Capitolo 40
Sbuffai e infreddolita dal primo vento di settembre mi infilai la giacca di jeans che frettolosamente avevo recuperato prima di uscire di casa. Infilai il cellulare nella tasca interna, aspettando che vibrasse per la notifica di un nuovo messaggio e intanto mi incamminai verso la scuola.
Non avevo voglia di prendere l'autobus, volevo solo camminare per allentare la tensione della sera prima e di quella mattinata infernale. Non mi capacitavo del fatto che non riuscivo mai a trovare un equilibrio con i ragazzi. Sapevo di sbagliare e di essere una stronza del cazzo, ma davvero non mi potevo trattenere quando mi facevano sentire una bambina capricciosa. Cosa che, in realtà, ero, e questo mi faceva incazzare ancor di più.
La verità era che i ragazzi, soprattutto Louis, Zayn ed Harry, avevano sempre saputo tenermi bene in riga ma, dal canto mio, avevo sempre cercato di ribellarmi. Faceva parte del mio carattere e ormai loro ne erano perfettamente consapevoli, tanto che, come quella mattina, ogni tanto me la facevano anche spuntare. Per poi farmene pentire qualche ora dopo ovviamente.
Il cellulare vibrò finalmente nella mia giacca. "Ci vediamo lí" recitava il messaggio che mi era appena arrivato.
Me ne sarei pentita? Sì.
L'avrei fatto comunque pur sapendo le conseguenze? Assolutamente sì.
***
Varcai la soglia della sala da ballo e lì seduto per terra c'era Jason ad aspettarmi.
Non appena sentì il rumore dei miei passi alzò lo sguardo e finalmente riconobbi dai suoi occhi il ragazzo che avevo conosciuto al Cask Corner. Quello con il sorriso dolce, non curante della perfezione che aleggiava sul suo volto, con i capelli disordinati e una felpa nera gigante nella quale sparire per un abbraccio.
Mi sorrise e si alzò da terra, venendomi incontro.
-Desi.- sussurrò e mi avvolse tra le sue braccia. A malapena arrivavo al suo petto e chiusi gli occhi ricordandomi la sensazione stupenda che avevo sentito mentre ballavo con lui. Sembravano essere passate due ere geologiche e non pochi giorni.
-Sai tutto? Non sono stato io, lo sai, vero?- mi sussurró all'orecchio.
Sorrisi sulla sua spalla. Ovvio che non era stato lui, non c'era bisogno di dire nient'altro. Annuii. Rimanemmo il silenzio ancora per qualche secondo, abbracciati.
-Ti hanno accompagnata?- mi chiese, sempre sottovoce.
Scossi la testa, rimanendo appoggiata al suo petto. Lo sentii sospirare.
-Desi, non voglio che tu vada in giro da sola in questi giorni. E Tomlinson dovrebbe essere del mio stesso parere.-
Mi venne quasi da ridere a pensare che Louis e Jason potessero essere "dello stesso parere" su qualcosa.
Mi staccai e lo guardai negli occhi. Sembrava sinceramente preoccupato.
-Hai paura per quell'Evans?-
Il suo silenzio era d'assenso.
-Ma figurati, Jason. Ti sembro il tipo di persona che si fa intimidire da un gruppetto di sfigati?-
Lui alzò gli occhi al cielo, contrariato che nemmeno io fossi preoccupata per quei ragazzi che avevano sollevato lo striscione nel palazzetto.
-Rilassati.- continuai. Mi guardò e sorrise.
Era tutto così semplice con lui. Era chiaro che ci fosse una tensione sottesa, parole non dette, questioni difficili, ma non mi sentivo sotto pressione. Non avrei mai voluto fare un paragone mentale, ma il mio cervello non era così perbenista come avrei voluto e mi venne automatico pensare al fatto che Louis fosse la mia luna, affascinante nella sua freddezza, costantemente sulle montagne russe, up and down nelle emozioni. Jason era diventato in pochissimo tempo il mio sole, un punto fermo nella confusione più totale. Dentro di me era come se avessi sviluppato un bisogno di entrambi, ma era impossibile razionalizzare un pensiero del genere e, soprattutto, poterlo esprimere a parole.
-Cos'è successo ieri sera?-
Continuai a guardarlo e la mia espressione si crucciò, anche se sapevo perfettamente a cosa alludeva.
-Cosa ti ha detto ieri Louis quando ti ha fatto quel gesto con le mani?-
Quasi arrossii e abbassai lo sguardo.
-Diciamo che mi ha detto di andare in camera mia.- risposi dopo qualche secondo di titubanza.
-Dimmi la verità, Desi.-
Sbuffai. Era praticamente impossibile spiegare in breve tempo quale fosse il tipo di legame che c'era tra me e i ragazzi e sapevo che tutto poteva essere facilmente malinterpretato.
