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Capitolo 24 - Ritorno a casa

Al dì fuori del covo, Chloe seguiva il fratello maggiore con lo sguardo basso. Era palese che era abbastanza preoccupata per quello che sarebbe successo. Non se la sentiva proprio di affrontare Five.

Beh, certamente non era troppo arrabbiato, in fin dei conti non era successo niente di che… no?

Certamente, sarebbe stato estremamente comprensivo con la sua sorellina a cui voleva tanto bene.

“Ah, Chloe?” esordì Four, dopo alcuni minuti passati in silenzio.

La fanciulla alzò lentamente lo sguardo, volgendolo verso il fratello maggiore, e gli domandò “Sì? Cosa c’è?”

“Sai, Five ci sta aspettando.”

“Lo immagino. E com’è? Tranquillo, vero?”

Four emise una risatina, per poi dire “Certo che no. Non l’ho mai visto così arrabbiato in vita mia. Non vorrei essere nei tuoi panni.”

Il cuore della ragazza cominciò a batterle nel petto come un martello pneumatico, mentre il fiato le si accorciava di colpo. Stava decisamente cominciando ad agitarsi dopo quella rivelazione.

“No, stavolta mi ammazza!”

“Ma no, non ti ammazza. Al limite si limiterà a prenderti a cinghiate.”

Chloe impallidì a quella frase, sussurrando “Ma come cinghiate? Non voglio!”

“Su, su. Non te ne darà tante, ne sono certo.”

La ragazza non lo vedeva in faccia, se no avrebbe visto l’enorme sorriso di scherno che il fratello maggiore aveva in quel momento.

Preoccupata, disse invece “Ma mi farà male?”

“Puoi starne certa.” ridacchiò lui, continuando a camminare.

Camminarono per un bel po' lungo le strade di Hearthland City, dirigendosi verso la villa Arclight. A quanto pare Four era venuto piedi per cui dovevano farsi tutto il tragitto a ritroso. 

Dopo un po’, volendo distrarre la propria mente dall’imminente incontro con Five, Chloe domandò al fratello “Thomas, a proposito delle carte con cui hai pagato il riscatto… valevano così tanto?”

“Se valevano? Erano carte stampate da Pegasus.”

“Pegasus?”

Il campione dell’Asia sbuffò, esclamando “Ma dai, non sai nemmeno chi è Pegasus?”

“No, Five non me l'ha mai citato.” rispose lei.

“Ho capito. Ti ha parlato dei giochi delle ombre almeno?”

“Sì, di quelli sì.”

“Per farla breve… Pegasus è colui che ha riscoperto i giochi delle ombre e li ha trasformati nella moderna versione del Duel Monsters. Quelle carte erano estremamente preziose.”

Si fermò di colpo, voltandosi verso la sorella e aggiungendo “Tra quelle carte c’era anche Chimera la Mitica Bestia Volante. Sai chi ha usato quella carta? Yugi Muto, il primo re dei giochi.”

La fanciulla guardò il fratello con occhi stupiti, colta di sorpresa dalla forza di quella rivelazione. Tron aveva dato delle carte così preziose a dei criminali pur di riportarla a casa? Forse quel bambino inquietante teneva davvero alla famiglia in fondo.

Four fece un sorriso, poi riprese a camminare, dicendo “Eh sì, ci sei costata un bel po', mocciosetta.”

Lei riprese a seguirlo, facendo sua quella rivelazione. Evidentemente la famiglia teneva a lei, una cosa che in fondo in fondo la rendeva felice.

Camminarono ancora per un po', poi Chloe spezzò il silenzio che era andato nuovamente a crearsi, chiedendo “Quel duello è stato… intenso.”

“Oh, nulla di che. È stato un duello come tanti che ho affrontato. Ti ci abituerai.”

“Sembravi molto contento di come hai trattato Shark alla fine.”

Il campione scrollò le spalle, rispondendo semplicemente “Volevo solo dargli una lezione. E in più ero contento di riportarti a casa. Nulla di più.”

La fanciulla ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa di più dietro, che quella risposta non fosse tutto. Ma in fondo, decise di fidarsi del fratello, era la cosa migliore da fare. Era anche la sua unica opzione.

Ci volle un bel po', ma alla fine arrivarono in vista della villa Arclight. Lì, un ragazzo molto alto aspettava in piedi alla porta d’ingresso, con le braccia conserte e un’espressione decisamente severa.

La giovane deglutì rumorosamente. In quel momento, Five le faceva molta più paura di quei criminali.

Seguì il fratello maggiore con passi malfermi mentre si appropinquava senza alcun problema all’ingresso. Non sembrava preoccupato, tutt’altro.

“Bentornati.” disse semplicemente Five, facendo correre lo sguardo su entrambi. La sua voce era come un sussurro gelido, come una tempesta del mare del Nord.

Inutile dire che Chloe sentì un brivido lungo la schiena, che le attraversò l’intera colonna vertebrale come una scossa elettrica.

“Ehi, Five. Ho recuperato la mocciosa.” disse Four, andando verso il fratello “Mi raccomando, se vuoi prenderla a cinghiate posso prestarti la cintura. Ma non esagerare, dopotutto ha l’età che ha.”

Lo sguardo gelido di Five lo percorse da parte a parte, trapassandolo come una lama. Spense il suo sorriso in quel singolo istante.

Il secondogenito sbuffò, dicendo “Potresti stare al gioco ogni tanto…”

“Non è il momento. In casa, tutti e due.” disse semplicemente il maggiore, per poi voltarsi ed entrare all’interno.

Con un altro sbuffo, Four entrò subito. Chloe, dal canto suo, esitò lievemente. Era effettivamente preoccupata, ma dopotutto quella era la sua casa e quelli erano i suoi fratelli.

Così, la ragazza si fece coraggio ed entrò all’interno della dimora.

Nemmeno il tempo di entrare che sentì due braccia stringerla, il suo volto premuto contro il petto di qualcuno.

“Sorellina! Stai bene!” esclamò una voce molto familiare.

“Michael… mi soffochi.”

Three spostò le mani sulle spalle della sorella, allontanandola delicatamente da sé. Guardandolo, la fanciulla notò che aveva gli occhi lucidi.

“Non ti hanno fatto del male, vero?” le chiese “Mi dispiace non essere venuto subito. Sarei dovuto correre da te.”

Lei scosse la testa, replicando semplicemente “Non preoccuparti, sto bene.”

Era contenta di vedere che il fratello tenesse così tanto a lei, ma allo stesso tempo non voleva farlo stare male, era sempre così gentile con lei.

“Che è successo? Raccontami come è andata.” le disse, con una certa apprensione nella voce.

“Stai tranquillo, non è successo niente di che. Semplicemente siamo caduti in una brutta trappola, ecco. Mi hanno tenuta lì, Four è venuto con il riscatto, e siamo tornati a casa.”

“Four ha duellato?”

La ragazza annuì, rispondendo “Sì, ha duellato con Shark.”

A quella rivelazione sentì la presa di Three stringersi più forte sulle sue spalle.

“E com’è andata? Chi ha vinto?”

La fanciulla lo guardò perplessa, non capendo il motivo di tanta preoccupazione. Certo, Four era stato un po' aggressivo durante il duello… ma sembrava un duello come gli altri in fin dei conti.

“Reginald è stato sconfitto. Thomas è stato veramente bravo, veramente degno di quel trofeo che ha in camera.”

“E lui come sta? Shark, intendo?”

Di nuovo, Chloe non capì il motivo di tanta preoccupazione.

“Sta bene, è solo amareggiato per la sconfitta.” disse semplicemente “Ma credo sia normale.”

Three parve lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo, come se quell’ultima frase avesse avuto il potere di togliergli un enorme macigno dal petto.

Le lasciò andare delicatamente le spalle, dicendo “Chloe, ascolta… devi promettermi che starai attenta d’ora in poi. Non devi più metterti in guai del genere.”

Lei sbuffò, replicando “Non è che mi ci sono messa, mi ci sono trovata. E comunque… non è che Chris può metterci tutti in una campana di vetro.”

Qualcosa di indecifrabile passò per gli occhi di Three. Il ragazzo stava per dire qualcosa, schiuse le labbra per parlare, ma non fece in tempo. Proprio in quel momento, infatti, la voce di Five proruppe nella stanza.

“Chloe, seguimi.” disse, con tono abbastanza imperioso.

La ragazza deglutì pesantemente, sapendo di non potersi sottrarre. Nessuno diceva di no a Five.

