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Capitolo 2: Walgrid (corretto)

I giorni successivi il Vecchio ci raccontò meglio dei Maghi Antichi. Oltre al fatto che vennero ammazzati dalle legioni dell'Oppositore dei nostri antenati si ipotizza fossero uguali a noi; vivevano in grandi palazzi di metallo e si spostavano con casse fatte di ferro, perlomeno secondo le epopee.

Quanto all'Era di Sangue, Zio fu costretto a ripetere dall'inizio per colpa del Ciuffone che non ci capì nulla. La mia specie... corrotta, superba, esattamente come chi combattemmo; ci unimmo agli Elfi per il potere e la gloria, rinchiudemmo i Nani nel sottosuolo costringendoli a respingere i Demoni e a mangiarsi tra loro per sopravvivere. E dopo Kalar, la nazione Umana, e Smitenne, la nazione Elfica, costituirono un unico regno, un reame che portava il nome di Kalarsmit, un'unica bandiera controllata dall'Uomo Kaiza e l'Elfo Walgrid; purtroppo, seguentemente, Kaiza fu eliminato dall'alleato stesso. Anche attualmente gli Elfi prevalgono sui vari popoli, e gli stregati cittadini Umani seguono i propri schiavisti da buone marionette; odio il fanatismo.

Davvero non capisco questa ideologia di razza perfetta, se non fosse per lo strano procedimento di invecchiamento Elfico che a differenza della mia specie non li conduce alla morte e per le loro orecchie poco e nulla li differenzierebbe dagli "inferiori" Uomini. Ad essere onesto, parlando di superiorità, dipende perfino dalla stirpe Elfica; esistono Orecchie a punta discendenti di miserabili che si avvicinano al tenore di vita degli Uomini poveri; per esempio, nel mio villaggio gli Umani si equivalevano al numero di Elfi: sessanta Umani e sessanta Elfi all'incirca. Ma è meglio che io resti su i racconti di Zio evitando di divagare troppo.

Zio spiegò a me e al Ciuffone che nonostante Kalarsmit fosse la nazione più civilizzata e potente di Zaykia la nostra patria non era poi così forte in verità, erano semplicenente le altre due nazioni ad essere deboli e poco organizzate. Kalarest era la più debole, la sua storia ha inizio con l'Orecchie a punta Arok, il figlio di Walgrid, egli mise contro il padre tutti i cittadini che ebbero il coraggio di ammettere di essere contrari ai metodi del sovrano, scatenando La Prima Rivoluzione di Zaykia. Arok fuggì assieme ai ribelli nelle terre abbandonate dell'Est, fu lì che fondò Kalarest.

[La leggerete spesso in questo mio scritto la parola "Orecchie a punta", tale parola altro non è che un rozzo sinonimo di "Elfo", ed io sono cresciuto nei bassifondi, mi piacciono le cose rozze.]

Ebbene, già ai tempi della mia infanzia il Mondo era diviso in quattro.

Kalarest ["Il Diamante dell'Est" nell'antica lingua del Sud] essendo nelle mani di ribelli e fuggitivi ospitava, ed ospita, la maggior parte delle razze esistenti su Zaykia; Emilciea, la nazione dell'Ovest, apparteneva appunto agli Emilcliei, questo popolo altro non era che un gruppo di barbari fanatici alti due metri; il Sud, la nazione di Kalarsmit, faceva parte del governo di Walgrid, ed era quindi popolata da Umani ed Elfi, oltre che da Goblin fuggitivi nascosti nei posti più impensabili si intende; infine vi erano le terre bruciate del Nord, tutt'ora territorio dei Demoni.

•••

Ora una piccola nota sulle condizioni meteorologiche del Pianeta, sulle settimane, e sulla abitudine Kalarsmitiana di usare la parola "Luna" come sinonimo di giorno che potrebbe tornarvi utile.

Nota 1: La Primavera si alterna con l'Estate e l'Autunno, per sapere cosa indossare si deve prestare attenzione al colore del Secondo Sole e della Seconda Luna, naturalmente mi riferisco a chi può permettersi di comprare più di due abiti in cotone, cioè i ricchi. Se è Primavera Ivren e Aok saranno rossi, se è Estate diverranno verdi, e se è Autunno diverranno arancioni. In Inverno Aok e Ivren sono azzurri, è l'unica stagione che non si alterna con le altre, anzi, giunge alla fine delle altre, quindi arriva il tre Dicembre, in arcaico, per noi è il tre Esabone. La neve può restare per un anno intero o può sciogliersi al termine di Esabone, dipende, da cosa nessuno sa dirlo; l'Inverno mi irrita parecchio.

