03
→ andrà tutto bene
Seungmin era seduto a gambe incrociate sul letto e stava ascoltando la registrazione di You were beautiful che aveva fatto col cellulare durante le prove. Quando non era impegnato con le canzoni per l'album e nemmeno troppo stanco dopo gli allenamenti, si rinchiudeva in una sala e provava la cover. Purtroppo aveva potuto allenarsi solo un paio di volte, ma erano state sufficienti per raggiungere un buon risultato. Con un altro po' d'impegno, quando il tutto sarebbe stato perfetto, avrebbe potuto parlare con l'agenzia, registrare la cover e poi pubblicarla su YouTube. Sperava solo di riuscire a finirla in poco tempo, non voleva sovrapporla al comeback e nemmeno posticiparla troppo.
Appoggiò il cellulare sul materasso e si portò le gambe al petto, abbracciandole, con lo sguardo fisso sulla finestra: era sera e il sole stava scomparendo oltre gli edifici di Seoul, tingendo il cielo di colori caldi come l'arancione e il rosso. Seungmin sorrise, amava il tramonto: era il suo momento preferito della giornata perché gli infondeva una certa tranquillità e sicurezza. Ogni qual volta che lo osservava – specialmente in quel momento –, gli sembrava di sentire un paio di braccia avvolgere il suo busto e stringerlo. «Andrà tutto bene» gli diceva e lui credeva a quelle parole.
Un piccolo sospiro, che si era lasciato sfuggire dalle labbra, interruppe il silenzio quasi sacro della camera. Erano passati quattro giorni da quando aveva capito di essere innamorato di Hyunjin, tre da quando si era confidato con Chan. Quest'ultimo, ogni qual volta che erano da soli, si divertiva a stuzzicarlo, iniziando subito dopo a chiedergli come stava e a rassicurarlo nei momenti in cui si perdeva nei propri pensieri. Seungmin era felice di essersi confidato, perché in questo modo aveva tutto l'appoggio e il supporto di cui aveva bisogno, ma che, a causa dell'orgoglio, faticava a chiedere.
Nelle ultime notti era rimasto sveglio per ore a rigirarsi fra le lenzuola, pensando e ripensando ai propri sentimenti. Era convinto di non essere ricambiato, ma pensava fosse una cosa normale: in alcuni libri d'amore adolescenziali che aveva letto qualche tempo prima, i protagonisti erano convinti che la loro fosse una cotta a senso unico, anche se poi alla fine si scopriva che non era così. Poi però sbuffava nella notte e scuoteva il capo contro il cuscino: purtroppo quella era la vita reale, non un libro, un film o una serie tv, quindi non doveva darsi false speranze. Non sapeva nemmeno se Hyunjin fosse un minimo interessato ai ragazzi!
Inoltre non si riteneva alla sua altezza. La mattina, quando si guardava allo specchio, arricciava il naso: non gli piacevano per niente i propri lineamenti e se fosse esistito un centro commerciale per cambiare volto vi sarebbe corso senza pensarci due volte. Hyunjin, invece, al suo contrario era perfetto: non c'era niente che stonasse sul suo viso, nemmeno il neo sotto l'occhio che Seungmin tanto adorava.
Hyunjin era bello, Seugmin no: era questo il pensiero che aveva sempre vagato per la testa del giovane innamorato, pensiero che ultimamente si era fatto più pesante e insopportabile. Da quando aveva capito i propri sentimenti, infatti, Seungmin si sentiva a disagio e cercava in tutti i modi possibili di nascondersi agli occhi del ragazzo che amava, evitandolo. Cercava di stargli il più lontano possibile anche perché non sopportava tutte quelle nuove sensazioni che aveva iniziato a comprendere: lo facevano sentire impotente e poco lucido.
«La cena è pronta!» gridò Felix dal salotto facendo sobbalzare Seungmin, che scese dal letto a castello e uscì dalla camera scontrandosi con Jisung. Gli lanciò un'occhiataccia. «Sempre il solito sbadato».
