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61. We Shouldn't...

Era passata una settimana dal salvataggio di Cheryl e la situazione tra lei e Alec non poteva essere peggiore. Il ragazzo era andato ad Idris per parlare con il Conclave e far revocare la sua sospensione, non ottenendo però risultati.
In sette giorni, aveva mandato solamente un messaggio a Cheryl, per chiederle come stesse. Lei non aveva neanche risposto, indispettita: davvero Alec pensava che allontanarsi e non affrontare le discussioni era il modo per risolvere i loro problemi ? Come poteva essere così immaturo ? Non assomigliava al ragazzo che conosceva lei e di cui era innamorata.

Alexander tornò il settimo giorno da Idris e, avendo ricevuto un messaggio da Magnus nel quale gli chiedeva di raggiungerlo immediatamente al suo appartamento, si recò nel loft dello stregone.
Quando Bane gli aprì la porta, riconobbe che sicuramente aveva avuto un motivo valido per avergli chiesto quella visita.

"Che succede ?" Domandò, entrando.
Lo stregone gli fece cenno di sedersi sul divano mentre lui raggiunse la finestra e puntò lo sguardo sul panorama.
"Tua madre. Mi ha ricattato e, ahimè, ha mantenuto la sua promessa. Sono nei guai sino al collo." Disse triste, sorseggiando del whiskey.
"Cosa ha fatto ?" Scattò in piedi il ragazzo.
Lo raggiunse davanti alla vetrata dalla quale si poteva ammirare tutta New York sotto la luce della luna.

"Mi ha chiesto di fare una pozione per separare te e Cheryl, io l'ho fatto e me ne vergogno molto..."
"Tu hai fatto cosa ? Ti rendi conto ? È per questo che era così distante da me per un periodo ?" Sfuriò il Lightwood.
"Aspetta, non ho terminato. L'unico motivo per cui lo feci era perché mi ricattava. Su una parte molto delicata della mia vita, che neanche tu conosci... mia figlia, Hailee. - Alec strabuzzò gli occhi - Non pensavi che in tanti anni di vita non abbia avuto un erede, vero ?" Alzò un sopracciglio.
"No... solo che... perché non me ne hai mai parlato ?" Il ragazzo sembrava deluso più che arrabbiato.

"L'ho sempre tenuta lontana dalla mia vita da stregone, non sa la mia vera identità. Ci vediamo raramente, nonostante la tenga sempre sotto controllo, seppur da lontano. Non posso farla avvicinare a me più di tanto, ma non voglio perderla... e se Maryse le raccontasse la verità... la perderei del tutto." Sospirò, con le lacrime agl'occhi.
"Allora devi dirglielo prima che lo faccia lei ! Sai dove trovarla ?"
"Mhh... - Magnus si massaggiò il mento, riflettendoci - Maryse sa solo dell'esistenza di Hailee, ma non dove lavori o viva. Forse posso batterla sul tempo... Sì, andremo stasera stessa. verrai con me ? Non penso di potercela fare da solo..."
"Certo, andiamo." Affermò sicuro lo Shadowhunter.

Mentre si dirigevano verso la porta, il telefono di Alec suonò, una chiamata da parte di Cheryl. Rispose dopo qualche secondo di incertezza.
"Hey."
"Ciao, sono io. Puoi venire all'Istituto ? Mi hanno dato una camera, starò qui per un po' e noi abbiamo davvero bisogno di parlare..."
Alec guardò lo stregone e sospirò: non poteva lasciarlo solo in quel momento così delicato.

"Mi dispiace Cher, Magnus ha bisogno di me. E forse è meglio se ci prendiamo una pausa, almeno per un po'. Buonanotte." Concluse, riattaccando.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, non era stato facile.
La amava, da impazzire, ma non poteva continuare con quella vita. Gli Shadowhunters non avevano il lusso di potersi innamorare e avere una relazione normale.

"Problemi con la biondina ?" Gli chiese Magnus, che non aveva potuto fare a meno di ascoltare.
"Andiamo ?" Cambiò invece argomento il ragazzo.

All'Istituto, invece, Cheryl era sola nella sua camera, seduta sul letto a guardare un punto indefinito sulla parete.
Il comportamento di Alec l'aveva ferita, non se lo aspettava.
Decise che avrebbe scaricato la tensione nella palestra sotterranea, in fondo si era ripresa del tutto e doveva sfogarsi in qualche modo.
Scese quindi in palestra e vi ci trovò solamente Dylan, a petto nudo, che si accaniva contro un manichino utilizzando due spade di media lunghezza ma molto affilate. Il suo fisico era statuario, sembrava scolpito ad arte.

In silenzio, lo superò e iniziò ad allenarsi con un sacco a colpi di boxe. Dopo i primi dieci minuti, il ragazzo posò le spade a terra e le andò incontro.
"Voglia di allenarti, Kidshot ?" Accennò un sorriso.
"Solo di prendere a pugni qualcosa... o qualcuno. Sei disponibile ?"
"Sembri abbastanza disperata, quindi sì. Fammi vedere che sai fare." La guardò con aria di sfida e iniziarono a combattere corpo a corpo.

Si sentivano solo i loro respiri affannati e smisero solamente quando Cheryl, senza fiato, si allontanò per prendere una bottiglietta d'acqua e asciugarsi il sudore.
"Lightwood non ti merita. Chiunque faccia arrabbiare così tanto una donna, ha sbagliato qualcosa." Le disse, raggiungendola.
"Ci siamo presi una pausa, a quanto pare. L'ha deciso lui da solo." Sbuffò, poggiando a terra la bottiglietta.

"Tra di noi c'è attrazione, non negarlo." Si avvicinò lui, mettendola con le spalle al muro e chiudendo il corpo della ragazza con il suo.
Cheryl si morse il labbro, cercando di non cedere a ciò che in realtà desiderava.
Gli occhi di ghiaccio di Dylan si puntarono nei suoi verdi, impedendole di abbassare lo sguardo.
"Non dovremmo..." ebbe l'unica forza di sussurrare.
"So che lo vuoi tanto quanto me..." avvicinò il viso a quello della ragazza e le morse il labbro inferiore, stringendolo leggermente.
Il respiro di Cheryl si fece corto, la sua testa era andata in tilt e non capiva niente, vedeva solo gli occhi del biondo.
Lui le accennò un sorriso e si avventò senza pietà sulle labbra carnose della Kidshot. Non poteva continuare a correre dietro ad Alec. Lei lo aveva messo su un piedistallo così alto che ora non si vedevano più. Doveva andare avanti.

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