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Capitolo 15



- Louis! - sussurrai bloccando la sua mano che stava salendo oltre i confini imposti dai pantaloncini blu che indossavo. - Siamo davanti alle bambine in un luogo pubblico. Contieniti.- gli dissi piano, schioccandogli un bacio sulle labbra.

Lui si mise a ridere e si raddrizzò sulla panchina, senza però spostare di un millimetro la sua mano dalle mie gambe.

-Come siamo pudiche oggi, signorina.- sbuffò lui mostrandomi un sorrisetto loquace.

-Dico, ma stai scherzando? Dopo tutto quello che mi hai fatto ieri sera, dovresti essere a posto, no?- gli bisbigliai piano all'orecchio. Louis si schiarì la gola per ritrovare la lucidità e spostò di nuovo i suoi occhi cristallini sui miei.

-Non dovresti mettere questi pantaloncini per uscire.- disse serio, facendomi corrugare momentaneamente la fronte. Rimasi in silenzio qualche istante, sorpresa del cambio irruente di discorso, ma poi notai i suoi occhi fare su e giù per il mio corpo, coperto dagli shorts blu e da una sua innocente maglietta nera.

-Hai ragione, Louis, vestita così corro proprio il rischio di essere stuprata.- dissi seria alzando gli occhi al cielo.

-Non vorrei che qualcuno si soffermasse troppo a guardare cose che non gli appartengono.-

-Beh, i succhiotti che mi hai fatto ieri penso diano una vaga idea del fatto che io sia zona privata.-

-Non si sa mai, piccola.- Mi fece l'occhiolino, ma la sua espressione contrariata non cambiò di un millimetro. Stavo per chiedergli ancora una volta che problema avesse, ma voltammo contemporaneamente lo sguardo verso lo scivolo giallo canarino del parco quando sentimmo delle forti urla. Mi alzai di scatto e corsi verso Christine e Chantal, che stavano furiosamente strattonando l'una la maglietta dell'altra.

Louis, senza tante cerimonie, si caricò fra le braccia Christine che continuava ad urlare come un'indemoniata, mentre io mi accovacciai di fianco a Chantal e, più dolcemente, la attirai in un abbraccio che non disdegnò. Sentii infatti che il tessuto della mia maglietta iniziava pian piano ad appesantirsi delle lacrime da coccodrillo della mia sorellina, che aveva nascosto il visino nell'incavo della mia spalla.

-Sei una brutta antipatica!- urlò a squarciagola Christine e sentii vagamente la parole di rimprovero di Louis mentre cercavo di consolare Chantal, chiedendole cosa fosse successo. A quanto pare il problema era sorto perché non avevano trovato nient'altro di interessante con cui rompere quella calma che dieci minuti prima regnava sovrana se non litigare per chi dovesse salire per prima sullo scivolo. Christine aveva spinto Chantal e lei, rialzandosi, le aveva afferrato senza troppa gentilezza la sua maglietta nuova. Quasi più emozionante delle litigate mattutine su chi dovesse beccarsi il Pangocciolo.

-Facciamo una cosa. – decretò Louis prima che dovessi sforzare la materia grigia per trovare un compromesso -Adesso giochiamo tutti insieme. Su, andate a chiamare tutte le altre.-

Così dicendo, posò Christine per terra e sospirò. Le due piccole pesti iniziarono a correre per tutto il parco chiamando, o meglio, urlando alle loro sorelle di andare da Louis.

- Che rompipalle.- Sussurrai a Louis, riferendomi a quelle pesti.

-Chissà da chi avranno preso.- mi rispose, mostrandomi il suo sorrisetto da perfetto stronzo.

Alzai le sopracciglia e, senza dirgli una parola, non appena tutte le piccole si furono radunate attorno a noi, dissi: -Pronte per giocare con Louis, bimbe?-

Le urla di approvazione delle mie piccole non furono nulla di eclatante messe a confronto con gli occhi di Louis puntati su di me. Mi avvicinai a lui e, schioccandogli un bacio sulla guancia, dissi:

-Beh, se mi cercate sono seduta sulla panchina.-

Mi voltai compiaciuta, ma sussultai quando sentii un forte e sonoro colpo sulla natica destra, accompagnato da un sussurro che sembrava molto un: "Ruffiana". Mi voltai di scatto, ma trattenni un bestemmione su Louis per non scavalcare con la voce le risate delle mie bimbe.

