Sorpresa
The way you take away my breath
it's something bigger than myself
||REINA||
L'aria di Assen, nonostante giugno sia ormai agli sgoccioli, sembra quella di una tipica giornata autunnale. Fredda, anche se in un modo sopportabile, e con una pioggerellina leggera che sta rompendo le speranze di tutti quei piloti che non vanno forti quando il tempo è incerto. Siamo solo al venerdì, ma si prevede gara bagnata.
Marc non sa del mio arrivo, ma credo lo sospetti o, come minimo, se lo aspetti. Non mi ha chieso di venire con lui, ma l'ha fatto solo per orgoglio. Il fatto che mi volesse qui era palese. E questa volta non sono qui neanche per il progetto, non ci sono Barbara, Angel, Eric o gli altri.
Solo io, che scelgo di essere al suo fianco. Anche perchè la sua famiglia non potrà esserci domenica e beh, la situazione con Alex è quella che è, non mi andava di lasciarlo solo. Anche se se la sarebbe comunque cavata benissimo.
E poi, ufficialmente, Lola è ancora la sua ombrellina ed io sono pur sempre una donna. So che Marc non manderebbe tutto a puttane per lei, ma sempre meglio delimitare i propri territori.
Aspetto Santi all'entrata del circuito. Mi sono messa d'accordo con lui per procurarsi le chiavi del motorhome dei Marquez e passarmi il pass per il paddock. Lui ha acconsentito solo perchè sono in pausa tra le FP-1 e le FP-2 e, sopratutto, perchè ha scoperto vedendo l'intervista nel paddock dello scorso GP chi fosse mio padre e, a quanto pare, era un suo grande fan. E in fondo, anche perchè mi vuole un po' bene. Siamo stati nello stesso team solo per due gare, ma il team è famiglia e ci sono così tante emozioni in ballo che non puoi non affezzionarti ai tuoi compagni. Lo so che nonostante la faccia burbera, sotto quegli strati di barba c'è un cuore. Esattamente come io sto cercando di accettare il fatto di averne uno a mia volta.
Alla fine, io e Santi siamo simili. E vogliamo fin troppo bene alla stessa persona.
Mi saluta con un cenno della testa quando viene a prendermi e per sfotterlo gli getto le braccia al collo, dandogli un abbraccio veloce.
"Comunque avresti anche potuto dirmelo prima che Julio Del Gado era tuo padre, senza doverlo scoprire in una stupida intervista" dice mentre camminiamo tranquilli nelle retrovie del circuito, diretti alla zona dei motorhome.
"Ancora con questa storia?" lo sfotto ridendo. Non amo parlare di mio padre, ma con certe persone non mi infastidisce intavolare il discorso. Santi è una di queste, anche perchè ai suoi occhi è una leggenda. E mio padre una leggenda lo era davvero.
"Come non mi sarebbe dispiaciuto sapere che sei un pilota anche tu" continua, guardandomi di sottecchi.
"Poi sarebbe stata dura per voi reggere il confronto, già sono un fantastico meccanico, un futuro brillante ingegnere, anche pilota sarebbe stato troppo" scherzo.
Mi chiede del campionato di MX1 (n.d.a. campionato di motocross) dell'anno scorso, del Dirt Track, dei miei piani per quest'anno. In realtà di piani non ce ne sono. Il team con il quale correvo l'anno scorso probabilmente non scenderà in campo quest'anno, ed anche se ho avuto altre proposte loro mi fanno correre con la KTM, con la moto con la quale mi alleno da anni, con la quale sono imbattibile. Per questo aspetto loro risposte prima di tornare libera su piazza.
Di tempo fino a settembre ce n'è.
"Marc?" domando una volta arrivati quasi davanti al motorhome. Santi mi guarda scuotendo la testa, con i riccioli che ondeggiano da una parte all'altra.
"Marc mi fa incazzare, perchè si annoia nelle prove e non va mai bene così scendiamo in pista quasi improvisando nelle qualifiche, dove migliora leggermente, poi arriva la gara ed esce il mostro che ha dentro. Se riuscisse a darci maggiorni informazioni in prova forse staremmo più tranquilli il giorno di gara"
Credo che Marc abbia già spiegato a Santi che il rapporto tra lui è la moto è qualcosa di speciale, che non riuscirà mai a dire esattamente le sue sensazioni al team se non sulle cose tecniche. E' uno di quelli che potrebbe uscire persino con le rain a pista asciutta e decidendolo all'ultimo minuto, se quella fosse la sensazione migliore per lui quando ha il sedere sulla sella. O meglio, quando ha le mani sul manubrio, visto che il suo sedere sulla sella quasi non ci sta mai.
