Fratelli
"Ora capisco perché hai i capelli rossi, non sono molto comuni qui"
Sebastian sorrise. I suoi capelli lo rendevano riconoscibile da tutta la vita. Un tempo se ne vergognava perché si sentiva diverso dagli altri, ma crescendo si era reso conto che era un marchio, qualcosa che lo rendeva unico, così aveva deciso di farli crescere fino alle spalle.
"Non sapevo fosse incinta, mia madre non mi ha mai parlato di un fratello" Proruppe dopo un lungo silenzio. Entrambi stavano cercando di rimettere insieme i pezzi del passato che avevano in comune, cercando di venire a capo di quella situazione e sbrogliare la matassa.
"E come avrebbe potuto, mia madre mi ha nascosto per tutta la vita. Quando nostro padre la uccise Gerardine e Leonidas mi affidarono a un loro parente. Erano come dei nonni per me"
Marcus si rese conto che la storia combaciava perfettamente con quello che gli aveva detto la capocuoca. Ormai c'erano pochi dubbi che quello fosse effettivamente suo fratello e benché bastardo era comunque il primogenito. L'uomo si rese conto di star camminando in un campo di spine e presto, ne era certo, si sarebbe punto.
"Per un po' di tempo nemmeno io sapevo di essere figlio di Alexander di Zanon. Mia madre mi aveva nascosto molti dettagli, che solo con quel diario sono riuscito a riportare alla luce" Marcus legò il cavallo a un albero, il tempo in quel posto trascorreva inesorabilmente lento, o forse era solo la sua impressione data la natura della conversazione con il fratello. Il vento frusciava tra le foglie, dando un sottofondo malinconico alle parole che Sebastian pronunciava. Parlava piano, prendendo molte pause, come se le parole gli si fermassero in gola ogni volta.
"Un giorno venne alla capanna dove mi teneva nascosto, piangeva a dirotto mentre io non sapevo come aiutarla. Sapevo che avesse bisogno di sfogare i suoi crucci, di parlare con qualcuno, così le restai accanto, accarezzandole i capelli e ascoltandola in silenzio. Mi disse che mio padre l'aveva tradita con un altra, che i bastardi non dimenticano mai le loro origini perché si era innamorato di una sua schiava. Suppongo fosse Adélaïde" Concluse rialzandosi. Si lisciò le braghe e si sciacquò la faccia nell'acqua fresca, prima di tornare da Marcus. Quest'ultimo lo osservava attento, serbando in fondo al cuore la speranza che Sebastian non fosse tornato per ostacolarlo.
"Ero davvero piccolo, ricordo poco altro. Prima di morire mi disse che mio padre non mi aveva mai voluto, altrimenti che senso avrebbe avuto tenermi nascosto?" A quel punto Marcus si destò, per istinto o per altro non seppe dirlo.
"Non lo sapeva! Non so, in tutta onestà, cosa ne sarebbe stato di te se avesse saputo che eri al mondo, tuttavia è una menzogna che non ti volesse, dato che non era a conoscenza nemmeno della tua esistenza" Sebastian cominciò a ridere, tenendosi la pancia e piegandosi sulle gambe.
"Fratello, sei incapace nel dare conforto" Affermò, senza smettere di ridere. Marcus si sentì in imbarazzo ma non cercò di negare. In effetti sapere di non esistere era forse peggio di non essere voluto.
"Ma come ha fatto tua madre a mascherare la gravidanza se viveva tra le mura di Zanon?" Quella domanda gli parve la prima vera richiesta sensata che uscì dalle sue labbra da quando aveva incontrato Sebastian.
"Lo ignoro totalmente, in tutta onestà. Ma sai, in fondo hai ragione, non voglio credere che mio padre mi ripudiasse" Concluse mogio. A quel punto il più piccolo gli si avvicinò, poggiando una mano sulla sua spalla per poterlo confortare.
"Non sapeva nemmeno della mia, di esistenza" Gli confessò. Magari quella informazione gli sarebbe stata davvero di conforto.
