33. You gave me a purpose
Il sole era già alto quando Alec aprì gli occhi, svegliato dai raggi di quest'ultimo che gli illuminavano il viso di un'intensa luce dorata.
Cheryl era ancora tra le sue braccia, dormiva beatamente, il suo respiro leggero solleticava il petto del ragazzo e un sorriso appena accennato impreziosiva il già delicato volto.
Il Lightwood la guardò dormire per qualche minuto, poi controllò l'orario sul suo cellulare, scoprendo di essere terribilmente in ritardo per il pranzo del Ringraziamento. Delicatamente svegliò la bionda, accarezzandole i capelli dorati.
"Buongiorno." Le sorrise mentre lei si stropicciava gli occhi.
"Ciao..." biascicò, per poi allontanarsi lentamente dal petto di Alec.
"Siamo in ritardo, vestiti in fretta che poi dobbiamo uscire. Io preparo il caffè solo per svegliarci un po'." Scattò in piedi e si diresse verso i fornelli.
Cheryl lo guardò confusa, non capendo perché avesse tutta quella fretta di andare all'Istituto.
"Che hai ?" Gli chiese, alzandosi svogliatamente.
"La mia famiglia ci sta aspettando a casa di Clary e Luke, arriveremo giusto in tempo per il pranzo, se va tutto bene. Su, vai a cambiarti."
Era indaffarato a preparare il caffè che non si accorse neanche che la bionda era arrivata a un passo da lui.
"Possiamo anche rimanere qui, non ho molta voglia di un pranzo di famiglia ora come ora." Sospirò.
"È importante per me, Cheryl. È una delle poche occasioni dove la mia famiglia si comporta in modo veramente normale... per favore." Le disse, guardandola negli occhi.
"Se ci tieni così tanto... okay, verrò. In effetti ho bisogno di parlare con Izzy." Acconsentì, per poi andare nella camera da letto. Indossò un semplice paio di pantaloni neri, una top grigio e sopra un pesante cardigan bianco. Mise i tacchi, sistemò i capelli e il trucco e poi tornò da Alec, il quale aveva appena bevuto il suo espresso. La bionda finì in un sorso il suo, adorava il sapore avvolgente di quella bevanda.
"Vuoi parlare di ieri ?" Le chiese, preoccupato.
Sapeva più di tutti che tenersi le cose dentro e non esprimere i propri sentimenti poteva arrecare gravi conseguenze e problemi interiori da non sottovalutare.
"Non mi va... oggi è una giornata importante per te e non ho intenzione di rovinartela con i miei problemi. Pensiamo solo ad andare a quel pranzo, okay ?" Gli sorrise.
Seppure il suo morale fosse a terra, non si trattava di un sorriso finto o di circostanza: desiderava davvero che il ragazzo passasse un Ringraziamento felice in compagnia delle persone che lo amavano.
"Non lo capisci vero ?" Ridacchiò lui, posando il fianco al bancone della cucina e incrociando le braccia al petto.
"Cosa ?"
"Che quello che mi rende felice è parlare con te. Sapere cosa ti passa per la testa. Una notte mi hai chiesto se un giorno avessimo mai avuto una conversazione vera, sul serio. Ecco, parliamo ora. Di tutto quello che vuoi." Sentenziò.
"Ci perderemo il pranzo del Ringraziamento." Gli ricordò lei.
"Dopo questa conversazione avrò molte più cose per cui essere grato."
Un sorriso spontaneo si fece spazio sul volto di Cheryl, che prese un respiro profondo e spronò il Lightwood a chiederle qualunque cosa volesse.
"Perché non parli mai della tua famiglia ?"
La bionda rimase qualche secondo interdetta, era una domanda molto forte con la quale partire.
"Mia mamma, Catherine, era il mio tutto quando ero piccola. La mia vita. Andavamo in spiaggia a suonare la chitarra, preparava sempre la torta al limone per il mio compleanno, sapeva che era la mia preferita, mi portava a fare lunghe passeggiate e mi leggeva la favola della buona notte prima di andare a dormire. Era un angelo. Poi, uhm... - le mancò il fiato e dovette concentrarsi per non piangere - una malattia me l'ha portata via. Ero una bambina e il mondo mi era appena crollato addosso. Mio padre... lui, ecco... Non era il padre dolce e premuroso che protegge la sua bambina da ogni male. Non sono mai stata la principessa di papà, non mi ha mai detto di volermi bene e non incoraggiava certo a esprimere i propri sentimenti, soprattutto dopo la morte di mamma. Crebbi da sola, chiusa nella mia cameretta. Quando avevo quindici anni ero chiusa, non avevo amici e la mia vita faceva davvero schifo. Ero arrabbiata con tutti, con il mondo: mi aveva portato via la persona che più amavo, un pezzo del mio cuore, e mi aveva lasciata con quella che meno mi capiva. Un giorno litigai furiosamente con mio padre e scappai di casa, ritrovandomi a vivere per strada. Fu lì che trovai il LipGloss e fui presa come ballerina. Era la mia unica casa, l'unico posto nel quale mi sentissi utile a qualcosa. Ero sola al mondo, avevo un bisogno assurdo di essere amata, di ricevere un qualche tipo di consenso dagli altri che testimoniasse che la mia esistenza non fosse inutile. Una parte di me aveva bisogno di tutte quelle sicurezze in continuazione, ci sono stati giorni, momenti, in cui pensavo che forse non c'era davvero ragione per me di stare al mondo. Poi tu hai disegnato questo strano simbolo, una runa, sul mio dito e tutto è cambiato. Mi hai dato uno scopo, un obbiettivo per cui vivere. Oggi è il Ringraziamento e io sono grata per te Alexander, per come tu mi hai salvata da me stessa."
Ciao amoriiii
Come stanno andando le vacanze?
Domani é capodanno 🎇
Spero che il capitolo vi sia piaciuto 💖 vi amo
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