***

Mi sedetti sulla panchina, non senza avvertire alle natiche ancora un certo dolore che Louis aveva alimentato con quel colpo gratuito a mano aperta, e rimasi beatamente rilassata a guardare le mie piccole scappare da Louis che cercava, o meglio, fingeva di cercare di acchiapparle. Infatti, se fosse stato per le doti da atleta del mio ragazzo, il gioco, che si era rivelato essere un banalissimo acchiapparella, sarebbe finito nell'arco di due minuti.

Cody sfrecciò di fianco alla panchina su cui ero seduta e urlò: - Desi, vieni a giocare anche tu!-

Ma anche no, grazie. In realtà, non feci in tempo a rispondergli che Louis gli piombò addosso e lo fece rotolare per terra fingendo di azzannare la sua pancia. Non feci a meno di pensare all'incredibile modo in cui ogni essere vivente, ignorante o filosofo che fosse, perdesse ogni briciolo di dignità quando stava a contatto con un bambino che aveva voglia di giocare. Louis in quel momento, mentre fingeva di essere il lupo cattivo che mangiava il mio fratellino, ne era la prova esatta.

Iniziai a ridere quando Sarah, Charlotte e Jennifer saltarono addosso a Louis, quasi a conferma del fatto che le regole di un gioco fossero un optional se avevi età compresa tra i quattro e i nove anni.

Louis, in ogni caso, avvertì l'eco della mia risata e ne approfittò per dire: "L'ultima che tocca i capelli di Desi è una lumaca con i baffi" e liberarsi di tutte quelle manine che gli erano addosso.

Dal canto mio, cambiai espressione in meno di due peto secondi non appena undici pesti cercarono di aggrapparsi alle mie povere ciocche rosse. Mi alzai subito in piedi per tenere lontane le loro manine e accolsi ancora poco volentieri le loro richieste di unirmi al loro bellissimo gioco.

-Piccole, sono molto stanca. Non gioco, ma faccio l'arbitro.-

Le mie sorelline si lasciarono convincere dal fatto che un arbitro ci volesse in un gioco tanto difficile, così mi lasciarono ai miei beati pensieri, convinte che sarei intervenuta in caso di qualche irregolarità.

***

Dopo una mezz'oretta di corse e di cadute epiche, notai che Louis iniziava a lanciarmi sempre più frequentemente occhiatine che non lasciavano intendere niente di buono. Probabilmente si era accorto anche lui delle continue richieste della mia compresenza al suo fianco da parte delle piccole, e certamente stava escogitando qualcosa.

Dopo qualche minuto, infatti, Lou radunò tutte le piccole grondanti di sudore attorno a sé e riuscii a leggere il suo labiale: "Che dite, la vado a prendere?".

Sbuffai piano quando sentii le risatine e gli assensi concitati delle mie pesti e mi ancorai, per quanto ancora potessi, alla panchina e ostentai un sorriso fintissimo quando le piccole bestiole iniziarono a voltarsi verso di me con fare cospiratore e, pensando che non me ne accorgessi, ad incitare sottovoce Louis. Lui, con una quasi perfetta faccia da poker, si avvicinò alla panchina su cui ero seduta, seguito a ruota da Cody e Luke che lo spingevano da dietro con le manine.

-Cosa state combinando?- Chiesi con fare ignaro a quelle faccine sorridenti tra le quali quella di Louis non faceva testo.

-Scusami tanto, piccola.-

Come aspettato, quello scemo del mio ragazzo allungò le mani verso le mie gambe e io non opposi più di tanto resistenza fisica quando mi caricò fra le sue braccia. Optai per sbruffare e basta, tanto non sarebbe comunque servito a niente dare una manata in faccia al diretto interessato; non mi avrebbe lasciato andare in ogni caso.

