Capitolo 34
-Non è la persona che credi, Harry. Dico sul serio.-
Guardai il mio migliore amico negli occhi, cercando di comunicare con lo sguardo la sicurezza con cui avevo condotto le mie spiegazioni su Jason.
-Non mi capacito del fatto che tu ti stia così impegnando per difendere quel figlio di puttana.-
Sospirai e mi ritrassi, appoggiando la testa sul muro della sala da ballo. Eravamo ancora lì dopo tutto il casino che era successo e non avevo idea di che ora fossero. Nemmeno lo stomaco aiutava, perché, rigirato com'era, non aveva né borbottato, né dato segni di fame, ma ero comunque abbastanza sicura che l'ora di pranzo fosse già passata da un pezzo. Il labbro di Harry, dopo le medicazioni, non sanguinava più e anche lui si era incredibilmente calmato. Forse, aveva capito di aver avuto una reazione al di fuori del normale, così come gli era capitato altre volte, e aveva anche intuito di avermi spaventata. Dopo i vari cerotti, i suoi occhi erano tornati del loro verde limpido e anche la sua voce era tornata quella di sempre, ma ero perfettamente consapevole che si era tranquillizzato solo per non farmi piombare nel mutismo, cosa che mi caratterizzava totalmente quando mi si metteva alle strette. Percepivo il suo sospiro forzatamente lento, i muscoli tesi, la mascella serrata.
Nonostante questo, mi ero alla fine convinta a dire su Jason, semplicemente, la verità, a raccontare tutto quello che era successo dall'inizio, dalla partita Sheffield-Doncaster al Cask Corner, dall'incontro fortuito in Polveriera alla sorpresa nell'ufficio della Pichler. Tralasciai solo l'ultima frase che Jason mi aveva sussurrato all'orecchio, non avendola per prima ancora metabolizzata. Harry era rimasto tutto il tempo in silenzio, con lo sguardo fisso sulla parete opposta della palestra, quasi senza battere ciglio.
-Non ti ho raccontato tutto questo per giustificarmi, Harry.- replicai senza peli sulla lingua. Era la verità. Avevo dato spiegazioni solo per non far sembrare le cose peggiori di come erano in realtà, ma non avevo detto niente per giustificarmi. Ero, nonostante l'ultima discussione avuta con Jason, sicura di quello che avevo fatto e non mi sentivo nemmeno più di pentirmene.
Per la prima volta, Harry si girò a guardarmi e alzò le sopracciglia, quasi sorpreso nel sentirmi rivolgere a lui in quel modo.
-Come hai detto, prego?-
Ricambiai lo sguardo e lo sostenni, per niente incline a cambiare tono.
-Ti ho raccontato come sono andate le cose. Sì, è vero. Ho fatto una cazzata terribile a non dire tutto subito a Louis, ma è successo solo perché avevo paura della reazione che avrebbe potuto avere nei suoi confronti. E, a giudicare da quella che hai avuto tu, ho fatto più che bene.-
Ancor più incredulo, Harry si sporse sulla panca, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e congiunse le mani, tenendo gli occhi fissi piantati sui miei. Non era esattamente da me replicare in quel modo, specie nei confronti del mio migliore amico, che, come sapevo, odiava essere contraddetto.
-Desi, ti avverto. Se pensi di poter rispondere da splendida a me o ad uno degli altri senza conseguenze, ti sbagli di grosso. Vedi di abbassare i toni perché tra cinque minuti ti ritrovi sulle mie gambe, hai capito?-
Ammutolii. Il suo tono di voce era estremamente calmo, ma nei suoi occhi era passato uno scatto di rabbia che avrei fatto meglio a non far riapparire. Sì, sapevo perfettamente che sulla disciplina non si transigeva in presenza di Louis, Harry, Niall, Liam o Zayn e l'avevo sperimentato tante volte da quando ero piccola, visto che, in fondo, mi avevano cresciuta loro, ma appena Harry pronunciò quelle parole non riuscii a deglutire il groppo che mi era appena salito in gola e rimasi in silenzio.
-Molto bene, ci siamo capiti.- annuii Harry dopo qualche secondo e mi si avvicinò, accovacciandosi davanti a me sulle ginocchia e prendendomi le mani. Abbassai gli occhi sui suoi e notai che avevano già un velo di dolcezza in più.