-Ho capito che sono molto protettivi nei tuoi confronti.- continuò, quasi leggendomi nel pensiero -Ma ieri mi sono chiesto fino a che punto.-
Guardai da un'altra parte. -Sono la mia famiglia e lo sono sempre stati, davvero, da quando sono piccola. Mi hanno tirata su e quando sono iniziate ad arrivare le mie sorelline hanno fatto lo stesso con loro.- alzai le spalle, come se quella risposta fosse stata esaustiva.
-Quindi mi stai dicendo che hai passato dei guai ieri?-
Mi uscì una risata, forse un po' troppo isterica. -Ci sono abituata.-
Lui mi guardò di sbieco. -Avresti potuto evitare di dire che ci eravamo visti dopo la partita, l'hai fatto come con l'intenzione di proteggermi da Louis.-
-È andata così infatti, non volevo che ti facesse del male.-
Rise. -Credi veramente che Louis sia in grado di farmi del male? Ma per favore, Desiree.-
Alzai gli occhi al cielo.
-Ste gare da machismo tossico potete anche risparmiarvele.- dissi sedendomi per terra. Ormai anche quell'allenamento era andato in vacca. Avevamo troppe cose da dirci e molti nodi da sciogliere. Gli lanciai un'occhiata dal basso e notai che si era già impermalosito. -Perché invece di continuare a dirvi su a vicenda e di provare a convincermi che uno dei due abbia ragione, non la smettete di mettermi in mezzo e di litigare per me?-
La mia franchezza lo lasciò per un attimo interdetto.
-Bonjour finesse.- si accovacciò sulle ginocchia alla mia altezza, squadrandomi. -Pensi davvero che stiamo litigando per te?-
Rimasi in silenzio. Ripensai a quello che gli avevo detto due secondi prima e sì, le mie parole sottointendevano quello. Il suo sguardo era cambiato, sembrava quasi sfidarmi.
-Forse non è iniziata per me, ma mi sembra sia andata in quella direzione poi, o sbaglio?-
Sorrise con le fossette e abbassò lo sguardo.
Non sapevo il perché, ma in quel momento avrei voluto tirargli un calcio in faccia. Stavamo girando intorno ad un solo argomento, ma nessuno dei due voleva fare il passo falso di introdurlo per primo. Mi rimangiai mentalmente tutte le stronzate che avevo pensato qualche minuto prima sulla luna e sul sole. Louis e Jason erano entrambi due bombe ad orologeria, pronte ad esplodere e a farmi schizzare il cervello. Alla fine, erano molto simili. Ad entrambi piaceva giocare, avere il coltello dalla parte del manico, tenere il controllo.
Ma se Jason in quel momento voleva davvero farmi passare come quella che non aveva capito un cazzo, si sbagliava di grosso.
-Cos'è? Ora devi fare il sostenuto?- gli chiesi acida.
Si rialzò in piedi. -Attenta a come parli.- e andò verso il suo borsone, lasciato sulla panchina dove qualche giorno prima avevo medicato Harry. Lo guardai mentre si toglieva la felpa per rimanere con la sua classica canotta nera.
-Forza, in piedi.- tornò verso di me, facendomi cenno con la mano di alzarmi. -Oggi l'allenamento lo guido io.- Nei suoi occhi era sparito tutto, un po' come quando, la sera prima, si era presentato alla porta di casa, totalmente apatico all'incontro del suo sguardo con il mio.
Di certo non mi sarei fatta pregare. Mi alzai e gettai da un lato la giacca di jeans, sfilandomi poi la maglietta con i pancackes e rimanendo in reggiseno sportivo.
Jason azionò la musica e un "tabata workout" partì a tutto volume per iniziare il riscaldamento. Ci posizionammo davanti allo specchio e iniziai a seguire i suoi movimenti guardandolo attraverso il riflesso. La sua mascella era una linea dura e i suoi occhi un pozzo. L'avevo fatto innervosire, era palese. Non che avessi detto qualcosa di sbagliato.
-Roteazioni.- ordinó.
Obbedii all'istante, iniziando le classiche circonduzioni, partendo dalla testa.
Chiusi gli occhi cercando di non pensare al fatto che ero riuscita a far incazzare pure Jason, cosí, de botto. Ero un disastro.
Sentii che si era fermato e gli lanciai un'occhiata dallo specchio. Si era voltato a squadrarmi a braccia incrociate, a pochissimi centimetri di distanza da me. Inizió a girarmi intorno e non osai interrompere i movimenti. Passai alle rotazioni delle spalle.
-Dentro il bacino.-
Mi arrivó una ditata sul fianco come una bacchettata e ritirai d'istinto il sedere. Feci un respiro profondo per non mandarlo a fanculo.
-I piedi devono essere alla stessa ampiezza delle spalle.- disse di nuovo, con lo stesso tono di superioritá.
