9.
Nell'aria si percepiva l'arrivo di qualcosa che presto avrebbe distrutto l'illusione della pace di quel momento.
Ci eravamo introdotti nell'edificio passando dai giardini. Il calore delle fiamme che bruciavano la città non arrivava fino a lì, la temperatura era quindi molto più sopportabile.
Le nuvole che oscuravano il cielo ci avevano nascosti dalla vista delle guardie, eravamo così riusciti a scavalcare indisturbati il cancello principale.
Entrammo da una porta sul retro che conduceva in una piccola stanza dove locandine appese annunciavano l'arrivo del circo, ospite a palazzo.
Ci avventurammo in giro alla ricerca della regina, ma senza alcun successo. Gli interni del castello erano bianchi come i muri all'esterno. I pavimenti di un marmo così duro da rovinare le suole delle scarpe.
Dopo quelli che mi parvero dieci minuti di esplorazione scoprimmo una grossa stanza. All'interno di essa venivano tenuti centinaia di indumenti.
«Mettiti questo!», ordinò Tony, gettandomi addosso il primo vestito che gli era capitato a tiro.
Entrai nell'armadio e mi sfilai il vestitino azzurro. Dovetti farmi aiutare da Miren a disfare il fiocco nero, ma alla fine riuscii a toglierlo. Gli abiti che l'uomo mi aveva passato erano uno smoking color porpora e un farfallino cremisi. Fumio aveva insistito per farci indossare delle parrucche, e a me era capitata quella rossa.
«Ok, ripetiamo il piano.», disse Tony, mettendosi in testa la parrucca bionda.
Aveva addosso un lungo vestito nero con la spaccatura da un lato. Il suo corpo robusto sembrava però compresso fin troppo al suo interno e le scarpe con il tacco lo rendevano più goffo.
«Ci imbuchiamo alla festa, troviamo la regina e la portiamo in salvo.», rispose Miren.
A lui era spettata la parrucca color ciano, per la sua eccessiva abilità nel risultare fantastico nonostante i dieci centimetri di tacco alle scarpe. Portava anche lui uno smoking, ma il suo era nero con ricami grigi.
Fumio indossava invece i suoi soliti abiti, dato che era così insignificante da non poter essere riconosciuto da nessuno. Avevamo però concordato tutti che dovesse portare la parrucca magenta per solidarietà.
Rivolsi a loro uno sguardo d'intesa, ormai eravamo tutti pronti. Raggiungemmo il gigantesco tendone da circo al centro della stanza principale. Dall'esterno si poteva sentire il chiacchiericcio del pubblico, l'odore dei popcorn e dello zucchero filato.
Sapevamo bene che il piano non si sarebbe concluso senza intoppi, persino Tony doveva essersene accorto. Dall'altra parte di quel tendone si trovava, certamente, il sovrano degli incubi. Una volta scoperta la nostra presenza ci avrebbe scagliato contro il peggio di cui disponeva.
«La missione ha la priorità su tutto. Se qualcuno viene catturato si torna indietro solo una volta messa in salvo la regina, chiaro?», spiegò Tony, preparandosi ad aprire il passaggio.
Era strano da parte dell'uomo preoccuparsi di qualcosa che non fosse solo il successo della missione. Forse, per la prima volta, seguire alla lettera il compito assegnatogli dai superiori doveva essergli parso sbagliato.
«È triste pensare che questa potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo. Non dovremmo dire qualcosa?», osservò Miren, sentendosi a disagio.
«Non porti sfortuna, messere. Non voglio certo che perdiate la vita conciato così.», commentò Fumio, preoccupato.
Sorrisi, realizzando che forse non avrei mai trovato il cane bianco che tanto stavo cercando. Avevo però capito che di esso non mi importava più niente, anzi, forse non era mai contato davvero nulla per me.
«Andiamo.»
L'interno del tendone bianco e rosso era illuminato con faretti dalla luce calda. La macchina per il fumo posizionata all'ingresso era accesa, e stava ora producendo la chiara nebbiolina dallo strano odore.
Al centro si trovava un grosso palco, dove una figura umanoide, probabilmente il direttore, si apprestava a fare il discorso d'apertura. Era vestito con un completo rosso che aveva tutta l'aria di essere fatto di plastica. La struttura del suo corpo appariva come quella di un essere umano privo di testa, ma la peluria sul collo suggeriva fosse in realtà una capra.
Mi guardai alle spalle, notando come il circo fosse in realtà di struttura simile alla sala di un teatro. Sui grandi balconi al piano superiore si affacciavano persone dagli eccentrici abiti. Alcuni indossavano grossi cappelli piumati, altri stringevano ventagli, e altri ancora portavano maschere da festa.
«Signori, signore e creature di ogni genere, vi do il benvenuto oggi alla prima dello spettacolo del Circo di Baphomet. Oggi, a dare il via alle danze, abbiamo con noi l'unico e il solo Nerone, il rinoceronte da combattimento.», risuonò la voce dall'interno del collo tagliato della capra.