-Desi, mi spieghi cosa ti sta succedendo? Perché ad un tratto ti senti in dovere di difendere Jason?-
-Non lo voglio difendere.- cercai di spiegare appena mi tornò la voce -Semplicemente, ho voluto conoscerlo meglio e ho scoperto che è una bellissima persona. Mi ha chiesto anche scusa per come si è comportato in campo nell'ultima partita, mi ha detto che è stato un idiota e che avrebbe solo voluto riparare per avermi in qualche modo offesa.-
Avevo ormai perso totalmente le speranze di poter essere in qualche modo capita. Ma avrei dovuto aspettarmelo. Jason, d'altronde, non si era presentato nei migliori dei modi alla famigliola. A ben pensarci, la successione dei suoi onori di casa era stata un pugno a Dave l'anno prima, una frase sporca su di me a Louis, una rissa con Harry. Il miglior modo per creare una solida base d'amicizia.
Harry sospirò e si portò una mano alla fronte, come se volesse riflettere su quella che sapeva già in partenza essere una stronzata.
-Sai qual è il fatto, Desi? Vorrei davvero provare a farti capire, con le buone o con le cattive, quanto sia stato pericoloso tutto ciò che hai fatto, sebbene le tue buone intenzioni ma, allo stesso tempo, non riesco a non convincermi del fatto che ciò che mi stai raccontando su Jason sia la verità.-
Rimasi in silenzio, sbigottita. Ero davvero pronta a tutto, ma non certo al fatto che Harry mi credesse.
-Sai perché dico questo?- continuò, tornando a guardarmi -In tutti questi anni che ti conosco, non ti ho mai visto fidarti di qualcuno al di fuori di me, Louis, Zayn, Liam e Niall. Sebbene tu sia circondata da persone che non desiderano altro che averti come amica, sia a scuola, sia qui a danza, sia in qualsiasi altro contesto, tu non hai mai davvero aperto il tuo cuore a nessuno. E io so il perché. Come fidarti di qualcuno se l'unica persona di cui ti potevi fidare dalla nascita, tua mamma, ti ha abbandonata? Ne ho sempre parlato con gli altri di questa tua diffidenza, che spesso hai anche con noi. Non sempre ci dici le cose, quest'estate ci hai addirittura tagliati fuori da una questione importantissima per cui era ovvio che avevi bisogno di aiuto. Ti ricordi quando tuo papà se n'è andato in quell'incidente, anni fa? Ti eri chiusa a riccio, non spiccicavi parola tutto il giorno, sebbene continuassi a pensare alle piccole come sempre. Per questo, ti credo se mi dici che Jason, in realtà, non è quello che pensiamo. Non sei una sprovveduta. Significa che, in qualche modo, ha fatto breccia nel tuo cuore e se ti sei fidata di lui, non posso che esserne, in qualche modo, contento.-
Mi accorsi di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo in cui Harry aveva parlato. Espirai dal naso e una piccola lacrima mi scese dagli occhi, seguendo la linea della mia guancia. La raccolsi con le dita prima che cadesse e annuii, abbassando gli occhi, incapace di rispondere. Harry si alzò, si sedette di fianco a me sulla panca e mi prese il volto, costringendomi a guardarlo.
-Con questo, ripeto, non sto in nessun modo approvando i tuoi comportamenti. Facendo così sei solo ulteriormente passata dalla parte del torto e spero sia inutile dirti che ne devi parlare immediatamente con Louis.-
Rimasi in silenzio. Non avevo ancora pensato al fatto che raccontare tutto ad Harry avrebbe immediatamente comportato la confessione al mio ragazzo.
-Desi? Mi hai capito?-
Harry mi scrutò con quei suoi occhi profondi. Cercai di abbassare lo sguardo, ma Harry aveva bloccato il mio mento tra le sue dita e mi impediva di distogliere l'attenzione da lui. Non poteva davvero pensare che avrei raccontato tutto a Louis, così, come se niente fosse, del tipo: "Sai Louis, oggi ho fatto la spesa, ho giocato con Lucy e Anne, ho studiato per il prossimo esame all'università ah, sì, e sto preparando una importantissima competizione a livello internazionale in balletto a due con Jason. Come dici? Chi è Jason? Ma Louis, ovvio, Jason! Il tipo che stavi per far nero all'ultima partita di basket, proprio lui. Ah e sai cosa? Mi sta pure simpatico." Comunque Harry non sembrava essersi preoccupato delle modalità con cui avrei comunicato la notizia al mio ragazzo. O rispondevo di sì o rispondevo di sì, non c'erano altre soluzioni.