-Jason, ci stiamo riscaldando, non devo spiccare il volo.- risposi acida.
Tornó di fianco a me e riprese anche lui le rotazioni.
-È così che li fai incazzare i tuoi amichetti? Facendo sempre la saputella?- disse piegandosi sulle ginocchia per riscaldare le gambe. Lo imitai.
-Bravo, esatto.- risposi ancora secca, raggiungendo a mia volta il pavimento.
-Ora capisco perché Tomlinson ti ha spedito in camera ieri.-
Le mie sopracciglia si alzarono di un centimetro. -Come, prego?-
Per tutta risposta sbuffó.
-Ma che cazzo ti prende? Cos'ho detto di così urticante?- gli chiesi interrompendo l'allungamento e voltandomi a guardarlo.
-Sei fottutamente glaciale.- rispose senza preavviso con un tono di voce leggermente più alto, senza interrompere il suo riscaldamento.
-Io sono glaciale?- chiesi ironica alzando la voce a mia volta -Allora tu cosa sei? Un Calippo?-
Inclinó la testa come a chiedermi se veramente l'avessi paragonato ad un Calippo e mi chiesi mentalmente come mi fosse uscita di bocca una cosa del genere.
Decisi comunque di non mollare la presa sulla mia seccatura e aspettai che mi rispondesse.
-Sei arrivata qui e senza preoccuparti minimamente di un cazzo esordisci con "dovete smetterla di litigare per me", quando io letteralmente mi sono fatto squalificare dalla mia squadra per proteggerti.- sputó, ad un tratto incazzato pure lui.
Ero sempre piú basita.
-Per proteggermi?-
-Sí, Desiree, per proteggerti. Quella testa di merda di Evans è un figlio di papá del cazzo, te l'hanno detto ieri sera i tuoi amichetti? Suo padre è il finanziatore della squadra di Sheffield e con una stretta di mano ha fatto entrare il figlio in squadra. Sai cosa sarebbe successo se avessi incolpato lui di quello striscione?-
Rimasi in silenzio. No, i ragazzi non mi avevano detto nulla a proposito di Evans. Il mio cervello inizió a fare due piú due.
-Te lo dico io cosa sarebbe successo.- disse alzandosi e venendo dietro di me. Si accovacció e mi diede un colpetto alle gambe, invitandomi ad aprirle per farmi andare giú con la schiena fino a toccare il pavimento con la pancia. Mi aiutó spingendomi con i pollici sulle fossette di Venere e sentii gran parte della sua rabbia mentre mi stringeva i fianchi.
-Sarebbe successo che padre e figlio si sarebbero vendicati. Ti lascio immaginare come.-
Il suo palmo inizió a spingermi la schiena verso il basso e sentii i muscoli delle gambe tirare fortissimo.
-Sei rigida.- sussuró poi, dandomi un altro colpetto sulle gambe. Si alzó e recuperó la sua borraccia dal borsone. Era molto vero, non ero per niente rilassata e l'aver saltato allenamento negli ultimi giorni non aveva aiutato. Sospirai tornando su.
-Nessuno ti ha detto di finire l'esercizio. Ricomincia.- mi ordinó.
Mi iniziarono a fischiare le orecchie. Dio, odiavo sentirmi dare degli ordini, ma avevo capito che era la mia condanna sulla Terra, anche e soprattutto perché mi mettevo sempre contro persone a cui non potevo rispondere come avrei voluto. In primis, a casa con Louis, Harry, Niall, Liam e Zayn, poi lì in quel momento con Jason.
Tornai giù e respirai profondamente, spingendomi sempre più a fondo per toccare con il naso il pavimento.
-Posso?- mi chiese sfiorandomi le gambe da dietro. La sua voce era già cambiata e non mi ero accorta che era di nuovo dietro di me.
Annuii, sapevo cosa voleva fare. Passò le sue dita sotto alle mie cosce, estremamente vicino alle natiche, e le tirò delicatamente all'infuori, così che riuscissi a far toccare definitivamente la pancia al pavimento. Il contatto mi fece venire la pelle d'oca, ma sapevo che era dovuto al fatto che in quel momento ce l'aveva con me.
-Brava.- mi disse e tornò in piedi.
Mi rialzai lentamente anche io. Avrei voluto dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma non sapevo da dove iniziare.
-Mi dispiace.- sussurrai. Si voltò a guardarmi, di nuovo a braccia conserte, quasi a scrutarmi. -Immaginavo ti avessero dato la squalifica e non dovevi immolarti, né per me, né per la squadra.-
-Non c'è bisogno che tu dica niente. L'unica cosa che mi manda in bestia è che tu sostenga che si tratti di un "litigio" per averti, perché per me c'è ben altro. Non ho mai voluto mettermi tra te e Tomlinson.-
-Perché mi hai detto quelle cose all'ultimo allenamento, prima che arrivasse Harry?- non mi andava di dire esplicitamente "Perché mi hai detto che ti stai innamorando di me", ma speravo avesse colto il sottotesto.
Alzò gli occhi al cielo. -Non ho mentito, ho iniziato veramente a provare dei sentimenti per te, Desiree.- Sorrisi alla sua sfacciata sincerità -Ma, ripeto, non ho mai avuto l'intenzione di mettermi tra te e Tomlinson e mai lo farei. So quanto lo ami.-
La frase rimase nell'aria. Era palpabile una certa rottura della voce, ma mi era sembrato sincero nel contenuto.
-Allora cosa? Qual è il punto?-
Lo stavo facendo seccare. Mi sentivo un punteruolo che continuava a scavare nello stesso buco dell'albero, ma veramente non capivo dove volesse arrivare. In che senso per lui c'era "ben altro"?
-La vita è fatta di sfumature, cazzo, e se mi sono fatto squalificare per proteggerti è perché ci tengo veramente a te. Credi che sarei venuto a farmi scazzottare da Tomlinson ieri sera se non avessi avuto il valido e sacrosanto obiettivo di avvertirlo di Evans per tenerti al sicuro?-
Era tornato ad alzare la voce. Mi sentii svuotata dalle sue parole. Di certo avevo capito che aveva iniziato a tenerci, così come avevo assicurato a Louis e agli altri, ma credevo che la sua foga nel venire ad avvertire Louis di Jack Evans fosse più stata dettata da un accecamento momentaneo e anche più dall'idea di confrontarsi con il mio ragazzo. Non sapevo nemmeno bene cosa pensare e mi sentii stupida.
-Mi manda in bestia l'idea di averti messo in pericolo e mi odio profondamente per questo. Se becco quell'Evans in giro, ti posso giurare che lo mando nel sottosuolo.-
Era veramente incazzato e gli credetti sulla parola.
-Quindi- continuò prendendo fiato -Nessuno sta litigando per te, Desiree. Se Tomlinson lo sta facendo, è un idiota, perché non ha capito che non sono io il vero nemico.-
Annuii e abbassai lo sguardo. -Sì, in realtà è quello che ho cercato di spiegare a lui e agli altri ieri sera e stamattina.-
-Che cosa sanno di noi?-
Alzai nuovamente gli occhi sui suoi. -Tutto.-
La sua espressione fu di sorpresa. -Tutto?-
Annuii. -Desi, sanno di tutto questo?- chiese indicando l'ambiente in cui ci trovavamo.
Annuii di nuovo. -Louis mi ha proibito di partecipare alla gara.-
Calò il silenzio. Guardai Jason e lo vidi portarsi le mani al volto, sbuffando. -Cristo santo- sussurrò e si mise a sedere di fronte a me.
-Non potevo più tenerlo segreto, Jason. Harry lo sapeva e se non l'avessi detto io a Louis, l'avrebbe fatto lui e sarebbero stati cazzi ancor più amari.-
-Aspetta, quindi sanno che sei qui con me ora?- mi chiese confuso.
Scossi la testa -Ovvio che no.-
-Quindi hai mentito ancora?-
E che cazzo. -Sì, okay? Ho mentito ancora.- sbuffai.
-Perché l'hai fatto?- mi chiese inclinando la testa.
Questa volta alzai io gli occhi al cielo. -Perché ci tengo anche io a te, va bene? È questo che vuoi sentirti dire?-
Mi guardò con occhi più dolci e si mise a ridere. -Sì. In realtà sì.- mi sorrise.
Calò nuovamente il silenzio. Il "tabata workout" ormai era finito ed ero contenta che fosse sparito anche il nervosismo di Jason. Avevo aspettato tanto per poter finalmente avere quella conversazione con lui e mi sentivo molto più leggera.
-Quindi.. La gara è saltata, ma vuoi continuare ad allenarti?- mi chiese ancora.
-Chi ha detto che la gara è saltata?-
-Non so, non è mi sembrato di capire che Tomlinson sia entusiasta dell'idea.-
-Dovrai trovare un motivo piú valido se ti vuoi liberare di me cosí in fretta.- risposi alzandomi di nuovo in piedi. Mi avvicinai e gli tesi le mani per farlo alzare da terra.
Alzó le sopracciglia e mi sorrise, quasi con un ghigno malizioso.
-Ah capisco.- accettó l'invito delle mie mani e si tiró su -Finirai in camera un'altra volta per questo?-
Lo guardai di sbieco, anche se sapevo che voleva prendermi in giro.
-Fai in modo che ne valga la pena.-
***
Ficcai velocemente la maglietta con i pancackes nel borsone e mi infilai una vecchia felpa che avevo ritrovato sul fondo. Lanciai un'occhiata all'orologio e confermai di nuovo a me stessa che era tardissimo. Le 15:00 erano passate di un quarto d'ora e Louis era stato estremamente chiaro sull'orario entro il quale sarei dovuta essere a casa.
