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56. Last words

La bionda fu portata, quasi trascinata, sulla barca e rinchiusa in una cabina. In realtà era una camera da letto molto bella e lussuosa e, dalla porta socchiusa, si poteva anche intravedere un bagno privato.
Un oblò offriva una visita parziale del mare e della linea di stacco nel quale l'acqua incontrava il cielo.
Cheryl gli si avvicinò sino a posare la punta del naso sul vetro ma, invece dell'oceano, i suoi occhi si focalizzarono sul suo riflesso.
Quasi si spaventò e indietreggiò di qualche centimetro.
Non si era mai vista così, completamente rovinata, non si riconosceva neanche.

Una lacrima rotolò giù per la guancia mentre sfiorava un livido appena sotto l'occhio. Ritrasse subito la mano, che anche solo con un tocco le aveva provocato una scossa di dolore.

"Charlotte ?" Aveva pronunciato con titubanza una voce maschile.
Cheryl si voltò di scatto e vide un ragazzo, probabilmente di diversi anni più grande di lei, chiudere la porta della stanza e sedersi sul letto a due piazze.

Aveva capelli e neri come pece e occhi chiarissimi, effettivamente assomigliava all'uomo che aveva incontrato poco prima, il capo di Bilbao.

"Piacere, Luìs. Mio padre dice che viaggerai per un po' con noi, siamo diretti in un bel posto, ti piacerà." Le sorrise, ma aveva un qualcosa di sinistro, quasi lugubre.
La ragazza ingoiò il groppo in gola e non rispose, sperava solo che l'avrebbe lasciata presto sola. Almeno avrebbe potuto soffrire in pace.

"Ah, mi dispiace per quello che gli uomini di mio padre ti hanno fatto, non so perché si comportano sempre in quel modo così violento... una donna non si vince così. Ti va dello champagne, mi amor ?" Chiese gentilmente, versando in due calici la bevanda che si trovava sul comodino.
Cheryl era incredula di come quel tizio, tirato a lucido come un damerino, prendeva la situazione, si comportava come se dei suoi dipendenti non avessero appena picchiato quasi a morte una ragazza innocente.

"Sai, non mi sono mai piaciute le donne statunitensi, troppo secche... Ma tu... Non lo so, hai un qualcosa che"
Cheryl smise di ascoltarlo e, approfittando del fatto che lui le desse le spalle mentre versava lo champagne, si diresse silenziosamente verso la porta.
La aprì il tanti giusto per uscire e sgattaiolò via.

Corse, consapevole che sarebbe stata una questione di pochi secondi prima che Luìs si fosse accorto della sua assenza. Ogni volta che vedeva scagnozzi o dipendenti dello yacht si nascondeva dietro qualche oggetto e riusciva sempre a no  farsi vedere.
Non sapeva neanche lei con quali forze riusciva a muoversi.

Mentre si dirigeva di corsa verso la cabina di comando, sentì il figlio del boss urlare ai suoi uomini di prenderla immediatamente. Così, tutti gli scagnozzi si lanciarono all'inseguimento, costringendola ad accelerare maggiormente.
Riuscì ad arrivare alla cabina e si rinchiuse dentro chiudendo tutti i lucchetti. La porta era blindata e quasi inaccessibile dall'esterno.
Quasi.
Quando gli uomini iniziarono a sparare all'impazzata con le mitragliatrici, Cheryl dubitò della sua resistenza.

Quando si voltò, vide il capitano puntarle contro una pistola. La sua mano tremava, segno che non avesse mai ucciso nessuno.
"La prego, mi faccia mandare un messaggio di emergenza, la prego..." supplicò, con il respiro pesante.
Lui non rispose, continuava a puntarle quella maledetta pistola all'altezza del volto.
Il silenzio tra i due era colmato dai rumori degli spari e del primo lucchetto che si ruppe.

"Mi dispiace." Mormorò lei, prima di mettere in atto gli insegnamenti di Jace e disarmare l'uomo. Con la oistola che gli aveva sottratto velocemente, gli colpi la testa facendolo cadere a terra svenuto.
Dopodichè si precipitò alla radio e cercò di sintonizzarla per mandare un messaggio di aiuto.

Un altro lucchetto saltò.

Finalmente la ragazza riuscì nel suo intento e le rispose una delle basi della marina.
"Mi chiamo Cheryl Kidshot, sono trattenuta in uno yacht partito da New York poco fa, vi prego salvatemi, ho paura !" Urlò.

Il penultimo lucchetto.

"Ci dica le sue coordinate, così possiamo trovarla." Le disse una voce metallica dall'altra parte della linea.
"Non lo so ! Chiamate Alec Lightwood ! Alec ti prego ! Ho paura !" Urlava, in preda alle lacrime.

Saltò anche l'ultimo dei lucchetti e gli uomini fecero irruzione nella cabina.
"No, lasciatemi ! Alec ! Ah ! - gridò dal dolore, quando le colpirono nuovamente i punti della pelle già violacei - Ti amo !" Fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di essere trascinata via.

Il messaggio si interruppe.
Cheryl sentiva le palpebre farsi pesante e sperò con tutto il cuore che Alec sentisse le sue parole, anche se fossero state le ultime.

Amoriiii eccomiiiiiiii ♥️♥️♥️♥️
Scusate l'assenza, ma mi sono presa una pausa per distrarmi un po'! Voi come state? Che ne pensate del capitolo? Cosa succederà a Cheryl?
Lasciate una stellina, ci vediamo settimana prossima... Vi amo!

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