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01

→ innamorato

Seungmin si ricordava perfettamente la prima volta che aveva visto Hyunjin: quando i loro occhi si erano incrociati, in quella sala non troppo grande, aveva pensato di star sognando. Si era dato un piccolo pizzicotto sulla coscia e quando aveva capito che sì, era perfettamente sveglio e che il ragazzo che aveva davanti era reale, si era domandato se fosse un angelo. In vita sua non aveva mai visto una persona così bella ed elegante anche solo con una tuta e una felpa addosso. Era rimasto affascinato e quella sera in cui Chan stava spiegando il progetto per la formazione del loro gruppo tramite un survival show, i suoi occhi avevano cercato tutto il tempo di afferrare ogni singolo dettaglio di quella bellezza tanto pura da sembrare finta.

La cosa che però lasciò sorpreso Seungmin quando conobbe meglio il carattere esplosivo e drammatico di Hyunjin, fu che era comunque incredibilmente bello ai suoi occhi. Nonostante a volte non lo sopportasse e desiderasse solamente lanciarlo fuori dalla finestra a causa del suo chiacchiericcio continuo, rimaneva bello. Quelle parti insopportabili del suo carattere non scalfivano la sua bellezza pura, come invece Seungmin aveva notato in alcuni suoi vecchi conoscenti. Sembrava quasi che la bellezza e il carattere di Hyunjin fossero in completo equilibrio, come se si facessero forza a vicenda e Seungmin non poteva che esserne rapito ogni giorno di più.

La cosa peggiore – o migliore, dipende dai punti di vista – era che la bellezza di Hyunjin, di anno in anno, aumentava diventando quasi accecante. Ogni luogo in cui si trovava il giovane era illuminato e graziato dalla sua bellezza, e Seungmin era felice di condividere il dormitorio con quell'angelo, di trascorrere con lui ogni giorno della sua vita, di poter vedere il suo sorriso continuamente, di respirare la sua stessa aria. Sperava quasi che gli venisse donata una parte della sua bellezza, dato che si considerava piuttosto bruttino – ovviamente teneva questi pensieri per sé, dato che se qualcuno della band avesse scoperto cosa pensava del proprio volto e corpo, avrebbe iniziato a rimproverarlo nei modi più strani possibili, tipo appendendo venti cartelloni recitavano: "Seungmin sei bellissimo!" in casa.

Semplicemente Seungmin ignorava il suo non essere abbastanza bello, ringraziando ogni singolo giorno il mondo per avergli fatto conoscere l'incanto che viveva dentro Hyunjin. Si reputava fortunato perché poteva vivere in compagnia della bellezza fatta persona, poteva godersi quella luce travolgente e anche quel carattere impertinente che col tempo aveva imparato ad apprezzare senza uscire fuori di testa.

Non si considerava innamorato, o almeno, questo pensiero non gli aveva mai sfiorato la mente. Si reputava una persona che aveva saputo riconoscere la forma più alta della bellezza, il suo tramutarsi in un'opera d'arte reale, e aveva deciso di viverla. Perché Seungmin si stava vivendo completamente Hyunjin: i suoi occhi conoscevano a memoria ogni singola sfumatura del ragazzo, sapeva riconoscere i suoi cambi d'umore da un semplice movimento, come passarsi una mano fra i capelli in modo avventato; eppure ogni giorno scopriva cose nuove, dettagli che cambiavano e che nascevano. Hyunjin era un'opera d'arte in continua trasformazione e Seungmin amava guardarlo.

Ovviamente non gli aveva mai detto che pensava fosse bello. A parte che era convinto fosse sottinteso – ogni tanto Hyunjin lo aveva scoperto a guardarlo, reagendo con un timido sorriso che Seungmin non riusciva a capire –, poi sarebbe sembrato strano, credeva. Aveva paura di metterlo a disagio e di oscurare il suo viso, e non voleva. Amava vedere il volto rilassato di Hyunjin, non quello contratto dalla tristezza, dalla rabbia o dallo sgomento. Si era convinto che fosse per questo motivo che faceva di tutto per renderlo felice e non farlo rattristare, che spesso si sedeva nel suo letto e senza un motivo preciso lo abbracciava, che delle sere finiva quasi per litigare con gli altri ragazzi del gruppo per cenare con i cibi preferiti di Hyunjin, che ogni tanto andava a comparare proprio a quest'ultimo un muffin al cioccolato per fargli capire che, anche se non lo pensava, era stato bravo.