Nota 2: Adesso lasciate che vi spieghi come funzionano le settimane. La Generazione dei Palazzi di Metallo dava dei nomi ai giorni, le settimane iniziavano col giorno chiamato "Lunedì" e finivano con quello chiamato "Domenica", invece oggi le Lune e le settimane vengono chiamate coi numeri, dopo il giorno sette della settimana uno arriva il giorno uno della settimana due e così via, fino alla settimana quattro, o almeno al Sud funziona così.

Nota 3: Al Sud si usa la parola "Luna" per definire il passaggio da un tramonto all'altro, spesso è anche abitudine dei cittadini Kalarsmitiani usarla come sinonimo di "Giorno".

Forse lei, caro lettore, è un ricco curioso; in tal caso vi interesserà anche sapere come i poveri facciano ad intuire che la giornata stia invecchiando o sia ancora giovane:

Semplice, il Primo Sole si abbassa ogni sessanta minuti e il cielo si oscura leggermente, perciò se il Primo Sole è più basso e il cielo un poco più scuro, si può benissimo intuire che è passata un'ora, se invece è notte il cielo sarà più chiaro; ma si sa, i nobili hanno la vita più facile, grazie agli orologi.

Vi ho dato informazioni elementari, però questo mio scritto potrebbe essere trovato tra mille anni e il Mondo potrebbe essere cambiato. Chissà. È già successo coi Maghi dei Palazzi di Metallo, no?

Giorno: 10 Rauchen

Anno: 1013

Per diventare un Eroe dovevo assolutamente migliorare nella tecnica dello scoccar frecce. «Tranquillo, sbagliando s'impara», Etalio tentava di rassicurami continuamente con questa frase, la ripeté anche quel giorno.

Dolori alle spalle, ebbi esperienze simili in precedenza; però ora si facevano sentire di più, forse perché riuscire nell'arte venatoria divenne maniacale.

Me ne stavo di nuovo accovacciato dietro al solito arbusto, stavolta c'era soltanto il Capellone ad assistermi in caso di sbagli; se temeva errori non era l'unico, la pioggia che mi cadeva freneticamente sul capo e dinanzi al volto poteva farmi perder la concentrazione abbastanza da fallire; inoltre, il mio arco diventò a dir poco scivoloso, e il mio corpo iniziò a tremare, sia per il freddo che per l'ansia. Ma non successe nulla fino al giungere delle ore pomeridiane, all'ora mi venne di voltarmi ad ammirare le montagne a nord, che quasi sembravano affacciarsi dai piccoli tetti delle case dei villaggi; col cocente Primo Sole che sbucava dalle catene montuose e che le risplendeva i monti davano l'impressione d'essere dei giganteschi triangoli rossi. La palla di fuoco si alzò in cielo riscaldando la pelle a me e al Ciuffone dopo i freddi umidi istanti della mattina; mi piacque pensare che il Primo Sole fosse lì per tifare per me, ciò è impossibile, mi aiutò comunque mantenendo il mio corpo caldo.

Non appena continuai a guardarmi avanti dall'altra parte dello spiano fece timidamente capolino dal fogliame la testa di un bramato cervo; Etalio mi passò subito la freccia, presi il quadrello ed incoccai con tempestività.

«Quante munizioni abbiamo?»

«Tre, Olwin»

Il bersaglio si fermò alla metà dello spiano e si guardò intorno, in allerta, ma non trovò nessun predatore, perciò fu libero di brucare in santa pace, o almemo così credeva; due metri, mi dividevano dal pranzo. Mirai alla pancia del cervo, poi mollai la corda dell'arco, purtroppo lo ferii in direzione delle zampe; lasciai andare una seconda stoccata e cadde a terra dolorante. Il sangue colorò l'erba e l'umido selciato, e si confuse col rossiccio del pelo; gli occhi neri dell'animale iniziarono a fissarmi, parevano supplicarmi; se non uccidi non puoi comprendere, Umano, Elfo, Nano o animale che sia.

«Stai migliorando»

«Hai il coltello del Vecchio? Svelto, poni immediatamente fine alle sofferenze della bestia. Che vista orribile!»

«Ti capisco. Mi dispiace, è la sopravvivenza»

Il mio compare estrasse il coltellaccio; quei diti spatolati si serrarono sull'elsa grigia dell'arma... io distolsi lo sguardo, come sempre.

