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THE PREDATOR

They don't know my head is a mess,
they don't know who I really am,
And they don't know what I've been through like you do

And I was made for you.

|| REINA ||

Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato vivere Marc in contesti diversi da quelli dove sono abituata, quelli dove lui é ormai consuetudine. Vedere cosa volesse dire vivere una vita con lui, una vita come lui.

Dopo quest'esperienza, credo che non vorrò vederlo più neanche nella selva. 

Lo sto guardando con lo stesso sguardo omicida da quando è arrivato e credo che non smetterò finché non andremo via. Anche perché se guardo al mio fianco c'è Eric che finge di essere in grado di gestire la situazione e mi fa incazzare il suo fare da perdente, mentre accanto a Marc c'è Alex che per quanto possa sentirsi forte spalleggiato dal fratello so che sta vivendo male questa situazione. E se penso a ciò che ho fatto con Marc alle sue spalle i brividi mi assalgono, e non posso condividere l'imbarazzo con nessuno visto che il mio complice è un idiota e non ricorda niente.
Come se non bastasse c'è Andrea Iannone alla mia sinistra. Come fosse una cosa normale. Ha Valentino Rossi di fronte che chiacchiera amabilmente con Barbara, seduta al suo fianco, e non so se essere più scandalizzata da Barbara che parla con qualcuno senza aggredirlo o dal fatto che quel qualcuno sia Valentino. Angel invece é rimasto in albergo, più agitato dei piloti per la gara di domani.

E pensare che era iniziata come una cena romantica, per due.

Quasi c'ero rimasta male all'inizio al pensiero di dover passare la serata solo con Eric, ma sapevo che era ciò di cui lui aveva bisogno e accontentarlo non mi costava troppo. Vedendo la situazione ora, quasi rimpiango l'idea di una cena solo io e lui a lume di candela.
Non capisco cosa stia succedendo a Marc.
È tutta la giornata che si comporta come un fuori di testa e il modo in cui sta rendendo impossibile una chiacchiera pacifica con Eric ne è la riprova. E non ci credo che è solo per proteggere il fratello. Anche perché Alex, nonostante la faccia stizzita, quasi ci stava provando a scambiare qualche parola con il mio ragazzo. La sua maturità va oltre questo, mentre Marc è rimasto l'adolescente insolente e dispettoso di dieci anni fa.

«Sarei curioso di sapere come hai lavorato sulla moto di Jorge. Idealmente siete perfetti insieme» mormora il mio migliore amico, sorridendo al mio ragazzo con fare decisamente falso. 

«Marc non sono un idiota, so che mi stai implicitamente dando dello stronzo»

«Parole tue» Marc scrolla le spalle e fa quel sorriso da ragazzino innocente che mi fa venire voglia di sputargli in un occhio. Eric scuote la testa, senza in realtà saper davvero controbattere. Anzi, resta sotto il tiro del cabroncito. «Almeno è un modo per stare nei paddock, sai, anche se non in veste di pilota» continua Marc, e sta volta Alex non riesce a trattenersi del tutto e lascia andare una risatina.

«Sono io che preferisco lavorare con la moto piuttosto che guidarla» controbatte Eric.

«Fai più bella figura se dici che non eri abbastanza buono a dare carenate e quindi non hai trovato sponsor» si mette in mezzo Iannone, con nonchalance. Butta giù un bicchiere d'acqua abbastanza frustrato, avrebbe voluto del vino ma glie l'abbiamo impedito. «Mentre è la cosa che a me e Marc esce meglio»
Andrea guarda Marc e gli fa un occhiolino. Sembrano due teenager che si vantano delle loro prestazioni sessuali.
«Marc io non farei troppo lo sbruffone considerando che la mia ragazza le carenate le dà meglio di te, e sopratutto ti batte senza problemi» mi tira in mezzo Eric.

«Non intrometterti» risponde Marc, tagliente. Mi guarda per un secondo, poi torna a mangiare Eric con con lo sguardo «Tra me e Reina è gara aperta, lei riesce a battermi nel fango e io riuscirei a batterla in pista»
«È tutto da vedere» sbuffo, e Marc mi sorride.
«Ah ma se Reina è la famosa ragazza che ti batte, allora tu devi essere il tipo a cui Marc da il pugno nel video» dice Andrea, rivolgendosi ad Eric, con la faccia di chi ha appena risolto un rompicapo.

Eric non sembra ascoltarlo, così ci penso io a guardarlo e annuire. Se Andrea era a conoscenza della mia esistenza, vuol dire che hanno parlato di me. E questo mi dà una strana sensazione. Ma non ho tempo di pensarci, visto che sono di nuovo al centro dei discorsi dei due litiganti.

