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04

→ me lo prometti?

La mattina dopo, quando Seungmin mise piede nella sala prove, era abbastanza agitato. Aveva passato gran parte della notte a pensare a ciò che Jisung gli aveva detto, finendo per dormire solo tre ore. Era stanco, ma doveva comunque allenarsi per il comeback che si avvicinava dando il meglio di se stesso. Sapeva già che quel giorno sarebbe andato avanti bevendo un caffè dietro l'altro: non era il massimo per la salute, ma se non voleva crollare a causa della stanchezza era l'unica cosa che poteva fare.

Si passò le mani sul viso e spostò lo sguardo nella sala prove, notando che tutti si stavano già riscaldando per migliorare gli ultimi dettagli della coreografia di God's Menu. Decise di iniziare a riscaldarsi velocemente, nel mentre che aspettavano Chan, che era andato a parlare con i loro manager riguardo il programma di quel giorno.

Proprio mentre stava iniziando ad allungarsi le gambe, la porta della sala prove si spalancò e Chan vi mise piede. Tutti smisero di fare ciò che stavano facendo e posarono lo sguardo sul loro leader, che aveva un ampio sorriso sulle labbra. «Buongiorno ragazzi! Pronti per allenarvi?»

Jeongin si stiracchiò e nascose uno sbadiglio con la mano. «Preferirei dormire, ma purtroppo ci tocca allenarci» mormorò e gli altri annuirono, sospirando.

Chan ridacchiò. «Vi capisco. Comunque stamattina vediamo di sistemare le ultime cose per la coreografia di God's Menu, poi alcuni di voi, dopo pranzo, dovranno migliorare alcune parti delle canzoni. Stasera, quando tutti avremo finito, proveremo la coreografia altre volte» spiegò osservando attentamente i volti dei suoi compagni, che annuirono: erano stanchi, ma determinati per fare del proprio meglio. Chan poi spostò lo sguardo su Seungmin. «Tu invece ti vedrai con la maestra di canto per la cover, d'accordo? Così, se sarà già buona domani o dopodomani la registri. Ti va bene?»

«Sì, grazie».

Tutti sgranarono gli occhi. «Ehy, come mai non ci hai detto niente?» domandò Changbin imbronciandosi.

Seungmin roteò gli occhi e allargò le braccia. «Sorpresa?»

Minho ridacchiò. «Sei uno stronzo, ma ne riparleremo dopo: ora dobbiamo davvero iniziare ad allenarci sulla coreografia. Vi aiuteremo io, Felix e Hyunjin sulle parti che vi riescono poco» disse battendo le mani. Quando si trattava di allenarsi sulle coreografie diventava improvvisamente serio e determinato, lasciando da parte il suo carattere estroverso e fastidioso. Faceva quasi paura e finiva spesso per arrabbiarsi quando qualcuno non dava del proprio meglio. Fortunatamente Felix e Hyunjin erano molto più tranquilli.

Gli allenamenti proseguirono senza intoppi per circa un'ora: i componenti della DanceRacha aiutavano chi era più in difficoltà con alcuni passi, comportandosi come dei veri e propri allenatori. Gli Stray Kids facevano così per la maggior parte delle volte: lasciavano gli insegnanti di danza dopo qualche prova per imparare da soli, perché almeno, stando tra di loro, riuscivano a rendere gli allenamenti divertenti.

Ad un certo punto, però, la situazione degenerò. Minho, dopo essersi scambiato qualche parola con Felix, camminò a grandi passi verso lo stereo e fece stoppare la musica, sorprendendo tutti i ragazzi che si stavano allenando. «Che c'è? Abbiamo sbagliato di nuovo qualche passo?» domandò Jeongin mentre cercava di riprendere fiato, la testa appoggiata alla spalla di Chan.

Minho scosse il capo e posò gli occhi su Hyunjin, seduto per terra e con lo sguardo perso chissà dove. «Hyunjin» lo chiamò con un tono di voce freddo, costringendolo ad alzare il capo per guardarlo. «Se non hai voglia di allenarti, vai a casa. Stai solo rallentando gli allenamenti e onestamente non vorrei pranzare tardi per colpa di qualcuno che non si sta impegnando».

Jisung aggrottò le sopracciglia e si spostò di fronte a Hyunjin, che aveva abbassato lo sguardo dopo aver sentito le parole di Minho. «Ma che stai dicendo!?» esclamò con gli occhi che lanciavano saette. «Jinnie mi ha aiutato un sacco con alcuni passi, non è vero che non si sta impegnando!»

«Minho non ha detto niente di cattivo. Sono convinto che anche Hyunjin si è accorto di non essere al massimo delle proprie possibilità» replicò Felix, serio.

Jisung sospirò. «Ho capito, però l'ha detto in modo sbagliato» sussurrò.

Minho alzò un sopracciglio. «E come avrei dovuto dirlo? Facendogli le carezzine? Non abbiamo così tanto tempo, Jisung, tra poco più di un mese c'è il comeback!»

Jisung stava per replicare, ma Hyunjin glielo impedì afferrandolo per un polso: si era alzato e stava guardando Minho dritto negli occhi. Si inchinò. «Mi dispiace hyung, però posso rimanere? Prometto che mi impegnerò di più e lascerò i problemi fuori di qui» disse tutto d'un fiato.

Minho si portò una mano sopra al petto. «Mi hai chiamato hyung, sono commosso» disse, poi sorrise. «Va bene, ma vai comunque a fare un giretto per i corridoi e rilassati. Rientra quanto ti senti pronto ad allenarti per bene».

Hyunjin annuì e prese una felpa per evitare di raffreddarsi a causa dell'aria condizionata, poi corse fuori dalla sala. Seungmin era tentato di seguirlo per consolarlo, ma non poteva farlo, doveva allenarsi. E poi cosa avrebbe potuto dirgli dopo averlo evitato per giorni? Sospirò e si concentrò completamente sull'allenamento, cercando di non pensare a Hyunjin. La situazione si era già calmata: Jisung sembrava ancora un po' irritato, ma gli altri ragazzi avevano compreso le ragioni di Minho e Felix, quindi continuarono a provare in tranquillità.

[...]

Seungmin si alzò per prendere una bottiglietta d'acqua: aveva finito di allenarsi da mezz'ora e i managers erano andati a portare il pranzo ai ragazzi, che stavano mangiando. Hyunjin era tranquillo e stava parlando con Jeongin e Felix come se qualche ora prima non fosse successo niente, e di questo Seungmin era felice. Amava vederlo rilassato e felice e avrebbe voluto che rimanesse così per sempre, senza essere toccato dalla tristezza. Purtroppo però la vita era come la tastiera di un pianoforte, fatta perciò di momenti felici e tristi, e lui, un semplice essere umano, non avrebbe potuto allontanare le situazioni negative da Hyunjin. Si sentiva impotente, ma avrebbe comunque cercato di fare di tutto pur di vedere la persona che amava tranquilla, pur di bearsi di una bellezza intaccata dai mali del mondo.

Minho e Jisung avevano chiarito in meno di cinque minuti, infatti adesso stavano giocando a tris su un foglio che avevano trovato chissà dove. Seungmin sperava soltanto che non fosse uno dei tanti fogli in cui Changbin scriveva le sue idee e le correzioni per i testi delle canzoni, altrimenti si sarebbero ritrovati senza testa nel giro di pochi secondi.

«Minnie». Seungmin si voltò verso Chan, che lo aveva raggiungo. «Tra poco dovrai andare dalla maestra di canto, non dimenticarlo».

Seungmin roteò gli occhi. «Pensi che io sia così poco responsabile da dimenticarmi una cosa tanto importante?» gli chiese, ironico.

Chan ridacchiò. «So benissimo che non lo sei, ma non si sa mai» rispose e passò una mano fra i capelli viola del minore con dolcezza. «Con tutte le cose che ti passano per questa testolina ultimamente, poi».

Seungmin avvampò e gli diede un pugno nella spalla: ecco, in questi momenti di completo imbarazzo si pentiva di essersi confidato. «Smettila!» esclamò. «Non diventerei mai così tanto sbadato. Non sono Jisung».

«Guarda che ti ho sentito! E tu Minho non ridere, che hai appena perso!»

Chan scoppiò a ridere e scosse il capo. «Quanto vi amo» mormorò, prima di andare a dara noia a qualcun altro.

Seungmin arrossì di fronte a quell'affermazione e sentì il cuore farsi più leggero. Si guardò intorno, posando gli occhi su ogni ragazzo presente nella stanza, sui suoi amici e compagni di avventure, sulle persone con le quali aveva pianto e riso, coloro che erano i suoi diari segreti e per i quali avrebbe fatto qualsiasi cosa. Anche lui li amava, profondamente tanto, e sapeva che non gli avrebbero mai fatto del male, nemmeno se fossero stati costretti.

Inconsciamente il suo sguardo si posò su Hyunjin: stava ridendo insieme a Jeongin e i suoi occhi erano completamente scomparsi. Seungmin sentì lo stomaco contorcersi a quella vista e il petto scaldarsi: era incredibile quanto effetto avesse su di lui quel ragazzo anche solo compiendo gesti che non erano nemmeno indirizzati a lui. Seungmin lo amava, il legame che lo teneva ancorato a lui era diverso, si azzardava a pensare anche speciale. Peccato però che quello era un sentimento più difficile da mostrare per una persona di poche parole come Seungmin, anche se il discorso di Jisung continuava a gironzolargli per la mente, portandolo a domandarsi cosa sarebbe successo se si fosse dichiarato.

I pensieri di Seungmin si interruppero di colpo quando il suo sguardo si intrecciò con quello di Hyunjin. Seungmin rimase senza parole, senza fiato; era estasiato da quanto un paio d'occhi potessero essere belli e riuscissero a trasmettergli così tanto. Quelli di Hyunjin gli trasmettevano meraviglia, sorpresa e anche un po' di tristezza. Perché sei triste?, avrebbe voluto chiedergli, ma non riusciva a fare un passo per avvicinarsi a lui e, se anche l'avesse fatto, si sarebbe accorto di non poter più parlare: al solo pensiero la sua gola si seccava.

Distolse lo sguardo dagli occhi di Hyunjin dopo qualche secondo, deglutendo e imponendosi di calmarsi. Decise di andare via da lì, di scappare, perché aveva paura di intraprendere una qualsiasi conversazione – che fosse di sguardi o a parole – con Hyunjin; temeva ciò che avrebbe potuto provare. Perciò avvertì i ragazzi che sarebbe andato a incontrare la sua maestra di canto e uscì velocemente dalla sala prove.

Aveva percorso solo pochi metri quando una mano si era stretta alla sua costringendolo a fermarsi. Seungmin si voltò e incontrò per la seconda volta in pochi minuti gli occhi di Hyunjin; ancora una volta pensò che fossero meravigliosi. Non si annoiava mai di guardare Hyunjin; non avrebbe mai potuto annoiarsi, in nessun modo. La bellezza poteva annoiare solo chi non sapeva apprezzarla totalmente.

I due rimasero a guardarsi negli occhi in silenzio per qualche minuto, studiando i particolari dell'altro con attenzione, sebbene fossero già impressi da tempo nella loro memoria a causa di tutte le volte che si erano osservati a vicenda in silenzio, cercando di non farsi scoprire.

Fu Hyunjin il primo a interrompere il silenzio che li circondava, con le gote rosse e la mano ancora stretta a quella di Seungmin. «Possiamo parlare un attimo?» gli chiese, con gli occhi che sembravano pregare il ragazzo di fronte a sé di rimanere ancora un altro po'.

Seungmin deglutì. «Dovrei andare a provare la cover con la mia maestra, mi dispiace...» mormorò abbassando lo sguardo sulla sua mano, ancora intrecciata a quella dell'altro. Tremava a causa di tutte le sensazioni che stava provando: gli sembrava quasi che l'amore che teneva nascosto nel proprio cuore desiderasse uscire e colorare il mondo intorno a sé e Hyunjin, la bolla all'interno della quale erano chiusi, lontani da tutti e da tutto.

«Sarò breve, per favore» lo pregò Hyunjin e di fronte ai suoi occhi brillanti Seungmin non poté dire di no. Cercò di staccare la propria mano dalla sua, ma l'altro non sembrava intenzionato a lasciarlo andare, pur sapendo che finché non avrebbe finito di parlare sarebbe rimasto lì ad ascoltarlo. Sembrava quasi che Hyunjin avesse bisogno di toccarlo, di sentirlo non solo a parole, ma anche con i gesti.

«Ho fatto qualcosa di sbagliato nei tuoi confronti?» domandò dopo aver fatto capire a Seungmin che avrebbe continuato a stringere la sua mano.

Il cuore di Seungmin si spezzò. «Assolutamente no» rispose e quasi involontariamente strinse la mano dell'altro, come per enfatizzare ciò che aveva detto, per rassicurarlo.

Hyunjin abbassò lo sguardo. «Allora perché mi ignori?» chiese ancora. «Abbiamo sempre parlato tanto, ma per cinque giorni mi hai evitato in tutti i modi. Non mi hai nemmeno detto che avresti fatto una cover, quando prima venivi sempre da me e mi chiedevi se la tua voce sarebbe stata adatta per una canzone. E io come potevo dirti di no? La tua voce è praticamente perfetta». Hyunjin alzò il capo e fece intrecciare i propri occhi lucidi con quelli sorpresi di Seungmin. «Perché ti stai allontanando?»

Seungmin si morse il labbro inferiore: aveva sbagliato e ne era consapevole. Non avrebbe dovuto ignorare Hyunjin da un giorno all'altro, ma non aveva mai provato niente di così profondo per qualcuno e non avrebbe mai pensato di potersi innamorare di uno dei suoi più cari amici: quest'opzione non gli aveva sfiorato la mente nemmeno per un millesimo di secondo. Seungmin aveva ferito Hyunjin e si odiava: aveva sempre fatto di tutto per renderlo felice e adesso era stato la causa della sua tristezza. Forse era anche per colpa sua se quella mattina aveva discusso con Minho. A quel punto meritava di sapere la verità.

«Mi dispiace Jinnie» disse mordendosi il labbro inferiore. Molto probabilmente si sarebbe pentito di quella scelta, ma preferiva ferire se stesso piuttosto che Hyunjin: per fargli capire che non era nel torto si sarebbe esposto. Sperava solo che ciò non li allontanasse. «Mi vuoi bene?»

Hyunjin sbatté le palpebre un paio di volte. «Certo che ti voglio bene, Minnie».

Seungmin sorrise ampiamente. «Allora mi accompagnerai a registrare la cover quando sarà il momento e capirai tutto. Non abbandonarmi, però. Me lo prometti?»

«Non potrei mai abbandonarti, quindi sì, te lo prometto».

Seungmin a quel punto allontanò la propria mano da quella di Hyunjin e corse verso la stanza dove la sua maestra di canto lo stava aspettando, con la certezza che avrebbe potuto stringere ancora le mani della persona che amava. Hyunjin non l'avrebbe abbandonato, gliel'aveva promesso.

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