Capitolo 29
Respiravo piano ancora abbracciata stretta a Louis e piano piano cominciavo a calmarmi e a far passare le lacrime. Mi passai un mano sulla guancia iniziando ad entrare nello stato di beatitudine post pianto e appoggiai la testa sulla spalla del mio ragazzo mentre lui continuava a passare la sua mano sulla mia schiena.
-Ei, piccola, stai meglio?- mi sussurrò all'orecchio.
Annuii e voltai gli occhi verso i suoi. Mi sorrise e mi diede un piccolo bacio sulla guancia ancora umida, così come si consola una bambina che ha bisogno di affetto. Passó le mani sotto le mie cosce e mi sollevó per farmi sedere sopra le sue gambe.
-Stavo per venire giù a parlarti, Desi. Se non fossi entrata tu in camera, ti avrei raggiunta in cucina nell'arco di due minuti. Non riesco ad essere arrabbiato con te, non riesco a starti lontano, non riesco ad evitarti e non riesco a far finta che vada tutto bene.-
Rimasi in silenzio e questo lo indusse a continuare. Avevo imparato con il tempo che Louis era fatto così: bisognava lasciargli il tempo di dire le cose. Se gli facevi una domanda importante, scomoda o personale non dovevi aspettarti una risposta immediata; dovevi contare mentalmente fino a dieci senza spazientirti, senza andartene, senza mandarlo a quel paese. Dovevi aspettare quella manciata di secondi anche a costo di creare un silenzio imbarazzante, perché Louis era fatto così. Mi piaceva pensare, anche se non gli avevo mai chiesto conferma, che fosse una specie di sua difesa personale. Era il suo banco di prova con le persone: soltanto quelle che volevano davvero ascoltare ciò che aveva da dire sarebbero state disposte ad aspettare il silenzio.
-Mi dispiace di averti trattato così male in questi giorni. Vorrei solo dirti che mai, mai ho avuto l'intenzione di usare cattiveria in quello che dicevo o facevo.-
Alzai il capo dalla sua spalla e lo guardai. Ricambiò lo sguardo e mi prese la mano ancora bendata dalla bruciatura di qualche giorno prima e iniziò a giocherellare con le mie dita.
-Sai che sono una testa di cazzo. Sono orgoglioso, geloso, protettivo, mi arrabbio facilmente. Mi dispiace per come ti ho trattata ieri sera, non avrei mai dovuto tenderti quella trappola, è stato veramente meschino da parte mia. Ci tengo solo a dirti che mi fa uscire fuori di testa non sapere dove sei, con chi e perché, ma mi fa ancor più impazzire l'idea che il mio comportamento da psicopatico ti abbia messo nella condizione di non sentirti a tuo agio nel dirmi con chi ti vedessi.-
Tornò a guardarmi e mi parve di sentire un piccolo tremore nella sua voce quando mi chiese: -Avevi paura di una mia reazione?-
Mi portai una mano alla fronte. Dio, in che casino mi trovavo.
-No, Louis, non è quello.-
Non feci in tempo a finire il mio discorso che non avrebbe comunque avuto un minimo di senso, perché Chantal e Sarah aprirono di scatto la porta della mia camera. Mi asciugai in fretta le lacrime senza farmi vedere e mi voltai verso di loro per vedere cosa volessero.
-Louis- cantilenarono contemporaneamente salendo sul letto e iniziando a saltare -giochi con noi?-
-CHANTAL, SARAh!- la voce di Harry tuonò per il corridoio e il ricciolo entrò a grandi falcate nella mia stanza -Venite qui! Vi avevo detto di non entrare.- e così dicendo acciuffò Chantal per la maglietta e se la caricò tra le braccia mentre lei cercava di liberarsi. Guardai frettolosamente Louis e lui mi fece un cenno di assenso, come a darmi conferma di lasciar perdere l'argomento per continuare il discorso durante la notte.
-Tranquillo, Harry.- disse Louis sorridendo e prendendo in braccio Sarha -Io e Desi stavamo proprio pensando di venirvi a dare un po' fastidio.- e così dicendo iniziò a fare il solletico alla mia sorellina, che iniziò a ridere come una forsennata.
***
Mi sporsi a dare il bacio della buonanotte a Charlotte e le rimboccai il lenzuolo. Settembre era alle porte e iniziava a farsi sentire l'aria fredda della nuova stagione nonostante il sole continuasse ancora a brillare durante le giornate.
Il pomeriggio era passato abbastanza velocemente: per quanto Cody si fosse lamentato, io e gli altri ragazzi avevamo deciso di non portare le piccole al parco e, così, il tempo era trascorso tra compiti, disegni ed esercizi di matematica abbastanza elementari. Zayn, Liam e Niall se ne erano andati abbastanza presto, verso le 16; Harry, invece, era rimasto con me e Louis fino appena prima di cena.
Non avevo avuto tanto modo di pensare a cosa rispondere alla domanda che Louis mi aveva posto dopo pranzo, principalmente perché non volevo nemmeno rifletterci. Ero davvero felice che mi avesse chiesto scusa per le cose che erano successe e non volevo per nessuna ragione al mondo fornire gratuitamente a Louis un altro motivo per litigare. Soprattutto se questo motivo si chiamava "Jason".
Uscii fuori dalla stanza delle piccole e trovai Louis appoggiato al muro del corridoio ad aspettarmi. Mi porse la mano e sussurrò:
-Andiamo in camera?-
Mi accorsi che i suoi occhi erano diventati un campo elettromagnetico e percepivo che anche le mie iridi in meno di un secondo si conformarono a quelle scariche di adrenalina. Cazzo. Da un lato, il sesso post litigata era uno dei gesti d'amore che più preferivo al mondo, ma, dall'altra, ero perfettamente consapevole del fatto che, teoricamente, non era un "post", bensì un "pre" di cui Louis non sapeva niente. Accantonai i pensieri e squadrai il mio ragazzo dalla testa ai piedi. Cazzo, era proprio da scopare.
-Stanno tutte dormendo?- chiesi per sicurezza, anche se, in realtà, non mi importava più di tanto la risposta. Ormai, mi era salita così tanta voglia che avrei scopato quel ragazzo anche se ci fosse stata un'intera orchestra in giro per la casa.
Louis annuii e mi sorrise, per poi afferrami la mano e condurmi nella mia stanza.
Dopo avermi fatto entrare, richiuse la porta dietro di me e, senza che io riuscissi in tempo a girarmi verso di lui, posò le labbra sul mio collo. Capii immediatamente le sue intenzioni, dunque, chiusi gli occhi e lasciai andare la testa all'indietro sentendo che le sue braccia mi stavano circondando il busto facendo pericolosamente avvicinare le mani al di sotto della mia felpa, sotto cui non portavo nemmeno i pantaloncini.
-Quando giri così per casa- iniziò a sussurrami all'orecchio, prendendomi con le dita le mutandine nere e iniziandole a tirare verso l'alto facendomi mettere in punta di piedi -sei proprio da far urlare.- e mi diede uno schiaffo sulla natica destra, facendomi sussultare per la sorpresa. Sentii il sorriso comparirgli sul volto e prima che riuscissi a voltarmi, mi spinse piano sul letto a pancia in giù, chinandosi su di me e portando le mani all'altezza dell'interno coscia.
Iniziò a far risalire le dita seguendo la linea del mio sedere fin sulle fossette di Venere, per poi tornare giù sempre più vicino alla mia entrata. Inarcai la schiena e lui ne approfittò per colpire di nuovo le mie natiche. Louis sapeva benissimo che quando mi toccava così mi faceva letteralmente impazzire e cercai di alzarmi sulle braccia per respirare e calmarmi. A questo giro, però, non mi diede il tempo per farmi riprendere che mi prese da sotto con una mano e, facendo pressione sulla mia amica, mi tirò su a novanta.
Espirai di getto a quel contatto e Louis si chinò di nuovo sopra di me.
-Che ti farei, Desiree.-
Mi scostò le mutandine e mi penetrò con un dito, per poi infilare subito il secondo sentendomi già parecchio bagnata. Mentre con una mano faceva su e giù, con l'altra mi strizzava il culo. Iniziai ad ansimare e sussurrai piano il suo nome per incitarlo a non fermarsi.
Mentre continuava il suo lavoretto, si sporse sulla mia schiena e avvicinò le sue labbra al mio orecchio per farmi sentire che il suo respiro aveva preso il ritmo del mio.
- Sei bellissima, amore.-
Sorrisi a quel commento dolcissimo. Il mio uomo era capace di carinerie nel bel mezzo di un rapporto a pecora. Adorabile.
Improvvisamente, arrestò i movimenti e lasciò le dita nella mia vagina.
- Continuo?-
Annuii sorpresa da quella interruzione.
-Non ho sentito, Petal. - continuò stuzzicandomi.
-Sì.- risposi a denti stretti. Provavo un misto di odio ed eccitazione quando faceva così. Da una parte, volevo che si muovesse a farmi arrivare all'orgasmo, dall'altra, il farmi attendere aumentava la voglia.
Sentii un colpo secco e un bruciore alla natica sinistra.
-Sì, cosa?-
Si stava divertendo un mondo. Alzai gli occhi al cielo visto che non poteva vedermi e risposi: - Sì, per favore, Louis.-
Iniziò a ridere e sfilò pianissimo le dita dalla mia entrata. Rimasi un attimo confusa e mi sedetti sui piedi in ginocchio per cercare di capire le sue intenzioni.
-Alzati.- disse soltanto. Corrucciai le sopracciglia a quell'ordine.
-Perché?-
-Sei un po' troppo curiosa per i miei gusti.- rispose sorridendo e mi prese con una mano il braccio facendomi delicatamente alzare.
-Ti fidi di me?- mi sussurrò all'orecchio mentre mi girava e mentre iniziava a passare le dita sul collo per spostarmi i capelli in avanti. Sentivo dei brividi percorrermi tutta la schiena e, con estrema difficoltà a causa della scarsa concentrazione, mormorai un flebile "certo".
-Chiudi gli occhi.-
Obbedii al suo ordine e attesi nuovi comandi. Sentivo i suoi movimenti dietro di me ma ancora non capivo cosa stesse cercando in giro per la mia camera. Dopo qualche minuto, percepii di nuovo la sua presenza dietro di me. Mi prese le mani e me le portò dietro la schiena, sovrapponendole l'una sull'altra. Qualcosa di soffice sfiorò la mia pelle e capii cosa Louis stesse facendo. Espirai forte dall'eccitazione quando sentii il doppio nodo di una cravatta stringersi intorno alle mie braccia.
-Louis... - sussurrai quando le sue mani si posarono sui miei fianchi.
-Se apri gli occhi, Desi, ti bendo.-
Strinsi le palpebre per resistere alla tentazione.
-Sei così eccitante.- riuscii a sussurrare.
Sentii le sue labbra avvicinarsi alla mia guancia e lasciare un piccolo bacio. Poi, finito l'attimo di dolcezza, mi fece girare e mi avvicinò alla scrivania spingendomi giù la schiena. Con le mani legate riuscivo soltanto a percepire il contatto con il legno. Non potevo muovermi e la cosa, se possibile, mi eccitava ancor di più.
-Quindi continuo?-
Le sue dita iniziarono a fare su e giù lungo la mia spina dorsale mentre l'altra mano avanzava di nuovo verso la mia entrata. Annuii e sentii, improvvisamente, tre dita penetrarmi a fondo. Iniziai a divincolarmi dal piacere, ma, ovviamente, le braccia erano amovibili, quindi affondai i denti nelle labbra per scaricare le ondate di eccitazione.
-Ti muovi troppo, honey. -
Come sempre. Sentii arrivare una forte pacca sul sedere e cercai di smetterla di sussultare ai suoi movimenti. Pompava sempre più forte ed era ormai impossibile contenere gli ansimi che mi uscivano sempre più velocemente dalle labbra, a ritmo delle sue dita.
-Esatto, brava.- sussurrò.
Continuò così per diversi minuti e a velocità sempre diverse, non lasciandomi il tempo di abituarmi ai movimenti della sua mano.
Ben presto sentii che anche lui iniziava a fremere dalla voglia e capii di averci visto giusto perché, dopo trenta secondi, estrasse nuovamente le dita dalla mia vagina, mi tirò su dalla scrivania e mi fece voltare verso di lui. Ci guardammo negli occhi e io, ancora legata con la cravatta, alzai un sopracciglio come a dire "tutto qui?". Sapevo che quel gesto lo faceva impazzire e, infatti, preso dalla foga, sospirò e mi prese da sotto le cosce per mettermi a sedere sulla mia scrivania. Mi sfilò velocemente le mutandine di pizzo nero e le fece cadere per terra. Si slacciò la cintura senza togliere gli occhi dai miei ed estrasse dai boxer la sua erezione.
Mi appoggiai al muro e sollevai le gambe sul piano per agevolare i sui movimenti, sebbene sapessi benissimo che non ce n'era affatto bisogno, visto che io ero un lago e dal momento che Lou lo infilò dentro di me senza alcuna difficoltà.
Lasciai andare la testa all'indietro e aprii la bocca a quel contatto da urlo. Iniziò a spingere fortissimo. In quel momento avrei tanto voluto aggrapparmi ai suoi capelli o piantargli le unghie nella schiena, ma le circostanze me lo impedivano.
-Dio, quanto sei figa.-
Louis mi afferrò di nuovo le cosce e mi sollevò, sbattendomi poi al muro della camera. Intrecciai le gambe intorno al suo busto per aiutarlo a sostenermi e mi scopò lì, a un metro da terra.
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