Nuove abitudini
"Ebbene signori è tutto vero, sono il bastardo di Zanon" Replicò senza tatto il rosso. Se in un primo momento la sua intenzione era essere riconosciuto alla pari di Marcus, non era intenzionato a rinnegare le sue origini per ottenere il rispetto che meritava.
Marcus notò un movimento delle domestiche e improvvisamente anche i loro occhi erano puntati su di lui. Un uomo, il conte rosso, si avvicinò ai due giovani e congiungendo le loro mani disse: "Vi auguro di essere sempre uniti come fratelli, io il mio l'ho perso in battaglia" Finì sussurrando, per poter essere udito solo dai due. Quel semplice gesto bastò a Marcus per capire chi fosse interessato alla loro posizione e chi invece ai loro sentimenti.
*
I festeggiamenti volsero finalmente al termine, la lunga serata aveva stravolto tutti, cosicché quando Agnes corse nella direzione di Marcus egli fece di tutto per accontentarla e andare a dormire.
"Mio signore, i cavalli, le carrozze, le ruote..." Marcus si strinse le tempie con gli indici, decisamente le avrebbe dato tutto quello che voleva se solo avesse smesso di parlare.
"Che cosa vi angustia?" Cercò di essere in ogni caso comprensivo, perché la ragazza gli aveva dato un attimo di pace in quella serata infernale e come padrone di casa le doveva la sua disponibilità.
"Le ruote della carrozza sono distrutte, non so come sia potuto succedere!" In lontananza Agnes scorse sua madre che sghignazzava sicura, aveva intuito il piano della figlia. Del resto la ragazza non si sentiva la più nobile delle dame, piuttosto una vile pronta a tutto per ottenere i suoi scopi. Ma per conoscere i veri sentimenti di Marcus avrebbe avuto bisogno di più tempo di una serata e un ballo.
"Resta qui stanotte, però ora calmati, certi incidenti succedono sovente" La ragazza solo allora si rese conto di quanto la stanchezza stesse prendendo il sopravvento sul suo signore, così annuì ringraziandolo sommessamente e venne scortata da una domestica fino alle sue stanze. La madre, prima di congedarsi nelle proprie fece il segno della vittoria a sua figlia, finalmente le sue sfortune sarebbero cessate. Inoltre, ora che in società era arrivato anche il bastardo maggiore dei Zanon, la donna aveva una doppia carta da poter giocare. L'uno o l'altro non facevano differenza alcuna per lei.
"Nuovi ospiti, quindi" Constatò Layla dopo che Clara ebbe accompagnato Agnes nella camera che le era stata affidata.
"Non bastava il rosso" Continuò, indisponente come nel suo caratteraccio, tanto che Clara la punì con uno scappellotto sulla nuca.
"Il signore di Zanon fa e disfa a suo piacere e a te non deve interessare alcunché" La ammonì la più grande.
Il giorno seguente toccò a lei occuparsi proprio della signorina Corbin, così pregò gli Dei prima di apprestarsi a portarle la colazione. Aprì le grosse tende per far entrare luce nella stanza e toccando la stoffa sorrise, scacciando immediatamente i pensieri che le erano affiorati alla mente.
"Sei stata molto utile" Udì alle sue spalle. La dama era accoccolata nel suo letto, Layla dal canto suo si guardò intorno spaesata. Non poteva prenderla per i capelli, men che meno gettarla dal finestrone di pietra. Poteva almeno mandarla a quel paese?
Osservò ogni cosa di quella stanza, pur di restare lucida e calma. Le mura di pietra, il comò di legno scuro alla destra della porta e i suoi suppellettili. Un cavalluccio di legno si innalzava fiero accanto alla spazzola per capelli di Agnes.
Si voltò, guardandola. "Grazie signorina, sono nata per servire" Il tono beffardo non riuscì a mascherarlo ma in fin dei conti non era andata per niente male.
"Ne sono certa, come del fatto che non lo dimenticherai" La intimò, minacciandola velatamente. Agnes non era una cattiva ragazza, ma avrebbe combattuto con le unghie e con i denti pur di vincere il cuore di Marcus. Layla serrò la mascella e uscì, consapevole che non sarebbe riuscita a trattenersi un minuto di più. Una volta chiusa l'imposta vi si appoggiò contro, in una sospiro frustrato.
