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Trovare un modo

Che razza di mascalzone irrompeva nella vita di un uomo asserendo di essere suo fratello, per poi andarsene senza nemmeno una spiegazione? Marcus rigirava il diario tra le mani, indeciso se leggerlo o bruciarlo nel camino per ripicca. Si passò le dita tra i capelli, stanco e assorto nei pensieri. 

"Layla!" Gridò, uscendo in corridoio. Corse in cucina scendendo le scalinate che portavano ai piani della servitù come un forsennato, trovandola indaffarata a preparare del pesce fresco per la cena. 

"Chi era quel tale, dimmelo!" La strattonò per un braccio, preda della furia più cieca che la ragazza gli avesse mai visto in volto. 

"Signore, perché siete così adirato? L'ho incontrato fuori dalla tenuta, aveva detto di aver bisogno di un alloggio e che era solo di passaggio. Lasciatemi, mi state facendo male" Gli fece notare lei, cosicché potesse lasciarla andare, cosa che Marcus fece immediatamente. 

"Di passaggio un corno! Dice di essere il figlio bastardo di mio padre!" A quel punto nelle cucine scoppiò un mezzo caos, infatti i due non erano soli, benché fino a quel momento tutte le cuoche e le serve sembravano troppo prese dalla preparazione dei pasti per dare loro attenzioni, ma ovviamente anche loro avevano le orecchie. 

"Signore, come dice di chiamarsi quel tale?" Fu Gerardine a parlare, la capo cuoca. Marcus immediatamente si insospettì, perché la donna sembrava molto preoccupata.

"Sebastian" Le rispose, passandosi una nuova manata nei capelli, sembrava non riuscisse a fare altro che quello. Layla seguì quel movimento, le dita che attraversavano le ciocche e le spostavano sotto la loro volontà. Malgrado il momento teso ne restò affascinata. 

Gerardine rimase di pietra. Quel nome aveva scatenato dentro di lei un terrore senza limiti. In quel momento i sensi di colpa erano mescolati all'affetto che ella provava per quel ragazzo, il ragazzo che aveva cresciuto da quando era in fasce. L'aveva perfino aiutato a venire al mondo. Si portò una mano alla bocca per evitare di singhiozzare davanti al suo signore, ma decise comunque di essere sincera con lui.

"Mio signore, è chi dice di essere. L'ho fatto nascere io, l'ho persino cresciuto. Dopo la morte della madre abbiamo dovuto portarlo via per evitare che vostro padre lo scoprisse e lo uccidesse. La stessa Callisto, sua madre, venne uccisa da Alexander di Zanon. Mi spiace così tanto signore, io non potevo sapere, non immaginavo che sarebbe tornato" Stavolta i singhiozzi ebbero la meglio e calde lacrime rigarono il volto affranto e rugoso della donna anziana. Marcus era completamente sconvolto, Layla notando il suo signore in quelle condizioni lo prese per un braccio e lo scortò fuori, per fargli respirare aria pura. 

"Non so come abbia fatto a capire che l'avrei condotto da voi" Un vero dilemma per loro due, che non immaginavano minimamente che il rosso li stesse spiando da giorni.

"Mi dispiace averti percossa, ero preda dell'ira" Dopo molti minuti Marcus tornò in sé, rendendosi conto che si era accanito sulla ragazza, senza motivo. 

"Non importa mio signore, non sono fatta di cristallo" Gli sorrise, felice che si fosse calmato. Del resto venire a conoscenza di una tale scomoda verità avrebbe sconvolto chiunque, non poteva avercela a male con lui per questo. 

"Sei unica" Convenne lui. Se Layla non l'avesse portato via dalle cucine non era del tutto sicuro che sarebbe riuscito a calmarsi per tempo. La ragazza nel mentre, si chiese se le parole dell'uomo fossero state un complimento o meno.

"Magari lo fossi per te" Rispose al vuoto, una volta che Marcus si fu allontanato. 

                                                                                                                  *

Nessuno lo conosceva.