-Pronta?-
Mi voltai. Jason aveva infilato la testa nello spogliatoio, con i capelli ancora bagnati dalla doccia. Notai che era una delle prime volte che lo vedevo senza la sua solita bandana nera intorno alla testa e dovevo ammettere che la sua capigliatura classicamente disordinata gli donava parecchio.
-Arrivo, sono in ritardo.- risposi frettolosamente legandomi i capelli in una coda alta.
-Dammi il borsone, lo porto io.-
Entró e, prima che potessi protestare, prese la mia borsa e se la caricó sulla spalla libera.
-Ti sei sparata in vena una fialetta d'ansia mentre facevi la doccia?-
Annuii distrattamente al suo commento e lo seguii fuori dalla porta, infilandomi nuovamente la giacca di jeans.
-Vivici tu con i tuoi quattro migliori amici e il tuo fidanzato iper protettivi, poi ne riparliamo.-
Lo sentii sbuffare mentre percorrevamo i corridoi deserti della scuola.
-Sei tu che ci vivi, infatti.-
Corrucciai il volto e gli lanciai un'occhiata. -Cosa vorresti insinuare?-
Aprii il portone aspettando un'altra sua risposta acida, ma qualsiasi cosa disse non la sentii, perché il battito accelerato del cuore prese il sopravvento. Lí davanti alla scuola c'era Louis, appoggiato alla sua macchina con le braccia incrociate.
Sbuffó in una smorfia e sillabó: -Cosí prevedibile- scuotendo la testa.
***
Le sue parole mi arrivarono dritte in faccia come uno schiaffo e mi bloccai lí dov'ero. Mi venne quasi il codardo istinto di girare i tacchi e tornamene al sicuro dentro alla scuola, ma lo sguardo assassino di Louis era magnetico e mi attirava a sé, alla ricerca di guai. E il guaio ero io.
Sentii che anche Jason si era irrigidito di fianco a me, ma l'impressione duró solo qualche secondo, perché mi mise una mano sulla schiena e mi invitó ad avanzare. D'altronde l'ultima cosa che volevo era mostrarmi titubante nella scelta di voler proseguire nella gara con Jason, ma sostenere una tale decisione sotto agli occhi di Louis mi sembrava lí per lí una missione suicida.
Scesi le scale affiancata da Jason e rimasi sul penultimo scalino per lasciare una minima distanza da Louis. Mi confortava l'idea di essere un po' piú alta della sua linea dello sguardo. Jason non mi imitó e si trovó praticamente faccia a faccia con Louis, sul gradino inferiore al mio.
-Sei venuto a controllarmi?- chiesi.
Il mio tono di voce non lo scompose minimamente, anzi. Sembrava addirittura tranquillo.
-No, volevo parlare con Price, in realtá.-
Corrucciai le sopracciglia e voltai lo sguardo su Jason, ma lui sembrava perplesso quanto me.
-Come facevi a sapere che mi avresti trovato qui?-
Louis sbuffó in una risata ironica. -Per favore Price, riconosco le cazzate di Desiree quando me le scrive per messaggio, figurati quando me le dice in faccia.-
Mi sentii mortalmente offesa e gli lanciai un'occhiata assassina.
Louis ricambió lo sguardo e inclinó la testa. -Con Sophie, eh? Dai, Desi, ti ho lasciata andare anche se sapevo che ti saresti vista con lui, credo di essere stato molto gentile.- spostó lo sguardo su Jason. -Ora, mentre Desi sale in macchina vorrei dirti due cose.-
Non accomodai l'implicito invito di Louis ad entrare nell'auto e anzi piantai i piedi a terra, all'ascolto. Non che sembrasse essere interessato, comunque.
-Prima cosa.- inizió, senza staccarsi di un millimetro dalla posizione rilassata, appoggiato alla carrozzeria dell'auto -Grazie per essere venuto ieri sera.-
Mi andó di traverso la saliva e Jason mi lanció un'occhiata. Sembrava aver fatto anche lui un deglutimento di troppo. Mi ricomposi per finire di sentire il discorso del mio ragazzo.
-Ci ho pensato stanotte e stamattina e non era affatto scontato che tu venissi da noi per riferirci di Evans. Quindi, grazie.-
Non sembrava essersi affatto sforzato a pronunciare quella parole. Sembrava.. sincero?
Jason alzó le sopracciglia e le spalle. -Non l'ho fatto per te, ma comunque. Prego.-
-Seconda cosa.- continuó Louis, non curante del sarcasmo di Jason -Bella trovata la gara di ballo, estremamente simpatica, ma penso tu ti sia divertito abbastanza alle mie spalle, che ne dici?-
Mi era sembrato tutto troppo bello. Guardai preoccupata Jason per cercare di fargli capire con gli occhi di lasciar perdere, ma fu abbastanza inutile.