«Se la conoscessi un minimo sapresti che Reina non tornerebbe mai a correre in pista, è già tanto che sia qui» risponde Marc a qualcosa che deve aver detto Eric, ma che mi sono persa. Mi irrigidisco.
«Marc» mormoro, ammonendolo. Però ha già attirato l'attenzione di Alex, e di Eric. È vero, ci sono cose che solo Marc sa, ma che lui si trovi un gradino sopra gli altri é cosa scontata forse per tutti tranne che per il soggetto in questione. 
È lui c'è sempre stato. Anche quel giorno, anche l'ultima volta che sono salita su una moto da pista.
Non ho mai dato spiegazioni a Marc, solo semplici "no" ogni volta che provava a chiedermi di tornare. Ma lui non ha bisogno di spiegazioni. E sa come mi sento in questo momento, come mi sono sentita tutto il giorno, e come suo solito non mi fa notare questa debolezza, non me la fa pesare.

Non voglio però che sia argomento di superiorità verso Eric. Questo non è giusto. 

«Perché?» Domanda Eric, spostando la sua attenzione da Marc a me. Forse pensa sia dovuto a qualche problema tra me e Marc.
«Davvero non lo sai?» Chiede quest'ultimo, sorpreso per davvero. La questione sta aumentando il suo egocentrismo. Se pensava di essere allo stesso livello di Eric, ora sa di essere importante abbastanza da sapere cose che lui non sa.
«Marc» lo blocco, facendo la voce grossa «accompagnami a fumare». È palese quanto il mio sia un ordine più che una richiesta.
«Vengo anche ...» Inizia a mormorare Alex, che viene bloccato prima di poter finire la frase da un nostro "no" all'unisono. Non lo guardiamo neanche negli occhi, troppo presi dallo studiarci reciprocamente. Sono incazzata con lui, con Marc. Perché è qui questa sera, per la guerra che sta facendo ad Eric, per l'argomento tirato in mezzo. 

Aspetto che faccia il giro del tavolo per raggiungermi e quando è quasi al mio fianco mi incammino verso il cortile esterno, dedicandogli la scollatura vertiginosa del mio abito.
Nell'oasi verde ci siamo solo io e lui. Illuminati da lucine sugli alberi e lanterne soffuse, falchiamo il patio in legno per allontanarci dalle vetrate che danno sulla sala. È la sua mano a poggiarsi sulla mia schiena e indirizzarmi fino ad un angolo più riservato, la mia schiena nuda che purtroppo reagisce alla sua pelle con un brivido che mi percorre da capo a piedi, scatenandosi dalle sue dita. Mi sottraggo subito, prendendo una sigaretta dalla borsa e accendendola stizzita.