«Potrei dire lo stesso di te, sei tu che mi sei venuto addosso» replicò l'altro con un sorrisetto, avviandosi poi verso la cucina.
Seungmin roteò gli occhi e seguì Jisung. Appena misero piede nella sala da pranzo, che corrispondeva alla cucina, incrociò gli occhi di Hyunjin. Spostò immediatamente lo sguardo e si morse l'interno della guancia nel vano tentativo di distogliere l'attenzione dal proprio stomaco che si contorceva e i battiti accelerati del proprio cuore. Ogni volta che vedeva Hyunjin una tempesta riempiva il suo corpo, quasi a ricordargli che era vivo e che poteva bearsi della sua presenza e della sua bellezza. Non si capacitava di come avesse potuto vivere quegli anni senza accorgersi di tutte le cose strane che gli accadevano dentro ogni volta che si avvicinava alla sua opera d'arte preferita. Era come se, comprendendo i propri sentimenti, Seungmin avesse trovato la chiave di una piccola porta, che si era automaticamente aperta e dalla quale gli effetti collaterali dell'amore si intromettevano nel suo corpo e nella sua mente, rendendolo instabile sulle gambe.
«Minnie, perché non ti siedi?»
Seungmin tornò alla realtà grazie alla voce di Felix e si accorse di essere rimasto l'unico in piedi, gli sguardi di tutti puntati sulla sua figura; arrossì. «Sì, scusatemi. Mi ero perso a pensare».
Si guardò velocemente intorno e deglutì quando notò che l'unico posto libero fosse quello accanto a Hyunjin. Si fece coraggio e lo raggiunse, sedendosi al proprio posto e prestando attenzione ai movimenti di Felix e Chan, che stavano riempiendo i loro piatti con i noodles. Cercava di non pensare alla presenza di Hyunjin, così vicino a lui, ma gli fu impossibile quando proprio costui, sottovoce, gli chiese preoccupato: «Tutto bene?»
«Sì, tranquillo» mormorò Seungmin ritrovandosi ad arrossire. In realtà non stava affatto bene: si sentiva profondamente a disagio e il suo corpo, tremante a causa di tutte le sensazioni che stava provando, non aiutava affatto.
Passò il resto della cena in un religioso silenzio, parlando solamente quando era necessario e tenendo lo sguardo fisso sul proprio piatto. Ogni tanto sentiva gli occhi di Hyunjin puntati sul proprio viso, ma cercava di ignorarli e abbassava il viso per non farsi vedere troppo. Si chiedeva perché dovesse guardarlo così tanto: non era infastidito dalla sua mancanza di bellezza, bellezza che invece lui aveva fin troppo? Non riusciva a trovare una risposta, ma era sicuro di non voler passare altro tempo sotto i suoi occhi attenti, per questo si propose di lavare i piatti insieme a Jisung. Non voleva restare da solo in camera con lui, dato che Minho e Chan si stavano dirigendo verso la JYP per sistemare delle cose per l'album e sarebbero tornati tardi.
«Tu lavi i piatti e io li asciugo?» propose Seungmin una volta che ebbero finito di sparecchiare avendo come sottofondo le urla degli altri, che stavano giocando a carte in salotto.
Jisung alzò gli occhi al cielo. «Perché devo sempre fare il lavoro sporco?» si lamentò. «Comunque va bene, li lavo io».
«Avresti anche potuto dire di no e l'avrei fatto io, ma meglio così. Non ho voglia di sporcarmi le mani».
Jisung scosse il capo e si abbassò, aprendo gli sportelli sotto al lavandino e tirando fuori un recipiente di plastica, al cui interno vi erano delle spugne, il detersivo per i piatti e i guanti, che indossò. «Hanno creato i guanti per un motivo! Altrimenti perché credi che qualcuno schizzinoso come Hyunjin si metta a lavare i piatti ogni tanto?»
