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Capitolo 23


-Louis. Louis, ascoltami.-

Presi il mio ragazzo per una mano cercando di fermare la sua avanzata verso le scale. Non avevo assolutamente voglia di andare in camera con lui per parlare di quanto successo nel corso del pomeriggio, preferivo di gran lunga rimanere nel salone, con la codarda sicurezza che lì a pochi metri di distanza c'era la cucina dove le mie piccole e i ragazzi stavano finendo di cenare. Per lo meno, lì Louis non avrebbe potuto alzare la voce.

-Desi, ne andiamo a parlare su nella tua camera.- disse lui calmo ma con un tono che non ammetteva repliche.

Per tutta risposta, mi sedetti sul divano del salone. Non mi interessava niente di quello che avrebbe fatto; non mi sarei mossa di lì di un centimetro. O almeno, non di mia spontanea volontà.

-Come vuoi tu, piccola, ma è mio dovere ricordarti che quando mi incazzo, mi incazzo sul serio. E non ho la minima intenzione di fare sconti nonostante ci siano le piccole a pochi passi da noi, chiaro?-

Rimasi in silenzio e lui si mise accovacciato davanti a me, appoggiandosi al divano con entrambe le mani così da chiudermi tra le sue braccia.

-Desi, perché mi hai mentito oggi?- mi chiese guardandomi fisso con i suoi occhi azzurri.

-Come fai a dire che ti ho mentito?- gli chiesi di rimando.

-Primo: ti si legge in faccia. Non hai mai saputo mentire a nessuno e per me, che ti conosco da quando sei nata, è ancora più semplice capire quando stai dicendo delle cazzate. Secondo: ti sei lasciata sfuggire qualche errore che ti ha smascherata ancor prima che completassi le tue bugie.-

Ti pareva.

-Del tipo?- chiesi senza sbilanciarmi troppo e alzando le sopracciglia.

Louis tirò fuori dalla tasca il suo cellulare e mi mostrò il messaggio che gli avevo scritto nel pomeriggio:

"Ei, non tornare oggi pomeriggio; vediamoci direttamente stasera. Deve venire Marika ad aiutarmi con alcuni fascicoli per le iscrizioni alle audizioni di settembre."

-Fin lì nulla di strano.- continuò - Ma quando sono tornato a casa e ho trovato Harry con le bambine, mi è venuto il sospetto. Gli ho chiesto dove tu fossi andata e lui mi ha subito risposto che eri andata da Marika. Strano che tu mi avessi scritto che Marika sarebbe venuta qui e, invece, tornato a casa scoprire che in realtà sei tu che sei andata da lei, no? Per carità, magari vi siete poi messe d'accordo in un secondo momento per cambiare i piani e tu hai evitato di dirmelo perché non lo ritenevi importante. Ma mi sembrava strano che Marika, sapendo bene che dovevi badare alle piccole, ti avesse chiesto di andare da lei. E, se anche l'avesse fatto, perché non mi hai richiamato per venire a stare con le bimbe? Perché proprio Harry? Quando sei tornata, così, ho deciso di tenderti una piccola trappola, giusto per avere conferma delle mie ipotesi. Ti ricordi cosa ti ho chiesto?-

Mentre Louis parlava, mi rendevo sempre più conto di quanto fosse stronzo e mi tornarono alla mente le poche cose che ci eravamo detti poco tempo prima.

" -Ho saputo che hanno ricoverato sua madre in ospedale, ti ha detto come sta?-

-Sì, beh.. Mi ha detto che sta meglio e che uscirà a breve.-"

Impallidii ripensando poi al messaggio che Marika mi aveva scritto:

"Ciao piccola. No, Louis non mi ha scritto niente oggi, perché? Mia mamma sta benone, comunque hahaha, perché questa domanda?"

Il mio cuore perse un battito e iniziai a sentire un grande calore all'altezza delle guance. Sentivo la rabbia salire gradualmente dallo stomaco agli occhi, che stavano iniziando a riempirsi di lacrime, fino ad arrivare al cervello, che iniziava a prendere atto di ciò che Louis aveva fatto.

Mi alzai di scatto e, furibonda, senza nemmeno pensare a quello che stavo facendo, gli mollai un ceffone in pieno viso.

Sentii la casa farsi improvvisamente silenziosa.

Ansimavo piano e, tremando, scansai Louis con una manata, raggiunsi la porta di casa e uscii di corsa, sbattendo forte l'uscio, noncurante di ciò che avevo appena fatto.

***

Dondolavo piano sull'altalena del mio parco preferito, quello in cui qualche giorno prima io e Louis avevamo portato le bambine a giocare. Sembravano passati secoli e secoli da quel pomeriggio e, per un momento, sorrisi pensando a quanto ero spensierata quel giorno in confronto alla situazione in cui mi trovavo in quel preciso istante.

Nonostante non volessi, la mia mente decise di rendermi nota questa circostanza con un bellissimo excursus che partiva dalla partita Sheffield-Doncaster, virava verso i messaggi di Jason, tornava a quel pomeriggio spensierato che avevo passato con lui e terminava con il ceffone che avevo mollato al mio ragazzo.

Erano passate ormai due ore e iniziava a farsi abbastanza tardi. Guardai il cielo che iniziava a sfoggiare le sue piccole stelle una ad una, come se volesse mostrarle piano per farle ammirare tutte e sospirai piano. Non sapevo davvero cosa fare. Non volevo tornare casa, ma sapevo che il mio fuggire così di punto in bianco era stato un gesto di grande irresponsabilità, perché avevo lasciato una discussione a metà e, soprattutto, perché avevo indirettamente obbligato i miei amici a rimanere con le mie bambine tutta la serata a causa della mia assenza.