«Mi spieghi che diavolo stai facendo?» Sputo le parole insieme ad una nuova di fumo, cercando di artigliare i suoi occhi nonostante  la scarsa visibilità momentanea.
«Davvero non gli hai parlato del perché non corri più?» domanda Marc, la mano che scivola via e finisce nelle tasche dei suoi jeans scuri. Indossa una camicia celeste che gli dona particolarmente. È la seconda volta che ne indossa una mentre è con me, e la volta scorsa non è andata a finire bene.
«Non ne ho parlato neanche con te in realtà» controbatto.
«Ma con me no servono parole e lo sai. Lui invece è particolarmente tarato»
«Mi spieghi cosa stai facendo?»  Torno sul punto, mentre lui sbuffa.
«Provo a farti capire che persona inutile e insulsa è quell'essere»
«Non puoi fare la parte dell'ex fidanzato geloso. Non ne hai il diritto. Quello dovrebbe essere il ruolo di Alex, e perfino lui sta zitto ad ascoltare»
«Non ho bisogno di essere un ex fidanzato per prendere posizione»
«A me sembra in tutto e per tutto una scenata di gelosia»
Non aggiungo come la questione mi faccia incazzare ancora di più. Perché anche se sono stata intelligente abbastanza da mettere da parte certi pensieri verso Marc, ed è stato difficile per me che purtroppo ricordo di quella sera, del modo in cui mi guardava, e mi baciava, del modo in cui mi faceva sentire, resta comunque un tasto dolente. Ma io e Marc non possiamo essere niente, se non Reina e Marc, se non ciò che siamo ora.
Ed anche se lo so, questi suoi atteggiamenti non aiutano a convincermi.
«Ci sono persone migliori Reina, persone che non sono quella testa di cazzo» dice Marc, parlando troppo seriamente rispetto a come sono abituata. Al Marc non prendo niente sul serio Marquez.
«E invece a quel tavolo è la persona giusta per me»
So di star mentendo. Ogni osso, ogni muscolo, ogni goccia di sangue del mio corpo, é conscio di questa bugia. E per questo odio ogni singola parte di me stessa.
«Da quando ti accontenti? Da quando tu hai bisogno di qualcuno?»
Marc afferra il mio polso e lo strattona, come se la sua frase non mi frustasse abbastanza. Lo guardo e lui guarda me. Ha la mascella contratta, gli occhi che quasi mi sembrano tristi. Tristi quanto devono sembrare i mei in questo momento.
Ma io come faccio a spiegarglielo, che Eric è ciò che mi aiuta a non pensare a lui ventiquattro ore su ventiquattro, a convincermi che c'è una vita oltre Marc, ad andare avanti.
È sicuramente un tentativo meno penoso del provare a stare con suo fratello.
«Io non ho bisogno di nessuno. Ne di Eric, né di te» mormoro a denti stretti, gettando la cicca della sigaretta per terra. Come sempre lo attacco. Libero il mio polso dalla sua stretta con tutta la forza che riesco a racimolare, poi gli do le spalle per tornare al nostro tavolo. Trovo gli altri in piedi, intenti a pagare. Non guardo neanche se Marc mi sta seguendo, faccio semplicemente un cenno ad Eric non appena incontra il mio sguardo per indicargli l'uscita del locale. Lo aspetterò fuori.
Sta volta è un altro Marquez a raggiungermi però.
Alex si ritrova in due falcate al mio fianco, fuori dal ristorante. Non dice niente. Prima che gli altri possano uscire, allarga le braccia e mi stringe contro il suo petto. In questo abbraccio non c'è niente se non tanto affetto.
«È fatto così, anche se forse tu non lo sai» mormora, affondando il viso tra i miei capelli. È così bello poter avere tra le braccia qualcosa di così caloroso, di così familiare. Il profumo di Alex, la sua stretta genuina. «Quando si tratta di te, Marc perde la testa. Sei la cosa di cui è più geloso al mondo, assieme alla sua Honda»
Vorrei rispondere che non è giusto così, non è giusto qualora lui non è disposto a volere di più, a dare di più. Preferisco stare zitta però e godermi gli ultimi istanti della prima cosa confortevole di questa serata.
Alex mi lascia andare non appena sente la porta aprirsi e fa un passo indietro, ed è come se non fosse mai successo niente.
Ed io torno in albergo con la persona sbagliata.

||MARC||

La corsa in taxi verso la pista è silenziosa, ma la mia testa urla. Ho i pensieri che fanno a cazzotti e vorrei solo che la smettessero. Vorrei non sentire niente.
È stata una giornata stressante, e questa volta la gioia della pole non basta a rendermi felice. Per la prima volta nella mia vita, qualcosa riesce a disturbare il mio equilibrio mentale del weekend di gara. Che poi mi vien da ridere, perché Reina non è qualcosa. Ed ora avrei voglia di stare con lei. Di salire su una moto e correre con lei che mi sgasa davanti, e poi fermarci al lago per i nostri discorsi e le nostre risate, tutti sporchi di fango ma contenti. Lì esistiamo solo noi. Nella vita vera è più complicato. E, nella vita vera, con lei riesco sempre a mandare tutto a puttane. Non so neanche cosa mi prenda, non so cosa pretendo da lei. Reina ha ragione, non posso fare il geloso del cazzo senza un buon motivo.

Come ogni volta, scappiamo senza arrivare ad una conclusione. Del resto, siamo i migliori nel seminare gli avversari.

Sta notte voglio fare uno sforzo però.
Come a volte vorrei essere rincorso io, forse lo vorrebbe anche lei.
Il taxi arriva all'ingresso della pista, dove abbiamo lasciato gli scooter per arrivare ai motorhome. Ma io non scendo.
Alex si gira a guardarmi stranito.
«Devo prima fare una cosa» gli dico, passandomi una mano sulla fronte e poi, quasi disperatamente, tra i capelli. In realtà non so neanche io cosa devo fare, ma qualcosa devo farla per forza.
«Davvero? Stai andando da lei?» Chiede lui, come fosse una mossa scontata, quasi scocciato. Sono un idiota, non ho neanche pensato a come si senta lui in questo momento. È che quando si tratta di Reina sono egoista.

Ed Alex lo sa. E mi lascia andare.

Il tassista sorride e scrolla le spalle quando gli chiedo di riportarmi in città, per fortuna non cerca di intavolare una conversazione. Non sarei capace di intrattenerlo in questo momento.
Mi sento nervoso mentre osservo la strada scorrere oltre il finestrino. I palazzi, le luci, di una città che non è la mia, ma tanto sono in viaggio verso casa. La mia casa.
Non voglio domandarle scusa per come mi sono comportato, forse solo chiederle come sta, come si è sentita durante questa giornata, se l'aria di Jerez fa sentire strana anche lei.
Pago il taxi e gli faccio un autografo, quando mi fa gli auguri per la gara di domani ci resto un attimo. Quasi avevo dimenticato di correre domani.
Entro nell'albergo a testa bassa, nella hall illuminata c'è un po' di gente, presa per fortuna dai propri pensieri. Mi riconosce solo la receptionist, che però non commenta quando le chiedo il numero della camera di Reina.