-Nessun divertimento, Tomlinson. Giá che sono stato squalificato dalla squadra, non ho alcun motivo per non continuare a ballare con Desi.-
-Sí, certo.- disse Louis sarcastico. Si staccó finalmente dall'auto e si giró verso di me, quasi sorpreso di vedere che non ero ancora entrata in macchina. Mi fece un cenno con il capo, ma non avevo voglia di essere accondiscendente, almeno in quel momento che ero codardamente al sicuro.
-Sai giá che faró comunque questa gara di ballo.- commentai alzando le sopracciglia, con un leggero tono di sfida.
Louis sospiró ed aprí la portiera dell'auto. -Fra le duecento cose che dobbiamo risolvere, Desiree, francamente questa è l'ultima della lista.-
Si giró nuovamente verso Jason. -E tu sei avvertito.-
Il suo sguardo si era tutto d'un tratto infiammato e le sue parole suonarono come una vera e propria minaccia. Si guardarono per un lungo secondo, poi Louis entró in macchina e io lo imitai, facendo cenno silenzioso a Jason di non preoccuparsi e che l'avrei richiamato.
Louis azionó la macchina e con una sgasata ci allontanammo dalla scuola e da Jason. Piombó di nuovo il silenzio. Santo cielo.
***
Non dissi niente per tutta la durata del viaggio. Il mio telefono squilló incessantemente per diverse volte, mostrandomi in anteprima il nome di "Jason". Alla terza chiamata e al decimo sospiro nervoso del mio ragazzo mi decisi a impostare il silenzioso.
Louis mi incuteva timore, ma ció non voleva dire che potesse decidere sulla mia vita e se lo faceva era perché ero io che gli davo il potere di farlo. Certo, questo non mi legittimava a raccontargli un mucchio di cazzate.
Imboccammo il vialetto di casa e Louis parcheggió velocemente, spegnendo poi la macchina.
-Sono tornate le bambine?- chiesi ricordandomi che le piccole erano state smistate tra i genitori di Niall, Zayn e Liam. Dovevo assolutamente chiamarli per ringraziare, erano sempre stati gentilissimi con me e con la mia famiglia.
-No, ti ricordo che stamattina non abbiamo finito di parlare e ci hai appena dato un nuovo motivo per continuare la discussione.-
Mi morsi il labbro. -Sei arrabbiato?-
Louis mi guardó. Il suo volto era stanco, ma i suoi occhi sembrarono addolcirsi. -Sei carina, piccola e una gran bugiarda e lo sei sempre stata. So che vuoi provocarci e che ami tirare la corda, ma questa volta hai decisamente superato il limite.-
Mi sentii esattamente come mi aveva descritto, carina nella mia giacca di jeans e con le guance arrossate dall'imbarazzo, piccola sotto al suo sguardo perentorio e una gran bugiarda per tutte le stronzate che gli avevo rifilato in quelle due settimane.
-Voglio davvero fare quella gara, Louis.- sussurrai.
-Se vuoi fare quella gara va bene, ma non con Price.-
-È l'unico ballerino in grado di starmi dietro, dico sul serio. Senti, cerca di dimenticarti del Jason di basket e pensalo in tutt'altro contesto.-
Louis scosse la testa guardandomi fisso. Non c'era niente da fare, era inutile insistere.
Sospirai. -Lasciamo stare.- Aprii la portiera, ma Louis si allungó per fermarmi e la richiuse con uno scatto.
-Sai che ci sono delle regole in casa, giusto?-
Mi ammutolii. Era tornato il tono severo. Sapevo benissimo dove sarebbe andato a parare. Annuii.
-Rispetto a tutte le scelte che hai deciso di prendere nelle ultime settimane, a quante regole hai disubbidito?-
Deglutii. -Qualcuna.-
-Piú di qualcuna, a quanto mi risulta.-
Non dissi niente e aspettai che continuasse a parlare. -Sai giá cosa succede adesso, Desiree. Prendi quello che ti meriti. Voglio che ora che entriamo in casa, tu vada su in camera tua e inizi il corner time finché non arrivo.-
Distolsi lo sguardo dal suo e fissai un punto fuori dal finestrino. Santo cielo, sapevo sarebbe successo. Le sue parole avevano scatenato un mix di emozioni dentro di me e il mio stomaco era rotolato sotto ai piedi. Mi sentivo sempre cosí quando stavo per essere punita. Louis aveva la strana capacitá di sapermi sottomettere a livello mentale molto prima che a livello fisico. Da una parte, la cosa mi eccitava, dall'altra la consapevolezza di cosa mi attendeva mi metteva addosso una paura fottuta.
-Forza.- mi disse aprendo la portiera. Dopo un secondo lo imitai e scesi dalla macchina, porgendogli il mio borsone visto che aveva una mano tesa per togliermelo dalla spalla.
Mi portai una mano alla fronte mentre percorrevamo il vialetto e feci un profondo sospiro. Infiló la chiave nella serratura e mi aprí la porta, facendomi cenno di precederlo. Nel salone c'erano Liam ed Harry, seduti sul divano.
-Ciao.- sussurrai titubante, non sapendo bene cosa fosse successo in casa dopo la mia fuga, ma entrambi mi sorrisero. Lo interpretai come un via libera e mi avvicinai verso Harry, che mi accolse tra le sue braccia e mi fece sedere sulle sue gambe. Liam si avvicinó e inizió ad accarezzarmi piano i capelli.
-Desi.-
L'avvertimento di Louis mi arrivó forte e chiaro. Dovevo andare in camera, non era concessa alcuna captatio benevolentiae, ma sapevo giá cosa mi attendeva, quindi continuare a disobbedire non mi avrebbe causato chissá quale altro abisso.
Sbuffai e guardai Harry. Il suo sguardo era quasi divertito, sapeva che mi ero cacciata un'altra volta nei guai e di certo non sarebbe potuto intervenire come aveva fatto la sera precedente. Questa volta ero sotto le mani di Louis, non di Zayn e non potevo farci proprio nulla.
-Harry, ti prego.- mormorai petulante.
Rise e mi lasció un bacio fra i capelli.
-Sapevi giá che le avresti prese e sai anche che te le meriti, hai fatto tutto da sola.-
Sbuffai. -Utilissimo, grazie.-
-Desiree, se ti fai richiamare un'altra volta, ti sculaccio qui, immediatamente.-
Harry mi diede un colpetto sulla schiena, invitandomi ad alzare prima che Louis si incazzasse davvero. Obbedii e lanciai uno sguardo arrabbiato al mio ragazzo, che ricambió alzando le sopracciglia, quasi a chiedermi se lo stessi ancora sfidando.
Corsi via su per le scale, iniziando giá a pregare di non averlo fatto incazzare ulteriormente.
***
Inspirai, espirai ed aprii gli occhi. Mi restituiva lo sguardo l'angolo di congiungimento delle due pareti bianche della mia camera. Era iniziato il corner time e non sapevo quanto sarebbe durato. Mezz'ora? Speravo meno. Una volta ero rimasta a fissare il muro per un tempo infinito, con Louis nella stessa stanza per niente dell'idea di darmi l'ordine di staccarmi. Anche in quell'occasione l'avevo combinata grossa, perché, senza il suo permesso e senza averlo avvertito, avevo preso la sua macchina e avevo guidato tutta una notte per arrivare puntuale la mattina dopo a Londra per un'audizione importantissima, alla quale Louis mi aveva espressamente vietato di partecipare a causa di una costola incrinata.
Mi ricordavo perfettamente il rientro a casa. Era bastato uno sguardo per farmi dirigere all'angolo della camera. Ero rimasta almeno un'ora a fissare la parete, con la consapevolezza che lui era lí dietro di me, seduto alla scrivania a studiare, ma pronto ad ordinarmi di andare sulle sue ginocchia in qualsiasi momento.
Giá quella volta l'attesa era stata estenuante. Le sensazioni si moltiplicavano, creando un cocktail di ansia, timore e adrenalina aspettando un destino giá segnato. Sentivo la pancia in subbuglio.
Mi ero anche cambiata, come da prassi. Le regole volevano che rimanessi a gambe scoperte, senza pantaloni e con indosso solo le mie mutandine e un top nero attillato, che tenevo religiosamente piegato nel mio armadio, da utilizzare solo in quelle occasioni. Sentirmi cosí esposta mi imbarazzava. In fondo, Louis sarebbe potuto entrare in qualsiasi momento e mi avrebbe trovata lí, a sua completa disposizione, pronta a ricevere la punizione. D'altra parte, mi eccitava perdere il controllo. C'era una certa libertá nel permettere a qualcun altro di assumersi la responsabilitá su di te e sulle tue azioni e io e Louis ci muovevamo perfettamente in quelle circostanze.
Lui conosceva i miei limiti e sapeva farmi tornare al mio posto, esercitando la sua posizione e il suo controllo su di me. Io glielo lasciavo fare, perché ne avevo bisogno. Ci completavamo perfettamente. Ció non toglieva comunque la sensazione di paura e timore nell'attesa di essere sottomessa.
Sentii una stretta alla pancia a quei pensieri ed espirai di nuovo, lentamente, cercando di far rallentare il battito cardiaco. Quando sarebbe arrivato? Giá non ce la facevo piú e sapevo che erano passati piú o meno 15 minuti.