Peccato, avrei desiderato uccidere la selvaggina con un solo tentativo, una battuta pulita; la caccia fu amara, puzzava di bagnato e di frustrazione; però non ebbi il tempo di pensare a come migliorare la mia mira che sentii un colpo, un colpo secco di coltello; mi voltai, mio fratello aveva finito la povera creatura.

***

Pensai a portare le carni a casa, Etalio rimase alle mie spalle; appena Ritair aprì la porta fece la stessa domanda che formulava da cinque Lune: «Ce l'hai fatta?».

Quel «Sì» inaspettato lo fece abbassare per stringermi a sé.

«Sono molto orgoglioso di te e di tuo fratello; quando sarò vecchio, quando i miei organi non reggeranno... potrò perire sapendo che i miei nipotini sanno procurarsi il cibo da soli, è una magra consolazione. Magari a diciassette anni vi ammetteranno tra le Armature Rosse»

Lo guardai stranito, non capivo a cosa si riferisse, «Che sono?».

«Cacciatori di Draghi, famosi anche per uccidere Lupi Mannari e Vampiri»

«A proposito, perché i Vampiri necessitavano di stare all'ombra? E puoi farmi un riassunto delle mutazioni e da dove deriva il nome Lupo Mannaro e Vampiro? È da ieri che te lo chiedo!», proruppe Etalio.

«D'accordo, ma solo un breve riassunto in cui risponderò alle tue domande postemi ieri. - Ritair sospirò prima di soddisfare la richiesta del nipote. - Nel tempo in cui le altre razze vennero schiavizzate, gli Elfi produssero l'elisir capace di mutare e rafforzare il corpo di cui vi ho parlato ieri. L'Elisir Lerka venne testato su schiavi, naturalmente.
I Goblin nelle notti di Luna Piena si trasformavano in orrende creature pelose, vennero chiamati "Lupi Mannari" in onore di vecchie leggende di qualche strana cultura del Prima Origini, anche il nome "Vampiro" proviene dal Prima Origini, così come il nome "Ghul".
Ebbene, Walgrid sperimentò il Lerka addirittura su alcuni ribelli Umani ed Elfici. Noi Umani ci tramutavamo in mostri senza cervello, costretti a mangiarsi tra loro; tali soggetti, nominati "Mangiacadaveri", nella fase più evoluta di questa strana mutazione recuperavano addirittura il senno raggiungendo lo stadio più alto, ovvero quello dei temuti Ghul, però non è ciò che ti interessa, arrivo subito a parlarti dei Vampiri.
Gli Elfi mutati, i "Vampiri" dunque, bramavano sangue, non potevano farsi colpire dai raggi solari, altrimenti si sarebbero bruciati, dovevano persino star lontani dal ghiaccio o dai climi troppo freddi, per questo quei succhiasangue necessitavano di stare all'ombra, per non subire troppi cali di temperatura. Sappi però che tali creature esistono ancora, e la notte del trentuno Zenluvia sono sempre in agguato».

"I Demoni non sono l'unico problema; se il Lerka non fosse mai esistito le minacce sarebbero state molte meno per Zaykia. Superbia e sete di potere credo portino a questo, o almeno Zio dice così", pensai io.

Tenevo ancora la cacciagione in mano, Ritair si alzò di scatto proprio per ciò. «Corro a cuocerla. - Affermò ignorando le proprie vesti tinte di rosso. - Voi perché non andate a vedere cosa c'è di bello oggi?».

Ogni settantadue ore al villaggio vostra maestà teneva un discorso (ovviamente solo se tale discorso non capitava durante il trentuno Zenluvia, in questo caso sarebbe stato rimandato di ventiquattro ore), chiunque si recava in piazza ad ascoltare, i cittadini mercanti ne approfittavano per vender da mangiare e oggetti di qualsiasi tipo più che mai. Eran famosi per il pane i cittadini mercanti dei bassifondi, "Il più disgustoso e duro di Kalarsmit" si diceva.

«Va bene!», acconsentì entusiasta il Capellone.

Zio ci diede tre monete a testa: «Tre Dragoni per uno... - Ci puntò con il dito e aggrottò la fronte. - Comportatevi bene, mi raccomando».

«Certamente», dicemmo in sincrono.

Come tutti i ragazzini della mia età fui travolto dall'euforia, non potevo perdere l'occasione di comperare qualche modello di leone intagliato in legno, purtroppo Zio diceva che oggetti così complessi non riusciva a farli; cacciare strema non poco, è vero, ma seguii il Capellone fuori casa combattendo la stanchezza, senza ripensamenti.