*
"Marcus, figlio, devi farlo"
Il giovane ventiduenne era restio a cedere, lui non era un assassino.
"Madre, chiedetemi tutto ma non questo" Chinò il capo, osservando i suoi vestiti sporchi di terreno. Sua madre gli stava chiedendo l'impossibile. Per tutti quegli anni le aveva concesso tutto, perfino la sua vita, ma in quel momento si chiese se intraprendere quel viaggio con lei non fosse stato un grosso errore e nulla più.
"Ti prego figlio mio, l'ombra non mi lascerà mai e se non mi uccidi non potrò liberare l'anima di tuo padre" Adelaide prese le mani di suo figlio, stringendole tra le sue mortalmente fredde. Tratteneva a stento le lacrime, consapevole che chiedere a suo figlio di porre fine alla sua esistenza era una richiesta troppo grande anche per lui. Ma che altra scelta aveva? Per anni l'ombra era intrappolata nel perseguitare solo e soltanto lei considerandola una preda ambita, tuttavia la signora di Zanon cominciava a risentire dell'età e viaggiare di continuo non aiutava di certo il suo stato di salute. Così aveva deciso di stipulare un patto con l'ombra, consapevole che in ogni caso avrebbe tirato le cuoia in pochi anni. Aveva cercato di salvare il salvabile, per concedere almeno a suo figlio e alla gente che aveva amato la pace che meritavano.
"Marcus, tuo padre è ostaggio dell'ombra da quando è morto, io stessa sono un suo ostaggio. Ho bisogno che mi liberi, metti fine alle mie sofferenze figlio mio, solo tu puoi"
Se avesse potuto scegliere si sarebbe suicidata, tuttavia l'ombra era stata chiara: una vita per una vita.
Marcus avrebbe dovuto ucciderla, convivendo con il dolore per sempre, in quel modo l'anima di Alexander di Zanon e la sua sarebbero state libere. Adélaide era riuscita anche ad ottenere che Zanon e tutti i suoi abitanti non sarebbero stati più toccati dall'oscurità, a patto che Marcus fosse tornato in quelle terre per regnare.
"Non posso farlo, ti prego madre" Il giovane uomo cadde sul terreno fangoso in ginocchio, dal cielo lampi e tuoni annunciavano un temporale con i fiocchi. Adélaide osservò suo figlio lungamente, inginocchiato ai suoi piedi e le sembrò di rivederlo bambino, quando correva per i corridoi della fortezza come un discolo.
"Non te lo chiederei se non fosse importante. Con il mio sacrificio molte vite verranno risparmiate, lasciami tornare dall'amore della mia vita, ti scongiuro figlio"
Fu l'ultima frase a convincere Marcus, non perché si trattasse di suo padre, del resto non l'aveva mai nemmeno conosciuto. Piuttosto il ragazzo sapeva perfettamente quanto Adélaide ancora pensasse ad Alexander, quanto il suo dolore fosse ancora vivido e forte.
Si rialzò dal terreno, incerto, sentiva le gambe tremare e si sentì un vile quando annuì, tuttavia Adélaide lo strinse forte al petto e lo ringraziò di vero cuore. Marcus guardò sua madre, l'unica famiglia che gli era rimasta e tra le piccole rughe che le contornavano il viso rivide quella giovane ragazza selvaggia che non si faceva mettere i piedi in testa nemmeno dal buio personificato.
"Madre, porterò questo fardello. Sono orgoglioso di essere tuo figlio e anche se non condivido questa scelta sono pronto a prendermi le mie responsabilità. Ti libererò" Adélaide sorrise tra le lacrime, che andavano mescolandosi alla pioggia che ormai scrociava incessantemente sulle loro teste.
Adélaide di Zanon perì una notte d'inverno, per mano di Marcus, suo figlio tanto amato e devoto, mentre il cielo piangeva una perdita e il sangue sgorgava mescolandosi con l'acqua, il fango e le lacrime di un ragazzo che era appena diventato uomo.
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