Speravo solo che avesse escluso dalla punizione il paddle. A volte lo usava, un po' random, quando aveva voglia o quando era stanco, ma io lo odiavo. Avevamo concordato di comune accordo di non usare strumenti nelle punizioni, quindi erano vietati frustini, spazzole, verghe e tutti quei tremendi oggetti che mi incutevano un gran terrore, ma il paddle era stato concesso. Sapevo che non faceva eccessivamente male e, anzi, nello spanking erotico addirittura mi era piaciuto alle volte.
Ma nelle punizioni la faccenda era diversa e Louis non si limitava affatto nella sua forza quando era incazzato. E sapevo che lo era e se avesse utilizzato il paddle, non sarei stata in grado di sedermi per giorni. Sentivo ancora il dolore delle sculacciate di Harry e mi chiesi se sarei dovuta passare anche sotto le mani di Zayn, Niall e Liam.
Zayn era forse quello che temevo di piú insieme a Louis e ne avevo giá dato prova la sera prima. In realtá, anche Niall e Liam sapevano essere estremamente severi, ma almeno erano piú razionali e cercavano sempre di rispettare i miei tempi.
Sospirai. Intrattenermi con i pensieri sulle punizioni ricevute negli anni non faceva passare il tempo e sapevo anche che Louis voleva che durante il corner time riflettessi sui miei errori. Di stronzate ne avevo fatte parecchie, e Louis e gli altri non sapevano ancora proprio tutto. Escluse le parole di Jason sui sentimenti che provava per me, che, peró, non consideravo propriamente una bugia visto che Louis c'era arrivato da solo, c'era ancora una questione veramente spinosa e che avrebbe aggravato la mia situazione. Per di piú perché si trattava delle piccole.
Abbassai lo sguardo e pensai che non era grave fin tanto che avevo la possibilitá di risolvere la questione senza che Louis e i miei migliori amici lo venissero a sapere. Avevo ancora tempo.
Rizzai immediamente la testa non appena sentii un rumore di passi fuori dalla porta. Il battito ricominció a martellare nel petto e cercai di acuire l'udito per capire se fosse Louis e se stesse per entrare in camera.
La porta si aprii. Le voci erano due.
-No, Cecily ed Elizabeth le posso accompagnare io domani.-
-Fai due giri?-
-Sí, per forza, ma non è un problema. Porto prima Jordan e Jenni all'asilo, torno a casa e prendo su la Ce ed Eliz. Anche perché sicuramente Jenni vorrá me.-
Alzai gli occhi al cielo. Louis e Zayn erano entrati in camera e sapevo che non potevo fiatare, anche se stavano parlando delle mie piccole e del loro primo giorno di scuola. Col cazzo che Zayn avrebbe accompagnato Elizabeth senza di me. Non si iniziavano le scuole medie tutti i giorni e mai mi sarei persa l'evento che la mia piccola stava aspettando da tutta l'estate.
Sentii Zayn appoggiarsi allo stipite della porta, mentre Louis era dietro di me a rovistare sulla mia scrivania. Sospirai impaziente. Odiavo quando facevano cosí. Palesemente mi stavano ignorando, ma io ero lí in attesa di essere punita e il fatto che passassi inosservata mi faceva ancor di piú innervosire e venir voglia di sbattere i piedi.
-Le vado a recuperare tra poco.- disse ancora Zayn.
-Sí, qui ci vorrá un'oretta.- rispose distrattamente Louis. Sentivo il rumore di fogli spostati e mi chiesi cosa stesse cercando, probabilmente le copie dei documenti d'iscrizione di Eliz e Luke.
-Dai, tranquillo Lou, li cerchiamo dopo.- disse infatti Zayn e si rialzó dallo stipite. -Chiudo?-
Non ricevette risposta, ma intuii che Louis avesse annuito, perché Zayn se ne andó chiudendosi la porta alle spalle.
Tornó il silenzio, rotto soltanto dal fruscio dei fogli. Sentivo la presenza di Louis dietro di me e non riuscivo a capire di che stato d'animo fosse. Ormai era troppo imprevedibile, ma il suo respiro mi sembrava calmo e regolare.
Sospiró e appoggió i documenti che aveva in mano sulla scrivania. Il mio battito deceleró e perse un colpo, percependo che Louis stava per rivolgere le sue attenzioni a me. Si tolse le chiavi e il cellulare dalle tasche dei pantaloni e li appoggió velocemente sul tavolo, controllando prima che non ci fossero chiamate perse.
Sentii ancora il fruscio dei suoi vestiti e capii che si era sfilato la felpa, probabilmente per rimanere in maglietta a maniche corte. La temperatura della camera sarebbe salita presto.
-Allora.- Chiusi gli occhi sapendo che sarebbe iniziata in quel momento la mia fine. Il suo tono era serissimo e decisamente incazzato. -Iniziamo.-
Colorate la stellina🌟
P.s. Se iniziassi a mettervi qualche immagine AI della storia?
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