"lo sai, è fatto così" rispondo scrollando le spalle. Santi sbuffa, ma annuisce. Del resto a Marc non si può dire niente considerando le sue sette vittorie consecutive, che vada bene in prova o meno.
Io e il capo tecnico ci congediamo con un cenno della testa e mentre Santi torna al box per prepararsi alle FP-2 io entro nel motorhome girando la chiave nella toppa. Prendo un respiro profondo prima di mettere il naso dentro, sperando vivamente di non incontrare Alex. Odio vivere odiando Alex. Che poi neanche lo odio, ma il pensiero di tutto ciò che ho passato per colpa del suo gesto mi manda fuori di testa e vorrei prenderlo a schiaffi, al tempo stesso mi dispiace non avere la sua presenza nella mia vita, proprio ora che l'avevo riconquistata. E comunque, più di tutto non riesco a sopportare l'idea che i due fratelli non si parlino per colpa mia.
E' anche un po' per questo che sono qui, mettere fine a questa storia. Sta sera, che lo vogliano o meno, consenzienti o legati ad una sedia, chiariremo ciò che c'è da chiarire. Sono passate quasi due settimane dal Gala, ossia da quando Marc ce l'ha con Alex, ma loro non si parlano dal GP di Jerez che è stato più di un mese fa, e anche se lì la situazione era a parti invertite non ho intenzione di far passare un altro mese.
Un pensiero inaspettato mi assale mentre, facendo questi calcoli, porto il trolley in camera di Marc. Sono passati dodici giorni da quando eravamo a Barcellona, il che significa che sono dodici giorni che io e Marc abbiamo trasformato la nostra amicizia in qualcosa di più. La cosa mi fa sorridere come un'idiota, sola al centro della sua camera. So che è ciò che ho sempre voluto, sperato, ma nella realtà dei fatti non ci avrei dato più di quarantott'ore. Io e Marc insieme? D'amore e d'accordo? Un'utopia. Eppure di ore ne sono passate duecentoottantotto e neanche me ne sono accorta.
E' tutto così strano nel suo essere così naturale che spaventa, ho paura. Paura di quanto bello sia baciarlo, passare la mano tra i suoi capelli e stringerlo a me. Paura di quello che succederà.
Paura di quanto io mi senta schifosamente felice.
Mi costringo a scuotermi dal monologo con me stessa e a darmi una mossa. Finchè raggiungo il paddock il turno di prove starà per cominciare e io qui mi ci trovo per Marc, è vero, ma il mio amore per le moto non è assolutamente da dimenticare. E poi ora quasi mi ci sono abituata all'aria del paddock, non è più come la prima volta, quando ero spaventata dal fantasma di mio padre. Il suo ricordo c'è sempre ma non fa più male, è uno spettro buono ora che sto imparando a conviverci.
Sul bordo del letto di Marc c'è una felpa blu gettata disordinatamente, con il logo della Honda sul petto e l'interno del cappuccio arancione. Me ne approprio senza pensarci due volte, preferendola alla T-shirt che indosso. Avere un cappuccio con questa sporadica pioggerellina è meglio di non avere un cappuccio e poi il profumo di Marc è così buono che non vorrei sentire altro per il resto della vita. Con la sua felpa addosso ne sono completamente avvolta.
Lascio il motorhome per andare alla ricerca dei box, camminando con le mani nelle tasche dei jeans e il mento alto, i capelli biondi che escono dal cappuccio. Da migliore amica di Marc non ho mai attirato troppa attenzione, ma ora che le prime foto rubate di noi due insieme iniziano a circolare, che i gossip si fanno strada su internet, sui social, la gente comincia a riconoscermi. Sono una persona alla quale piacciono le attenzioni, se sono attenzioni positive. Queste non ho ancora capito come siano, vorrei semplicemente chiedere alla gente di farsi i cazzi propri ma sarebbe troppo bello per essere vero, così se proprio devo stare sotto i riflettori ho intenzione di farlo in grande stile. Reina Del Gado, la cazzuta ragazza del cabroncito. Sempre se posso definirmi la sua "ragazza", considerando che in realtà non lo so cosa siamo.