"È morto senza sapere di noi, forse il destino peggiore è spettato proprio a lui" A un certo punto però, entrambi convennero che pensare al passato non sarebbe servito a nessuno dei due. In fondo erano ore che rimuginavano e giravano in tondo sulla questione. Si lasciarono con la promessa di rivedersi a breve, poi Marcus tornò alla fortezza.
*
Rincasò solo verso sera, l'aria fresca gli punse leggermente le gote. Alzò il volto verso il cielo, guardando il Sole tramontare tra gli arbusti, perso nei pensieri.
"Marcus...signore, state bene?" Layla, che era fuori dalla fortezza per tornare alla capanna notò immediatamente l'uomo a cavallo, così lo raggiunse per parlarci. Nell'avvicinarsi però, si era resa conto che il suo signore fosse pensieroso e amareggiato per qualcosa.
"Perché mi chiedi sempre se sto bene?" Scese da cavallo, tenendo le redini di Mulan nel palmo, rialzando il capo verso il cielo che via via andava rannuvolandosi.
"Mi sembrate sempre così preoccupato" Gli confessò. Del resto ogni volta Marcus aveva pensieri che gli oscuravano i lineamenti, anche se Layla era l'unica ad accorgersi davvero della questione. Le si accostò, spostandole una ciocca di capelli biondi come il grano dietro l'orecchio, sentendoli setosi sotto le dita. Da così vicino riuscì a sentire il suo odore di erba e cibo e sorrise. Gli ricordava tanto casa.
"Se fossi stata una donna ti avrei sposata" Sarà stato il tramonto, il momento, o semplicemente i sentimenti di Marcus che non riuscivano più a restare rinchiusi dentro la sua mente, ma quella confessione gli uscì dalle labbra prima che riuscisse a fermarla, ma in fondo nemmeno se ne pentì.
Layla per la prima volta da quando l'aveva conosciuta aveva perso la sua risposta pronta e la sua sfacciataggine, limitandosi ad arrossire fino alla radice dei capelli. In un impeto di follia gli si avvicinò, agguantandolo per la vita e poggiando la fronte sul suo petto. Era inutile negare un sentimento che dentro di lei era nato in modo spontaneo, ci aveva provato per settimane ma ugualmente ora si trovava tra le sue braccia.
"Non sarei una donna, dunque?" Decise in ogni caso di non perdere il suo carattere, perché per quanto lo amasse nessun uomo meritava l'annullamento totale di una donna, sapendo che sarebbe morta bruciata viva se avesse espresso il suo pensiero a voce alta.
"Intendevo che sei ancora una bambina" Layla a quel punto si crucciò, le ragazze della sua età, a prescindere dal loro rango, a quell'età erano già promesse in sposa o addirittura maritate.
"Ho quindici anni!" Infatti gli fece notare. Certo, li aveva appena compiuti, ma erano solo inezie di poco conto. Marcus sorrise perché anche se fosse in età da marito restava comunque una bambina ai suoi occhi. Il suo atteggiamento infantile, le sue gote rosse, il suo carattere ribelle, tutto nel suo modo di fare lo portava a pensare che fosse ancora una bimba.
Si allontanarono, sciogliendo quell'accenno di abbraccio, prima che Layla potesse continuare a parlare.
"Io sono innamorata di te" Si decise a confessare. Era stata folle a fare quella confessione in quel momento, o più in generale a un uomo che le aveva appena detto di considerarla poco più di un infante. Lo guardò di sottecchi e notò che stava sorridendo. Non la stava deridendo, piuttosto sembrava intenerito.
"Non è più di un colpo di testa, credimi" Cercò di consolarla, credendo effettivamente che quella di Layla non fosse altro che una cotta passeggera. Ma la ragazza non prese bene le sue parole, perché cominciò a correre lontano da lui come una forsennata, cercando di mettere più spazio possibile tra lei e il suo amore non ricambiato.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro