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#024 - Asso svelato! Evocazione...

Riflettendoci meglio per un momento, effettivamente il tutto aveva un senso logico, un filo conduttore che poteva darmi una plausibile spiegazione alla misteriosa comparsa di quella carta nel mio deck. Ciò poteva essere collegato con la ragione del perché avevo le mie memorie erano stranamente confuse da quando ero approdata in questa città, e incontrato Yuri nel modo forse più strampalato con cui si potesse mai incontrare qualcuno: adesso era chiaro e tondo. Avevo perso la memoria. E se le cose stavano davvero così, allora anche il viola-rosa non ricordava veramente chi fosse, né della sua casa, né del suo passato: del resto, neanch'io riuscivo a rammentare un bel niente, o perlomeno queste prime visioni mi stavano già dando qualche idea malgrado la costante impressione che fossero soltanto frutto dell'immaginazione. Ma feci per cambiare subito idea quando iniziò a pervadermi una forte sensazione di incertezza quando ancora una volta sfiorai la supposizione che quei fatti non fossero accaduti per davvero: in una maniera o nell'altra, in tutto questo sentivo qualcosa di... familiare. Familiare, e colmo di macabro terrore.
«Gh...!» la vista stava cominciando a diventare doppia e oscurata, e man mano intravidi scene orripilanti in rapida successione che spuntarono nella mia testa come funghi. Stavolta non riuscii proprio a dare un'efficiente controllata alle mie emozioni, feci leggeri sussulti e respirare fu sempre più faticoso; Il sudore non smetteva di gocciolare lungo il viso, macchiando e inumidendo il terreno sottostante senza neanche che i punti bagnati avessero minuti per asciugarsi completamente. Per non parlare poi della dolorosa fitta al petto, uno strazio che mi spronò ad osservare quelle immagini con gli occhi terrificati: cercai di fare il possibile pur di scacciarle via, vani sforzi nonostante l'immane impegno che ci stavo mettendo, come se la mente volesse a qualunque costo che osservassi ogni cosa dall'inizio alla fine. Naturalmente non avevo intenzione di farlo mai e poi mai, e posizionai le mani ai lati del capo che scossi costantemente e sopprimetti quei toni rancorosi che rimbombavano in esso con un alto volume della mia voce, le dita che s'impigliarono in ciocche dei capelli. «Vai via... Vai via, ho detto!»
Kurosaki, che stava perdendo la pazienza, assunse un'aria interrogatoria alla visione della mia reazione fin troppo spaventata: pensò che fosse tutta una sceneggiata per prenderlo per i fondelli. E anche se ciò non fosse, era evidente che non mi avrebbe concesso la minima pietà dopo il male che avevo causato (almeno secondo lui) ai suoi familiari tempo fa, e gridò di nuovo per incitarmi a eseguire la mia prossima mossa. «Ti ostini a darmi retta, e per giunta mi prendi per uno sprovveduto... Sfortunatamente per te io sono superiore a voi, vermi schifosi, e ciò che è avvenuto quella volta non accadrà mai più! Ti ho messa all'angolo, quel che ti resta da fare ormai è arrenderti e subire le pene dell'inferno che hai inflitto alla mia gente prima di soccombere!!!»
A malapena potevo ad ascoltarlo, tra quella miriade di immagini che mi sfocavano di parecchio lo sguardo, composte di un color grigio assai cupo, e anche stavolta qualsiasi figura di un oggetto o persona era avvolta da un nero pece che rendeva impossibile riconoscerli ed osservarne i comportamenti, le espressioni. Eccezione fatta per un particolare caso. Un caso in cui il tutto si concentrò principalmente intorno a eventi particolari, nonché uno dei tanti frammenti di scene in ordine scombussolato che qualcosa mi forzava a guardare, a... ricordare...
[...]
«Anf... Anf... Vai ora, finisci l'avversario con un ultimo attacco diretto...!» ordinò la bambina al proprio mostro con affanno e sudore che percorreva lentamente il suo volto, piena zeppa di graffi e ferite sul suo piccolo e fragile corpo, sia sulla superficie della sua pelle che sul suo abito. Al comando impartitogli, una grossa e possente volpe a sei code partì alla volta della preda con un arto illuminatosi di un'essenza violacea proveniente dalla sua stessa energia racimolata al suo interno: questa esclamò in shock, vedendo la creatura farsi sempre più vicina a lui e in totale mancanza di difesa fu travolto con atroce violenza allo stomaco da una zannata la cui potenza fu incrementata dal movimento rotatorio della bestia, eseguito un secondo prima di centrare il bersaglio. Non trattandosi di un duello ad ologrammi astratti, la vittima caduta in ginocchio fu gravemente ferita su quel punto, e dapprima che potesse crollare miseramente a terra, la giovane osservò le condizioni in cui lo aveva ridotto con il respiro molto accelerato, mentre la volpe ed il resto delle carte sparse per il campo di addestramento scomparvero nel nulla a duello concluso: l'uniforme dell'uomo che era miracolosamente riuscito a battere dopo innumerevoli sforzi era stata strappata e marcata da tre grossi tagli obliqui, esponendo dei tagli netti all'altezza della pancia e della cintola che rischiavano di aprirsi da un momento all'altro.
A tal visione, dagli occhi della piccola si formarono grossi lacrimoni e il suo corpo tremava di terrore. Non era terrorizzata dallo stato in cui lo aveva conciato, lo avrebbe volentieri fatto di sua iniziativa per l'animalesco trattamento - che nemmeno gli animali avevano il diritto di ricevere - che le stavano riservando. Un incubo. Un incubo da cui avrebbe tanto voluto scampare. Non ne poteva più di tutta quella violenza, quelle penitenze, quei maltrattamenti, quella severità. Il suo unico e grande desiderio era che qualcuno l'avesse svegliata da quel brutto sogno, e in fretta. Stava soffrendo troppo per una della sua età, quella della sua infanzia, un'infanzia terribile impossibile da augurare. Quella sofferenza non era altro che un grosso peso sulle spalle a cui sopportare per una bambina, ed era assolutamente certo che non si sarebbe mai più ripresa da quel trauma che l'avrebbe accompagnata nella sua esistenza. La vita le aveva riservato un orribile destino, per quanto ancora avrebbe dovuto subire quel male? Era una domanda che si poneva spesso se non sempre, quando si coricava sul suo scomodissimo letto e si sfogava a suon di pugni, urla - con moderazione per paura di venir punita o comunque rimproverata per il trambusto - e lacrime. Come se non bastasse, l'unica cosa da sopportare non era solo quella: bensì, le toccava combattere la fame ventiquattro ore su ventiquattro e quei pochi pasti che riceveva al giorno la indebolivano e la stressavano col passare del tempo.
Sapeva purtroppo ciò che la stava aspettando alla porta che si rifiutava di aprire dal terrore e dall'insicurezza sviluppatesi trascorrendo la sua vita in quell'inferno. Anche se non voleva, però, sarebbe stata in ogni caso la malasorte a venirla a trovare: ormai aveva perso la speranza. «...»
Lo sventurato perse l'equilibrio e cadde sul pavimento di schiena, esausto e malconcio con l'urgente necessito di cure presso l'infermeria, uno dei soliti luoghi che potevano sembrare sicuri e invece bisognava stare allerta anche in posti del genere se si trattava di quel posto: se non si era diffidenti, freddi e impassibili, tirare avanti era impossibile e c'era l'assicurata possibilità di rimanere bloccati in un oscuro angolo da cui uscirne sarebbe stato arduo quanto impossibile. Ma il terrore aveva preso il sopravvento sulla bambina, rimasta paralizzata e i suoi occhi lucidi contemplarono la scena in cui un trio di soccorritori portarono una baracca per il ferito lo poggiandolo sopra con attenzione e, pronti per correre nell'apposita sala, lo portarono via spediti a gran velocità verso la destinazione. E da il silenzio regnò nell'aria circostante, una quietudine a dir poco piacevole a differenza di ciò che attendeva la piccola che perciò non durò molto: delle grosse figure si schierarono alle sue spalle, e dalla sorpresa del loro arrivo si voltò tremolante come una foglia inclinando timorosamente la testa verso l'alto. Era spacciata.
«Tutto qui quello che sei in grado di combinare? TUTTO QUI, dopo i tanti esercizi e le lezioni che hai subito per colpa tua soltanto?! Sei proprio una vergogna!» senza rifletterci due volte, uno della combriccola portò un palmo verso la guancia della giovane innocente che si andò violentemente a schiantare su di essa in uno schiaffo così brusco da lasciarle un grosso segno rossastro sulla superficie e l'impatto la sbilanciò, ritrovandosi a terra dolorante. «E che non ti venga in mente di frignare né qui di fronte a me, né da qualsiasi altra parte in cui potresti sentirti inosservata. Devi sopprimere le tue emozioni, e se non lo farai, sai cosa ti aspetterà. Ora forza, affronta quell'altro duellante! E stavolta vedi di farlo a brandelli come si deve o scordati il pranzo anche per oggi! Ci siamo intesi o devo fartelo capire a suon di colpi su quella tua pietosa faccia?!»
La giovane annuì debolmente, trattenendo le lacrime con ogni sforzo possibile ed immaginabile nonostante l'enorme difficoltà. Senza badare troppo a quanto accaduto - che non l'avrebbe aiutata per niente -, si apprestò quindi a rimettersi in piedi con tutto il dolore che sentiva in corpo, fisico e mentale: non vedeva l'ora che la giornata si fosse conclusa, solo così avrebbe finalmente potuto trovarsi sola nel suo minuscolo dormitorio ma il solo posto sicuro dove poteva concedersi degli attimi di sfogo. E di certo non le mancava chi era disposto ad ascoltarla: i suoi mostri. Uno dei suoi particolari doni era parlare, infatti, con gli spiriti dei duel monsters in un mondo creato dalla mente in cui solamente lei e queste creature potevano avere accesso. Questo era uno dei motivi per cui ancor prima di essere stata portata in questa sottospecie di prigione, tutti la evitavano e la isolavano perché la ritenevano matta, diversa dagli altri. E sopratutto... raccapricciante. Ogni volta che provava a spiegarsi di questa sua particolare dote, involontariamente allontanava gli altri da lei e poco a poco aveva imparato ad apprezzare la solitudine, chiacchierando talvolta coi suoi compagni mostri anche se sapeva comunque di avere ancora in sé un senso di vuoto da colmare. Ai tempi non era mai riuscita a comprenderlo appieno, ma ora che l'avevano sottratta dalla compagnia dell'unica persona che veramente ci teneva a lei e che aveva vissuto più o meno la sua stessa situazione, sapeva cosa le mancava tanto. Proprio quella persona, la cosa più importante che le sia mai capitato nella vita, l'unica che riusciva a comprendere perfettamente i suoi problemi e che le era accanto ogni volta che ne aveva bisogno.
Ma il crudele destino li aveva separati. Da quel giorno, la bambina continuava solamente a soffrire e immaginava che per lui fosse lo stesso: la distanza, sopratutto tra due persone così unite, faceva male, parecchio male. Era una delle sensazioni più orribili che si potessero mai provare in prima persona, ardua da gestire e sopportare. Voleva rivederlo, e subito, desiderava assolutamente che si fossero ricongiunti e che l'avrebbe trascinata lontana da quel campo di guerra, violenza e orrore; Voleva che le avesse ripetuto che quell'incubo fosse terminato, che fosse stato lì per proteggerla e per rassicurarla, che non l'avrebbe mai lasciata sola neanche per un'istante. Le mancavano profondamente le prese in giro che si facevano a vicenda, i loro continui bisticci, le loro risate insieme, le loro provocazioni. Tutto però era svanito in un attimo, con uno schiocco di dita. Non poteva accettarlo, e non voleva. Era sin da quando era arrivata lì che sperava di uscire il prima possibile, e l'unica soluzione era soddisfare i cosiddetti "maestri" infliggendo disumane violenze agli avversari, come loro volevano. Tuttavia, la violenza che richiedevano era fin troppo pretenziosa per una bambina ma a nessuno importava un fico secco: volevano rivoluzionarla in una vera e propria macchina da guerra per i loro loschi scopi, forzandola a duellare e duellare fino allo sfinimento e le rare pause che le concedevano arrivavano solo quando aveva malridotto il nemico come si aspettavano e cioè nelle peggiori condizioni. E nonostante questo, non erano soddisfatti delle sue abilità: volevano che diventasse più spietata, che potesse giungere senza problemi al punto di porre fine alle vite di duellanti dalle intenzioni di ostacolare i loro piani, se strettamente necessario. Avevano stabilito che dovesse essere una delle migliori e pericolose minacce che potessero mai avere nel loro schieramento, un mezzo per togliere di torno i fastidi che potessero in qualche modo fare da intralcio e che portasse distruzione e disperazione ovunque, senza risparmiare niente e nessuno.
Il prossimo avversario corse al campo da combattimento, mostrandosi con aria superficiale dinanzi alla ragazzina stremata, decisamente stremata, priva di forze per combattere. Questo avrebbe potuto causarle serie difficoltà e si stava giocando il tutto per tutto, ma d'altro canto non aveva scelta se non lottare solo ed esclusivamente per sé stessa, per guadagnarsi il pane e soprattutto un buon riposo. E per far sì che quel giorno la sua bocca si fosse sfamata perlomeno di qualche briciola di un qualcosa, doveva... ferirlo come meglio poteva.
«Hah! Povera piccola, sei stanca dopo tutti i duelli che hai dovuto disputare? Se ti presenti già in quelle condizioni, beh, sappi che il tuo giochino termina qui!» esclamò con sicurezza il combattente, facendo arrivare dei brividi involontari lungo la spina dorsale della giovanotta di cui nemmeno se ne rese conto. Piuttosto, lanciò lui uno sguardo serio e determinato ed impugnò il duel disk per attivarlo in risposta, ma era talmente spaventata dagli adulti intorno a lei che non fiatò minimamente.
L'uomo ghignò al suo coraggio e alla sua convinzione, e di conseguenza mise in funzione anche il suo. «Hmpfh. Vedrai, mocciosa, strapperò quella determinazione da quel tuo muso tutto serio e stai certa che ti straccerò come si deve!»
La fanciulla abbassò la testa, senza ribattere anche stavolta a parole, e incrociò le sue iridi con quelle avversarie, pronta a lottare malgrado il peso della stanchezza che le si abbatteva addosso. Nulla, però, le impediva di aspirare alla vittoria, neanche lo stato in cui si trovava attualmente: ora come ora c'era abituata, o quasi, ma in ogni caso non fu sufficiente per scoraggiarla. «Duello!»
[...]
«Aah!» la bambina fu scaraventata brutalmente contro il muro a causa per il potente colpo inflittogli da un mostro sul lato opposto del terreno. Mentre il suo avversario si lasciava andare in una sarcastica risata, lei borbottò dal dolore nella schiena, tanto da impedirle di muoversi liberamente e rispondere a dovere. Nei suoi numerosi tentativi di rialzarsi completamente vani, finì alla fine per lasciar cadere la testa all'indietro, le braccia e le gambe si rilassarono subito dopo. Aveva sbagliato ad essere così ottimista, convinta di potersi aggiudicare l'esito di quell'incontro. Era... finita?
«Che cosa fai lì impalata?! Rialzati immediatamente, è un ordine!» gridò con foga e rabbia al tempo stesso uno degli osservatori, facendola balzare per quell'improvvisa reazione che la spaventò abbastanza al punto da farla tremare dalla testa ai piedi. I suoi occhi puri e innocenti, seppur privi di qualsiasi emozione eccetto la paura, non sfiorarono neanche lontanamente la sensibilità dell'uomo che non aveva: piuttosto, corrucciò le sopracciglia e sparò un'occhiata gelida alla poverina, come un avvertimento di sbrigarsi e far fuori l'avversario. Questa, in preda al panico di cosa avrebbe potuto farle se non avesse ubbidito, fece uno sforzo immane e si rimise in piedi più velocemente che poteva, sopportando la dolenza che la metteva a dura prova in quel lasso di frangenti e strazianti momenti. I suoi Life Points erano bassissimi per poter sopravvivere alle offensive altrui, e per tal motivo doveva assolutamente batterlo adesso, in quel preciso turno che da poco era iniziato con l'acconsentimento del'avversario. Non le stava dando tregua, ma contemporaneamente aveva avuto la brillante idea di utilizzarla come mezzo di divertimento, umiliandola e ferendola per il proprio compiacimento.
«Vedi di batterlo in questo turno, o sarà peggio per te! Ci siamo capiti!?»
La giovane annuì di nuovo, con maggior timore per le continue urla severe che continuavano a metterle pressione e a terrificarla. La tensione non l'aiutava affatto, anzi, la fece affannare molto e le mani non la piantavano di tremolare nel tentativo di affermare subito quella che sarebbe dovuta essere l'ultima carta, quella vincente: se non sarebbe bastata per sconfiggerlo, non osava immaginare la punizione che le spettava in quel caso. Il terrore nel pescare era tantissimo, ma non poteva nemmeno perder tempo in pensieri o altrimenti li avrebbe impazientiti e non voleva ascoltarli ancora. Il tutto si giocava su quella carta, bisognava soltanto che la fortuna l'avesse assistita come ben sperava.
«Pesco dal deck...» e girando il retro della carta verso i suoi occhi riuscì a vederla bene, il che le diede una luce di speranza che ne rese visibile l'immagine ed il testo. Ciò di cui aveva bisogno era lì per supportarla, darle sostegno nel momento del bisogno. Polimerizzazione.
«...!» un suono insensato abbandonò forzatamente le sue labbra, non poteva controllare una delle emozioni che stava tornando a provare dopo tanto tempo, forse da una vita. La gioia. «Per quanto le distanze ci separino, t-tu... tu continui ad essere qui per me, a darmi il tuo aiuto...»
Le lacrime per un soffio non stavano prendendo il sopravvento, ma avendo ricordato di non dover farsi prendere dai sentimenti, fece un altro grosso sforzo per rimanere composta e concentrata. Adesso che proprio quella carta le si era presentata davanti, niente e nessuno avrebbe potuto ostacolare la sua retta via che le aveva aperto con una intensa luce speranzosa: il momento era giunto. Il momento...
[...]

«Il momento...» a codeste parole dettate quasi sussurrando ma sufficientemente udibili per Kurosaki, stordito dall'improvvisa frase in conclusione. Aveva notato come prima cosa il mio cambiamento di tono: cupo, aggressivo, serio... Così come per come mi ripresentai a seguito di nuovi ricordi giunti nella parte cruciale della mente, chiari abbastanza da aiutarmi a capire cosa dovevo fare. «...della distruzione!!!»
Il roseo fascio di una potente onda d'urto generatasi attorno a me fece innalzare qualsiasi cosa mi fosse vicino tra cui sassolini, detriti e resti di frammenti dallo scontro col ragazzo Xyz, compresi i capelli e le vesti di entrambi in un battito di ciglia. Questo, sgranando gli occhi dopo essersi coperto il viso con un braccio, tornò subito ad osservare la situazione e vide in essa cose di vaga familiarità, convincendolo maggiormente che la persona con cui stava duellando era l'esatta ragazza ansioso di scovare per impartirle una lezione che non avrebbe scordato: lo notò nel mutamento delle mie iridi, se così si poteva definire. Esse brillavano costantemente di un rosa risplendente e macabro al tempo stesso, svanendo e ritornando negli occhi in un ritmo costante e veloce per ragioni sconosciute. Un fenomeno che però a lui parve pressoché riconoscibile, e come dimenticarlo. «Ricordo perfettamente come i suoi occhi sono cambiati di colore, durante il nostro precedente duello. E se la memoria non m'inganna... è stato prima che mi avesse battuto con quell'insulso mostro.»
«YAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!!!» con l'incommensurabile potenza del mio grido, una seconda e addirittura una terza onda d'urto spazzarono via i resti delle mura circostanti che si frantumarono in pezzi insignificanti appena subito lo schianto di quella misteriosa forza proveniente dal mio corpo, avvolgendomi completamente come un'aura. Perfino ai muri tra le circostanze rimasti intatti toccò la stessa sorte, sbriciolandosi miseramente in minuscoli pezzettini che precipitarono a gran velocità sul terreno come cenere. Falco Fiammata, Falco Rivoluzione e Forza Strix, presi alla sprovvista, volarono davanti al loro padrone e si prepararono a sfoggiare le loro armi di difesa come per star in guardia da un'imminente e pericolosa minaccia a cui fronteggiare.
Dopo qualche breve minuto, diedi una frenata all'urlo e mi arrestai ad un tratto con la testa rivolta all'indietro, rimasta ferma a osservare il cielo nuvoloso. Da allora, un sorriso malizioso cominciò a formarsi sulle labbra e non potetti assolutamente fare a meno di lasciar andare in una risatina, colma di perfidia che si trasformò lentamente in una grassa bella e buona. Kurosaki, affiancato dal suo fedele trio di Raidraptor, strinse pugni e denti con forza e ringhiò ferocemente a quella snervante risata che avrebbe tanto voluto mettere a tacere per sempre. «Grgnr...»
«Ha ha ha! Ma grazie per tutti i tuoi complimenti, Kurosaki!» esclamai con aggressività, confrontandomi faccia a faccia col mio avversario. A vederlo così su tutte le furie, e i suoi cari mostri che con premura stavano prendendo sia le sue che le loro difese, non riuscii affatto a trattenere un'altra ridacchiata, sopratutto al pensiero di ciò che avevo in mente di fargli tra poco. «Per merito tuo, ho le idee più schiarite adesso. Ma lasciati dire che ben presto ti pentirai di essere stato così stupido da sfidare la sottoscritta, oh ma aspetta! Quando quel momento arriverà sarà già troppo tardi per te! HAHAHAHAH!»
«Sapevo che non avevi ancora perso il tuo lato da infime pazzoide... Dillo che hai cercato di ingannarmi e nascondere la tua vera identità, fingendoti inconsapevole ed innocente! I tuoi modi mi hanno sempre disgustato, lurida feccia, e in questo preciso giorno avrò finalmente la mia vendetta... Ti distruggerò con le mie stesse mani, e prima di allora ti farò vuotare il sacco mi dirai dove tieni prigionieri i miei compari! Mi hai sentito?!»
E dopodiché, non ci fu altro che un funesto silenzio a dare attimi di respiro a quegli eventi così rapidi da lasciare la sensazione che durassero per pochi semplici istanti, a far riguadagnare a Shun l'ossigeno di cui aveva bisogno per aver sbraitato in preda alla rabbia al pensiero che finora avessi tentato di prenderlo in giro. Ma c'era una cosa di cui ancora non era pienamente a conoscenza, una precisazione molto importante.
«Pff. Ti stai sbagliando, caro, perché sarò io a polverizzarti e fare di te uno strumento su cui aumentare il mio punteggio di ferite inferte, ma sopratutto, per dar pieno sfogo alla mia voracità. Voracità di vittime, violenza, dolore, disperazione! Perché è questo ciò che mi ha creato, ed è solo questo di cui io vivo!» l'ultima frase non poté che confondere il ragazzo, che per un attimo si domandò di cosa stessi parlando. Presupponeva stessi solo bleffando, ma poca importanza oramai, era fregato. «Non a caso, per respirare ho bisogno di distruggere. E per distruggere, ho bisogno di più violenza! Preparatevi a soccombere, tu ed i tuoi ridicoli pennuti, perché ora attivo l'effetto di Vulpesericea, con cui lo sposto dal cimitero al terreno!» INGANNA-VOLPE VULPESERICEA Lv.✪✪✪✪ ATK/1700
La volpe dalla pelliccia rossastra e occhi verde smeraldo si ripresentò in gioco, accompagnando la sua resurrezione con una sarcastica risatina sotto i baffi di fronte ai nemici doppiamente più grossi rispetto a lei, il che tuttavia non bastò per intimorirla specialmente in compagnia di un nuovo alleato. «E come prossima mossa, dalla mia mano evoco Inganna-volpe Hugourocyo!» INGANNA-VOLPE HUGOUROCYO Lv.✪✪✪ ATK/1100. «L'effetto di cui è dotato Hugourocyo mi consente di manipolare il livello di un mostro Inganna-volpe sul terreno e aumentarlo da uno a nove per tutta la durata del turno... Quindi, il livello di Vulpesericea cambia adesso da quattro a otto!» INGANNA-VOLPE VULPESERICEA Lv.✪✪✪✪ (→ ✪✪✪✪✪✪✪✪) ATK/1700
Sogghignai istintivamente quando mi accorsi che il nemico, oltre ad essere accecato dalla furia, fosse continuamente perplesso dalle mie azioni. Lo dedussi al volo poiché sapevo che avevo deciso di fare sul serio questa volta, e naturalmente si aspettava che eseguissi un'evocazione che aveva intenzione di far saltar fuori allo scoperto: ci stava riuscendo, seppur troppo tardi. «Perché aumentare il livello del tuo mostro? A cosa diamine stai puntando?!»
«Calma, quanta agitazione per niente. E dimmi, la carta che volevi tanto vedere è... questa, vero?» chiesi con calma, afferrando la carta in questione e girando il retro verso di me cosicché da rivelarne l'immagine all'utilizzatore di Xyz, che al solo sguardo gli arrivarono i nervi a fior di pelle. «Esattamente. Proprio lei. Polimerizzazione! E la attivo immediatamente per fondere i miei Vulpesericea ed Hugourocyo per creare così un nuovo e famelico predatore notturno che si accanirà sui tuoi mostri, grandi o piccoli, per far di loro il pasto di cui sfamarsi! Ma attenzione, la sua fame non è poi tanto facile da placare come si potrebbe pensare...»
La coppia di volpi fu innalzata per aria ed attratta irresistibilmente dall'incommensurabile potere della carta fusione, e prima che i loro corpi fossero sul punto di fondersi, tralasciarono risate compiaciute e si apprestarono a dare spazio ad un mostro capace di affrontare i tre rapaci. Del duo di predatori fu visibile solo una piccola nube viola che lentamente si plasmò ed ingigantì, da un lungo muso fino ad un paio di lunghe e regali code. La creatura, prossima a mostrarsi alle vittime, emise un forte ululato e, acquistata la forma del suo corpo, gettò una delle sue zanne affilate all'infuori della nube che coprirla la sua figura da sguardi esterni. «EVOCAZIONE PER FUSIONE!» esclamai, unendo le dita di entrambe le mani fra loro con in volto un'espressione che manifestava pura follia. «Livello due, Inganna-volpe Duslyell!» INGANNA-VOLPE DUSLYELL Lv.✪✪ ATK/0
Ed ecco che in campo fece la sua comparsa un'Inganna-volpe tutta nuova a sostituire le precedenti: oltre ad essere solo una volpe, aveva varie caratteristiche di un lupo come appunto il lungo muso e gli artigli; Le punte delle orecchie appuntite erano di un colorito rosso sangue, così come i suoi segni posto sotto gli occhi e ad alla punta delle zampe tra cui una era avvolta da una misteriosa forza violacea che la faceva sembrare più grossa del normale. Alla sua nuca vi era del pelo candido svolazzante, baffi corti, e agli arti anteriori vi erano poste al termine dei lunghi pungiglioni dalle aguzze punte. E per finire, l'altro tocco che caratterizzava la bestia oltre alle sue lame, erano la sua coppia di code che si muovevano in modo costante. Entrambe terminavano con delle sottospecie di punte biforcute, su cui vi erano indosso un paio di cerchietti gialli in un lato soltanto: nella coda destra vi erano due cerchi sulla punta di sinistra, mentre nella coda sinistra ve ne erano sulla punta di destra. Un imponente aspetto, il suo, ciononostante per Kurosaki non si dimostrò che un mostriciattolo privo di qualsiasi punto necessario per attaccare le sue prede, il che in effetti era strano, decisamente strano.
«Tsk. E cosa speri di ottenere con quel tuo orripilante incrocio tra volpe e lupo? È evidente che con tutta quella pazzia che ti si annida dentro ti sia andato in fumo il cervello!» e solamente poi notò un dettaglio, che col cuore in gola: i miei occhi avevano smesso di brillare. Adesso il loro colore era diventato puro rosa, sostituitosi dal precedente e originale castano.
«Il cervello andato in fumo, qui, è il tuo. Non te lo ha mai detto nessuno che le apparenze ingannano?» domandai sarcasticamente con un sorriso furbesco, e da quello potevo lasciarlo consapevole che sapevo alla perfezione cosa stavo facendo: sì, gli stavo riservando una non gradita sorpresa. «Beh, anche nel mio caso è così. E per dimostrartelo, attivo l'effetto di Duslyell: quando questo mostro viene evocato tramite Fusione, il suo livello aumenta pari alla somma dei livelli delle Inganna-volpe di cui ho usufruito per la riuscita della sua evocazione, giungendo in questo modo al livello dodici!» INGANNA-VOLPE DUSLYELL Lv.✪✪ (→ ✪✪✪✪✪✪✪✪✪✪✪✪) ATK/0
«Prima che mi faccia ancora qualche domanda, ti mostrerò direttamente cosa succede di conseguenza. E, credimi... non ti piacerà. E sai perché? Vedi, quando il mio mostro fusione guadagna un livello, la sua forza d'attacco incrementa della somma pari a tutti i suoi livelli moltiplicata per cinquecento, raggiungendo una quota di ben seimila punti belli e buoni!» INGANNA-VOLPE DUSLYELL Lv.✪✪✪✪✪✪✪✪✪✪✪✪ ATK/0 (→ 6000)
«Che cosa...?!» il maschio non poteva credere a ciò a cui stava assistendo: poco fa pensava davvero che stessi eseguendo solo stupide mosse azzardate, ma invece ecco che il mio mostro era diventato il più potente sul campo di gioco e i suoi seimila punti erano sufficienti abbastanza per batterlo, e sapevo esattamente chi prendere di mira. Come previsto, avevo la vittoria in pugno. «È un potere da squilibrati... Proprio come te!»
«Certo, ma intanto tu stai per perdere Kurosaki! La prossima volta, impara a non farti prendere dalle apparenze. Sai, l'inganno molte volte può trarti in pericoli da cui è impossibile scampare, proprio come adesso.» come replica ricevetti uno dei soliti ringhii d'antipatia, che in realtà non fecero che divertirmi. Quasi quasi mi dispiaceva terminare il mio giochetto, ma lui non doveva assolutamente sfuggirmi. «E ora, Duslyell vai e fai a pezzi Raidraptor - Forza Strix!!!»
Il lupo-volpe, a seguito di un secondo e intenso ululato al cielo, si scagliò ad una rapidità a dir poco sbalorditiva sull'obbiettivo: facendosi strada tra il Falco Rivoluzione ed il Falco Fiammata, eseguì un agile balzo all'insù di una quota più alta di quella dei tre rapaci, intenti a fissare la bestia che si preparava a colpire il loro indifeso compare senza che potessero muovere un muscolo per proteggerlo. Caricando l'aura viola che circondava la sua zampa, Duslyell fu pronto ad attaccare e scese furtivo in picchiata, spedito dritto verso il muso del Forza Strix rivolto verso la sua direzione in balia dello shock, illuminandolo di quel colorito, compreso il volto quasi stupito del padrone.
«Non se bandisco dalla mia mano Raidraptor - Booster Strix! Così facendo, se un mostro avversario sceglie un mio Raidraptor come bersaglio per un attacco, viene automaticamente distrutto!», «Tu corri un po' troppo! Credi davvero di potermi fermare con una ridicola mossa come quella?»
Convinto di essersi salvato, Shun sollevò un sopracciglio e lo aggrottò, sopratutto vedendo che l'Inganna-volpe stava continuando il suo attacco nonostante il rapace bluastro entrò in gioco e si attaccò saldamente sul suo petto per fare da scudo al suo compagno: finora niente pareva andato a sfavore del ragazzo, ma poi, si accorse che pian piano il colore che dominava sul suo mostro stava mutando in violaceo ed il resto del suo corpo divenne trasparente, fino a a quando di lui restarono solamente dei piccoli luccichii di quel colore senza neanche che le avesse arrecato il minimo danno. «Che succede...?!»
«Heh heh... Sorpreso, non è vero?» chiesi ironicamente, facendomi beffe di lui. «Sfortunatamente per te, c'è ancora una cosa che tu non sai. Inganna-volpe Duslyell è immune da qualsiasi effetto con cui tenti di prenderla di mira... In pratica, il tuo tentativo si è rivelato completamente inutile! HAHAHAHA!»
Neanche questo si era aspettato. Il lupo-volpe si approcciava man mano verso Forza Strix, infiniti attimi in cui si chiese cosa avesse sbagliato per aver fallito così miseramente, rifiutandosi di accettare la sua sconfitta. «No... Dov'è finita la mia vendetta...?!»
Non poteva far alzare un dito per evitare l'imminente esito ribaltatosi a mio favore. Il suo volatile fu colpito con in pieno da una dei più violenti colpi a cui avesse mai assistito, talmente tanto da privarlo di tutte e due le sue ali precipitando addosso a Kurosaki, scaraventato via dalla temibile esplosione di un impatto che arrecò seri danni ai suoi quattromila Life Points. «AGHHHHH!!!!!!» (ROSA LP 2500; KUROSAKI LP 0)
Al termine del duello, gli ologrammi dei mostri restanti sul terreno scomparvero e i nostri duel disk si disattivarono. Gettai il braccio all'indietro, senza perdere il mio inquietante sorriso che avevo da poco assunto sul volto, specialmente alla visione di uno Shun a terra privo di ogni energia per continuare a lottare. Il suo aspetto non era ridotto meglio, anzi: la batosta che gli avevo inflitto grazie alla Visione Solida si era manifestata su tutto il suo inerme corpo, con svariati graffi e ferite in qualsiasi punto e addirittura non fu cosciente dopo il colpo. Nonostante questo, ciò mi divertì da impazzire, tant'è che permisi una nuova sadica risata fuoriuscire dalla mia bocca: proprio in quell'attimo, tuttavia, sentii uno scoppio di dolore improvviso al petto che mi costrinse a inginocchiarmi e farmi ritrovare con la faccia rivolta al pavimento. Il respiro fu nuovamente irregolare, ma per poco, poiché realizzai che una misteriosa sensazione al mio interno si stava spegnendo col passare dei secondi, probabilmente l'aura rosea che mi stava circondando, e un attimo prima che le iridi tornarono a brillare come prima, caddi anch'io a terra incosciente e la sola cosa che scorsi da allora fu uno sprazzo di luce e poi il buio assoluto. 

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