in cui avrei voluto approcciarmi: "M-ma no, che dici, i-io, ecco...", arrossì l'interpellato.

"Ho cose più importanti da fare. E non solo io", sottolineò lei, aumentando il passo e svanendo oltre il cancello.

Eiji si incupì e si perse con lo sguardo nella stessa direzione.

"A che cosa si riferiva?", domandò Taiki, incuriosito da quello scambio insolito di battute.

"Ecco..."

La spiegazione fu troncata da Hashimoto, che affiancò il duo con un'espressione severa.

"Signor Togashi, mi complimento ancora per il risultato del test. Tuttavia, ci terrei a sottolineare che certe acconciature non si addicono a studenti del suo livello e, soprattutto per l'immagine che vorrei dare della vostra classe, la inviterei a utilizzare colori più sobri", lo rimproverò riferendosi al ciuffo verde lime dell'alunno.

"Mi dispiace, professoressa, ma io mantengo sempre la parola", rispose Eiji con saccente pacatezza. "Si può scegliere come apparire, ma non si può nascondere a lungo chi si è veramente. E poi sa, mi piace confondere gli avversari."

La professoressa alzò un sopracciglio e se ne andò rassegnata, borbottando tra sé e sé di talenti sprecati e gioventù bruciata. Taiki nascose una risatina, poi si girò verso l'amico pensando di vederlo compiaciuto del risultato, trovandolo invece di nuovo con aria assente.

All'improvviso si accorse di un dettaglio non indifferente: la mancanza dell'inseparabile borsa da palestra.

"Ma oggi non hai l'allenamento di nuoto? Aspetta, è forse successo qualcosa con i ragazzi della squadra?!"

"No, no, non è questo... con loro è tutto a posto. Ecco, come posso dire..."

"Tu che non trovi le parole? Questa me la segno!", esclamò Taiki, tornando subito serio. "Senti, faccio schifo con gli indovinelli, non ne azzecco uno né dei tuoi, né di quelli di tuo nonno quindi, ti prego, non mettermi alla prova."

Eiji si fermò con gli occhi fissi a terra e le mani chiuse a pugno lungo i fianchi.

"È-è proprio di lui che ti devo parlare."

"In che senso? Non sta bene?"

"È tutto a posto, lui sta bene, è-è solo che...ti devo parlare. Sai che un giorno dovrò prendere il suo posto al tempio come maestro, guida spirituale, quella roba lì. Ecco, quel giorno è più vicino di quanto mi aspettassi e... Insomma, questi sono gli ultimi mesi che passerò qui con voi."

Tra i due era calato il silenzio, ma Eiji proseguì, sempre a testa bassa.

"Mi trasferirò finite le vacanze estive. Il nonno inizia ad avere una certa età e gestire il santuario non è più come una volta. M-Ma non preoccuparti, non sarò così lontano. Certo, non ci vedremo tutti i giorni, ma potrai venire a trovarmi quando vorrai, magari con tuo padre. Poi c'è la tecnologia, ti chiamerò sempre, tanto che ti stancherai di sentirmi e..."

Eiji continuò irrefrenabile a elencare i mille modi in cui avrebbero potuto rimanere in contatto, ma le orecchie di Taiki avevano smesso di ascoltare molte frasi prima. Tutto in lui si era gelato: i pensieri, le parole, il respiro e, non ultimo, il cuore. Davvero Eiji, con cui era cresciuto e al quale si era sempre affidato nei momenti di difficoltà, stava per andarsene?

Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, ma si parlava del futuro, dopo l'università. Poi si accorse che l'amico era di fronte a lui.

"Mi mancherai tantissimo", sussurrò abbracciandolo e trattenendo a stento le lacrime.

Taiki ricambiò il gesto e decise che non voleva rattristarlo. Dopotutto, sapeva quanto pesasse all'altro quell'imposizione familiare, rispetto a tutto ciò che avrebbe desiderato fare.

"Anche tu mi mancherai, ma hai ragione: il tempio non è distante. Verrò a trovarti, te lo prometto."

Indugiato per qualche istante nella stretta, i due si lasciarono andare a fatica per incamminarsi di nuovo.

"Come farai con la scuola, il nuoto e tutto il resto?", ruppe il ghiaccio Taiki.

"Per gli studi continuerò privatamente. Invece, ieri ho già accennato la questione a quelli della squadra. È davvero dura dover lasciare il club, soprattutto con le qualifiche alle porte, però ho detto loro che forse ho un rimpiazzo", disse Eiji mentre appoggiava una mano sulla spalla del compagno. "So che sei molto impegnato, ma che cosa ne diresti di prendere il mio posto? Sarebbe un bel modo per passare più tempo insieme prima che parta. Sono un po' di anni che non ti vedo nuotare, ma Toru si ricorda ancora quando da piccoli gareggiavamo e ci battevi sempre. Eri davvero un portento e.... Taiki, va tutto bene?"

Per la seconda volta Taiki si assentò dalla realtà. Io? Nel club di nuoto? Nuotare...

Al solo pensiero, la sua immaginazione gli proiettò nella mente la piscina della scuola piena di acqua agitata dalla quale si formò un'onda che lo inghiottì, sputandolo su una spiaggia in tempesta. A poca distanza c'era una figura distesa e lui si mise a correre per raggiungerla, ma le gambe erano troppo piccole e pesanti, e non rispondevano come avrebbero dovuto. Il cielo nero, il vento forte, i lampi che si abbattevano sul mare, il boato prodotto dallo schianto delle onde sugli scogli, confuso con le sirene dell'ambulanza... era tutto lì, e anche se sapeva che si trattava solo di un ricordo, non riusciva a scacciarlo. Persino il freddo di quel giorno sembrò materializzarsi e gli provocò un fremito.

"Taiki, stai tremando...", lo scosse Eiji con delicatezza.

Taiki cercò di sorridere per tranquillizzare l'amico: del resto, nessuno era a conoscenza della sua fobia per l'acqua e non era quello il momento adatto per confessarla.

Magari, fare un tentativo potrebbe essere un buon modo di affrontare il problema, ma le aspettative di Eiji sono alte e non vorrei deluderlo. Prenderò tempo.

"In verità, credo che prima dovrei organizzarmi con il lavoro. Non posso darti una risposta adesso."

"Non preoccuparti, non c'è fretta. È solo che il club è come una seconda famiglia e mi sentirei meglio sapendolo in mani sicure. E non ce ne sono di più affidabili delle tue."

Taiki si sentì rincuorato da quelle parole, poi socchiuse gli occhi per squadrare Eiji.

"Senti, stavo pensando: quanto si dispereranno le nostre compagne quando scopriranno che te ne andrai?", ammiccò, tentando di riportare un po' di buon umore in quella passeggiata di tristi confessioni. E, in effetti, Eiji iniziò a ridere.

"Sai che lo faccio solo per lasciare la piazza libera a Kawanari! Grazie, Taiki e scusa se ti ho rovinato del tutto la giornata con un addio."

"Addio? Che esagerato! Ora, però, devo proprio andare, altrimenti farò tardi al lavoro", disse mostrando il palmo per dare il via al loro saluto segreto.

Una volta finito, Taiki scattò in direzione dell'incrocio, ma prima di svoltare l'angolo si girò un'ultima volta agitando la mano. Eiji alzò la propria e sospirò.

"Ciao, Taiki."

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