Capitolo 16
- Desi, cazzo, stai giù.-
La presa d'acciaio di Zayn mi fece risedere al mio posto sugli spalti già affollati da tifosi e ficcanaso che non si sarebbero persi per nulla al mondo quella che sarebbe stata una delle partite più epiche della storia di Doncaster. Sbuffai piano alla richiesta assennata del moro e avanzai con il sedere verso il limite del gradone pronta a scattare in piedi non appena l'arbitro avesse dato il fischio di inizio partita.
-Sono agitata.- dissi, più a me stessa che ai miei due amici seduti ai miei fianchi. Non era nemmeno sicurissima che mi avessero sentita, dal momento che gli urli dei tifosi stavano iniziando a farsi ben sentire. Gli esaltati di Sheffield avevano anche dato il via ad un coro da stadio alquanto imbarazzante, ma niente in confronto alla controbattuta di Doncaster.
-Dai, Desi, stai tranquilla.- disse inaspettatamente Harry appoggiando una mano sulla mia gamba a mo' di "quanto sei cogliona" - Louis è il più bravo in campo.-
-Beh sì, Harry. È questo che mi preoccupa.- dissi pensando all'orgoglio che aveva sempre caratterizzato Louis.
-Non hai motivo di preoccuparti, andrà tutto bene.- rispose ancora Hazza pazientemente.
Decisi ancora di non badare alla parole dei miei due amici e optai per continuare a torturami le labbra con i denti, seguendo con gli occhi Louis e i suoi compagni di squadra mentre si passavano la palla per riscaldarsi attendendo il fischio di inizio partita.
Dall'altra parte del campo la squadra di Sheffield stava facendo altrettanto e riconobbi fra tutte quelle facce Jason, il mitico giocatore faccia di cazzo che l'anno prima aveva fatto un occhio nero a Dave. Era sicuramente un bel ragazzo, il tipico "armadio a due ante" con occhi castani e capelli neri a spazzola, ma sicuramente non reggeva ad un confronto con Louis.
Spostai velocemente lo sguardo sugli altri componenti della squadra avversaria e notai a malincuore che erano tutti molto ben piazzati; di certo quest'anno non si sarebbero contenuti in caso di sconfitta. Non si prospettava proprio per niente una partita pulita.
***
Il segnale di inizio partita era passato già da almeno dieci minuti e io guardavo assorta i giocatori che si passavano la palla, accorgendomi a malapena della ressa di gente che, agitata e del tutto fuori controllo, urlava e incitava i playmaker di entrambe le squadre. Mi ero ormai abituata a sentire il nome del mio ragazzo nella bocca di tutti i tifosi e, soprattutto, alle occhiatine della gente che mi riconosceva come la sua ragazza, ma quella sera non badavo a nessuno; avevo occhi solo per la partita.
Non sentivo nemmeno più la pressione della transenna nello stomaco mentre seguivo con occhi attenti e con le dita in bocca dall'ansia, la palla che balzava di mano in mano. Guardai velocemente il tabellone segna punti digitale e notai che eravamo sopra di due punti, ma la partita era ancora lunga, soprattutto tenendo conto che l'arbitro aveva, nei soli 15 minuti iniziali, fischiato già due falli, uno per Sheffield e uno per Doncaster.
- Desi, porca puttana, ti abbiamo detto di stare giù!- mi sussurrò Harry, cingendomi la vita con le braccia e rimettendomi per la seconda volta a sedere sui gradoni.
- Harry. Non rompere.- lo zittii senza staccare gli occhi da Louis, che, velocemente, stava scartando un tipo biondo cenere di Sheffield.
-Sai bene che se non stai buona come hai promesso a Louis, devo riportarti a casa. –
Staccai per due secondi lo sguardo dal campo solo per lanciare l'occhiata più malevola che riuscissi al diretto interessato, il quale si mise a ridere. Tornai a guardare il mio uomo, ma decidi di rimanere seduta cinque minuti, giusto il tempo per far passare ad Harry l'idea di avere il potere di riportarmi a casa, cosa che (tra parentesi) odiavo. Ma, in fondo, chi l'avrebbe mai avuta vinta con un tipo come Louis?
Harry si sporse verso di me e mi schioccò un bacio sulla guancia, al quale risposi con un sorriso accennato, ma non feci in tempo ad ampliarlo che si raggelò non appena arrivò al mio orecchio l'acuto fischio dell'arbitro e le seguenti urla del pubblico in piedi sugli spalti.