Qualcuno diceva di averlo visto in paese, ma nessuno sapeva chi fosse quel tale. Questo spinse Marcus ad avviare le ricerche per trovarlo. Partì all'alba del giorno seguente, dopo aver passato la notte a leggere il diario di Callisto. Sua madre gli aveva accennato di lei, della sua ossessione per suo padre, ma non aveva idea che fosse morta proprio per mano dell'uomo che amava. Aver letto il suo diario dissipò parecchi dubbi sul passato, gettando nuove ombre sul presente. 

Cavalcò a lungo, portando con sé solo il suo destriero e le provviste, lasciando comunque la fortezza in allerta in caso Sebastian fosse tornato indietro. Dovette fermarsi quando si rese conto che Mulan, il suo cavallo, cominciò a dare segni di cedimento. Il sole di mezzodì spuntava dagli arbusti e Marcus decise di far riposare entrambi sul lago di Suisse. Il destriero si abbeverò, scodinzolando la lunga coda liscia a destra e sinistra. L'uomo optò per l'ombra di un albero e vi si appoggiò contro, consumando il pranzo al sacco che aveva portato con sé.

"Si dice che questo nostro mondo sia troppo piccolo" L'uomo dai capelli rossi spuntò dal nulla, ancora in sella al suo purosangue nero. Marcus a quel punto si chiese se il rosso non lo avesse seguito per tutto il tempo, cercando un luogo isolato e lontano dalla fortezza. 

"Come si chiama?" Indicò il cavallo del fratellastro, solo per poter fare conversazione, perché di destrieri ne capiva molto poco. 

"È importante?" Controbatté Sebastian, non interessato ai convenevoli. Marcus sorrise.

"A quanto pare le presentazioni proprio non ti piacciono" Si stiracchiò, mettendosi in piedi e pulendosi i calzoni sporchi d'erba. Si guardò intorno, analizzando velocemente la situazione in caso di scontro diretto con il suo fratellastro. Non sapeva ancora le sue motivazioni né perché lo stesse seguendo, quindi decise di tenere gli occhi ben aperti.

Sebastian era un soldato scaltro e i movimenti del fratellastro non gli passarono inosservati. Così scese dal suo destriero e andò a sedersi dove prima vi era Marcus, così da sembrare meno minaccioso e mettendosi volontariamente in una posizione vulnerabile. Del resto per conoscere il nemico è sempre meglio farlo parlando, che combattendo. 

"Quando venisti al mondo, io avevo solo cinque anni" La sua voce sembrava provenire da molto lontano, da un tempo che ormai non esisteva più. Marcus inevitabilmente si incuriosì, era come se quell'uomo avesse due facce, una malinconica e una vendicativa. Lo vide strappare dei fili d'erba e rigirarli tra le dita, assorto chissà in quale evento del passato. 

"Continua" Lo spronò Marcus, dopo molti minuti di silenzio.

"Il figlio di Alexander, ti chiamavano, anche se nostro padre era già morto quando arrivasti tu. All'inizio non capivo, ma più passava il tempo più ti odiavo. Una volta riuscii a entrare nella fortezza di nascosto, giocammo anche insieme, ma eri troppo piccolo per poterlo rammentare" Marcus si rese conto di star trattenendo il respiro solo quando andò in debito d'ossigeno. Non riusciva a proferire parola, il rosso sembrava davvero sincero in quel momento. 

"Poi tua madre ti chiamò e dovetti scappare. Rimasi nascosto per vederla, era davvero bellissima. Capisco perché nostro padre l'avesse scelta" Marcus restò muto.

"Il figlio di Alexander..." Ripeté il rosso, assorto. "E io? Non lo ero a mia volta, forse? Nessuno gridava il mio nome con tanta fierezza, io ero il bastardo. Ma ero solo un bambino, capisci?"

Sebastian prese una pausa, perché i ricordi e il dolore, tutto il risentimento e la frustrazione accumulata in quegli anni stava risalendo a galla impetuosamente, rischiando di schiacciarlo. 

"Non hai il tipico nome francese" Constatò Marcus a un certo punto, non riuscendo a elaborare chissà quale frase sensata. Del resto stavano discorrendo di un passato che non avrebbero potuto controllare nemmeno volendo, ma questo non stava a dire che il futuro si sarebbe svolto allo stesso modo. 

Sebastian scoppiò a ridere, ritendendo suo fratello un vero stupido. "Nemmeno il tuo lo è" Gli fece notare, per poi continuare a ridere insieme. 


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