-Harry, ascoltami..-
-No, Desi. Niente "Harry" e niente "ascoltami". Non farmi incazzare perché divento una belva e la giornata non è iniziata per niente bene, non mettermi alla prova.-
A quel punto sospirai anche io, spazientita. Con uno strattone mi librerai dalla mano di Harry che mi teneva ferma e mi alzai dalla panca. Dio, quanto mi faceva innervosire.
-Cazzo Harry, non è così semplice, è di Louis che stiamo parlando. E comunque il problema è mio e lo gestisco io, va bene? Tu non c'entri niente, non devi rompermi le palle .-
A quel punto Harry non ci vide più, avevo detto esattamente le cose che gli avrebbero fatto partire l'embolo. Si alzò dalla panca e con una manata d'ira fece volare via la borsa del pronto soccorso, che si aprì e tutto il contenuto sul pavimento si riversò sul pavimento.
-Ma certo, perché tu sai sempre fare tutto da sola, sai tutto tu.-
Sobbalzai interiormente, ma non mi mossi di un millimetro mentre Harry urlava.
-Ma ci pensi a come cazzo ci fai stare? Ma chi sono io? Il tuo migliore amico o un fottuto sconosciuto? E Louis? Tutti sti segreti, da quando in qua? E tutto per quello stronzo di Jason? Oh ma come cazzo stai?-
Non mi lasciò nemmeno il tempo di replicare a quella raffica di domande retoriche. Afferrò la felpa abbandonata per tutto quel tempo sull'angolo della panca e mi mandò a fanculo, uscendo dalla sala da ballo e lasciandomi lì da sola, con il flacone di acqua ossigenata che ancora rotolava per il pavimento.
***
-Ciao micia.-
Sorrisi alla mia piccola Anne mentre mi saltava addosso per salutarmi appena varcata la soglia di casa. Feci scivolare il borsone di danza per terra e me la sistemai meglio tra le braccia schioccandole tanti piccoli baci su quelle guance che mi facevano impazzire.
-Lo sai che oggi Louis ci ha fatto fare le bolle di sapone giganti?-
-Ah sì? Ma che meraviglia!-
Mi buttai a sedere sul divano della sala con lei in braccio e ascoltai il resoconto della giornata. Quanto era bella la mia piccola, sarei stata ore abbracciata lì con lei e con tutte le mie sorelline a sentirle parlare con tutti quei loro discorsi.
-E poi Niall ci ha fatto le frittelle.- Anne si alzò in piedi sulle mie ginocchia e indicò il biondino che stava uscendo dalla cucina tenendo in braccio Sarah, entrambi completamente sporchi di farina. Con loro uscirono anche Cody e Luke che corsero a buttarsi sopra di me, il loro modo gentile per dirmi che gli ero mancata.
-Sì e Anne, se non sta attenta, è la prossima frittella che mi mangio.- commentò Niall posando Sarah sul divano e avvicinandosi pericolosamente ad Anne facendole segno di iniziare a scappare. In risposta, la mia piccola iniziò ad urlare e si mise a correre in giro per tutta la sala cercando di non farsi acchiappare.
Dopo un paio di giri, Niall la prese al volo e se la caricò a sacco di patate sulla spalla.
-Forza, venite ad aiutarmi a pulire in cucina.-
-No, loro restano qui con me.- commentai io riemergendo dall'abbraccio con i miei fratellini e feci la linguaccia a Niall.
-Va bene, Desi. Allora tu sarai la prossima frittella che mangerò.-
Gli sorrisi e, in risposta, mi fece l'occhiolino.
-Va bene, allora pulirà tutto Anne da sola.- disse alla mia sorellina, ancora con la ridarella a testa in giù sulla sua spalla e tornarono in cucina seguiti da Sarah.