Il viaggio in ascensore fino al quarto piano è lungo e fin troppo silenzioso, tanto da riuscire a sentire il battito del mio cuore nelle orecchie. Non so cosa aspettarmi da questo gesto, ma per qualche strano motivo mi torna in mente quella mattina, quando mi sono svegliato al suo fianco, quanto codardo sono stato e come mi sono sentito. È vero, è stata lei a non venire in aeroporto, ma io non ho avuto neanche la decenza di svegliarla, di salutarla prima di volatilizzarmi. Sono stato un vero stronzo, considerando tutto quello che potrebbe essere successo e che ovviamente non ricordo.
Ricordo però il modo in cui aveva mormorato il mio nome, con la guancia contro il cuscino, nella fioca luce mattutina che filtrava dalle tapparelle. Ricordo l'amaro in bocca che mi aveva lasciato, e la voglia di restare lì.

Ha ragione lei, sono un idiota.

Con questi pensieri in mente busso alla porta della sua camera. Faccio finta di non notare il cuore che mi è salito in gola.
Quando la porta si apre pronuncio il suo nome senza fiato.
«Eric» mi corregge il ragazzo dai ricci castani e la barba folta, con il petto bagnato ed un asciugamano in vita. Si sente lo scrosciare dell'acqua in sottofondo. "Ti serve qualcosa?" Domanda poi Eric, vedendomi lì, spiazzato e senza parole.
«Non è la camera di Reina questa?» Gli chiedo, la mia mente che ancora non riesce a processare le informazioni. Eric mi guarda come un padre che sta per fare il famoso discorsetto al figlio.
«È sotto la doccia» risponde, ovviamente, lui. Una smorfia gli si disegna sul viso. Con questo ha segnato un punto bello grosso, una specie di sorpasso triplo. Credo di aver guadagnato un bel 3-0 a cena, quando ho scoperto di sapere cose su Reina che lui non sa, ma questa mossa riporta sicuramente la palla al centro.
I giochi restano aperti.
Mi ricompongo, cercando di sembrare meno idiota di quanto in realtà mi senta.
«Ok, non era niente di importante» dico, scrollando le spalle.
Ho anche il coraggio di dedicargli un bel sorriso prima di fare dietro front e tornare agli ascensori. Faccio un respiro profondo prima di rientrare nella silenziosa scatoletta platinata. Poi mi guardo allo specchio.
Non sono triste, non sono dispiaciuto per come è andata.
Anzi.
Sento qualcosa di nuovo scorrermi nelle vene, qualcosa che c'era già da prima ma che ora mi porta persino a sorridere al mio riflesso.

È l'istinto da predatore, l'istinto da campione.
Ho passato questi secondi da numero due, ma io non sono fatto per stare a quel posto. Io sono Marc Marquez, e Marc Marquez vince sempre. 

E domani sarò pronto a combattere. Per difendere il mio titolo, per difendere il mio posto nella vita di Reina.

💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼 

Bene c'è abbastanza dramma in questo capitolo perché possa piacermi abbastanza 😂
Buon pomeriggio e buon weekend a tutte!
Spero che il testosterone di questo capitolo vi abbia tenuto sveglie abbastanza da non cedere alla tentazione del riposino post pranzo!

Quindi, Marc non vuole sentirsi messo da parte. Chiaramente.
Eric ci prova, ma in realtà sta in piedi solo perché Reina ancora non si decide a lasciarlo.
Ero indecisa se dirvi ora il perché Reina non corre più o aspettare, alla fine ho tagliato il pezzo... Riservo altro dramma per un capitolo dove non ce ne sarà abbastanza 😂😂

W IL DRAMMA

Tornando alle cose serie, vi arriverà al più presto la maglia Miss Marquez che vi ho promesso 😂😂😂😂
Grazie infinite a tutte, davvero. Davvero.
Ah sto cercando di mettere su un trailer ma non prometto niente 🙆🏼

ADORO IL PROSSIMO CAPITOLO. Ne ho scritto un pezzo prima anche di scrivere il primo capitolo, quando ho buttato giù le prime idee. Fossi in voi resterei tuned (poi come minimo quando andrò a scriverlo tutto ne uscirà una cosa oscena MA VABBEH)

Sta volta ogni 🌟 STELLINA UNA SPRANGATA AD ERIC.
No vabbè povero, alla fine ha solo avuto la sfortuna di avere come rivale Marc 🤔

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