La folla applaudì entusiasta all'entrata dell'animale. Il grosso rinoceronte grigio sembrava mosso dalla follia, si spostava sul palco colpendo assi di legno con il suo corno di gemme preziose.
Non prestai attenzione al suo numero, cercavo con lo sguardo qualsiasi persona potesse essere la regina dei sogni o il sovrano degli incubi. Fu un male perché così facendo non mi accorsi dell'arrivo della bestia nella mia direzione.
«Attenti!», urlò Fumio.
Mi ritrovai sbalzato in aria con forza. In volo venni afferrato da una donna-scimmia che indossava un body rosa per lo spettacolo con il trapezio. Lei, dopo aver capito che non ero il suo compagno, decise di lasciarmi cadere in un posto sicuro. Atterrai di schiena, sprofondando nel grosso materasso rosso.
Ancora dolorante mi rimisi in piedi. I miei compagni stavano cercando di tenere a bada il rinoceronte. Fumio stava bloccato in un angolo, temendo l'ira dell'animale. Miren fu gettato in aria, mentre cercava di venire nella mia direzione. Si poteva così dire che solo Tony stava facendo qualcosa per fermare l'animale dal pericoloso corno luccicante.
«La regina!», esclamò Fumio puntando il dito alle mie spalle.
«Yume!», la chiamò Miren, ma essa non lo sentì neanche.
Mi voltai, appena in tempo per vedere qualcuno allontanarsi verso un corridoio dietro alle quinte.
Gli spari dell'arma da fuoco del mio compagno mi ricordarono l'importanza della missione.
«Seguila tu!», mi urlò Tony, andando in soccorso dell'uomo grigio che stava subendo un attacco da parte di Nerone.
Mi affrettai a inseguire quella figura femminile. Percorsi corridoi spogli come quelli di una nave, con lunghi tappeti rossi e luci calde. L'unico elemento che mi confermava la presenza della regina era il bianco abito che vedevo di sfuggita svoltare a ogni curva. Non importava quando corressi, lei si trovava sempre un passo avanti a me. Corridoio dopo corridoio, stanza dopo stanza, la inseguii fino a raggiungere una grande sala da ballo.
Là riuscii a vederla. Era una donna dal grande vestito bianco panna e i capelli neri raccolti in un grosso chignon dietro alla testa. Portava una corona di rame e dei gioielli di perla. Questo era tutto quello che riuscivo a notare di lei, d'altronde mi stava dando le spalle.
Un uomo-polipo con una divisa da cameriere allungò nella mia direzione il vassoio dei bicchieri. Lo rifiutai gentilmente, non potevo perdere di vista la regina. Feci per avvicinarmi, ma qualcuno mi si parò davanti e si offrì di ballare con me. Lo superai e cercai di nuovo con lo sguardo la donna.
Adesso si trovava da tutt'altra parte nella sala e conversava con altre persone dagli sgargianti vestiti. Nuovamente cercai di raggiungerla, ma la folla prese a danzare intorno a me, limitandomi i movimenti. Una signora con uno scialle di piume granata mi sbattè addosso, facendomi perdere l'equilibrio. Proprio mentre stavo per cadere qualcuno mi afferrò la mano, tirandomi a sé.
«Ti ho preso». Mi girai, aspettandomi di vedere uno dei miei compagni, mi ritrovai invece a guardare una maschera piena di occhi rossi.
«Tutto bene?», volle accertarsi.
«G-Grazie», balbettai.
L'uomo vestiva di nero, ma i suoi lunghi capelli erano di un bianco simile a quello del latte. Indossava un largo mantello coperto di piume blu. All'interno di esso vidi con mio immenso stupore un cielo stellato.
«Piacere, Kage.», si presentò con un piccolo inchino. «Mi concederesti l'onore di questo ballo?»
Fui preso nuovamente per mano e prima ancora che potessi realizzarlo stavo danzando in mezzo alla sala. Sotto il grande lampadario principale la luce si concentrava in maniera più intensa, tanto da costringermi a sforzare lo sguardo per vedere qualcosa oltre alla figura che avevo davanti.
«Cosa ti porta a visitare questa parte regno?», domandò.
«Sono qui per vedere la regina.», risposi semplicemente. Ero troppo concentrato a guardare gli occhi sulla maschera, che sembravano muoversi per volontà propria, per far caso a quello che stavo dicendo.
«Oh, Yume non è il genere di persona che si lascia vedere facilmente, a meno ché non sia lei a volerlo. Dovrai fare qualcosa di davvero incredibile per ricevere la sua attenzione.», ridacchiò lui.
«Devo sorprenderla? In che modo posso farlo?», chiesi, in cerca di consigli.
«Io non cercherei di farmi notare troppo, non più di quanto tu non stia già facendo adesso.», sussurrò, accennando al resto della sala che si era fermata per guardarci.
«Perché ci stanno fissando?», mormorai confuso.
«Invidiosi. Lasciali perdere, non sono alla tua altezza.», spiegò, scacciandoli con un gesto della mano. Loro tornarono a danzare a debita distanza da noi, al suono della melodia dei violini.