Faccio finta di non sentire i giornalisti quando cercano di attirare la mia attenzione, continuando a camminare con lo sguardo fisso davanti a me. Non mi fregano più.
Una telecamera mi segue mentre attraverso il paddock ed io semplicemente fingo che non sia lì, un po' anche per cercare di farci l'abitudine.
È alle mie spalle anche quando entro nel box dal retro e riprende la scena di Marc che, a cavalcioni sulla moto ed intento a mettersi il casco, si gira e trova il mio sguardo.
"Devo desumere che ormai tu sia diventata una mia grande fan" sono le sue prime parole, mentre con la faccia sorpresa e un grande sorriso che si fa strada sulle sue labbra scuote la testa.
Dio, quanto è bello.
Una risata mi esce naturale mentre sono anche leggermente imbarazzata dagli sguardi del team puntati su di me, per una volta non perchè ho detto qualcosa di intelligente sulla moto.
Mi chiedo cosa vedano nei miei occhi mentre guardo Marc.
"Chi sei tu? Io vengo qui per la tua moto, mica per te" rispondo avvicinandomi, le mie gote sono alte in un sorriso che non vuole saperne di sciogliersi.
"Credo di doverti riprocurare la maglia Miss Marquez, così che tu non possa più controbattere"
Con una mano poggiata sul serbatorio della moto e l'altra sul codino, mentre lui mi guarda seduto sul sellino, posso godermi quel suo sorrisetto strafottente da vicino.
"Un uccellino mi ha detto che stai facendo schifo nelle prove, quando ha intenzione di darti una mossa?"
"Quando mi darai un bacio"
Marc scocca la lingua con fare malizioso ed ha la stessa espressione di un bambino capriccioso, con i capelli da pulcino spennacchiato e il corpo quasi piccolo in confronto alla stazza della moto. Ed io mi ci getterei in questo preciso istante sulle sue labbra, ma preferisco restare ad un palmo dal suo naso, continuando a sfidarlo con lo sguardo.
"Tu pensa a fare un bel tempo, al bacio ci pensiamo dopo"
Gli dedico il mio miglior sorriso da stronza mentre lui scuote la testa. Distoglie per la prima volta gli occhi dai miei, guardandosi intorno.
"Cosa deve fare un uomo pur di avere attenzioni da una donna" scherza rivolgendosi al team. Considerando che sono l'unica donna qui, Marc trova appoggio negli applausi degli uomini che ci circondano, attirando persino l'attenzione del box di Pedrosa dove iniziano a guardarci male.
E si, sono l'unica donna, ma sono pur sempre Reina. Uno sguardo omicida per uno e la smettono tutti di ridere alla battuta di Marc, tutti eccetto il soggetto in sella alla moto.
"Ciao io scappo, vi lascio con Reina e il suo sguardo omicida" continua lui. Afferra il casco poggiato sul serbatorio, sfiorando la mia mano poggiata lì accanto, e se lo infila tornando a guardarmi mentre io gli faccio una boccaccia.
In quell'istante arriva la comunicazione ufficiale dell'inizio delle prove e le prime moto iniziano a sfilare in pit lane. Marc si aggiusta il casco e chiude meglio la tuta, poi due meccanici gli si avvicinano per procedere all'accensione del motore. Non appena il rombo della moto giunge alle nostre orecchie lui si gira per guardare Santi che alza il pollice in su, dandogli il via per partire. Poi guarda me. Faccio il mio solito cenno del capo, ma questa volta sorrido e lui risponde con un occhiolino prima di abbassare la visiera.
Apre il gas e vola in pista.
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Ciao girlzzz
Lo so, sono in super ritardo. Il fatto è che come mi succede sempre, anche questo capitolo doveva contenere molti più accadimenti di così ma vabbè ho preferito tagliarlo, anche per sbrigarmi ad aggiornare.
A tal proposito vi chiedo, in generale, voi preferite capitoli corti o capitoli lunghi?
Seriamente voglio sapere cosa ne pensate!
Vado un po' di fredda, così semplicemente mi scuso se è scritto un po' con i piedi. Con un occhio alle FP2 e l'altro al libro di diritto del lavoro. Yeeeee una magica combo.
Un baciooooo, spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile!
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