Seungmin amava fare tutte queste piccole cose – che poi tanto piccole non erano –, ma amava soprattutto i sorrisi che Hyunjin gli rivolgeva, per poi stringerlo in un caloroso abbraccio. In quei momenti Seungmin si diceva che gli andava bene essere brutto se avesse avuto al proprio fianco Hyunjin, che grazie ai suoi sorrisi lo faceva sentire un po' più bello e apprezzabile, come se con quei gesti infondesse la bellezza proprio dentro di lui.

Quel giorno, mentre ripensava al viso di Hyunjin, impresso nella sua mente, Seungmin stava ascoltando la musica. Era sdraiato sul proprio letto, le palpebre abbassate e le cuffiette nelle orecchie, la mente che vagava nei meandri più nascosti della propria anima tirando fuori ricordi che aveva dimenticato e domande che non si era mai posto: i pesci hanno sete?, oppure: perché tutti i vestiti che si bagnano diventano più scuri anche se l'acqua è trasparente? A quei pensieri Seungmin aggrottò le sopracciglia e sospirò: dovevano essere gli effetti collaterali di avere un amico come Jisung.

Si mise in posizione supina, rannicchiandosi per bene, e tenne lo sguardo fisso di fronte a sé: era sdraiato sulla parte superiore del letto a castello, perciò il suo viso era a pochi centimetri dal vetro della finestra, attraverso il quale riusciva a vedere le luci di Seoul. Sorrise: quella città era tutto per lui. Vi era nato, cresciuto e poi aveva deciso di rischiare, di mettersi in gioco, nonostante tutti cercassero di fargli cambiare idea perché solo pochi fortunati riuscivano a diventare idol di successo; era meglio se continuava a studiare per trovare un lavoro sicuro. Non aveva dato ascolto a nessuno di loro e adesso si trovava lì, al fianco di sette ragazzi stupendi che amava con tutto se stesso. Sia prima che dopo il debutto ne avevano passate tante, ma Seungmin era convinto di una cosa: finché sarebbero stati insieme, tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Seungmin fu portato nel mondo reale da due dita che gli strinsero dolcemente il fianco. Sobbalzò sorpreso e si mise a sedere, voltandosi verso colui che l'aveva toccato. Perse qualche battito nel ritrovarsi Hyunjin davanti: sorrideva ed era così maledettamente bello che Seungmin si ritrovò a ricambiare il sorriso con lo sguardo perso nei suoi lineamenti. Stoppò la musica. «Perché mi hai disturbato?» chiese innocentemente. Non era arrabbiato – non avrebbe mai potuto esserlo con Hyunjin.

«Volevo solo darti noia, mi sembravi troppo tranquillo. Tutto qui» replicò Hyunjin con un sorrisetto furbo sul viso. Si allontanò velocemente dal letto a castello, andando a sedersi sul proprio materasso: temeva di ricevere uno schiaffetto da parte di Seungmin.

Quest'ultimo roteò gli occhi. «Giusto, mi ero dimenticato che sei la persona più fastidiosa sulla faccia della terra» commentò mantenendo un'espressione seria a fatica: di fronte agli occhioni di Hyunjin gli era impossibile non addolcirsi in pochi secondi.

«Ti dimentichi di Minho-hyung».

«Hai ragione, ma subito dopo ci sei tu».

Hyunjin scoppiò in una risata allegra e Seungmin si tolse entrambe le cuffie per ascoltare meglio quella melodia. Osservò come il ragazzo che aveva rapito tutta la sua attenzione stesse alzando leggermente le gambe sbilanciandosi all'indietro, con le mani appoggiate sopra la pancia. Posò lo sguardo sull'espressione di pura felicità dipinta sul suo viso: gli occhi erano completamente scomparsi e adesso una mano batteva ripetutamente sul materasso, perché solo in quel modo Hyunjin riusciva a scaricare da qualche parte tutta la gioia che lo riempiva rischiando di farlo scoppiare.

«Sei uno stronzo, Minnie» mormorò una volta rilassatosi. «Ma ti spupazzerei dalla mattina alla sera comunque». Poi si alzò dal letto e allungò le braccia, portando indietro la testa: i capelli scuri, che stava facendo allungare, lasciarono completamente scoperto il suo viso e Seungmin, per la prima volta, si sentì in imbarazzo e fu costretto a distogliere lo sguardo. La frase che Hyunjin aveva appena pronunciato lo aveva lasciato con una strana sensazione nel petto, alla quale non riusciva a ricollegare alcunché.