“Scusa, devo andare.” disse sommessamente, quasi sul punto di singhiozzare, per poi scostare delicatamente il fratello e dirigersi verso il primogenito.

“Adesso mi sculaccia…” sussurrò, quasi tra sé.

Aveva praticamente raggiunto Five, il quale si apprestava a voltarsi e a condurla chissà dove all’interno della dimora, quando una voce interruppe qualsiasi cosa. Una voce che nemmeno Five avrebbe potuto contraddire.

“Ah, la piccola Two è tornata a casa.”

Sulle scale del salone era infatti comparso il patriarca della famiglia, che lentamente scese un gradino dopo l’altro. Non scese completamente dalla scala, si fermò a metà di essa guardando tutti dall’alto.

Il bambino aveva come sempre un’espressione inquietante che Chloe non gradiva per niente. Si rifiutava di credere che quello fosse realmente suo padre, non importa quanti soldi avesse pagato per riaverla dietro per il riscatto.

“Dimmi, hai trovato istruttiva la tua piccola gita fuori porta?”

Lei abbassò lo sguardo e scosse lentamente la testa, replicando sommessamente “No, volevo tornare a casa.”

Tron scese la parte rimanente delle scale, fino a che non arrivò praticamente di fronte a Chloe. La guardò con espressione enigmatica, mentre le diceva “Ho un paio di domande da farti.”

“Padre, con il dovuto rispetto, non credo sia il momento di…”

“Five, non preoccuparti, qui ci penso io. Perché non vai dove stavi andando, te la mando quando ho finito.”

Quella che sembrava una richiesta era chiaramente un ordine, che Five non avrebbe certamente voluto rifiutare. Sebbene non fosse contento della cosa, diede le spalle ai due e si allontanò, andando dove si stava per appunto recando.

Chloe si irrigidì come vide la schiena del fratello allontanarsi da lei. La stava lasciando da sola con Tron, l’ultima cosa che avrebbe voluto.

“Allora, mia cara piccola Two. Sono così felice di rivederti a casa sana e salva.” disse Tron, con una voce che aveva il potere di farla tremare fin nelle viscere.

“Grazie.” fu solo in grado di sussurrare.

“Ma veniamo alle mie domande. Vorrei che tu mi raccontassi le tue impressioni di Reginald Kastle e soprattutto tutto ciò che hai notato di lui durante il duello. Che strategia adotta, come si comporta e soprattutto quali sono i mostri più forti che ha messo in campo.”

Chloe rimane decisamente perplessa da quelle richieste. Perché mai Tron era interessato a Reginald? E perché non chiedere queste cose direttamente a Four?

“Ecco, io sono molto stanca…” provò a dire, cercando di divincolarsi da quella conversazione che la stava mettendo decisamente a disagio.

“E potrai riposare, quando avrai risposto alle mie domande. Non vorrai essere maleducata ed evitare di rispondere ad una domanda diretta di tuo padre, vero?”

La conversazione si stava facendo decisamente inquietante. Il tono di Tron non le piaceva per niente, ma allo stesso tempo non era in grado di sottrarsi a quella sorta di interrogatorio.

Trasse un profondo sospiro e, lentamente, cominciò a raccontargli quanto richiesto. Fece un riassunto sommario del duello, sottolineando le varie mosse fatte da Shark e i vari mostri che aveva messo in campo. Fu un riassunto molto raffazzonato e in realtà piuttosto impreciso, dopotutto Chloe non era una gran duellante e fece del suo meglio per comunicare quanto richiesto.

Disse anche le proprie impressioni di Shark, di come durante il duello sembrasse essere accecato dalla rabbia, dal desiderio di vendetta, dal rancore. Non era per nulla lucido e questo, secondo lei, aveva avuto un qualche impatto sulle sue strategie.

Elencò anche alla bene meglio i mostri i migliori mostri che aveva tirato fuori, concentrandosi in particolare su Lanciere Raggio Nero.

Durante l’interno racconto, Tron era rimasto in silenzio ad ascoltare, mettendola ancora più a disagio. Sembrava un enorme squalo pronto a divorare la sua preda, una sensazione che si faceva sempre più forte man mano che la ragazza parlava. Aveva tremato ad ogni parola, sentendo l’ansia crescerle dentro.

Una volta che il racconto fu concluso, Tron annuì soddisfatto, dicendole “Molto bene, Two. È stato un resoconto molto utile. Ho un’ultima domanda, poi ti lascio raggiungere il tuo fratellone.”