-Allora, che ne faccio di questa streghetta?- Chiese Louis alle mie bimbe senza mollare la presa su di me, come se non gli costasse il minimo sforzo.

Non mi trattenni alla presa per il culo e gli feci il verso, sentendomi poi soddisfatta nel sentire le risate delle mie sorelle. Comunque, sì. Le pretese di soddisfazione personale si abbassano notevolmente quando hai dodici sorelle più piccole e un fidanzato scemo.

-Non ti è proprio bastata la punizione di ieri sera, eh?-

Mi morsi il labbro a quella affermazione e, sorridendo come un agnellino, gli chiesi scusa. In realtà, mi era tornato alla mente ciò che mi aveva detto la notte prima: "E sappi che se mi prima di stasera mi provocherai in qualsiasi modo, ti punirò immediatamente. Quindi io, se fossi in te, non mi lascerei troppo andare davanti alle piccole in mia presenza."

Non avevo capito se l'avesse detto per farmi stare buona o se era serio, ma in ogni caso non volevo tentare.

Lou mi guardò e pensai che aveva sicuramente letto nei miei occhi lo stesso timore che mi stava frullando per le testa. Notai infatti che mentre rispondeva che era stanco alle richieste delle bimbe di tornare a giocare, aveva sollevato un sopracciglio come a dire: "Brava che hai capito." e aveva sfoderato un sorrisetto da stronzo colossale.

Lou, dopo che tutti si furono di nuovo dispersi tra i giochi del parco, si sedette sulla panchina con me in braccio, di modo che non potessi vedere altro se non i suoi occhi cristallini.

-Non so più cosa fare con te. – disse, allungando la braccia sullo schienale della panchina.

-Minchia, è la seconda volta che me lo dici nell'arco di mm cinque ore? Ho battuto ogni record.-

-Beh fatti qualche domanda, allora.- rispose di rimando dandomi un coppino.

Alzai gli occhi al cielo pizzicandogli la pancia dalla maglietta e ripresi a contrattare:

-Che ne dici di andarmi a prendere un milk shake alla vaniglia? Se lo fai prometto che starò buona fino a stasera.-

-Addirittura fino a stasera? Non esagerare eh. –

-Beh, mi sembra il minimo. Ti volevo promettere fino a domani, ma poi mi sono detta "Nah, domani c'è la partita. Meglio non fare promesse azzardate".-

Lou si mise a ridere e allacciò le mani intorno alla mia schiena, in realtà pericolosamente vicine al mio lato B.

-Stai pur tranquilla che ho già chiamato rinforzi per domani.-

-Davvero?- mi accigliai aspettando una risposta.

-Davvero davvero.- rispose - Non voglio che domani vengano le piccole alla partita, quindi ho detto a mia madre che gliele portiamo domani sera invece che oggi. Per te ci sono problemi?-

-Assolutamente no. Anzi, meglio. Non ho nessuna voglia di uscire stasera.-

-Lo sospettavo.- rispose, scompigliandomi i capelli.

Appoggiai la testa sulla sua spalla ed elaborai quello che mi aveva detto. Quella sera avrei sicuramente fatto venire gli altri e il giorno dopo sarei rimasta da sola sugli spalti. Fantastico. Non avrei dovuto badare a nessuno se non alla partita.

- Lou! Quindi domani sera sono sola sugli spalti?- sobbalzai quando il mio cervello elaborò quell'informazione.

- Seh, ti piacerebbe.- rispose, mettendosi a ridere. Corrucciai la fronte e alzai un sopracciglio, attendendo delle spiegazioni.

-Secondo te, ti lascio da sola come un pazza furiosa? Certo che no. Ho già chiamato Harry e Zayn. –

Sbruffai come una bimba piccola e iniziai a lamentarmi, ma Lou chiuse in fretta il discorso in modo non diplomatico tappandomi la bocca con una mano.

-Taci che è meglio.- mi disse, dandomi poi un bacio sulla fronte.


Colorate quella stellina per me, un bacio a tutte.

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