Sprofondai ancora un po' nel divano. -Chi c'è in casa, mici?- chiesi a Cody e Luke.
Cody mi mise una mano in faccia per rialzarsi e mi rispose che Zayn e Liam erano in taverna a giocare alla playstation con Eliz e Cecily e che al piano di sopra c'erano Harry e Louis con le altre. Mi si gelò per qualche secondo il sangue, ma non lo diedi a vedere. Dopo che Harry aveva fatto la sua uscita da prima donna dalla palestra ero rimasta in sala da ballo per un altro paio di ore, a provare, da sola. Ballare mi aiutava anche a riflettere e dovevo ammettere che sicuramente il mio migliore amico aveva ragione su tutto, tanto più che aveva addirittura detto di credermi quando dicevo che Jason, in realtà, era una bella persona. Mi ero comportata obiettivamente da egoista, non solo con Louis, ma con tutti.
Schioccai un bacio a Cody e Luke e dissi loro di tornare in cucina ad aiutare Niall a mettere a posto, per poi prendere il borsone e salire al piano di sopra. Mi affacciai nell'unica cameretta da cui si sentivano provenire delle voci e delle risate e trovai tutte le mie restanti sorelline a giocare a sardina, mentre Harry e Louis erano in disparte, seduti per terra e appoggiati al muro a parlare. Notai subito la linea della mascella di Harry indurirsi non appena mi vide, mentre Louis mi sorrise, felice di rivedermi dopo tutta la giornata. Si alzò da terra e mi raggiunse, scavalcando tra le risate le piccole che non volevano interrompere il giro della cantilena.
-Ciao, piccola. Come stai? Sei tornata prima o sbaglio?-
Annuii e gli lasciai un piccolo bacio sulla guancia. -Sì, ero stanca e volevo stare un po' qui con le piccole.- Louis mi guardò preoccupato.
-Sicura di stare bene? Vai a riposarti in camera. Le piccole mi hanno obbligato a giocare con loro al prossimo turno, ma magari Harry può farti un po' compagnia.-
L'interessato si alzò a sua volta al cenno di Louis e venne verso di me. -Volentieri.-
Magnifico. In realtà, non avevo alcuna voglia di parlargli. Sì, okay, sapevo che aveva ragione su tutto, ma non volevo dargli la soddisfazione di sentirselo dire.
Tirai un sorriso e, dopo aver salutato le mie piccole, andai in camera, seguita a ruota da Harry che si chiuse subito la porta alle spalle. Nel silenzio che seguii mentre mi toglievo la felpa per mettermi comoda sentii che Harry era rimasto lì, appoggiato alla porta, probabilmente, conoscendolo, a braccia conserte aspettando che parlassi io per prima.
Mi presi il mio tempo per cambiarmi, in tutta tranquillità e, una volta in tuta, mi girai finalmente a guardare il mio migliore amico, che, ovviamente, era proprio nella posizione in cui l'avevo immaginato.
-Cosa c'è?- chiesi alzando le sopracciglia.
-Ah, siamo ancora in fase di attacco? Lascerei stare quella tattica e adotterei la difensiva, secondo me ti riesce meglio.-
-A te invece riuscirebbe meglio lo stare zitto, peccato che sprechi sempre buone occasioni per farlo.-
Non passò neanche un secondo da che avevo chiuso la bocca che feci solo in tempo a vedere lo scatto d'ira nei suoi occhi e il movimento veloce che fece per staccarsi dalla porta e raggiungermi. Mi prese per un braccio, mi voltò e sentii subito uno schiocco, accompagnato da una fitta alle natiche.
-Dai, dillo di nuovo.-
Dalla sorpresa non riuscii a dire niente, anche se, forse, me lo sarei dovuto aspettare. Harry aspettò qualche secondo, poi lasciò la presa e si sedette con calma sulla sedia girevole della scrivania. Si alzò le maniche della felpa al gomito, incrociò le dita delle mani e attese in silenzio che parlassi. Brutto stronzo.
-E non dire che non ti avevo avvertita.-
Sì, l'aveva fatto, proprio quella mattina. Decisi di non dargli la soddisfazione di commentare e mi appoggiai con una mano alla scrivania.