Mi alzai anch'io e mi sporsi dalla transenna per capire cosa fosse successo, ma i miei occhi avevano già riconosciuto i due corpi che si fronteggiavano, mentre due giocatori di Doncaster e Sheffield cercavano di separarli. Il secondo fischio dell'arbitro non sembrò aver suscitato in nessun modo un senso di armistizio nei volti di Jason e Louis, che, incazzati neri, si guardavano in cagnesco.
Mi accorsi di non respirare quando entrambi si separarono con uno strattone dai giocatori che li tenevano lontani l'uno dall'altro e quando Jason si avvicinò all'orecchio del mio ragazzo per sussurrargli qualcosa.
Sbarrai gli occhi non appena Louis, con il terrore nello sguardo, si voltò a guardarmi.
***
Louis poov
-Carina stasera la tua ragazza. Dovresti presentarmela.-
Un moto di rabbia montò dentro il mio petto, accompagnato simultaneamente dal terrore che Desi non fosse al sicuro. Cercai subito con gli occhi la mia piccola fra la ressa di gente accalcata sui gradoni del palazzetto e feci poco caso al fatto che tutti i loro occhi fossero puntati su di me.
Dentro di me qualcosa sospirò non appena vidi l'inconfondibile chioma rossastra adornata da un piccolo fiocco blu della mia ragazza, ma non mi lasciai prendere dalla calma: Jason l'aveva comunque messa in mezzo. Non cercai di rassicurare con lo sguardo quello terrorizzato di Desi, ma mi voltai di poco per lanciare un'occhiata ad Harry, indicandogli poi l'uscita con un cenno del capo. Vidi soltanto la testa della mia ragazza scattare verso Harry, che si stava già alzando per prenderla poi per il braccio e, leggermente sollevato, tornai a fronteggiare Jason.
-Come cazzo fai a sapere che è venuta?-
L'interessato stava guardando la mia ragazza che, probabilmente, veniva trascinata via da Harry e Zayn e rispose sorridendo: - "Al suono di un allarme, il padre si volta subito alla ricerca della figlia." Non lo sapevo, ma adesso lo so. -
Rimasi paralizzato mentre Jason riprendeva a parlare.
- Davvero, davvero carina la piccola Desiree. Si veste davvero bene. Ma sai dove starebbero molto meglio i suoi vestiti?-
Avvicinò il suo volto al mio e sussurrò: -Per terra. Di fianco al mio letto.-
Divenne per un attimo tutto sfocato. Sentii soltanto l'urlo inconfondibile della mia ragazza che urlava il mio nome e un dolore allucinante alle nocche.
***
Desi poov
Rimasi ferma al mio posto nonostante Harry e Zayn stessero cercando di trascinarmi fuori dal palazzetto a suon di minacce. Non riuscivo a staccare gli occhi da Jason, seduto a terra e con una mano sul naso, grondante di sangue, mentre Louis era a fondo campo tenuto saldamente per le spalle da Liam. La partita era stata bloccata e le cose non si mettevano per niente bene. Gli arbitri discutevano tra loro, mentre due infermieri erano accovacciati vicino a Jason, che non smetteva di togliersi dalla faccia quel sorrisetto consapevole di aver ottenuto ciò che voleva.
La squadra di Sheffield era fedelmente seduta attorno a Jason, mentre quella di Doncaster cercava ancora di capire cosa fosse successo parlando fitto con Louis.
Sapevo che, in realtà, Lou non stava facendo caso né a Liam, né ai suoi compagni di squadra, né al suo allenatore, che furente gli urlava contro, né alle procedure degli arbitri. Stava ancora guardando Jason, che, ogni tanto, si girava a guardarmi.
I tifosi avevano capito l'andazzo e Doncaster urlava contro Jason mentre Sheffield gridava per la squalifica di Louis. Mi sedetti sui gradoni prendendo il posto di due ragazzini che urlavano affacciati alle transenne e Harry e Zayn, rassegnati, si sedettero al mio fianco, a mo' di barricata.
Calò il silenzio nel palazzetto non appena l'arbitro tornò in campo. Sentivo una certa ansia e una nebbiolina mi stava annacquando il cervello. Tutti gli occhi erano puntati su di lui mentre annunciava la squalifica di Louis Tomlinson dalla partita.
I miei occhi saettarono verso Louis giusto in tempo per vederlo dare un pugno al muro del palazzetto, mentre intorno a me si alzava il caos più totale.
Mi alzai in piedi di scatto guardando Louis uscire furioso dal campo, mentre la squadra avversaria mostrava con i pugni il segno di vittoria attendendo il fischio ri inizio della partita che sapevano, sia loro, sia i tifosi, di aver già vinto.
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