Come sempre quando c'entrava Hyunjin, Seungmin non capiva a cosa erano dovuti certe sue percezioni. Quelle sensazioni le provava solo in sua presenza: quando era con Minho non gli si era mai stretto lo stomaco in una morsa fastidiosa, quasi portandolo a sentire il desiderio di vomitare, oppure non aveva mai desiderato poter entrare nella sua mente per sapere se pensasse che fosse carino. Non gli interessava. Invece riguardo Hyunjin gli interessavano molte più cose, che però aveva sempre ricollegato a un'amicizia molto profonda e intima. Per lui le sensazioni che provava quando Hyunjin era nei dintorni erano le stesse che potevano provare due amici molto legati.

Seungmin sospirò e decise di ignorare Hyunjin: gli aveva già messo in testa troppe domande alle quali non sapeva dare una risposta. «Adesso non disturbarmi, voglio ascoltare la musica».

«D'accordo Minnie, fai finta che non ci sia. Appena trovo la felpa me ne torno a guardare un film con Jisung e Felix e ti lascio da solo, promesso».

Seungmin annuì e si sdraiò nuovamente nel letto, facendo ripartire la musica. Hyunjin gli dava le spalle, era piegato verso l'armadio e frugava fra i vari vestiti, perciò il minore sfruttò l'occasione per guardarlo senza temere di essere beccato. Fece scivolare gli occhi su quel corpo scolpito dagli dei: le spalle non troppo larghe, le braccia muscolose che si vedevano dalla maglietta a maniche corte che indossava, grazie alla quale era messa in risalto anche la sua vita elegante; poi abbassò lo sguardo sulle sue gambe lunghe e toniche, dalle quali già si capiva che era un ballerino eccezionale.

Tutto di lui era così elegante che Seungmin si sentì sopraffare da quello splendore: Hyunjin brillava di luce propria, non c'erano altre spiegazioni. Quella stanza, adesso che era entrato, era molto più luminosa rispetto a prima. Seungmin tuttavia non aveva paura di accecarsi, di farsi del male: si sentiva attratto da quella luce e, in fondo alla sua anima, era impressa la consapevolezza che Hyunjin non lo avrebbe mai ferito, in nessun modo.

Improvvisamente un altro dei cinque sensi si unì alla contemplazione dell'angelo che stava ancora cercando la felpa nell'armadio: l'udito. Seungmin sgranò gli occhi non appena si accorse della canzone che aveva iniziato a riprodursi nelle sue cuffiette, ma non si mosse di un centimetro: rimase in posizione supina, il capo sul cuscino e lo sguardo puntato su Hyunjin. Mentre ascoltava le parole di You were beautiful dei Day6, non poté fare a meno di concordare con la frase del ritornello che gli rimase più impressa: Hyunjin era bellissimo.

Forse fu in quel momento che comprese ciò che provava: le parole ricolme del dolore causato da un amore ormai finito gli accarezzavano la mente e lui, lentamente, capì che Hyunjin non era solo un amico per lui. Era il suo primo pensiero la mattina quando si svegliava e l'ultimo quando si addormentava la sera; era in ogni singolo suo gesto, in ogni suo sorriso. Faceva parte di tutti gli aspetti della sua vita e li rendeva più apprezzabili, era l'unica persona alla quale Seungmin avrebbe davvero donato tutto se stesso, anche ciò che di più intimo e prezioso aveva.

Seungmin era innamorato di Hyunjin. Lo era da tempo, eppure lo aveva capito solo ora. Si ritrovò a sorridere per la propria stupidità e diede le spalle al ragazzo che ancora cercava la felpa, perdendosi ad osservare Seoul, che brillava nella notte. In quel momento non aveva paura dei sentimenti che provava, ma voleva capirli meglio. Per questo motivo decise che l'indomani avrebbe parlato con Chan, anche a costo di beccarsi una brontolata perché quei sentimenti erano contro le regole dell'agenzia. Anche se non avesse potuto godersi ciò che provava, avrebbe cantato con tutta la propria passione le parole di You were beautiful guardando Hyunjin negli occhi. Voleva che sapesse che fosse bellissimo ai suoi occhi.

Che stronzata, da quando in qua qualcuno deve decidere se l'amore è giusto o sbagliato? Non decido io di chi innamorarmi e quando.

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