«L-la mia altezza? Signore, deve avermi scambiato per un'altra persona. Io non sono importante, sono solo un ragazz-...», biascicai imbarazzato.
«Sei molto più di questo. Sei la cosa più preziosa in questa stanza, o nell'intero regno. Qualcuno darebbe addirittura la vita per averti.», mi interruppe.
«Chi?»
«Io lo farei.», rivelò l'uomo mascherato, stringendomi ancora di più a sé.
«Adesso devo andare. La regina... Non posso perderla di vista.», mi scostai, ricordando improvvisamente della missione.
Cercai di allontanarmi, ma la stretta che mi teneva era troppo forte. Non feci altro che una giravolta su me stesso, e mi ritrovai di nuovo a ballare con lui.
«Yume può anche aspettare, adesso è il mio turno di dirigere le danze.», decretò Kage.
«Mi lasci andare!», esclamai, cercando invano di liberarmi.
«Tu non andrai proprio da nessuna parte. Rimarrai qui al castello mentre io mi occupo di Yume una volta per tutte.», stabilì lui.
La musica iniziò a farsi sentire sempre più forte, ormai il suono dei violini aveva preso il pieno controllo del battito del mio cuore. Mi sentii soffocare dal respiro che accelerava annebbiando la mia mente. L'uomo mi costringeva in quel ballo con una frenesia tale da farmi girare la testa insieme a tutta la stanza.
«Perché vuole uccidere la regina?», lo interrogai, usando tutte le forze di cui disponevo.
La musica si fermò improvvisamente, e le persone tornarono a guardarci in silenzio. Sotto il peso di quegli occhi puntati su di me, mi sentii come colpevole di qualcosa.
«Uccidere? No, non potrei mai. Voglio solo rinchiuderla in un posto dove non potrà più avere contatti con nessuno, specialmente con te.», ribadì l'uomo, ponendo fine alla danza.
«Tu sei il sovrano degli incubi.», realizzai finalmente.
«Ti ci è voluto tanto per capirlo.», commentò, ridacchiando da dietro la maschera. «Adesso però devo andare. Questa volta fammi il piacere di rimanere dove ti lascio.»
A quelle parole la folla di persone in quella sala cominciò ad accalcarsi addosso a me. Il sovrano degli incubi si fece indietro, allontanandosi un po' alla volta da quel luogo. Cominciai a spintonare le persone che mi stavano schiacciando. Non riuscivo quasi a muovermi, mi piegai anche a terra e provai a passare tra le loro gambe. Riuscii in questo modo a uscire, dirigendomi con il fiatone verso la porta da cui era passato.
Mi ritrovai all'aria aperta. Le nuvole coloravano il cielo di un rosso così scuro da risultare quasi viola. Il vento mi passava tra i corti capelli della parrucca, che adesso sembravano essere diventati i miei.
Vidi la nave che si preparava a lasciare il porto. Il sovrano degli incubi, Kage, saliva ora sull'asse di legno che la collegava ancora a terra. Presi a correre nella sua direzione. Non gli avrei permesso di lasciare quel luogo portandosi dietro la regina.
Ma ormai la barca si stava staccando dal molo, pronta ad allontanarsi sempre più al largo in quel cielo infuocato. Corsi il più veloce possibile, non preoccupandomi di cosa avrei fatto poi per fermarmi. La fine della banchina di pietra si stava facendo sempre più vicina, come pure l'adrenalina nel mio corpo cresceva.
Saltai nel vuoto, spingendomi con tutte le forze verso la nave. Il capo della fune appesa davanti ai miei occhi era l'obiettivo finale, l'unica possibilità che avevo di salire sul mezzo. Allungai il braccio, protraendo tutte le dita verso essa. Chiudendole sentii il palmo freddo della mia mano e nient'altro.
Mi ci volle qualche secondo per realizzare che non l'avevo presa. Vidi il sovrano degli incubi voltarsi solo ora, notando con espressione stupita la mia presenza. Non aveva più in viso la maschera, tenuta stretta in mano. Sgranò gli occhi, come pure feci io quando capii cosa sarebbe successo.
L'aria mi sostenne immobile per poco, prima della caduta. Lo guardai andarmi incontro e sporgersi dalla ringhiera per osservare la mia fine. L'aria mi sfrecciava tra i vestiti, gettandomi i capelli rossi in viso. La nave si faceva sempre più lontana, e prima che me ne rendessi conto ero finito in acqua.
☆Angolo autore☆
Wow, manca solo un capitolo alla fine.
Vi è piaciuta come storia?
Lo dico adesso prima che leggiate l'ultimo capitolo. I finali di tutto quello che scrivo sono abbastanza inaspettati e non penso piacciano, quindi... non so, vi conviene fermarvi qui prima di rovinarvi la storia.
Se invece decidete di continuarla, perché ormai siete arrivati fino a qui... beh, io vi ho avvisati.
☆Commentate e ditemi se vi è piaciuto. In caso contrario fatemi pure notare dove ho fatto errori o come potrei migliorare questo capitolo.☆
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro