55. It will kill us both!
Cheryl aveva freddo. I polsi le facevano male, legati così stretti da una corda spessa e ruvida che le lasciava persino dei piccoli tagli ad ogni suo movimento. E, dato che il camion su cui era rinchiusa prendeva spesso buche, i suoi polsi erano martoriati e violacei.
La benda con cui le avevano chiuso la bocca sapeva di amaro e aveva un odore nauseabondo, il che le ostruiva le vie respiratorie.
Anche le caviglie erano legate con la medesima corda utilizzata per i polsi e, come quest'ultimi, erano in pessime condizioni e doloranti.
Gli occhi verdi della ragazza erano secchi e arrossati per le tante lacrime versate, ormai non ne aveva più, altrimenti avrebbe pianto anche quelle.
Mentre la trascinavano di peso sul retro del furgone aveva urlato, si era dimenata e, seppur soltanto per qualche istante, si era liberata delle loro prese e aveva provato a scappare. Gli uomini muscolosi e imponenti, però, l'avevano presa subito e uno dei due l'aveva colpita con un violento schiaffo sulla guancia sinistra, tanto che la ragazza aveva sputato sangue.
Sangue che ormai si era seccato anche sullo zigomo di Cheryl, violaceo.
Le pulsava ancora, nonostante fossero in viaggio da diverse ore. Aveva perso la condizione del tempo, le sembrava di essere prigioniera da giorni.
Tutto ciò a cui pensava era Alexander e confidava in lui le poche speranze che le rimanevano: sapeva che l'avrebbe salvata, lui lo avrebbe fatto sempre.
Dopo un lasso di tempo che le parve interminabile, finalmente il camion si fermò e gli sportelloni posteriori si aprirono. Gli stessi uomini che l'avevano caricata, le presero con forza le spalle e la fecero scendere.
La bionda si guardò intorno, cercando di identificare dove si trovava.
Seppur fosse una zona desolata, notò subito le barche attraccate e l'oceano, capì quindi che era stato portata in un porto, forse privato.
Un grosso yacht troneggiava sugli altri, era immenso e sembrava lussuoso, che si trattasse di quello di Bilbao ?
Da un'altra macchina nera, ne uscì proprio il trafficante accompagnato da altri scagnozzi.
"Il capo è davvero arrabbiato, dobbiamo trovare un modo per prendere tempo." Gli disse uno di questi.
La ragazza, intanto, continuava a cercare di divincolarsi dai due uomini, mettendoci tutte le sue energie.
"Devi costituirti! Lui ci prenderà e ucciderà entrambi !" Urlò a Bilbao.
Non aveva più nulla da perdere.
Il sud americano le lanciò uno sguardo confuso.
"Di chi parli ragazzina, degli sbirri ? Sono impegnati a cercarti in un capannone che non esiste, mi spiace." Sghignazzò.
"No ! L'angelo ! Ucciderà sia me che te se ci troverà qui, devi andare a confessare ! Ti prego !" Provò nuovamente.
"Per favore! È l'unico modo per salvarci !" Continuò a gridare, infastidendo Bilbao.
"Basta, non ne posso più ! Fate in modo che non abbia più voglia di parlare. E fatelo in fretta, il capo arriverà a momenti." Ordinò ad altri uomini, che annuirono e presero dall'auto due spranghe di ferro.
Mentre due la tenevano ferma, questi iniziarono a colpirla con violenza ovunque, creandole contusioni ed ematomi. La ragazza urlava di dolore ogni volta che il freddo metallo colpiva la sua pelle delicata, lasciando evidenti macchie violacee tendenti al nero.
Continuarono sin quando, stremata, Cheryl cadde a terra senza più le forze neanche per reggersi in piedi. Sentiva la testa pesante, aveva le vertigini e tutto sembrava oscillare intorno a lei.
"Basta così. Ci serve viva." Intervenne Bilbao.
Pochi secondi dopo, dallo yacht scese un signore di circa mezz'età seguito poi da alcuni scagnozzi grossi come armadi. L'uomo aveva gli occhi color ghiaccio e capelli neri, e una statura notevole.
"Bilbao. Non dirmi che hai fallito di nuovo... perché hai un ostaggio ?" Sbuffò il più anziano, una volta giunto davanti alla ragazza.
"È intervenuta la polizia e, dato che hanno mandato a monte l'intera missione solo per salvare lei, ho pensato che potremmo chiedere un bel riscatto." Disse, abbassando la testa.
Se prima il trafficante si divertiva a fare il gradasso, in presenza del suo capo sembrava un cagnolino indifeso.
"Mhh... come si chiama ?" Chiese, squadrandola da capo a piedi.
"Charlotte, o almeno è così che ha detto, signore."
L'uomo, il domenicano Rafael De La Cruz, avanzò verso di lei e le prese il mento con due dita, alzandole la testa per vederla meglio.
Gli occhi verdi erano arrossati e lucidi, il viso pallido e rovinato da diversi lividi, ma la sua bellezza restava comunque innegabile.
"Mio figlio avrebbe bisogno di un po di compagnia, effettivamente... e ho dei clienti che pagherebbero molto bene per una bellezza occidentale e innocente... caricatela sullo yacht e date ordine di partire, faremo sparire ogni traccia di questa biondina."
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