Al solo sentir nominare Hyunjin il cuore di Seungmin perse un battito, anche se poi ne recuperò altri venti nel giro di due secondi, e continuò con questo ritmo per quelli che sembrarono minuti infiniti. Davvero gli bastava così poco per perdere il controllo sul proprio corpo? «Già, hai ragione» sussurrò e abbassò lo sguardo sull'acquaio davanti a sé.
Jisung aprì l'acqua e iniziò a lavare i primi piatti. «Comunque è da qualche giorno che ti vedo strano» cominciò. «C'è qualcosa che non va?»
Seungmin deglutì e strinse la presa sullo straccio pulito che teneva fra le mani. Non aveva il coraggio di rispondergli, perché, almeno a lui che non era il diretto interessato della sua lotta interiore, non voleva mentire. Allo stesso tempo, però, non voleva farlo preoccupare e aveva paura di come avesse potuto reagire. Chan lo supportava, ma chi diceva che Jisung e gli altri avrebbero fatto lo stesso? In fondo ciò che stavano vivendo era un sogno comune, ognuno dei ragazzi che componeva il gruppo desiderava raggiungere più persone possibili, essere ricordato, ed era plausibile la loro ipotetica paura riguardo l'amore di Seungmin per Hyunjin: avrebbe potuto rovinare tutto.
Jisung si accorse del silenzio dell'altro e fece un debole sorriso. «Parlami, Seungmin. Siamo amici e se c'è qualcosa che non va e vuoi dirmi, puoi farlo. Sai che non ti giudicherei mai» disse per spronarlo a confidarsi.
Seungmin sospirò e iniziò ad asciugare i piatti. «È complicato, Sungie» mormorò. «Vorrei dirtelo, ma ho paura che potresti reagire male e odiarmi».
Jisung ridacchiò e appoggiò un bicchiere ormai lavato sul lavabo. «Non potrei mai odiarti. Ti voglio troppo bene per farlo» replicò. «Potresti anche dirmi di aver ucciso una persona e ti aiuterei a nascondere il corpo».
Seungmin rise a quell'affermazione e prese un profondo respiro: non poteva rimandare, perché da una parte desiderava che Jisung sapesse, così avrebbe avuto modo di potersi confrontare con qualcun altro oltre a Chan. «Va bene, allora... Puoi controllare se non c'è nessuno che ci sta ascoltando?»
Jisung annuì e si affacciò sul salotto, poi tornò da Seungmin. «Sono tutti impegnati a giocare a carte, quindi nessuno ci calcolerà minimamente! Su, adesso dimmi cosa ti passa per la testa, sono troppo curioso!» esclamò saltellando sulle punte. Si tolse i guanti e prese per mano l'altro, sedendosi sul tavolo. «Continuiamo dopo».
Seungmin si morse il labbro inferiore e iniziò a giocare con le proprie dita. «Ho capito di essere innamorato di Hyunjin» confessò parlando il più velocemente possibile. Alzò immediatamente lo sguardo sul viso di Jisung, sul quale era dipinta un'espressione di pura sorpresa, e sentì gli occhi inumidirsi. «C-Capisco se adesso non vuoi più parlarmi...»
Jisung sbatté le palpebre un paio di volte e scese con un balzo dal tavolo, avvicinandosi a Seungmin. Circondò con le braccia il suo busto e lo strinse forte, mettendosi in punta di piedi per appoggiare il mento sulla sua spalla. «Perché non dovrei più parlarti?»
Seungmin ricambiò l'abbraccio con un po' d'insicurezza. «Non sei arrabbiato con me? Insomma, mi piace un ragazzo, per di più del nostro gruppo, e fino all'anno prossimo dobbiamo sottostare alla regola del non fidanzarsi... I miei sentimenti potrebbero causare la fine del gruppo».