***

Durante il breve tragitto io e il Ciuffone chiacchierammo, l'argomento fu la precedente ciarla del comandante.

«Le leggi più recenti implicano che i Cavalieri caduti del sovrano vengano murati al castello, così da servire la patria puranche dall'Aldilà, ricordi, Olwin?»

«Certo, è successo tre Lune fa!»

«Walgrid ha sempre avuto dei comportamenti abbastanza strani. Si vocifera che passi le giornate a leggere libri sacri e a pregare. Talvolta si reca ad Ivirokus per partecipare alla messa, o meglio, per rimpiazzare il prete!»

«Già mi stupisce il fatto che riesca a tenere i suoi futili ragionamenti in tutti i paesi di Kalarsmit ogni tre giorni...»

«I tempi variano da paese a paese, o da città a città, comunque c'è chi dice che usi qualche tipo di Magia. - Cambiò argomento. - Tu l'hai mai visto in faccia il monarca?»

«No, c'è sempre troppa marmaglia a oscurarmi la linea visiva!»

«Questa volta è quella buona», premonì.

***
Al centro del viale v'era il vuoto. Cinque edifici attaccati tra loro eran collocati in modo da dar l'idea di un semicerchio, ciò rappresentava il bordo della piazza; impossibile proseguire per il viale con quella sottospecie di semicerchio, chi voleva continuare per la via doveva svoltare verso un'altra delle sei per poi tornare su quella rivolta a nord, una volta superato il piazzale. Il secchio issato a quella che da bambino chiamavo "Arcata del pozzo collocato nel punto mediano dell'area libera" visto in lontananza sembrava una freccia pronta a schizzar via dalla corda dell'arco.

Ed ecco che nella mia testa si ripresenta la scena in cui i cittadini e i nobili in gita ad ammirare i bassifondi si riuniscono in piazza ad ascoltare le belle parole dell'Elfo sopra il soppalco in abete dietro al pozzo.

Raggiungemmo ciò che definivo "Arco pronto a scoccare", Etalio controllò sia il secchio sia la fossa, era il momento giusto dato che i compaesani erano occupati col delirante Re Orecchie a punta; «Vuota, niente acqua», constatò deluso il Ciuffone.

"Certo che è buffo. Con Zio le persone ridono e scherzano, però odiano i suoi nipoti", il flusso dei miei pensieri fu interrotto da un omone di pelle scura vestito con degli abiti in lino bianchi ricamati in argento che quasi mi investì. «E sta attento, moccioso, fa' passare!». Che riccone sfacciato.

Tra grida e sussurri cercai le solite voci dei venditori che attiravano il pubblico verso di loro, non sentii nulla di ciò che desideravo udire; aguzzando lo sguardo realizzai che di mercanti non sembrava esserci nemmeno l'ombra. Individuai solo un povero Elfo trascinato per le braccia da due guardie dall'armatura argentea. Mentre il re parlava le due guardie tolsero dalle spalle dell'Elfo uno zaino in pelle utilizzato solo dai commercianti per inserirvi al suo interno le cose da vendere, poi il poveretto venne fatto inginocchiare col busto rivolto verso gli spettatori.

«Partite le denunce intestate a fuggitivi e ribelli i soldati agiranno con l'esilio. La Grande Foresta sarebbe troppo clemente, voi tutti lo sapete. Saranno confinati a Nord, alla mercé dei Demoni. Ecco il fortunato che darà il buon esempio»

«Vi prego!», invocò clemenza l'Elfo. Talmente bagnata di quel liquido opaco che mi fu impossibile riconoscere il colore della chioma del commerciante; gli scuri liquidi e piangenti bulbi oculari si posarono su di me, mi dette l'impressione di vederli urlare "Salvami!"; a ripararlo un poco dagli sputi e dalle fruste sfoderate dai guardiani vi fu solo il panno che gli copriva le parti intime.

«È severamente vietato vendere cibo ai fuggitivi, voi avete protetto i nemici della legge e della comunità. Altre quaranta frustate!». Tutti applaudirono.

Sbagliando s'impara?
Il popolo si rese conto dei propri errori? A studiare la ressa così eccitata fu facile trovare una risposta: "No".

La marmaglia non era troppa, a differenza delle altre volte ora finalmente potevo Osservare la figura imponente di Walgrid, l'Elfo calvo dal naso aquilino alto tra il metro e ottanta salito di fama con le barbarie commesse, il dittatore dalla pelle di un rosa pallido che andava ad evidenziare i muscoli dei bracci e le vene del collo; la lunga barba bianca del re si muoveva in qua e là grazie al vento, e ai lati della veste purpurea sembravano esserci delle chiazze vermiglie; preferisco credere fosse inchiostro quello sulla tunica; il luccichio nei globi verdi smeraldo iniettati di sangue rendeva l'immagine di vostra grazia ancor più inquietante. «Le persone possono essere belle fuori e brutte dentro, o viceversa!», parole sante quelle di Zio, ma sarebbe errato dire che il fisico non fosse gradevole, erano la postura e lo sguardo a trasformarlo nel Re Mostro temuto da ogni "Eretico".

Divenni preda della soggezione. «Fratellone...»

«Cosa ti prende?»

«Andiamo, non c'è nulla di interessante qui...»

«Capisco, sua maestà fa questo effetto», disse Etalio con la sua solita sicurezza, con spavalderia mi prese per mano e tentò di farsi strada tra il mucchio di persone.

Sgattaiolammo da una gamba a l'altra evitando di essere travolti dai passanti, ci spostammo sui lati e riuscimmo a uscire dalla folla accanita; "Si cozzano e si spintonano, ringhiano peggio dei cani rabbiosi", la vocina dentro la mente espresse il mio disprezzo nei confronti di quegli Umani senza cervello.

Tornammo poi allo stabile, meglio evitare guai.

Soprendemmo Ritair ad abbattere l'Are vicino alla nostra stalla, mollò all'istante la lunga ascia senza curarsi del bel manico d'ebano che si sarebbe imbrattato di terra, intuì l'accaduto ispezionando le facce sconvolte di me ed Etalio. «Hanno sferzato l'ennesimo "Fortunato"».

Ci limitammo ad annuire.

L'emozione lasciò spazio alla delusione, perché non ero riuscito a trovare negozianti con modelli di leone, alla rabbia perché sua maestà li aveva scacciati, e alla tristezza per il malcapitato a cui inflissero più di quaranta nerbate.

Andai nella mia stanza, non mi curai nemmeno di chiudere l'uscio; mi distesi sul giaciglio sperando di assopirmi, fortunatamente ci riuscii. Sognai di trovarmi nella spiano d'erba nella foresta dove eravamo soliti cacciare io ed Etalio. Era notte nel sogno. Walgrid avanzava lentamente e minacciosamente nella mia direzione mentre gli schiocchi della frusta che colpiva il terreno e il rumore dei suoi stivali che calpestavano i sassi si facevano sempre più intensi; tentai la fuga però lo strumento di supplizio mi si attorcigliò al piede sinistro e si trasformò in un gigantesco serpente rosso dalle chiazze nere, con due corna grigiastre sulla testa.

Rimasi immobile, mentre le gelide folate mi schiaffeggiavano, mentre la Mezza-Luna si faceva alta in cielo, e mentre le verticali pupille della serpe incominciarono a penetrarmi; l'Orecchie a Punta mi spinse a terra, dopodiché posò delicatamente la vipera sul mio petto; l'aspide iniziò a strisciarmi addosso, fu allora che decisi di gridare, purtroppo dalla gola non uscì nessun suono.

Aprii le palpebre sfuggendo al buio della Grande Foresta, al morso dell'ofide e al bagliore lunare che mi accecava e illuminava l'anziano Elfo; strillai con tutto il fiato presente in corpo tentando di confermare che la mia voce v'era ancora.

Zio apparve sulla soglia della porta con una candela tra le mani.

«Che accade?».

«Ho sognato male»

«Mi hai fatto rompere dei piatti per raggiungerti! "Ho sognato male" mi dici. Tutto qui?!»

«Possediamo dei piatti?»

«Possedevamo, sì. Barattati con un arco stamane. Ho impiegato venti Lune per realizzare quell'arma!»

«Scusa», sussurrai mortificato.

Nell'istante in cui rammentò che avevo dodici anni cercò di rimediare all'errore: «Ho esagerato, torna a dormire... o a far quel che stavi facendo».

Al piccolo Me fu impossibile sapere se qualcosa o qualcuno frustrasse particolarmente Ritair, ma non era da lui comportarsi in quel modo, neanche per la questione del lutto; se ne tornò via richiudendo il battente dietro di sé, io contemplai la luce bronzea che entrava nella vuota e spoglia stanza trapassando la bianca e sottile cortina della finestra; quando si sarebbe fatto buio, oltre all'oscurità, sarebbe giunto il re.

Da lì in poi l'immagine di re Walgrid mi avrebbe tormentato la notte.

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