Lei annuì debolmente, aspettando la richiesta.

Tron attese, come a soppesare il momento, poi domandò “Sei sicura che Reginald non avesse mostri Numero?”

Lei annuì, rispondendo semplicemente “Sì, ne sono certa. Altrimenti li avrebbe usati.”

“Molto bene. Grazie, Two. Vai pure.”

Con quell’ultima frase, Tron la congedò, dandole le spalle e tornando verso le scale. Lei trasse un profondo sospiro di sollievo, contenta che quella sorta di interrogatorio fosse finalmente giunto al termine.

Dopo che Tron l’ebbe finalmente lasciata sola, Chloe si diresse nella direzione in cui era scomparso Five. Certamente la aspettava nella sua stanza, non gliel’aveva specificato ma era abbastanza palese che l’aspettasse lì. 

Attraversò i vari corridoi con passo malfermo, temendo ciò che l’aspettava. Five sembrava particolarmente teso, temeva che non le sarebbe piaciuto ciò che le avrebbe detto.

Svoltò all'improvviso nel corridoio, continuando a tenere lo sguardo basso. Fu allora che andò a sbattere contro qualcuno. 

La fanciulla lanciò un gridolino e fece un passo indietro, per poi alzare lo sguardo e vedere contro chi aveva sbattuto.

“Signorina, state bene?”

La voce gentile del maggiordomo risuonò nelle sue orecchie, mentre la fissava con sguardo preoccupato.

“Ciao, Manny. Sì, sì sto benone.” disse lei, non molto convinta.

“Siete sicura? Mi sembrate scossa…” disse lui, muovendo lentamente una mano verso il suo viso e accarezzandoglielo.

Quel contatto imprevisto la fece sussultare. La ragazza fece istintivamente un passo indietro, arrossendo vistosamente. Anche il maggiordomo ritrasse subito la mano, accorgendosi di essersi mosso in modo quasi istintivo. 

“Scusate, volevo solo essere sicuro che steste bene.” bofonchiò lui.

Chloe si limitò ad annuire, mentre un silenzio imbarazzato pervadeva l’intero corridoio.

Il maggiordomo stava palesemente cercando qualcosa da dire ma non riusciva a dire nulla. Faticava di essersi mosso in modo così istintivo verso la figlia del padrone di casa. Per fortuna che non c’era nessuno a vederlo.

Anche Chloe, nel frattempo, dal canto suo cercava qualcosa da dire. Ma mentre si scervellava, il suo sguardo cadde su qualcosa che il maggiordomo aveva appeso alla cintura.

“Manny? È un deck quello?” chiese.

Il maggiordomo voltò subito la testa in direzione del deck, accorgendosi solo in quel momento di non averlo rimosso. Ci passò sopra una mano, come a volerlo nascondere. Poi alzò lo sguardo verso la fanciulla, dicendole “Sì, è il mio deck.”

La signorina sapeva cos’era un deck, sarebbe stato stupido negarlo. Ma allo stesso tempo non voleva ammettere che se l’era preparato per correre a salvarla qualora fosse servito.

“Non sapevo fossi un duellante.” disse lei, accennando un sorriso. 

Manny scrollò le spalle, rispondo semplicemente “Diciamo che me la cavo un pochino.”

“Magari potremmo duellare insieme qualche volta.” propose la fanciulla, allargando ancor di più il proprio sorriso.

Manny arrossì lievemente e rispose in modo frettoloso “Forse. Però ora sarebbe meglio andare, credo che vostro fratello vi stia aspettando.”

La dura realtà spezzò l’idillio che si era creato e Chloe fu costretta a ricordare che effettivamente Five la stesse aspettando.

“Va bene, hai ragione. Vado.” sospirò.

Senza dire nient’altro, la fanciulla oltrepassò il ragazzo e continuò a camminare nel corridoio. Poco prima di sparire oltre la prossima curva, però, si fermò quando udì la voce lui risuonare ancora.

“Signorina… il signorino Five era molto preoccupato per voi ieri.”

Con quell’ultima frase il maggiordomo si rifilò, lasciando Chloe da sola a riflettere.

La dodicenne rimase ferma qualche istante a pensare. Manny aveva sottolineato quella cosa con forza, come a voler dire che Five si era preoccupato veramente tanto per lei.