-Lo sai che ti avrei chiesto scusa per quello che ti ho detto in palestra.- dissi portandomi l'altra mano dove mi aveva colpito. Non mi aveva fatto male, era stato più un gesto simbolico che altro e questo lo sapevo bene.
-Certo, ma di fatto non ho ancora sentito nessuna scusa. E sono passate più di due ore.-
-Pensavi che ti sarei corsa dietro?-
Guardai i suoi occhi verdi e un piccolo guizzo di tristezza mi sembrò rispondere "Sì", ma la risposta fu solo: -Mi stai prendendo in giro?-
Mi accovacciai sul letto, proprio davanti a lui.
-No, scusami. Senti Harry, mi dispiace per averti detto quelle cose.-
-"Quelle cose" quali?-
Ecco, di nuovo. Quando facevano così mi mandavano in bestia. Sapeva benissimo a cosa mi stessi riferendo, ma voleva essere sicuro che lo sapessi io.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo. -Di averti detto che non c'entri niente con la mia vita, ma sai benissimo che ero solo incazzata.-
-Non si tratta solo di quello che mi hai detto in palestra. Ci stai escludendo dalla tua vita, Desiree, come fai di solito. Ma questa volta per una questione abbastanza grave.-
-Non è grave. Cambia punto di vista e fidati di me. So quello che ho fatto e quello che sto facendo. Te l'ho già detto, c'è stato un equivoco. Jason non è la persona che credete. O meglio, diciamo che non si è fatto conoscere nella maniera migliore.-
-Dici? Lo sai cosa ha detto a Louis in campo il giorno della partita?-
Feci un cenno con la testa, spostando lo sguardo verso la finestra della camera.
-Louis non voleva assolutamente che te lo dicessimo, ma, visto che lo sai, ti rendi conto di che razza di persona hai deciso di fidarti? E poi, scusami, ma cosa cazzo pensavi di fare la prima volta che ti ha scritto quel messaggio quando ti ha chiesto di vedervi? Tu sei andata così, tranquilla, al Cask Corner, mentendo a me, mentendo a Louis, mentendo a tutti, con il pericolo davvero di cacciarti in guai seri.-
Quella ramanzina era estenuante. Era troppo difficile spiegare a voce e far sembrare razionali le motivazioni di comportamenti che, palesemente, erano irrazionali.
-Sono andata perché mi aveva messo in mezzo alla situazione e pensavo avesse qualcosa da dirmi sulla partita, su Louis, non lo so, Harry. Ho deciso di vederlo proprio con lo scopo di tenerlo lontano e invece, alla fine, non è andata così. Abbiamo solo chiacchierato e mi sono sorpresa anche io, davvero.-
Tornai a guardare Harry, ancora appoggiato di peso alla mia sedia girevole e con le dita incrociate vicino al volto. Non rispose niente, fece solo un sospiro e un cenno con il capo, come se avesse mentalmente deciso di non voler capire.
-Ne parlerò con Louis, Harry, lo sai. Non c'è bisogno che tu sia preoccupato. E gliene parlerò semplicemente perché avevo intenzione di farlo sin dall'inizio. Non l'ho fatto solo per timore che qualcuno si facesse male, visto che qui ci sono solo teste calde. E stessa cosa con te e con gli altri.-
Inclinai la testa, cercando il suo sguardo. Odiavo il fatto che Harry fosse arrabbiato con me. Alzò finalmente il volto. Mi guardò in silenzio con le labbra serrate, poi annuii.
Mi alzai e mi avvicinai a lui.
-Vieni qui.- mi disse e mi accolse tra le sue braccia, facendomi sedere sulle sue gambe. Incastrai il volto nell'incavo della sua spalla ed espirai piano. Percepivo ancora la linea dura della sua mascella, ma le sue mani mi accarezzavano e mi sentivo, come al solito, al sicuro.
-Cosa dobbiamo fare con te?-
Per la prima volta in quella lunga giornata, sorrisi e sentii che anche Harry si era concesso una piccola smorfia. Mi lasciò un bacio sulla fronte e mi sussurrò: -Non pensare di cavartela così facilmente, eh.-
Aveva proprio ragione e ne ero, purtroppo, perfettamente consapevole.
Colorate quella stellina per me xx
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