Sentii la tesca dei miei pantaloni vibrare e, sconsolata, afferrai il cellulare.

"Ciao Desi. Sai, oggi sono stato davvero bene, spero di rivederti presto, ma.. Posso farti una domanda?"Jason

Sorrisi a quel messaggio e risposi subito: "Certo, dimmi pure."

Dopo pochi secondi arrivò un altro messaggio: "Perché sei da sola in un parco a dondolarti su un'altalena come una drogata?"

Spalancai gli occhi e alzai subito lo sguardo per cercare quello di Jason. Lo trovai proprio di fronte a me ma dall'altra parte del parco, seduto su una panchina e con un bellissimo cagnolone che girava lì di fianco a lui per il prato.

Non appena si accorse che l'avevo visto, mi mostrò un ampio sorriso, si alzò dalla panchina e mi venne incontro seguito dal suo amico scodinzolante.

-E quindi cosa ci fai qui?-

Mi chiese chinandosi per lasciarmi un piccolo bacio sulla guancia sinistra. Rimasi in silenzio qualche secondo, giusto il tempo necessario per inventarmi una scusa.

-Ho tirato un ceffone a Louis e sono scappata di casa.- risposi con la sincerità disarmante di una bambina mentre mi chinavo per accarezzare il cagnolone.

Qualche secondo di silenzio fu seguito dalla forte risata di Jason, che prese posto sull'altalena di fianco alla mia tenendo una mano davanti al suo sorriso perfetto.

-Non che la cosa mi dispiaccia più di tanto, ma come mai l'hai fatto?-

Sorrisi a quell'affermazione e decisi di raccontargli le cose come stavano.

-Diciamo che oggi non ho esattamente detto a Louis la verità su dove e con chi avrei passato il pomeriggio e penso che tu possa bene capire il perché. Beh,visto che era sospettoso, mi ha tratto una piccola trappola in cui io sono rovinosamente caduta e mi ha smascherata. Quindi, un po' frustata per essere stata scoperta, un po' colpita nell'orgoglio, ho deciso di fare la cosa più matura. Gli ho mollato uno schiaffo e sono corsa via di casa.-

-Notevole.- rispose Jason di rimando. –Davvero notevole.-

Sospirai.

-E tu cosa ci fai qui?-

Jason sorrise: -Beh, Desi, alle 21 di sera di una calda serata d'estate, in un parco con un cagnolone.. è abbastanza evidente che sono venuto a cucinare delle lasagne, no?-

Sbuffai mentre lui iniziava a ridere.

-Scusa, Desi. No, sono solo venuto a fare un giro con Blacky. Vengo spesso qui.-

-Davvero?- gli chiesi sorpresa. -Questo è il mio posto preferito in assoluto, ci vengo spesso e non mi sembra di averti mai visto.-

-Vengo per lo più la sera, faccio giocare un po' Black e poi continuiamo il giro dietro alle rovine della Polveriera.- disse mostrandomi con un dito il percorso.

Annuii per fargli vedere che avevo capito.

-Blacky, eh?- dissi, continuando ad accarezzare quel batuffolo nero. -Da quanto tempo ce l'hai?-

-Mah, sono ormai tre anni che mi fa compagnia. L'ho preso quando sono venuto qui a Doncaster. Tornando ai tuoi piccoli problemi, hai intenzione di tornare a casa prima o poi per chiedere scusa a Louis per essere uscita con me?-

-Beh, Jason, se fossi in te avrei più paura per la tua faccia.-

Mentre dicevo questo, però, mi tornò in mente la conversazione avuta con Louis. Ripensandoci, Lou non aveva minimamente tirato in ballo Jason.

Alzai la testa e misi in moto il cervello mentre Jason continuava a parlare di come "avrebbe messo a terra Louis con un dito se ci avesse provato".

Louis non sapeva della mia uscita con Jason. Sapeva soltanto che non ero stata veramente da Marika.

-Jason. Lou non sa che sono uscita con te! Dio mio. Se l'avesse saputo avrebbe fatto una scenata atroce e ti sarebbe venuto a cercare.-

-Ottimo- rispose Jason - Allora puoi inventarti qualsiasi scusa.-

-No, cazzo. Louis ora è a casa con gli altri e sicuramente avrà parlato con Harry. Lo starà costringendo a dirgli la verità su dove io sia stata durante il pomeriggio.-

-E, fammi indovinare, Harry sa che sei uscita con me.-

Mi si illuminò il volto.

-No! Sa che ho aiutato un amico con alcuni moduli per iscriversi al mio corso di danza.-

-E sarei io quello?- Scoppiò nuovamente a ridere. -Va bene, ci sto. Mi piacerebbe proprio vederti ballare in effetti.-

Risi anch'io.

-Jason era solo una copertura.-

-Perché? Così quando dirai a Louis che hai veramente aiutato un amico con i moduli per le iscrizioni non dirai una bugia. Avrai solo omesso il nome di questo ragazzo.-

Alzai le sopracciglia e lo guardai di sbieco.

-Fammi capire, Jason. Vuoi davvero iniziare un corso di danza per questa stronzata?-

-Oh, Desi!- iniziò lui in falsetto, alzandosi dall'altalena e riprendendo il suo cagnolone al guinzaglio -Sei stata così carina per avermi aiutato con i moduli! Ci vediamo lunedì allora! Bacioni.-

Si allungò per schioccarmi un altro bacio sulla guancia e, quando si ritirò per andarsene, sentii distintamente l'eco di una risata.

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