Riprese a camminare, mentre molti pensieri le si affollavano nella testa. Se Five si era preoccupato così tanto per lei perché non era venuto subito a prenderla? Perché aspettare il giorno dopo? Che significava tutto quello?

Infine, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò d'innanzi alla porta della stanza.

Con un pesante sospiro, decise di bussare. Giusto un istante, poi una voce risuonò dall’interno.

“Avanti.” disse semplicemente, chiaramente la voce di Five.

Con l’ennesimo sospiro, che trasse estremamente profondo come a voler raccogliere tutto il proprio coraggio, la ragazza toccò la maniglia e sospinse la porta, entrando così nella stanza.

Nella camera, il primogenito l’attendeva a braccia conserte, con un’espressione severa sul volto. 

“Ben arrivata.” le disse semplicemente.

“Christ…”

“Zitta, lasciami parlare.” disse freddamente lui, stroncando qualsiasi cosa lei volesse dire.

Chloe si ammutolì a quell’uscita, limitandosi ad ascoltare il fratello maggiore.

“Ti ho dato un giorno di libertà. Uno. E sei riuscita in tutto questo a metterti nei guai.” le disse “Cioè, stai via quanto? Tre ore? E riesci già a metterti nei guai?”

Il ragazzo si alzò, continuando a guardarla severamente, e disse “Scordati di rivedere Yuma. Questa cosa non dovrà succedere mai più.”

Il cuore di Chloe si infranse come un vetro. Non era giusto, non era colpa di Yuma se era successo quello che era successo… oddio, era stato lui a correre da Reginald senza un piano… ma comunque non era giusto.

“Non è giusto.” mormorò lei, mentre gli occhi le si inumidivano.

“La vita non è giusta.” fu la risposta del ragazzo “Io faccio quello che faccio per tenerti al sicuro. Per tenere al sicuro tutti voi.”

La fanciulla abbassò lo sguardo, non sapendo come replicare. Non voleva perdere Yuma, non dopo aver passato quella bellissima giornata con lui dopo così tanto tempo. Era una persona a cui teneva, non ci avrebbe rinunciato così facilmente. Tuttavia, non poteva sfidare Five… non aveva idea di cosa fare.

“Ti prego, no.” lo supplicò “Non essere così duro con me.”

Il rampollo della famiglia Arclight sospirò, non riuscendo a resistere nel vederla così triste. 

“Forse, se ti comporterai bene e mostrerai progressi significativi col tuo allenamento, allora modificherò la mia decisione.” le disse, la cosa più vicina a una concessione che potesse farle. 

La sorella annuì, asciugandosi con la manica le lacrime che avevano iniziato a rigarle le guance. Five in fondo era comprensivo. Certo, si aspettava qualcosa di più, però era già qualcosa. 

“Lo spero.” disse semplicemente lui, facendo un passo verso di lei “Per quel che riguarda la tua punizione…”

La giovane sussultò e fece istintivamente un passo indietro, portandosi le mani sul sedere. 

“No, ti prego!” lo supplicò, guardandolo con occhi da cerbiatto “Non voglio una sculacciata!”

Five le scoccò un’occhiata che era tra lo scocciato e l’allibito. Perché doveva continuare a pensare che quella fosse la sua unica opzione educativa? L’aveva fatto una volta, una.

“Non ho intenzione di sculacciarti.” le disse, quasi sospirando “Semplicemente, considerati in castigo.”

Lei si rilassò, allontanando le mani dal proprio fondoschiena, e guardandolo domandò “Cioè?”

“Vuol dire che per la prossima settimana ti starò attaccato. Anzi, sarai tu che starai attaccata a me. Costantemente.” le disse “Così potrò tenerti d’occhio. Ed essere sicuro che non farai altre stupidaggini.”

“Ma… non è giusto! E poi non è colpa mia!”

“Non importa. Per sette giorni, a partire da ora, considerati un’osservata speciale.” le disse, per poi muoversi verso la porta e aggiungere “Vieni, hai bisogno di un bagno.”

“Posso lavarmi da sola…”

Ma Five scosse la testa, dicendole “Sei in castigo, ricordi?”

La giovane imprecò mentalmente, mentre lo seguiva. Purtroppo non c’era nulla che potesse fare a riguardo. Quel periodo sarebbe stato veramente pesante.

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