Jisung si staccò dall'abbraccio e accarezzò il viso dell'altro con un sorriso a fior di labbra. «So che se le cose dovessero andare a buon fine entrambi starete attenti a non farvi scoprire» disse sicuro. «E poi l'unica cosa che voglio è vederti felice, quindi se Hyunjin ti rende felice perché non provarci?»
Seungmin sorrise. «Grazie...» sussurrò.
Jisung ridacchiò. «Non mi devi ringraziare, è questo che fanno i migliori amici, no?» Si appoggiò al tavolo con il busto e incrociò le braccia al petto, mostrando un sorriso malizioso. «Onestamente pensavo che non l'avresti mai capito, sai?»
Seungmin sgranò gli occhi e avvampò. «Lo avevi capito?» domandò, sorpreso. Era stato così palese? E, sopratutto, come aveva fatto Jisung ad accorgersene prima di lui?
«Ma certo! In realtà lo sospettiamo tutti da un bel po'».
«Oh Dio...» Il minore si passò le mani fra i capelli. «E gli altri non si sono arrabbiati? Non gli faccio schifo?» domandò nel panico più totale. Non pensava che tutti sospettassero qualcosa, quest'opzione non gli era mai passata per la mente. Ma in fondo di cosa si stupiva? Vivevano insieme da più di due anni, si conoscevano fin troppo bene per notare la piccola premura in più che Seungmin metteva in qualsiasi suo gesto nei confronti di Hyunjin.
Jisung sbuffò. «Minnie, hai mai pensato che qualcuno ti odiasse da quando siamo un gruppo? Lascia perdere i piccoli litigi, quelli accadono sempre». Seungmin scosse il capo: nessuno gli aveva mai dato quell'impressione, anzi. «Appunto. Quindi stai tranquillo, pensiamo tutti la stessa cosa: vogliamo solo che tu sia felice e sappiamo tutti che Hyunjin ti rende felice, quindi non ci opporremo in nessun modo. Anzi, siamo disposti ad aiutarti se avessi bisogno di qualcosa».
Seungmin annuì piano e sorrise: sapere che nessuno dei ragazzi lo avrebbe odiato per ciò che provava lo tranquillizzava. Era talmente tanto felice di avere al proprio fianco persone del genere che avrebbe voluto mettersi a piangere, ma non lo fece: sarebbe stato imbarazzante. «Però potete stare ancora più tranquilli, non penso di piacere a Hyunjin, quindi non mi farò avanti» mormorò e abbassò lo sguardo.
Jisung scosse il capo. «E qui sbagli: dovresti buttarti. Non potrai mai sapere se ciò che provi è ricambiato o meno e, fossi in te, non sprecherei quest'occasione. Non capita tutti i giorni di amare qualcuno come fai tu, di trovare qualcuno che è così importante per te come lo è Hyunjin. E se la tua dichiarazione dovesse andare male, non importa, lo supererete insieme. Avete una bella amicizia e Hyunjin non ti lascerebbe mai andare, nemmeno se dovesse ricevere un ordine dall'alto».
Seungmin arrossì a quelle parole, ma era comunque molto insicuro. Non avrebbe mai pensato di innamorarsi di qualcuno del gruppo e tutto ciò che sarebbe potuto accadere gli faceva paura. Non voleva perdere Hyunjin, eppure lo sguardo di Jisung era così determinato che fece vacillare le sue insicurezze. «Ne sei sicuro?»
Jisung gli si avvicinò e gli prese le mani, mostrandogli il suo più bel sorriso. «Ti fidi di me?»
«Sì».
«Andrà tutto bene».
E in quel momento Seungmin capì di aver trovato il proprio tramonto: erano quei ragazzi, uno per uno, e non poté fare a meno di stringere in un grande abbraccio Jisung, lasciandosi sfuggire qualche lacrima silenziosa. «Grazie».
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